«Ogni volta che ti vedo in cucina temo sempre la fine del mondo.»
commenta Kuramochi, rimanendo a quella distanza definibile solo come “di
sicurezza”, lì poggiato allo stipite della porta che collega il corridoio alla
cucina di casa Kominato. Miyuki non si degna neanche di rispondergli, se non
con un ghigno leggero, muovendo agilmente il polso e di conseguenza la padella
che tiene tra le mani, facendone saltare il contenuto senza far cadere nulla;
poggia di nuovo il tutto sul fornello e ne abbassa leggermente la fiamma. Solo
allora si volta in sua direzione, il ghigno ancora presente a incurvargli le
labbra: «Kuramochi-kun non essere timido, se vuoi
fare da assaggiatore sono pronto a imboccarti.» ironizza, come se non fosse
inquietato all’idea quanto l’ex compagno di scuola – con la differenza che
Kuramochi lo mostra apertamente assumendo un’espressione quasi schifata e
borbottando qualcosa che si perde in corridoio. Il suo posto è preso da
Ryousuke e dal suo apparire sulla porta, per poi muoversi in cucina con
familiarità; Miyuki sposta lo sguardo sull’orologio posato sul tavolo e che ha
tolto per cucinare: dieci minuti e i tre festeggiati per cui è stato
schiavizzato da tre ore a quel momento dovrebbero arrivare. Non avrebbe molta
fiducia nella loro puntualità, se non sapesse che tra loro c’è Haruichi.
«Grazie dell’aiuto.» pronuncia Ryousuke con un mezzo sorriso – Miyuki non si
esprime, il suo collega sicuramente è contento che la festa per l’ammissione
all’università del suo amato fratellino sia riuscita senza intoppi finora, ma
non è che a Kazuya sia stata lasciata molta scelta. Ha imparato a sue spese
che, se è possibile evitarlo, non si dice di no a Kominato; non sa bene come
faccia, ma l’altro ha sempre qualcosa di tuo che non vorresti mai fosse svelato
al mondo e, ancor peggio, non si fa scrupoli a usare le informazioni di cui dispone.
Miyuki è abbastanza sicuro di non avergli concesso armi da quando si conoscono,
ma non si sente pronto a rischiare quando tutto sommato si è soltanto dovuto
chiudere in cucina per tre ore.
Poteva andare molto, ma molto peggio.
«Quindi quei tre andranno alla stessa università, mh?»
soppesa quasi distrattamente, mentre spegne il fornello e allontana la padella,
girandone un poco il contenuto con un cucchiaio di legno. Ryousuke, intento a
tirare fuori i piatti puliti dalla credenza, annuisce senza aggiungere nulla in
un primo momento: «Haruichi mi diceva di non essere sicuro dell’università che
avrebbe scelto Furuya. Pare che alcuni scout gli avessero proposto delle
alternative valide alla Waseda.»
«Ma non ha accettato.»
«Così pare. Il che è degno di lui: molto stupido.» commenta Ryousuke «Specie
considerando come in questo modo sia lui che Sawamura si ritroveranno di nuovo
nella stessa squadra, esattamente come al liceo, e faranno il doppio della
fatica.»
«Magari è quello che li ha convinti entrambi.» osserva Miyuki, il contenuto
della padella ormai nel piatto da portata. Incrocia lo sguardo di Kominato e il
suo sorriso la dice già lunga: «Io lo farei.»
«Tu hai una personalità discutibile, non conti.» taglia corto Ryousuke, l’aria
divertita mentre sparisce oltre la porta della cucina. Miyuki non ha dubbi:
Kuramochi e Kominato si frequentano troppo.
«Congratulazioni per il miracolo, Eijun, ora puoi dirci quanto hai
pagato per farti promuovere!» è il personale augurio che Kuramochi strilla per
sovrastare il rumore dei coriandoli che scoppiettano nel salotto di casa
Kominato, subito dopo l’ingresso dei tre liceali. La sua risata contagia tutti
gli altri, per quanto si limitino a niente più che sorrisi – a parte Eijun, lui
sta già sbraitando in merito alla fatica che ha fatto e a quanto abbia studiato
impegnandosi al massimo delle sue possibilità. Miyuki decide che va bene così,
non vuole fare da paciere, anche perché non ce ne è reale bisogno; si rivolge
più ad Haruichi: «Ryou-san mi ha detto che hai scelto Scienze della formazione:
di sicuro hai già due mocciosi con cui fare pratica.» fa notare ridacchiando,
riferendosi palesemente a Eijun e Furuya. Haruichi si lascia scappare uno
sbuffo divertito e non smentisce, troppo cortese per dargli apertamente ragione
ma incapace di mentire sostenendo che non sarà così, com’è sempre stato anche
al liceo: «In fondo è rassicurante sapere che certe cose non cambieranno.» dice
soltanto, con un sorriso affettuoso e lo sguardo che si sposta sui due
compagni. Furuya sembra particolarmente preso dalle pietanze sul tavolo, mentre
Eijun si volta proprio in loro direzione e gonfia appena le guance in quello
che è un broncio a tutti gli effetti: «…stai dicendo
qualcosa di antipatico come al solito, vero?» accusa Miyuki. Kazuya si sposta,
fingendo di nascondersi dietro Haruichi – inutile vista la differenza di altezza
tra loro, ma è palese lui sia tutt’altro che spaventato: al massimo è chiaro il
divertimento nello sguardo e nell’espressione: «Coda di paglia, Sawamura?»
