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Autore: borndumb3dumber    28/03/2016    1 recensioni
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. [...]
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. [...]
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Com’è andata? Vi siete uccisi? Sembri sconvolta» Mike mi tartassa di domande non appena messo piede nella stanza e mi libero della giacca prima di rispondere scuotendo la testa.
Non mi sono ancora del tutto ripresa. Ma poi perché? Junhoe aveva detto di volermi offrire il pranzo sicuramente perché voleva togliersi il senso di colpa di dosso. Solo per quello.
«Fan» rispondo sotto lo sguardo interrogativo dello stilista, mentendo. Non è una bugia che saremmo potuti incorrere in alcune fan e infatti Junhoe sembrava un eschimese vestito com’era, il che deve essere evidentemente bastato a non attirare l’attenzione. E poi ci siamo salutati abbastanza in fretta una volta fuori dal ristorante, io con la scusa della pausa pranzo limitata e lui per delle prove con il gruppo.
«Spero siate stati prudenti. Sai bene cosa inventano per gelosia» annuisco e basta perché non sono davvero preoccupata, anche se dovrei sembrarlo per rendere veritiera la mia bugia.
«Buon lavoro, Mike» dico e mi immergo con tutta me stessa nel lavoro.
 
Oggi è venerdì.
Questa è la prima cosa che penso quando mi sveglio giorni dopo, una mattina.
Stasera appuntamento con Jungsu.
Sento lo stomaco rivoltarsi ma non è solo eccitazione: la stessa sensazione di disagio che ho provato leggendo i suoi messaggi mentre pranzavo con Junhoe è ancora lì, una costante che mi tormenta quanto una zanzara nel periodo estivo.
Non averlo in giro per l’edificio, almeno, mi concede di lavorare in relativa tranquillità, nonostante io pensi sempre a quell’audio.
Prima o poi dovrò domandargli quali siano le sue intenzioni al riguardo, anche se preferisco aspettare il più possibile. Non sembra voler fare nulla e non mi ha neanche più chiesto “favori” usando come leva il ricatto.
Prendo a trasportare altro materiale di scena e sospiro pesantemente prima di sentire il mio cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Lo estraggo senza fermarmi mentre leggo il messaggio che mi ha mandato Jinhwan.
Se prima ero turbata, ora lo sono anche di più. Che cavolo prende a Junhoe? E perché a me importa così tanto? Potrebbe non essere dovuto al nostro pranzo perché non è davvero successo niente.
Sbuffo pesantemente e lascio il materiale di scena sugli scaffali della stanza. Faccio avanti e indietro per ancora una decina di minuti, ma mi rendo ben presto conto che non sono concentrata e l’unico modo che ho per ritornare ad esserlo non mi piace. Quando un martello di gomma mi cade in testa perché non l’ho sistemato per bene in una mensola alta, mi decido comunque ad agire.
Indugio con evidenza sulla tastiera touch del cellulare e mi convinco che devo semplicemente mandare un messaggio. Perché mai dovrebbe risultare difficile?
Forse perché devi mandarlo a Junhoe.
Un lamento di frustrazione abbandona le mie labbra in automatico e mi siedo sconfitta vicino lo scaffale, il telefono ancora a mostrare la sua chat. Alla fine mi decido e senza troppe cerimonie scrivo “Jinhwan mi ha detto che non stai bene”. Poi però penso che potrei mettere nei guai il più grande e cancello tutto. Come posso scrivergli qualcosa senza risultare troppo invadente? Alla fine della giostra, non ci conosciamo così tanto. In questo momento vorrei tanto avere Yunhyeong a distrarmi con qualche discorso che solo lui è in grado di seguire e piantarla di sentirmi così impotente.
L’arrivo di un messaggio da Jungsu mi riporta alla realtà e il telefono mi vola dalle mani per lo spavento. Gattono fino a riprenderlo, a qualche metro da me, e mi siedo nuovamente per terra. Mi sento una bimba in questo istante, con il broncio e, al contempo, le farfalle nello stomaco.
