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Autore: SagaFrirry    28/03/2016    1 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXIV

INGANNO

 

L’unico che non reagì fu Azazel, che rimase fermo, appollaiato fra i rami di un alto albero avvolto dalla notte. Da lì poté assistere chiaramente a quanto successe. I cavalieri d’oro si mossero rapidi, seguendo il consiglio di Keros. Percepivano l’immenso potere di quei demoni ed agirono di conseguenza. Il mezzosangue aveva espresso il desiderio di combattere direttamente contro Asmodeo e per farlo non voleva distrazioni di sorta. Nonostante sapesse che tutti i diavoli presenti erano lì per lui, per combattere fino a quando non si fosse stabilito chi fosse il più forte, non aveva alcuna intenzione di cadere in quell’inganno. Volevano ucciderlo? No, non era il momento perché aveva un compito da svolgere: doveva salvare il suo signore! Richiamò il potere del fuoco. Asmodeo lo fissò, trovando rivoltanti quelle ali d’angelo dal colore argentato. Il loro scontro iniziò, così come i cavalieri si ritrovarono dinnanzi i loro avversari. Eleonore era l’unica che pareva far caso ad Azazel, e tentò di avvicinarsi.

Il primo demone ad agire fu Moloch. Il grosso diavolo dalle corna caprine si trovò subito ostacolato da una pioggia di fulmini. Aiolia ed Aiolos erano uno a fianco dell’altro ed avevano colto quei suoi movimenti rapidissimi. Ed erano pronti a dimostrare che erano in grado di muoversi altrettanto velocemente!

Mephistophel, con il suo grosso libro rosso, sorrise a Milo. Fra le pagine di quel volume, vi erano rinchiuse le anime che qualche incosciente aveva venduto al demone. Deathmask percepì la cosa e si affiancò allo Scorpione, curioso di scoprire come quel tomo funzionasse.

Astaroth, creatura dalla doppia natura e dal duplice aspetto femmineo e mascolino, incrociò lo sguardo di Aphrodite. Il suo corpo femminile era molto bello, Pesci doveva ammetterlo, ed il cavaliere rispettava la bellezza. Ma bastarono solo pochi secondi di consapevolezza dell’esistenza della seconda natura, quella maschile e deforme, a farlo agire con l’uso delle rose. Shura si unì a quell’attacco, deciso a dividere in due quelle entità.

Malphas era distruttivo, irruente, ma si ritrovò di fronte la potenza difensiva di Aldebaran che, affiancato dai giovani Iravan ed Iravat, era intenzionato a rispedire quell’essere all’inferno.

 Il demonio Furcas non aveva aria minacciosa o temibile. Era anziano, o così sembrava. Nel suo sguardo però scintillò una luce strana. Propose a coloro che lo ostacolavano di svelare i segreti dell’astronomia, i più profondi e sconosciuti, ed ampliarne la conoscenza. Camus, per quanto tentato, dovette declinare l’offerta e Mur lo sostenne in quella scelta.

Baphomet era rimasto immobile, seduto in una posizione simile a quella del loto. Quando Shaka e Dohko gli furono sufficientemente vicini, alzò un braccio e mostrò il palmo ai due. Attorno a lui si formò una barriera contro cui i due cavalieri sbatterono e furono respinti.

“Ti restituirò al fuoco da cui erroneamente ti ho salvato!” gridò Asmodeo, richiamando le fiamme e lanciandole contro Keros, che però le respinse con facilità.

Il mezzosangue aveva solo un punto di svantaggio nei confronti del demone ovvero il fatto che Asmodeo volasse con una certa agilità mentre lui, con ancora fragili ali d’angelo, era incapace di sollevarsi. Però riusciva a sfruttare ogni altro singolo punto di forza a suo vantaggio, ad iniziare dal fatto che era del tutto immune alle fiamme di quel diavolo. Inoltre era più leggero e veloce, grazie al sangue angelico. Così riuscì facilmente ad assestare un bel po’ di colpi dall’avversario, senza subire danni.

“Vuoi dare un’occhiata?” sorrideva Mephistophel, sfogliando il suo grosso libro rosso e rivolgendosi a Deathmask “Qui vi sono imprigionate tutte le anime di coloro che hanno fatto un patto con me lungo i secoli. Ne percepisci il potere? Ne vorresti un po’?”.

“Sì, in effetti ne vorrei” ammise il Cancro.

Il demone sorrise. Non aveva alcun tratto demoniaco, se non uno sguardo strano. Era un uomo affascinante, alto, ben vestito e con un pizzetto piuttosto pronunciato.

“Magari, cavaliere..è un patto con me ciò che vuoi” disse, appena Deathmask si fu avvicinato a sufficienza.

“Ah no, non sono bravo a mantenere le promesse” ghignò il saint e puntò il dito contro il libro.