Non c’è risposta, dal momento che Kuramochi lo recupera per la collottola e se
lo trascina via in una presa più simile a una mossa di lotta libera che a un
gesto da cameratismo maschile; è grazie a lui se riescono a sistemarsi intorno
al tavolo imbandito e se non impiegano molto a far calare nella stanza il
silenzio tipico di chi sta mangiando con gusto e non ha tempo per le
chiacchiere.
Ci pensano i tre più giovani a interrompere presto quel momento di stallo –
Eijun straparla anche a bocca piena in alcuni casi, ogni tanto tossisce e Haruichi
gli dà qualche pacca sulla schiena. Furuya dice poche parole rispetto agli
altri due, ma si fa sentire: è così evidente il sollievo di essere stato
ammesso alla facoltà di Biologia che nemmeno lui riesce a nasconderlo, pur
essendo quello meno espressivo degli altri e caratterialmente più riservato. Non
è una festa con particolari avvenimenti, finisce con il somigliare più che
altro a una serata come tutte le altre, a parte la quantità di cibo maggiore
del normale; i genitori di Haruichi e Ryousuke si presentano che Miyuki ha già
occupato la cucina per lavare i piatti mentre Eijun e Furuya fanno avanti e
indietro dal salotto per portare quel che c’è da pulire o da rimettere a posto
in frigo, Kuramochi intento ad aiutare in soggiorno a sistemare i coriandoli
lasciati sul pavimento fino a ora.
Miyuki li sente chiacchierare da dove si trova, davanti al lavabo e con addosso
un grembiule che di sicuro appartiene alla padrona di casa, vista la fantasia
floreale; Eijun quasi gli scoppia a ridere in faccia quando Kazuya si volta
verso di lui, e per punizione si ritrova schizzato d’acqua e obbligato a dare
una mano asciugando i piatti – «Lo faccio per non lasciare cose in giro alla
mamma di Harucchi, non per te!» è quel che sente di dover rimarcare perché
nessuno (Miyuki) si faccia un’idea sbagliata.
Haruichi si affaccia poco dopo, richiamando l’attenzione di Eijun: «Eijun»
pronuncia e Miyuki se ne sorprende un po’, ma solo perché fino a ora lo ha
sempre sentito usare il “-kun” dopo il nome «Satoru
si ferma a dormire, vuoi rimanere anche tu?» domanda, rimanendo in attesa
finché Eijun non scuote la testa e pronuncia un «Non preoccuparti Harucchi, ce
la faccio a prendere i mezzi in tempo per tornare a casa!»
Haruichi indugia per qualche attimo ancora e poi si limita ad annuire con un
sorriso, sparendo alla loro vista per tornare verso il salotto. Miyuki non
parla subito, le mani che passano sul piatto che sta lavando dal sapone; solo
quando lo allunga verso Eijun, rompe di nuovo il silenzio: «Sicuro di fare in
tempo? O era un raro momento di tatto?» lo prende bonariamente in giro, senza
bisogno di guardarlo per immaginarsi l’espressione accigliata che l’altro mette
su. Eijun sbuffa, ma non sbraita come suo solito: «Penso di sì.»
«Puoi fermarti da me.» dice senza preavviso, quasi fosse una loro abitudine e
non fosse in effetti la prima volta che Miyuki lo invita a stare da lui per la
notte – o da lui in generale. A Eijun quasi scappa di mano il piatto, cosa che
per fortuna non avviene. In compenso non può non voltarsi verso l’altro, con la
brutta sensazione di un rossore che va espandendosi sul proprio viso; cerca di
non badarci troppo, borbottando un: «Sei sicuro? Non devi per forza ospitarmi,
penso davvero di riuscire. Appena finiamo qui vado a salutare, e—» si blocca
lì, con gli occhi di Miyuki fissi nei propri e il suo viso come unica cosa a
rientrare nel suo campo visivo, le labbra che vengono posate all’angolo della
sua bocca, di nuovo. Lo sente spostarsi, ma quando Miyuki parla lo sfiora in
modo quasi insopportabile: «Non ti ospito per forza. Ti sto invitando perché mi
va di farlo.» mormora piano, tornando ai piatti.