Sicura siano per due persone diverse?
Reprimo la mia coscienza canticchiando la prima canzone che mi viene in mente e apro il messaggio di Jungsu.
“Pronta per stasera?”
No, vorrei rispondere, voglio solo restare a casa a nuotare nei sentimenti contrastanti che sottomettono il mio corpo mortale. Ma alla fine scrivo “Più che pronta”.
E passo il resto della giornata a convincermi di esserlo.
 
Guardo il calendario, parecchie ore dopo, e mi rendo conto solo ora che tra una settimana è natale. Il tempo è passato così in fretta e, tra la quantità ingestibile di cose da fare, davvero ho perso il conto dei giorni. Una scritta rossa troneggia qualche giorno più in là e segna trionfante la parola “Giappone”, ricordandomi che non manca poi così tanto tempo. Il citofono suona fastidioso e mi ridesto dai miei pensieri, afferrando le chiavi e la borsa. Sistemo ancora una volta le pieghe della gonna che indosso e chiudo la porta di casa alle spalle.
Jungsu è stupendo, come sempre. Veste una camicia nera e dei jeans celesti, al contempo semplice ma elegante, pulito nella sua compostezza. Mi abbraccia quando mi avvicino e non posso fare a meno di sentirmi a disagio, ma non mi fermo ad interrogarmi sul motivo. Si gratta poi un braccio e, con la testa leggermente piegata, dice: «Sei bellissima».
Arrossisco, forse per circostanze o forse perché i complimenti mi imbarazzano, e ricambio pensando davvero quello che dico. Se c’è una cosa che posso affermare con certezza è che non parlo senza esserne convinta, non dirò mai una cosa che non penso davvero. Al massimo sto in silenzio nel momento in cui mi farei trovare da sola in una situazione scomoda, ma non mento. Spero che Jungsu faccia lo stesso.
Mi apre la portiera della sua macchina e gli sorrido per ringraziarlo della gentilezza. Quando mi capiterà di nuovo una cosa del genere? Chissà se Junhoe sta bene adess…
Stop! Terra chiama Sunhee, ritorna in te.
E questo mi ripeto per tutta la serata. Perché, per quanto io cerchi di farmi andare bene la cosa e per quanto Jungsu mi piaccia, non sento che sia la persona giusta per me. Decido, però, di aspettare un po’ di tempo in più. E’ una persona bellissima, dai sani principi e, elemento da non sottovalutare nel complesso, è di bell’aspetto.
Così, quando ormai la serata è finita e mi accompagna fino alla porta di ingresso, ricambio il suo bacio e lo saluto con la promessa di rivederci ancora.
La notte non dormo per un’ansia ingiustificata.
 
Passata quasi una settimana, io e Jungsu ci siamo visti parecchie volte. La nostra relazione non è definita e, nonostante il fatto che ci teniamo per mano e ci baciamo, nessuno dei due osa ancora farlo. Penso che sia ovvio che ormai mi consideri la sua ragazza e io lo consideri il mio ragazzo.
Continuo a ripetermi che sia giusto così, che Jungsu sia la persona con cui adesso voglio stare. E me lo faccio bastare.
«Sunhee, quando hai finito puoi andare» Haewon mi ferma quando le passo di fianco, in corridoio. Annuisco con un leggero sorriso sul volto e le auguro di passare una buona giornata domani.
In America festeggiavo il Natale con i parenti, ma qui sono in Corea, ed è una festa riservata alle coppie. Abbastanza triste, a pensarci. Ovviamente passerò la giornata con Jungsu, ma se non fossimo arrivati a questo punto della relazione cosa avrei fatto?
«Mike, buon Natale in anticipo» dico allo stilista prima di andar via, porgendoli un pacchetto regalo.