Subito le anime al suo interno reagirono, richiamate dal potere di Deathmask. Sapeva che la forza di quel demone dipendeva proprio da quelle anime. Nel frattempo, Milo infieriva lanciando cuspidi. Il demone non pareva molto impressionato, anche se lievemente stupito. Le anime sul suo libro si mossero ed attaccarono i due cavalieri, che si ritrovarono in difficoltà. Non dovevano stupirsi: quelli eri i demoni più potenti dell’inferno! E compresero i timori degli angeli. Se Lucifero avesse scelto di combattere per l’Olimpo, avrebbe dato filo da torcere a molti, con i suoi eserciti!

Malphas era estremamente potente ma non particolarmente sveglio. Questo permise al Toro di trattenerlo il tempo necessario per permettere ai gemelli di attaccare, all’unisono. L’avversario ringhiò, ferito in più punti. Chinò la testa, pronto a scagliarsi ad ariete contro Aldebaran, che gli dimostrò che il suo corno era decisamente più duro di quelle due grosse escrescenze che il demone portava sul capo.

Aiolos ed Aiolia accecarono Moloch con i fulmini.  L’avversario, non abituato a tutta quella luce, rimase stordito e piuttosto disorientato. Ma non per questo si lasciò sconfiggere. Attaccò con tutte le forze, ferendo di striscio Aiolos. Questo però provocò l’ira del Leone, che attaccò con il doppio dell’energia.

Mur e Camus erano circondati da una miriade di piccole immagini, piccole luci. Ognuna di esse, spiegava Furcas, era una scintilla di conoscenza. Nel suo campo, quel demone era il più sapiente.

“La natura demoniaca non è sempre negativa” parlò il nemico dall’aspetto anziano “Anzi..non lo è quasi mai. I demoni sono nati seguendo un’ideale di libertà, conoscenza e desiderio di sfuggire da ciò che è predestinato. Giudico la nascita di Keros come uno splendido lavoro del signore degli inferi Lucifero, con la energia manipolatrice e tentatrice. Ha condotto alla lussuria un angelo, uno dei più forti, e questo per me è straordinario. Purtroppo però..ora è privo di luce perciò è pressoché un mortale ed io ho bisogno di una nuova luce da seguire. Così come l’avete voi, assetati di conoscenza. Venite con me! Seguite la vostra natura e divenite come me”.

“Tu non sai tutto” precisò Camus “Sophia sapeva ogni cosa”.

“Sì. E Lucifero è fatto della sua stessa sostanza”.

“E allora perché sei qui?”.

“Ho bisogno di una luce nuova da seguire..”.

Astaroth, dopo il momento di distrazione di entrambi i cavalieri dinnanzi al suo aspetto femmineo, respingeva le rose di Aphrodite ed i colpi di Shura.

“Una tecnica così bella..” commentò, con una rosa fra le dita “..è degna di un grande demone tentatore. E pure il tuo aspetto..Aphrodite dei Pesci, sono ammirato. Ed anche la lama di colui che si fa chiamare Shura ai miei occhi risulta magnifica. Peccato siate miei nemici. Non vorreste unirvi a noi?”.

“Nessuno ti obbliga a combattere, mi sembra” storse il naso Shura, scocciato da simili atteggiamenti.

“In realtà noi demoni dobbiamo seguire il diavolo più forte. E magari tentare di ammazzarlo, per prenderne il posto. Ora è Asmodeo che ci comanda”.

“Ma Keros lo ha battuto! E lo sconfiggerà di nuovo!”.

“Sono solo voci. Se non lo vedrò con i miei occhi, non mi piegherò al volere di quello schifoso sanguemisto!”.

L’immobile Baphomet non parlava, non reagiva. Osservava i movimenti dei compagni e respingeva gli attacchi di Shaka e Dohko apparentemente senza sforzo. In particolare, teneva gli occhi puntati sullo scontro fra Keros ed Asmodeo, trovando alquanto sorprendente che quel figlio di razza bastarda riuscisse a tenere testa ad un demone così potente.

“Non ti distrarre!” lo sfotté Dohko, usando la sua spada per infrangere la barriera dal demone.

Questa si incrinò e la creatura si accigliò, perché mai nessuno era riuscito in tale impresa. I colpi combinati di quei due cavalieri lo stavano destabilizzato: ora capiva perché il re Lucifero più volte gli aveva raccomandato di non stuzzicarli!

 

“Fratello, ragiona!” insisteva Camael, rivolto a Mihael “Hai mai pensato che in realtà..si tratti di una menzogna? Lucifero è il re degli inganni, è in grado di manipolare la mente e tu sei così stanco.. Io ricordo Carmilla e ricordo Costantinopoli. Non ti passa nemmeno per un secondo per la testa che potrebbe essere tutta una falsità la faccenda di Keros?”.