Eijun borbotta qualcosa in merito all’avvertire a casa.
È strano entrare nell’appartamento di Miyuki come se fosse la prima
volta, e al tempo stesso riconoscere ciò che ha visto quando – con
un’improvvisata – si è recato lì. Si stupisce un po’ di trovarlo in ordine
esattamente come nell’altra occasione in cui vi è entrato; forse andando a
vivere da soli, come Miyuki, si acquisisce una specie di tendenza all’ordine,
non fosse altro per una questione di igiene e sopravvivenza.
Kazuya si toglie le scarpe all’ingresso e indossa le pantofole, prendendo il
paio per gli ospiti e lasciandolo a sua disposizione, entrando per primo. Eijun
indugia, anche se di poco – non ha davvero motivi seri che giustifichino il suo
rimanere impalato all’ingresso – e si muove seguendo le orme del padrone di
casa, fino a raggiungere la stanza principale dove hanno parlato la prima
volta.
Miyuki ha spostato il tavolino basso di lato, addossandolo alla parete, e ha
appena acceso la tv lasciando su un canale a caso, abbassando di qualche tacca
il volume perché il vociare di un quiz a premi riempia la stanza ma non
disturbi troppo, considerato che è quasi mezzanotte ormai. Lo vede poggiare il
telecomando sopra la tv e spostarsi verso l’armadio, facendo scorrere
lateralmente una delle ante; ne estrae poco dopo degli abiti puliti che gli
porge, ed Eijun li prende quasi senza pensarci: «Puoi usarli per dormire.
Domani ho lezione, ma sul tardi. Metto la sveglia per te, comunque.» gli
comunica, allungandogli anche una gruccia «Appendi la divisa con questa e
lasciala pure sulla porta del bagno.» aggiunge, aspettando il tempo necessario
perché l’altro la prenda per potersi voltare.
Quando Eijun esce dal bagno, libero dalla divisa e con addosso pantaloni e
maglietta sportivi leggermente lunghi per lui, Kazuya ha sistemato il futon a terra. Un futon singolo.
Eijun pensa di voler morire più di quando ha scritto a Haruichi che magari,
rimanendo al gelo, sarebbe congelato prima di vivere l’esperienza di Miyuki in
casa propria dopo una dichiarazione senza risposta.
Kazuya non gli dà tempo di fare domande, perché sparisce in bagno e non ne
riemerge prima di dieci minuti – si è cambiato a sua volta, indossando un
pigiama semplice. Lo osserva e abbozza un sorriso che Eijun non sa decifrare,
seduto dov’è di fianco al materasso: «Hai deciso di congelare dormendo per
terra?» domanda alzando le coperte e infilandosi per primo sotto, senza
coprirsi ancora ma sistemandosi su un fianco osservandolo. No, si dice Eijun,
non può scrivere un messaggio a mezzanotte passata per dire a Haruichi che
vuole morire; non di nuovo, almeno. E comunque l’amico non potrebbe farci
nulla.
«Il telecomando?»
«Tieni.» borbotta passandoglielo, senza la minima idea di cosa fare o dire, se
fingere uno svenimento magari: potrebbe funzionare. Sospira e sembra uno
sbuffo, ma si infila comunque sotto le coperte che sono sicuramente più
invitanti del pavimento: fa attenzione a non sfiorare Miyuki per quanto lo
scarso spazio gli permetta, e finisce con l’intrufolarsi con un lungo sospiro
mentre si sistema in maniera speculare all’altro. Ci sono lunghi istanti di
silenzio dopo che la televisione viene spenta e il telecomando poggiato a
terra, poco distante dal materasso dal lato di Miyuki; lo vede fissare il
soffitto e poi assumere un’aria rassegnata.
«Che c’è?»
«La luce.» fa notare e sì, non hanno effettivamente pensato a spegnerla prima
di sistemarsi sotto le coperte. Eijun si sente un po’ meno stupido, o un po’ meno
solo nella propria stupidità. Ma la sensazione di calma che lo pervade quando è
solo nel letto non dura a lungo, solo il tempo di un interruttore che viene
spento e una camminata rallentata dal buio; il fruscio delle coperte gli indica
fin troppo chiaramente come Kazuya sia di nuovo steso di fianco a lui. Dopo
qualche istante non c’è più alcun rumore a indicargli se l’altro abbia già
chiuso gli occhi per dormire o meno.