«Cos’è?» domanda e lo invito ad aprirlo. Scioglie i nastri con delicatezza per preservarne l’integrità e procede poi con la carta, per rivelare una scatola nera di un marchio che lui sicuramente conosce. I suoi occhi, infatti, brillano e mi abbraccia con trasporto prima di tirar fuori il cappello di cui lo avevo sentito parlare ultimamente.
«Sono così felice che abbiano assunto te e non qualche vecchia arpia» commenta, ancora felice per il regalo.
«Domani hai da fare?» chiede poi, ma non mi da il tempo di rispondere che subito aggiunge «Organizzo una piccola cosa a casa mia, potresti passare»
Tentenno qualche istante, conscia di dover rifiutare perché devo passare a giornata con Jungsu, ma la tentazione di sentire almeno un po’ profumo di casa mi fa cedere.
«Un’oretta, perché no» confermo la mia presenza, «Oh, è un problema se porto qualcuno?»
 
«Dove hai detto che stiamo andando?»
Jungsu guarda la strada mentre guida, ma ogni tanto i suoi occhi saettano verso di me. Non riesco a capire se sia entusiasta della cosa o semplicemente indifferente, ma non importa. Sono sicura che me la darà vinta.
«E’ a casa di un amico. Sai, lavoriamo insieme»
«Sì? E quanti anni ha?» domanda con una punta di nervosismo nella voce. Sogghigno divertita e scuoto la testa «Sono abbastanza sicura che tu possa essere il suo tipo»
«Oh» arrossisce visibilmente per la gaffe appena fatta. E’ carino vederlo ingelosito, anche di più vederlo imbarazzato e non posso fare a meno di sorridere ancora un po’.
«Prometto che non staremo tanto. Spero solo che ci sia da mangiare» massaggio la pancia e mi lamento di non aver mangiato qualcosa prima di uscire di casa.
«Dopo possiamo andare a rimpinzarci» propone Jungsu e mi sbilancio dal sedile per stampargli un bacio sulla guancia e lo vedo sorridere.
«Mi piacciono le tue idee»
Arriviamo sotto casa di Mike, secondo l’indirizzo che mi ha indicato, e mi appresto a scendere da l’auto. La mano di Jungsu mi blocca sul sedile.
«Sunhee, avrei voluto farlo prima ma… ero troppo nervoso» comincia e lo guardo, in attesa.
«Lo sono anche adesso, a dirla tutta, però lo farò e basta» fa una pausa lunghissima e pronuncio un paio di volte il suo nome per rassicurarlo.
«Non essere così agitato» gli massaggio una spalla e un sorriso radioso gli illumina il volto.
«Vuoi essere la mia ragazza?»
Scuoto la testa divertita e confesso che mi consideravo già tale, ricevendo in risposta un “Mi sentivo di dovertelo chiedere comunque”. Lo bacio prima di uscire dalla macchina e suonare al citofono di Mike. Jungsu è in un lampo al mio fianco e mi stringe con un braccio quando tremo leggermente.
Il portone si apre e raggiungiamo in fretta l’appartamento, in cerca di calore per riscaldare i nostri nasi congelati a causa delle rigide temperature di questo periodo. E’ un posto carino e stravagante, esattamente come lo stilista. Oggetti un po’ minimal –e forse un po’ presi a casaccio?- sono spari ovunque e quadri enormi occupano le pareti principali. C’è parecchia gente, più di quanta mi aspettassi, e non tutti sono del lavoro. Intravedo la chioma colorata di Mike in un angolo, intento a conversare con due invitati che non ho mai visto e afferro la mano di Jungsu per trascinarlo in quella direzione attraverso tutte le persone presenti.
«Sunhee, sei venuta! Ci speravo molto. E lui è…» guarda Jungsu e gli porge la mano sorridente.
«Mi chiamo Jungsu, sono il suo ragazzo» risponde con le guance rosse per il calore corporeo che si ristabilisce. Mike mi guarda con le sopracciglia alzate e mi lancia un occhiolino evidentissimo quando si allontana per accogliere altri arrivati.
