Finalmente,
dopo
tanto tempo, posso pubblicare questa storia partorita con fatica,
fretta, ma anche con l'anima.
La seguente
storia si è classificata II° al Contest
"Dalla Musica alla Prosa" , indetto da Behind Infinity ( le
storie sono state poi giudicate da Happy_Pumpkin e Kla81 ) sul Forum di
EFP.
Personalmente sono felicissima del risultato ottenuto, non me
l'aspettavo proprio, considerando che non sono mai stata convinta di
quel che ho scritto. Inoltre, a un giorno dalla scadenza, mi accorsi
che il limite minimo non era 2 pagine di Word come avevo erroneamente
letto, ma 3... mi sono ritrovata a scrivere una pagina intera in
mezz'ora, senza neanche avere tempo per rileggere e correggere il
tutto. Perciò... sono soddisfatta, sì.
E poi, una SasoDei ci vuole, ogni tanto.
Attendo le vostre impressioni... buona lettura!
from "Superheroes", Edguy
Heroes can Fall
Lacrime.
Che
cosa sono?
Non
lo ricordo più.
Un
giorno piansi, lo rimembro; il mio piccolo e fragile corpo tremava,
scosso dai singhiozzi e dalla paura di rimaner solo. Ma solo, lo ero
già. Avvolto nelle candide lenzuola di quel letto troppo
grande, allungavo le braccia a toccare un'illusione; dentro di me lo
sapevo, ma i lucidi occhi nocciola non volevano starmi a sentire. Si
bagnarono inevitabilmente le mie guance, e il cuscino sotto la mia
testa; i capelli cremisi sparsi su di esso vennero tirati con forza,
a cercar di non pensare a quel lancinante dolore che mi attanagliava
il cuore.
Un
altro giorno, poi, costruii qualcosa che somigliava loro, e quasi mi
meravigliai del mio capolavoro; e allora capii. Perché
piangere, se si può continuare a vivere anche quando chi ci
ama ci lascia per sempre? Per quale motivo farlo, se si può
essere artefici del proprio destino?
Siamo
super eroi.
Non
abbiam paura di nessuno, abbandonata la nostra umanità.
Viaggiamo
per villaggi e foreste, incuranti di chi c'infligge ferite.
Siamo forti.
Che cos'è il timore? Che s'intende per rassegnazione?
Siamo assassini.
Lasciandoci
alle spalle il passato abbiamo intrapreso questo cammino, certi di
riuscire nel nostro intento: dimostrare chi siamo.
Io
come loro, loro come me.
Insieme
e in solitudine.
Con
le mani sporche di sangue e lo sguardo perso.
Siamo super eroi.
Anche
quando stringo fra le mie braccia inumane quel corpo del qual non
posso testare la sicura morbidezza, mi sento così; il mio
non
provare sensazioni lo dimostra: sono eterno. Un
eroe che, come
tale, non lo lascerà mai solo a vagare nel buio e nelle
incertezze.
Una
cascata di biondi e fluenti capelli, due occhi di cielo; la creatura
che mi abbraccia ha fattezze talmente belle da parer sovrannaturali.
Si muove sul mio corpo con sensuale eleganza, cercando quel calore
che non posso regalargli; che importa, pero' ? Un super eroe non
necessita di una pelle soffice e rosea. Il mio corpo non può
sanguinare, nessuno stolto può scalfirmi.
<
Danna, a che stai pensando? > mi domanda curioso, ogni
volta
che mi mostro assorto ai suoi occhi.
Ed
io non rispondo mai, mi limito ad avvolgerlo nel mio silenzio,
accarezzando lentamente i filamenti dorati e la schiena sinuosa;
chissà che cosa direbbe, se veramente venisse a conoscenza
dei
miei più intimi pensieri.
Non
chiamateli paura o pianto; essi non possono più toccarmi.
Chiamateli
considerazioni d'un novello eroe alla ricerca di sé stesso.
O
di lui?
Di
lui che è vicino ma lontano, lui che è dolce ma
scostante, lui che amo eppure odio.
Perché,
a contatto con quello sguardo, la mia mente vaga alla ricerca di
risposte di cui non dovrei aver bisogno.
<
Danna, secondo te perché viviamo? >
Basta
con queste domande, le eludo con baci e carezze furtive, non voglio
riflettere, non voglio lasciar vagare la mente in lidi che non ancora
conosco.
Uno
come me non necessita di chiedersi certe cose.
Oppure
sì?
Perché,
perché sto abbandonando i suoi occhi speranzosi?
Lo
lascio andare, apparentemente privo di rimpianti; lui si allontana
salutandomi con la mano, e rivolgendomi un sorriso.