«Così tu e Furuya sarete in squadra insieme anche all’università, eh?» dà voce
Miyuki senza alcun tipo di premessa e, anche se non lo vede, Eijun non fatica a
immaginarsi un ghigno divertito sulle labbra altrui. Sbuffa sonoramente, dal
naso: «Tch, tanto che Furu—
Satoru— oh insomma» si corregge due volte, esasperato «che sia o meno in
squadra con me, lo batterò ugualmente, ecco!»
«Ci ho fatto caso anche prima, come mai all’improvviso vi chiamate per nome,
voi tre?» chiede, una nota divertita nel tono di voce. Eijun lo guarda, o
almeno guarda il buio davanti a sé conscio che il viso di Miyuki non è poi così
distante dal suo, ancora intento ad abituarsi all’oscurità per distinguere
almeno i contorni: «Abbiamo fatto una specie di… non
era proprio una scommessa, più una cosa come “se succede questo, prometto che
farò quest’altro”.» tenta di spiegare «Se avessimo passato tutti e tre l’esame
per la Waseda, saremmo passati al nome. Beh, insomma, a me non cambia molto con
Harucchi.»
«E con Furuya? Non ho ancora capito se siete due idioti rivali per la vita o
amici.» fa notare Kazuya, il tono morbido e tenuto basso, visto che nel
silenzio della stanza non c’è bisogno di alzarlo per farsi sentire.
«Non siamo due idioti!» sibila Eijun, e Kazuya decide di non dire la sua in
proposito solo perché non ci tiene che i vicini bussino per lamentarsi di
eventuali urla: «Non lo so.» ammette «Lui e Harucchi sono in classe insieme dal
primo anno, io solo dal secondo. E sul campo, beh…
però non è così male. A volte. Fuori dal campo.» bofonchia e a Miyuki scappa
una risata appena accennata e sommessa, perché Eijun sembra un ragazzino che
non vuole ammettere di voler essere amico di qualcuno per paura che suoni troppo
da imbranati. Decide che non è necessario farglielo presente, per ora.
«Non è così male come vuoi farlo sembrare, però.» mormora, sistemandosi meglio
sotto le coperte «Avere un rivale, intendo.»
«Tu non ne avevi?» chiede sorpreso, non solo dall’affermazione dell’altro, ma
anche dal braccio che gli cinge il fianco e lo tira appena verso il corpo di
Kazuya, pur senza ridurre a zero lo spazio tra loro.
«Non proprio. L’unico ricevitore che volevo davvero battere si è ritirato per
un infortunio.» spiega brevemente, ma nel suo tono di voce c’è una nota
affettuosa che Eijun crede di non avergli mai sentito usare; quell’affetto per
i ricordi di un periodo bello, nonostante i sacrifici e le sconfitte, magari. È
lo stesso modo con cui anche lui, Eijun, parla del baseball.
«Ehi» lo richiama, e Sawamura alza il viso il poco che basta a sentire la
propria fronte sfiorare quella altrui e rendersi conto di quanto la distanza
tra loro sia nuovamente troppo, troppo
poca: «Dormi.» pronuncia piano Miyuki, scostando leggermente la testa ma
stringendolo un poco di più sui fianchi «Non ho intenzione di svegliarmi presto
domani per lasciarti poltrire.» scherza su, senza aggiungere altro.
Nonostante tutto, Eijun si ritrova a scivolare nel sonno più facilmente di
quanto pensasse.
«Tieni.» pronuncia Kuramochi lanciandogli al volo la lattina di caffè presa al
distributore e che Miyuki intercetta senza troppe difficoltà con entrambe le
mani: «Ricordami perché durante le ore libere dal lavoro sono seduto qui, con
te, a vedere una partita non ufficiale del tuo presunto amico.» aggiunge dopo aver preso di nuovo posto accanto a Kazuya.
Questi lascia vagare lo sguardo ancora per qualche attimo sul campo,
l’autocensura di Kuramochi imposta dalla presenza di diversi adulti che sono
evidentemente tifosi di vecchia data della squadra della scuola. Ryousuke è in
piedi, non troppo distante da loro, e si sta rivolgendo al fratello oltre la
rete che divide il campo di baseball dall’esterno.