«Lo avevo detto che eri il suo tipo» faccio per dire, ma mi blocco quasi subito perché sento il mio nome in lontananza. Mi giro alle mie spalle e rimango per un attimo scossa nel poter notare che non solo Jinhwan è qui, ma Junhoe e Bobby sono con lui. Inizio ad agitarmi e litigo con me stessa per convincermi di non saperne il motivo, più che palese: le cose tra me e Junhoe sono diventate strane dal pranzo insieme, è innegabile. Più vedo i tre avvicinarsi, più il cuore mi scoppia nel petto e mi costringo a bere qualcosa per calmarmi.
Jinhwan è il primo a raggiungerci e non si fa troppi problemi ad abbracciarmi con affetto.
«Sono felice di vedere che il tuo occhio sia guarito» è la prima cosa che dice e rispondo «Sono una tipa tosta»
Jiwon arriva l’attimo dopo con Junhoe e mi limito a salutarli entrambi e ad augurare ad entrambi un buon Natale. A Jinhwan non sfugge la freddezza del gesto e le sue sopracciglia si aggrottano. Faccio finta di niente e, alzando lo sguardo dai miei piedi, vedo Junhoe fissare un po’ troppo con insistenza Jungsu.
«Finalmente conosco gli amici di Sunhee» attira l’attenzione Jungsu, resosi probabilmente conto dello sguardo insistente di Junhoe. Infatti, gli porge la mano e dice «Sono Jungsu, il suo ragazzo» e non capisco se la leggera smorfia che si forma sul volto del cantante sia solo frutto della mia fantasia. In ogni caso, stringe la mano del ragazzo al mio fianco prima degli altri due e sento il suo sguardo su di me mentre parlo con Jinhwan.
Una decina di minuti dopo siamo ancora tutti e cinque lì, in piedi, a parlare di quel che capita e sono contenta che Jungsu non si senta in imbarazzo nel parlare con i tre ragazzi. In realtà, rivolge la parola esclusivamente a Jiwon e Jinhwan, perché Junhoe si è chiuso in un silenzio inquietante. A volte si lascia sfuggire qualche frase sarcastica su quello che dice Jungsu, ma non sembra interessargli davvero partecipare alla conversazione. Il suo comportamento mi fa innervosire così tanto che sono costretta a lasciarli un attimo per andare in bagno a liberarmi dei numerosi bicchieri di acqua mandati giù.
Esco soddisfatta dal bagno, beandomi della solitudine in questa zona della casa, ma una voce che si schiarisce fa pompare il cuore nel mio petto come un cavallo impazzito.
«Non mi ringrazi?» Junhoe è a un metro da me e mi guarda serio, nessuna ironia nella sua voce.
«Per cosa?» chiedo e lo vedo storcere la bocca, contrariato delle parole che sta per pronunciare.
«Ti ho fatto fare un passo avanti enorme con quel Jungsu»
«Quel Jungsu sta con me perché ha voluto parlarmi di persona, non perché tu hai scritto due frasi da un telefono» ribatto, improvvisamente infuriata dal suo atteggiamento insensato. Qual è il suo cavolo di problema? Gli agguanti al bagno non me li sarei mai aspettati.
Junhoe ride e mi allontano senza lasciargli possibilità di replicare.
«Scusate ragazzi, ma non mi sento molto bene» dico, rivolta a Jinhwan e Jiwon.
«Possiamo andare?» chiedo a Jungsu e lui annuisce, passandomi una mano sulle spalle visibilmente preoccupato. Saluto Mike, mimo a Jinhwan un “Ti chiamo” vicino alla porta e in un istante siamo di nuovo con il sedere congelato per strada.
«Hai bevuto qualcosa di strano?» Jungsu mi apre la portiera della macchina e mi lancio affranta sul sedile.
«No» scuoto la testa «Troppa gente. Andiamo a mangiare qualcosa»
E spero che lo stomaco pieno possa levarmi dalla testa la faccia delusa di Junhoe.






 
   
 
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