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Autore: fedetojen    28/03/2016    1 recensioni
Dal capitolo 9
Una notte mi svegliai: la schiena mi pizzicava e appena mi tolsi la maglia due grandi ali mi spuntarono.
Due colori diversi: un'ala bianca e un'ala nera. Cosa sarò mai?
Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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FATUM
 

Il destino, quando apre una porta, ne chiude un’altra.
Dati certi passi avanti, non è possibile tornare indietro.


3  


“Posso sapere cosa sono?” chiesi adirata verso Castiel che mi guardò scosso.

“Come?” mi chiese non capendo.

“Il demone ha detto che non sono umana” dissi agitandomi sul posto.

“I demoni mentono, Cassandra” mi disse in tono pacato.

“Cas, dobbiamo pensare al licantropo: ha colpito ancora” disse Sam, prendendo il borsone e alcuni fascicoli.

“Va bene” disse Castiel verso di lui.

“Cassandra, se dovesse succedere qualcosa chiamami: questo è il telefono di Dean” mi disse lanciandomelo, prendendolo al volo.

“Ricevuto, capo” dissi annuendo con il telefono in mano.


Il silenzio calò e iniziò ad arrivare la noia: iniziai a girare per i corridoi notando dei buchi qua e là, delle porte rotte e dei pezzi di legno mancanti. Iniziai anche ad aprire porte per vedere cosa c’era all’interno e appena trovai qualcosa mi fermai e sorridi: un sacco da boxe.
Spalancai la porta, mi tolsi la giacca che avevo rimanendo a giro e mi misi difronte al sacco.
Misi un piede avanti e uno dietro in posizione di attacco e inizia a tirare pugni: mi sentivo più libera, meno stressata e più rilassata rispetto alla mattina.
Appena vidi una figura sulla soglia mi irrigidii: Dean era a braccia conserte che mi osservava. Subito indietreggiai e iniziai a tremare.

“Calma, calma: sono io, Dean” disse alzando le mani, avvicinandosi a me.
Lo guardai per bene, notando come il suo sguardo era quello normale della sera del bar, non quello del demone psicopatico.

“Ti piace lottare?” mi chiese indicando il sacco.

“Mi rilassa” dissi passando oltre di lui, prendendo la giacca.

“Ei tutto bene?” mi chiese prendendomi il polso.

“Sì” dissi a disagio.

“Senti mi dispiace se ti ho fatto del male, ma non ero io, non lo farei mai” mi disse guardandomi, come se mi stesse studiando.

“Dovrebbero essere delle scuse?” chiesi sarcasticamente.

“Sto facendo del mio meglio” disse lasciando la presa, sorridendomi.

“Va bene” dissi annuendo, guardando ancora verso il sacco.

“Ti ho conciata male” disse guardandomi divertito.

“Ne sei sicuro?” chiesi sfidandolo.

“Dai, vieni: cercherò di non colpirti molto forte” disse togliendosi la giacca, rimanendo a mezze maniche.
Buttai a terra la mia giacca posizionandomi davanti a lui: alzammo entrambi le braccia preparandosi per ‘combattere’.

“Inizia tu” mi disse inclinando il capo.

“Che gentiluomo” dissi sferrando un pugno che lo prese in contro piede. Lo colpii e per qualche secondo rimase immobile con il volto verso il muro.

“Ti ho fatto male?” chiesi preoccupata visto il suo silenzio.

“Mi hai fatto il solletico” disse toccandosi la mascella voltandosi a guardarmi.
Iniziammo così a scambiarci dei pugni ‘amichevoli’ per poi passare a qualcosa di più veloce e complesso: calci bassi e alti da parte mia, prese e strette da parte sua. Alla fine riuscii a farlo cadere con un calcio basso e a bloccarlo con il mio peso sul suo corpo.

“Ok, credo che basti” disse arrendendosi.
Soddisfatta e contenta, mi alzai ma mi ritrovai subito a terra, con Dean sopra di me che mi bloccava con il suo peso, ora.

“Sei sleale” dissi a denti stretti, cercando di liberarmi senza nessun risultato attendibile.

“Non tutti sono corretti come te” disse alzandosi e allungando la mano per aiutarmi ad alzarmi.
La strinsi e mi alzai, buttandolo però poi a terra con un calcio dietro i polpacci.
Scoppiai a ridere appena vidi la sua faccia sorpresa, vedendolo poi sorridere e alzarsi da solo.

“Ora siamo pari” disse uscendo dalla stanza.

“Dove sono le docce?” chiesi visto che stavo sudando e avevo bisogno di una doccia.

“In fondo a destra” mi disse prima di entrare in una stanza.

“Grazie” urlai, vedendolo poi scuotere una mano in risposta.