Miyuki vi accenna con la testa e un sorrisetto che dice tutto: «Avresti privato
Ryou-san della tua compagnia all’ultima partita di suo fratello? Davvero?»
insinua e Kuramochi fa schioccare la lingua contro il palato in un verso
stizzito – no che non lo farebbe mai, si ricorda anche troppo bene delle volte
in cui si è messo contro Kominato ai tempi del liceo. Gli ci è voluto molto poco
a capire quanto fosse poco consigliabile.
In breve Ryousuke li raggiunge e prende posto accanto a loro, Miyuki che lo
occhieggia: «Quindi questa, in pratica, è la partita di ritiro per i giocatori
del terzo anno, giusto Ryou-san?» domanda, visto che ci vorrà ancora qualche
minuto prima che inizino. Kominato annuisce e gli dà qualche informazione in
più al riguardo, senza esimersi da commenti non richiesti, come il fatto che si
siano attardati a causa degli esami e che abbiano dovuto spacciare la partita
per un allenamento – non che, a conti fatti, non lo sia – visto l’imminente
torneo a cui gli altri dovranno partecipare.
«Questa sarà anche l’ultima partita di Haruichi da capitano.» aggiunge, e
Miyuki sta per commentare quanto ammiri il più piccolo dei fratelli per aver
retto un intero anno da capitano di una squadra con Sawamura e Furuya come
lanciatori, quando è proprio il vociare di Eijun che lo distrae. Non fatica a
distinguere le parole, ci riuscirebbe anche se fossero distanti visto il tono
dell’altro. Miyuki si ritrova a inarcare un sopracciglio nel vedere Sawamura
dietro quello che è sicuramente uno studente più piccolo e qualcuno tirare per
la collottola lo stesso Eijun verso i compagni del terzo anno.
«Qual è il tuo problema?!» sente esclamare al lanciatore, i piedi puntati per
terra e la chiara intenzione di rimanere dove si trova: «È l’ultima partita,
che male c’è se gioco con Koushu?!»
«Che lui non è del terzo anno!» gli sta sbraitando contro un ragazzo che Miyuki
identifica come “Kanemaru” per il semplice fatto di aver sentito Haruichi
accennare a quanto a volte il suo vice l’abbia salvato dalla testardaggine di
Eijun o dalla pigrizia sconfinata di Furuya.
«Ma noi non abbiamo un ricevitore nel
nostro anno, bakanemaru!»
ribatte Eijun e Kuramochi sta quasi soffocando sul posto senza risparmiare i
suoi commenti sull’intelligenza dubbia di Sawamura e su come la sua squadra gli
si adatti perfettamente a quanto pare – tranne Haruichi, come specifica
l’istante dopo.
Kazuya sposta la sua attenzione sul ragazzo biondo dietro il quale si trova
ancora Eijun, lo vede tentare un paio di volte di richiamare l’attenzione e a
lui scappa un sorriso, perché è curioso di vedere che batteria formino quei
due. È in un secondo momento che gli sente alzare la voce – non troppo, il
tanto che basta a essere udibile nonostante gli schiamazzi intorno a lui: la
voce è ferma, senza inflessioni particolari, ma riesce comunque ad attirare su
di sé l’attenzione di Eijun.
Miyuki non riesce a cogliere parola per parola, complici i commenti che animano
lo spazio intorno a lui, ma anche quelli lo aiutano a capire come non sia una
scena così inusuale vedere il ricevitore più giovane riuscire a far ragionare
quello che in teoria sarebbe un senpai; alla fine, qualunque cosa questo Koushu abbia detto, sembra bastare a convincere Sawamura sebbene
con qualche borbottio e un broncio evidente.
Haruichi sospira sollevato abbozzando un sorriso in direzione di Okumura, e
Kanemaru di fianco a lui sbuffa: «Rimane comunque il fatto che non abbiamo un
ricevitore. Forse dovremmo davvero spostare uno dei due nella nostra squadra.»
suggerisce a Kominato, desideroso di non attardarsi oltre per iniziare.