“Lo hai visto anche tu!” ribatté Mihael, accigliandosi.

I due si trovavano in una delle grandi stanze della casa del Dio delle illusioni, lontani da orecchie indiscrete. Mihael, seduto al tavolo, osservava i movimenti del fratello, che camminava per la sala.

“Lo hai visto anche tu, fratello Camael” parlava il guerriero “Lo hai visto che cosa Keros sia in grado di fare. Il suo potere..è come il mio”.

“Satana potrebbe avergli insegnato una tecnica simile, per ingannarti. Non ha nulla di tuo! Ha i capelli di Carmilla, lo sguardo da demone..quelle orecchie!”.

“E le ali d’argento?”.

“Tu non hai le ali d’argento!”.

“Ma ho ali d’angelo. Cosa che Keros ha e Carmilla no. Inoltre, dovresti guardarlo un po’ meglio. Non avrà i miei colori ma possiede le mie forme. La bocca, il modo in cui arriccia il naso quando qualcosa lo infastidisce, quei ciuffi ribelli sul viso, quelle spalle, quelle mani..Camael! Come puoi in esso non rivedere me stesso?”.

“Prima che ricordassi, nemmeno tu ti ci rivedevi. Adesso all’improvviso ecco che tutto cambia. È tutta un’illusione, Mihael!”.

L’angelo guerriero rimase seduto e non sobbalzò quando Camael poggiò entrambe le mani sul tavolo che aveva di fronte.

“Che cosa cambia, a questo punto?” domandò Mihael, senza mutare espressione.

“In che senso?”.

“Ho aiutato Lucifero, provo dolore per questo. La mia ala ed il mio braccio sono danneggiati e fanno estremamente fatica a guarire. Che io sia o meno il padre di quel ragazzo, che cosa cambia? Sono già comunque condannato, non trovi?”.

“Stai delirando”.

“Quella era la mia ultima battaglia, Camael. Prendi pure la mia lancia e le mie vestigia e riportale in cielo, perché io non potrò più lottare contro di lui”.

“Perché? Cosa ti ha mai detto per ridurti in questo stato mentale?!”.

“Mi ha salvato la vita. Lo hai visto anche tu”.

“È stato un gesto istintivo! Ha visto la coda di Drakonta venire verso di lui ed a reagito così. Tu eri in traiettoria e sei stato respinto e, di conseguenza, salvato. Non è come credi”.

“Ma come puoi dire questo?! Camael! I suoi occhi! Sono azzurri come il cielo. Questo non credi sia un segno? Nostro fratello sta tornando quello di un tempo”.

“Non potrà mai tornare quello di un tempo! Sei impazzito?!”.

“Keros è mio figlio, Camel. Ne sono certo”.

“E come lo sai?”.

Mihael si alzò, allungandosi sul tavolo e fissando dritto negli occhi il collega angelico.

“Perché io ricordo quel che ho provato. E credimi..per quanto lui sia il signore della menzogna, non potrebbe mai ricreare nella mia mente una simile sensazione”.

“Di che parli?”.

“Di una sensazione che non hai mai provato, angelo puro. Del piacere che l’atto più condannato in cielo può donare. E che sono più che felice di aver sperimentato, fratello. Su questa mia pelle, Camael, io ho percepito il tocco vellutato di donna. Il tocco peccaminoso e voluttuoso di donna, che mi ha permesso di entrare in lei con desiderio e passione. Credimi..non è una sensazione che di può ricreare artificialmente con un inganno!”.

“Oh, Signore delle schiere celesti! La situazione è peggiore di quanto credessi! Meglio ti riporti a casa immediatamente, così da impedirti di commettere e dire altre oscenità”.

“Non mi toccare!”.

“Mihael! Io voglio aiutarti!”.

“Non ho bisogno del tuo aiuto!”.

L’arcangelo guerriero si alzò e scansò dal tentativo del fratello di toccarne il braccio sano.

“Tornatene in cielo, Camael!” ordinò, allontanandosi “Lasciatemi in pace. Se nostro padre mi rivuole a casa, sarà lui stesso a chiamarmi. Se invece desidera la mia condanna..ebbene, così sia!”.

Con lo sguardo fiero, Mihael lasciò la stanza. Camael lo seguì per un po’ ma poi desistette. Intravide il fratello maggiore Lucifero e si stupì nel vedere che effettivamente il suo sguardo era azzurro. Ed il suo corpo non brillava più. Ma forse era anche quella una menzogna..meglio tornare a casa! Ed istintivamente si fece il segno della croce.