L’acqua calda scendeva su tutto il mio corpo, facendo rilassare i muscoli tesi, mi misi l’accappatoio e mi diressi in una stanza, trovando dei vestiti sul letto: sorrisi al solo pensiero che qualcuno si sia preoccupato di prendermi dei vestiti.
Chiusi la porta alle mie spalle, stringendomi nell’accappatoio per il freddo improvviso.
Mi cambiai, notando che la temperatura stava diminuendo, vedendo che ad ogni mio respiro una nuvoletta usciva dalla mia bocca.

Cazzo, che freddo!” imprecai mentre mi sfregavo la mano sul braccio per il freddo. Mi voltai e vidi un fantasma: non ci pensai due volte ed urlai.

“DEAN!” urlai in preda al panico. La porta si spalancò e il fantasma svanì. Dean corse verso di me guardandomi con gli occhi spalancati.

“Che c’è?” mi chiese velocemente.

“Un…un fantasma” dissi velocemente.

“Sei sicura?” chiese conferma continuando a scrutarmi.

“Sembrava di essere al polo nord, Dean!” sbottai, sentendo ancora la pelle d’oca.

“Va bene, va bene. Sta calma ora, vieni di là” disse trascinandomi via.

Mi sedetti ad una sedia del tavolo, rimanendo a fissare un punto indefinito, mentre vedevo Dean iniziare a leggere libri con strani simboli sopra.
Era intento a leggere quel libro: la testa poggiata su una mano, di sbieco, le labbra corrugate, la barba folta sul volto gli dava un’aria da uomo vissuto, più anziano rispetto all’età che invece possedeva, gli occhi che velocemente andavano da una parte all’altra, senza sosta.
Appena vidi che si accorse della mia insistenza, spostai il mio sguardo altrove.

“Tutto bene?” mi chiese chiudendo il libro con forza.
Aveva lo sguardo serio, la fronte corrugata e le labbra arricciate: dio se era bello. Rimasi ancora a guardarlo.

Ei! Sto parlando con te!” disse irritato dal mio silenzio. Scossi la testa, ritornando alla realtà.

“Sì, sto bene” dissi stringendo le spalle. Annuì, ritornando alla sua lettura.
Non doveva nemmeno impegnarsi per essere così bello, affascinante, misterioso, con quel suo sguardo così pesante e potente.
Finalmente arrivarono Sam e Castiel, a sistemare la situazione.

“Ei, Cass, tutto bene?” disse Sam avvicinandosi, posando una mano sulla mia spalla sorridendomi.

“Mmh” dissi annuendo con il capo.

“E’ successo qualcosa?” disse Castiel avvicinandosi nel suo impermeabile. Lo guardai, senza fiatare.

“Un fantasma…presumibilmente” disse Dean poggiando le braccia sul libro, unendo le mani.

“Si è fatto rivedere?” chiese Sam, togliendosi la giacca.

“No” dissi scuotendo la testa.

“Dean, i demoni stanno aumentando e gli angeli iniziano a fare stragi: corpi senza occhi, bruciati” disse verso il fratello, che a braccia conserte lo fissò.

“Non posso aiutarti, Sammy” disse con sguardo basso, scuotendo la testa.

“E’ per il marchio, vero? Dean, non puoi rimanere per un’altra settimana chiuso qui dentro! Finirai per diventare pazzo!” disse Sam, alzando la voce.

“Forse lo sono già, Sam!” urlò l’altro guardandolo male.

“Dean, smettila di addossarti colpe che non hai!” disse Sam, sbattendo la mano sul tavolo.

“E invece sì, Sam: se non avessi scelto di avere il marchio, a quest’ora non avremmo tutti questi problemi!” disse Dean, infuriato.

“E’ colpa di Crowley, Dean! Lo sai” disse Sam, con tono pacato, dopo essersi passato velocemente una mano tra i capelli.

“Mi spiace, Sammy. Devi vedertela da solo” disse alzandosi e andandosene.

“Dove va?” chiesi voltandomi verso Sam.

“Probabilmente si chiuderà nella sua stanza a rileggere tutti i libri che abbiamo sul marchio e l’inferno” disse andando via, Sam.

Castiel, sparì, rimanendo così sola in quell’immenso bunker. Arrivò sera e Sam se ne andò per risolvere qualche caso, mentre io mi misi a cucinare qualcosa, andando poi alla camera di Dean: feci un respiro e aprii lentamente la porta. Lo vidi seduto a terra, mentre teneva fra le mani un grande libro.

“Panino?” dissi prendendo il piatto con entrambi le mani.

“Non ho fame” disse di poche parole, senza guardarmi.

“Okay, Dean: vuoi dirmi cosa succede?” chiesi posando il piatto sul mobile, notando poi uno specchio rotto sulla parete, sopra al mobile di legno dove avevo posato il piatto.


Writer's space: Salve a tutti, oggi è pasquetta e questo è il mio piccolo dono. Spero possiate recensire e dirmi cosa ne pensate. A questa storia ci tengo particolarmente.

Dean

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