Alla fine, impossibilitati a ritardare oltre e riportati all’ordine da un coach
che Kazuya non fatica a riconoscere nella sua figura di guida già solo dal poco
tempo che impiega a ripristinare una situazione di calma, una prima parte della
partita vede uno degli esterni spostato di ruolo al posto di tale Kariba, il
ricevitore coetaneo di Sawamura che non capisce con esattezza per quale motivo
non si trovi lì al momento. C’è persino un frangente in cui, senza preoccuparsi
di risultare più che udibile, Yoichi propone a Miyuki
di riprendere in mano un guantone dopo tanto tempo e proporsi come sostituto –
ma è chiaro che nessuno dei due è davvero serio: proprio perché entrambi hanno
fatto parte di un contesto sportivo simile, sanno meglio di chiunque altro
quanto importante sia per tutti i giocatori la partita di ritiro degli studenti
del terzo anno. Per quanto sia fuori ruolo il ragazzo che sta facendo del suo
meglio per rendere un minimo come ricevitore, Miyuki non pensa nemmeno per un
attimo di proporsi davvero. Per
quanto guardare Sawamura e Furuya gli faccia prudere le mani all’idea di non
essere lì a ricevere e a fare da registra di una squadra le cui qualità sono
lampanti, non fa che guardare avidamente la partita, con la testa a processare
così tante strategie contemporaneamente da farlo sorridere. Forse a livello
mentale non si smette mai di essere ricevitori.
A sorpresa, è l’inizio del quarto inning che vede Kariba arrivare in fretta e
furia, la divisa indossata e il sorriso di chi ha veramente fatto tutto per arrivare
in tempo. La differenza è palese, per quanto se messi a confronto si noti che
il ruolo di titolare deve essere quasi certamente di Okumura.
«Mi sembrava di averti raccomandato lo stretching.» è la frase che
pronuncia Miyuki mentre, una posizione analoga a quella imposta la prima volta
nella stanza di Eijun, lo aiuta ad allungare la gamba. Qualche lamento arriva,
in parte camuffato e in parte soffocato dalla risposta dell’altro: «L’ho
fatto!» rimbecca «Mi sono persino fatto aiutare, per alcuni esercizi.»
«Sarà. La tua gamba fa più fatica ad andare oltre un certo punto, però.»
osserva più serio, la mano che spinge la pianta del piede e il corpo che
accompagna tutto l’arto qualche centimetro in più verso il petto di Sawamura. Lo
sente mugolare dolorante e si ferma, visto che non c’è bisogno di farlo
soffrire.
«Come va, Eijun?» domanda Haruichi affacciandosi, Furuya a fare capolino dietro
di lui senza nemmeno doversi sporgere troppo dal momento che supera il capitano
di tutta la testa e non solo. Eijun alza la mano e il pollice, dando un segno
positivo mentre va in apnea senza quasi accorgersene.
«Respira.» lo richiama Miyuki, voltandosi poi verso i due compagni di squadra
del lanciatore «Tutto a posto, dovrebbe essere solo affaticamento. Non so quanto
pensate di allenarvi per conto vostro ora che in teoria vi siete ritirati, ma
confido sia più sensato chiedere a te di assicurarti Sawamura faccia il suo
allungamento che non al diretto interessato.» dice rivolgendosi più a Kominato
che non a Furuya, ricevendo un sorriso e un cenno affermativo della testa in
risposta.
Sawamura dal canto suo sente il bisogno di sottolineare che “può occuparsene
benissimo da solo”, ma le tre occhiate che riceve contemporaneamente dagli
altri presenti sono così eloquenti da far tacere persino lui.
«Eijun, allora siamo d’accordo per domani.» pronuncia Haruichi con un sorriso,
attendendo il cenno di Sawamura per chinare appena la testa all’indirizzo di
Miyuki e congedarsi seguito da Furuya. Quando i due non sono più in vista,
Kazuya torna con lo sguardo su Eijun, allentando la presa sulla sua gamba e
lasciandolo finalmente libero, a eccezione dell’accompagnare lentamente l’arto
in una posizione di riposo.
C’è un silenzio prolungato che aleggia tra loro, e a Sawamura fa strano e
sembra normale al tempo stesso; ci sono volte in cui con Miyuki è così, e non è
mai troppo un peso, eppure l’istinto in qualche modo gli fa avvertire quel
silenzio in maniera diversa dal solito.
«È stata una bella partita.» commenta Kazuya con un mezzo sorriso, e Eijun si
gonfia di orgoglio: «Vero? Saranno una buona squadra e comunque io voglio
andare a seguire lo stesso qualche allenamento.» dà conferma di una cosa che
probabilmente tutti in squadra si aspettano senza nemmeno bisogno di chiedere
se sia o meno nelle intenzioni del lanciatore. Miyuki esaspera volutamente un
sospiro: «Non ti facevo così mamma chioccia.» lo prende in giro, sentendosi
un’occhiataccia addosso anche se non lo sta guardando, sistemando la manica del
maglione che ha addosso e che aveva tirato su per muoversi meglio durante lo
stretching di Eijun. Questi allunga un piede in un calcio dalla forza
trattenuta, ma significativo nel gesto: «Sta’ zitto.» ribatte «Abbiamo ancora
delle cose da fare agli allenamenti, tipo annunciare il nuovo capitano. Beh, lo
fa il coach però è triste se i senpai non sono presenti, no?!»