Bello,
come il sole. Forse troppo, per un super eroe
impossibilitato
ad apprezzarlo in pieno.
Quali
sono i miei poteri, infine?
Non
so rispondergli,
non
so aspettare,
non
so ricambiare i suoi sentimenti,
travolgenti
come una tempesta, come un fiume in piena.
Non
piango mai per amore, né per dolore.
Un
potere di cui un essere umano non dovrebbe potersi vantare.
Il
mio corpo di marionetta non può versare lacrime,
né
mostrare un'espressione dispiaciuta.
<
Sei fortunato, Danna, anche se non condivido il tuo modo di pensare.
>
Fortunato.
Dicevi sul serio, quella volta, Deidara?
E
a cosa stai pensando adesso, mentre ti allontani?
Io
sto guardando dritto davanti a me, lo sguardo fisso sui miei nemici,
ed ho un brutto presentimento.
Perché
vengo assalito dalle insicurezze, io che sono eterno?
Anche
ora che dovrei pensare unicamente a combattere, ad ampliare la mia
collezione... un'immagine continua a tormentarmi, mentre affronto il
mio destino.
Maledetto,
sia maledetto colui che ha fatto vacillare il super eroe, con i suoi
sorrisi e le frasi di circostanza.
<
Mi piaci tanto, Sasori no Danna. >
Maledetti
i suoi occhi e il suo corpo perfetto, e quelle mani audaci.
Vorrei
rapirlo, portarlo via, fare di lui il mio più bel capolavoro.
Custodirlo
gelosamente per sempre, come una splendida bambola immortale.
Lo
odio, profondamente, perché ogni volta che lo penso mi sento
dannatamente umano, debole, vulnerabile.
Ma
quel che provo è ancor più complesso, impossibile
da
spiegare con mere parole.
Rabbia.
Follia.
Odio.
...amore?
Si
può aver paura di una
così piccola parola?
Di cinque semplici lettere, messe
l'una accanto all'altra?
Attacco,
schivo, osservo i movimenti dei miei avversari, ma la mente mi
tradisce, secondo dopo secondo, mi tortura.
Non
dovrei provare tutto ciò.
Non
voglio sentirlo.
Mi
sento patetico. Io che sono crudele e spietato, tentenno. Vuoto, ecco
quel che avverto dentro di me; ma non chiederò mai aiuto.
Poi,
li rivedo. Sono ancora come un tempo, come quando
dormivano
assieme a me, ma impossibilitati a regalarmi il calore che
desideravo. Come quando ancora sapevo cosa significava piangere.
E
mi rendo conto che sono stanco di essere solo.
<
Noi staremo sempre insieme, uhn! >
Quando
mai siamo stati assieme, Deidara?
Nei
momenti in cui giacevamo abbracciati osservando l'alba, io non ero
lì
con te.
E
quando mi sussurravi all'orecchio mettendo a nudo i tuoi sentimenti,
non c'ero.
Non
ci sono mai stato.
Dov'ero?
Dove
sono?
D'improvviso,
qualcosa mi blocca; com'è possibile che io riesca a sentire
dolore?
< Non metterci troppo a far
fuori quelle due, Danna! >
Sanguino,
l'unica mia parte umana piange, al posto dei miei occhi inespressivi.
E
lo rivedo, chissà perché in questo momento penso
che è
stranamente adorabile, il suo fastidioso modo di fare.
La
sua testardaggine, quel suo totalmente assurdo concetto di arte...
per quale motivo, adesso, mi mancano?
E
il tepore di cui non posso godere, perfino quello mi manca.
Dov'ero?
Dove sono?
Chi
sono? Infine, non l'ho mai capito neanche io.
Ho
perso, fallito, il gioco è finito.
Allungo
il braccio verso un'illusione, tentando di afferrarla.
E'
così bella e luminosa... mi sta chiamando a gran voce.
Fa
male, da impazzire, mi sento come se stessi cadendo in pezzi.
La
bambola si sgretola; l'eternità non esiste, dunque?
Eppure
non verso lacrime, non posso.
Non
per il dolore che sento, né per il sentimento che provo, che
mi ha ucciso lentamente, senza che me ne accorgessi.
E
che ora mi ha dato il colpo di grazia.
E noi non piangiamo mai per amore, siamo super eroi; e non piangiamo mai per dolore, siamo super eroi.
Deidara,
promettimi che neanche tu piangerai.
In
fondo, un eroe può cadere; e se non v'è il suo
sostegno
accanto a lui, non è detto che riesca sempre a rialzarsi in
piedi.
Lacrime.
Ora
ricordo che cosa sono.
E
mi spaventano.
Perché?
Eppure, siamo super eroi.
The
End