«In verità credo che gli unici a dover presenziare siano Kominato, che
l’attuale capitano, e il suo vice?» azzarda una domanda retorica, ricevendo in
risposta un broncio; sbuffa divertito, decidendo di non aspettare oltre una
risposta che tanto non arriverebbe comunque «Avete già deciso, quindi?»
«Mh, pare fossero entrambi d’accordo su Koushu, il ricevitore. Domani ci vediamo fuori dalla
scuola, Harucchi dice che sono ancora indecisi sul vicecapitano.» replica più
ben disposto, alzandosi dopo aver riallacciato la scarpa di cui si era liberato
per lasciare campo libero a Miyuki nell’allungamento.
C’è di nuovo un momento di stallo tra di loro, ma ancora una volta è Kazuya a
interromperlo, anche se quel che dice non è qualcosa che Eijun si aspettava: «Cerca
di non piangere prima della cerimonia di diploma, ora che ti sei ritirato.» lo
prende in giro, e tanto basta a Sawamura per puntare lo sguardo su di lui con
un epiteto poco cortese che gli sta già sfuggendo di bocca, quando l’aria gli
si secca tra le labbra trattenuta all’improvviso. Gli occhi chiari si
abbassano, trovando la mano di Miyuki che senza alcun preavviso ha preso la sua;
il pollice gli sta sfiorando piano il dorso della mano, e pur nella semplicità
di quel contatto Eijun avverte un’intimità che non credeva Miyuki fosse
disposto a mostrare in un luogo come quello – per quanto si siano ormai tutti
ritirati e non ci sia granché il rischio di essere visti.
«B-Beh» borbotta, con un vago tentativo di mantenere un certo contegno «non c’è
niente di male, a piangere. Mostro i miei sentimenti sinceri!» rimbrotta,
sfidandolo con lo sguardo a dargli torto, mentre la sua mano stringe un poco
quella altrui.
C’è un sorriso strano che si forma sulle labbra di Miyuki, ma Eijun riesce a
vederlo per un tempo così breve da non riuscire nemmeno a provare a decifrarlo.
Kazuya di contro, con un’ultima e leggera stretta sulla sua mano, lo lascia
andare. Pronuncia un «Sarà, ma nessuno ti prenderà
sul serio come senpai.» e lo incalza con un cenno della testa verso l’uscita a
muoversi da quello spogliatoio.
Eijun non sa dire cosa ci sia che non va, eppure la stessa sensazione avvertita
durante il primo silenzio creatosi fra loro si riaffaccia con prepotenza,
pizzicandogli la nuca e stringendogli lo stomaco.
Quella tra loro è una distanza che, a volte, non ha idea di come far diminuire
– in quei momenti si chiede persino se Miyuki glielo permetterà
mai.
«Harucchi, vedi anche tu quello che vedo io?!» è l’esclamazione di Eijun mentre
la mano ha raggiunto la manica del cappotto di Haruichi per tirarla e far sì
che l’attenzione dell’amico si sposti da Furuya a lui. C’è un primo momento di
confusione negli occhi di Kominato, almeno finché seguendo lo sguardo altrui
non riesce a focalizzare cosa abbia tanto stupito quello che a conti fatti può
definire come il proprio migliore amico. Ci sono cose che non ci si aspetta di
vedere accadere quando si va in centro città con il solo scopo di fare alcuni acquisti,
trovare un locale tranquillo in cui sedersi davanti a una buona cioccolata
calda e parlare di chi potrebbe essere il vicecapitano da affiancare al tuo
kohai. Una di queste di sicuro è incontrare Narumiya Mei in un luogo tanto
affollato, per quanto Haruichi riesca ad avere la lucidità per considerare che
se non si è appassionati di musica e non si seguono da vicino le competizioni,
probabilmente il ragazzo che non è troppo distante da loro appare come niente
più di un loro normale coetaneo. Le persone occupate in un via vai generale per
la strada che stanno attraversando, d’altra parte, non sembrano nemmeno notarlo
se non per il colore dei capelli forse, capace di attirare sguardi distratti
che non durano più di pochi secondi. Forse qualche ragazza di passaggio ha la
reazione più simile a quella di Eijun, sebbene siano mossi da motivazioni del
tutto differenti, e Haruichi non fatica a indovinarle. C’è un sorriso
accondiscendente da parte sua, mentre porta una mano sulla spalla dell’amico:
«Lo vedo, Eijun, ma—»
«Wow. Allora non sono impazzito, è Narumiya?!» esclama Eijun, e Haruichi non ha
il tempo materiale di chiedergli di abbassare la voce – per quanto non siano
soli in strada e il brusio e i rumori tipici del centro città coprano in parte
le sue parole, Haruichi sa meglio di chiunque altro quanto il tono di Sawamura
sia alto per natura, al punto che
nemmeno quando Eijun cerca di mantenere bassa la voce ci riesce sempre. Ne ha
conferma in due momenti diversi che si susseguono l’un l’altro in quella che
sembra una buffa gag comica: prima Furuya si porta metaforicamente le mani
sulle orecchie, in un gesto che negli anni ha sostituito il semplice fingere di
non sentire il suo pari ruolo quando Eijun straparla dentro e fuori il campo;
la seconda reazione arriva proprio da Narumiya e Haruichi non si sente di
dargli torto: chiunque si volterebbe alla ricerca di un viso familiare che
possa aver chiamato il proprio nome.
Quel che Kominato non si aspetta è di vedere Mei puntare dritto verso di loro,
sul volto il sorriso soddisfatto che ricorda quello alla fine della sua
esibizione – è facile riconoscere la sottile arroganza di chi è cosciente delle
proprie capacità e di essere riconosciuto per quelle. È un modo di fare lontano
da quello di Haruichi, eppure negli anni di baseball ha avuto così tanti esempi
di caratteri simili a quello che sembra avere Narumiya, da non riuscire a
sentirsi a disagio di fronte a qualcosa di sconosciuto che in fondo tale non è.
«Ah!» esclama quello quando è di fronte a loro tre «Acquisti per il baseball,
eh?» gli si rivolge ed è surreale perché lo fa come se si conoscessero da tempo
e si fossero incontrati per strada casualmente, ma con il piacere di
ritrovarsi. Pur nella sorpresa Haruichi si prende qualche momento in più per
elaborare la cosa, ed è mentre Narumiya è preso verbalmente d’assalto da Eijun
e la sua sorpresa genuina per l’incontro e l’approccio inaspettato, che coglie
una sfumatura sottile ma al tempo stesso quasi pressante. Il modo in cui
Narumiya gli parla è amichevole, ma è distante nella sua familiarità; c’è la
consapevolezza, in lui, di parlare con qualcuno che lo conosce sicuramente per
le sue capacità e questo forse gli impedisce di essere scortese e al tempo
stesso di suonare autentico. Haruichi non azzarda a definirlo falso
nell’accezione più negativa del termine, eppure per assurdo gli risulta più
criptico di come si direbbe a una prima occhiata. O forse lui sta solo pensando
troppo.
«Noi – io e Harucchi, Harucchi è lui – abbiamo visto la tua esibizione l’altro
giorno? È stata, wow, insomma io non capisco molto di musica ma è stato un po’
come un ace? Del baseball dico.» è quanto sta pronunciando Eijun in quel
momento, e i complimenti così sinceri rilassano lo stesso Haruichi, mentre un
cenno della testa viene educatamente rivolto a Mei che sposta lo sguardo su di
lui quando Eijun vi accenna.
«Certo che lo so.» replica come se fosse del tutto fuori questione non
conoscere il termine «Ho seguito il baseball per un pezzo, durante gli anni del
liceo.» ammette come se fosse un vanto, e a quel punto Haruichi decide
arbitrariamente che quel modo di fare deve essere proprio insito nella
personalità dell’altro.
«Se non ricordo male i dati sul depliant della tua esibizione, Narumiya-san,
hai solo un anno più di noi, giusto?» azzarda quindi, adocchiando Furuya nel
momento in cui sente la suoneria del suo cellulare e lo vede allontanarsi con
un cenno veloce per avvisarli della chiamata in corso. Gli occhi azzurri di Mei
lasciano trasparire un lampo di quella che sembra noia – e che forse è solo una
sorta di vago risentimento per il poco interesse di Satoru, così diverso da
quello di Eijun – e torna poi su Sawamura, anche se non visto, quando questi si
rivolge a Kominato. Ha un’espressione incredula mentre pronuncia un «Sul serio?!»
che fa scuotere la testa con bonaria rassegnazione ad Haruichi.
«Direi di sì, ho visto lo stesso anno di nascita di Miyuki-san e
Kuramochi-san.» assicura.
Ci sono cose che non ci si aspetta possano accadere, e una di queste è il tono
di voce con cui Narumiya si intromette nel loro scambio, l’espressione un misto
di incredulità e qualcosa che Haruichi non riconosce.
«Miyuki? Kazuya?»