 

Lo sguardo di Azazel incontrò quello di Eleonore. Quella donna era interessante. Strana. Il demone incrociò le braccia, quasi divertito. Il suo aspetto non era mostruoso o spaventoso. Era chiaramente un tentatore, dagli occhi molto profondi e quasi dolci. Le corna nere però lasciavano poco spazio alla fantasia: era uno dei diavoli più temibili dell’inferno. Era l’araldo di Lucifero, alla sua destra al momento della caduta.

“Perché non combatti?” domandò lei.

“E tu perché non hai paura di me?” rispose Azazel.

“Non ho paura di Lucifero, perché dovrei avere paura di te?”.

“Mi pare evidente che tu non lo abbia mai visto veramente infuriato”.

“Credo che, visto quanto sta accadendo, lo vedrò presto. E si scaglierà contro di voi”.

“Io non ho nulla contro Lord Lucifero, anzi! Io sono sempre stato un suo fedele compagno, fin da quando eravamo entrambi angeli. L’ho sempre seguito ed ammirato. E non approvo minimamente i tentativi sovversivi di quello zotico di Asmodeo. Perché se Lord Lucifero fosse qui, sarebbe in grado di sconfiggerci tutti quanti con ben poco sforzo”.

“Lord Lucifero? Sai..mi ricordi Keros. Quando si rivolge all’uomo che ama. Hai lo stesso sguardo..”.

Azazel sostenne lo sguardo di Eleonore e si accigliò leggermente, senza dire nulla.

“Ho indovinato?” sorrise lei.

“Forse. Ma non ha importanza. Io non sono un guerriero, solitamente. Ma dopo che ho appreso quanto successo..è mio compito impedire che capiti di nuovo”.

“Intendi l’attacco di Asmodeo contro Lucifero?”.

“Lo tengo d’occhio. Se sarà necessario, fermerò la sua mano. Posso sembrare una creatura più debole di lui ma la verità è che potrei tenere testa ad Asmodeo. Fin ora sono stato sotto le grandi ali di Lucifero ma sono in grado di vivere anche senza averle sopra la testa a proteggermi”.

“E allora perché non lo fermi adesso? E gli impedisci di ferire Keros?”.

“Keros non ha bisogno del mio aiuto..”.

Asmodeo era sconvolto dalla potenza che riusciva a scatenare il mezzosangue. Dopo essersi scontrati ancora un paio di volte, lanciò un grido di dolore.

“Tua madre sarebbe fiera di te” disse, finendo a terra “Rinnovo il mio gesto di sottomissione e supplico la pietà”.

Il sanguemisto era furioso. Stringeva sempre di più la gola del suo avversario.

“Dimmi, come hai osato?” sibilò, con un tono che avrebbe indotto il terrore in chiunque “Come hai osato tentare di uccidere il tuo signore? Il tuo fratello maggiore? Colui che per millenni hai servito negli inferi? Me lo dici come hai osato? O forse lo servivi solo nella speranza che compisse un passo falso per prenderne il posto? Sappi che questo io non lo permetterò mai!”.

“Supplico clemenza. Keros..abbi pietà!”.

“Pietà? Tu non ne avresti avuta. Se io non fossi intervenuto, Lucifero sarebbe morto. E non combattendo, ma giacendo inerme e privo di sensi. Che razza di pietà dovrei avere nei confronti di una creatura come te?!”.

“Ma io..io ti ho salvato. Io ti ho salvato quando eri un neonato. Ti ho portato nel palazzo di Lucifero. Senza di me, saresti morto. Una vita, per una vita! Risparmiami e saremo pari”.

Keros rimase immobile qualche istante. Alla fine, lasciò andare Asmodeo, lanciandogli solo un ultimo sguardo di disprezzo. Il demone tentò di reagire, sferrando un ulteriore attacco, ma Azazel lo fermò. Tutti gli altri demoni avevano smesso di combattere, vedendo che coloro che ritenevano il più forte era stato sconfitto. Inoltre, il corpo di Keros brillava in un modo così familiare, con quelle ali spalancate, da costringerli ad inginocchiarsi. Azazel rimase in piedi e fece solo un lieve inchino.

“Azazel!” lo riconobbe Keros “Ti ringrazio per aver fermato questa scocciatura. Ho fretta..devo raggiungere Arikien. Esiste un modo per impedire che voialtri demoni mi infastidiate ancora?”.

“Avete la mia parola che la vostra missione non verrà interrotta più da noi, principe” mormorò l’araldo.

“Principe? Io? Non regnerò mai sull’inferno: mi fa schifo. Non tanto per il posto, quanto per la compagnia. Detesto la maggior parte dei demoni, così come detesto angeli e Dei. Spero di vedere presto Lucifero in piedi ed in grado di regnare di nuovo sul suo impero”.

“E fino a quel momento? Gli inferi sono un luogo che, senza un forte leader, cadono nel caos”.

“Sono sicuro che tu riuscirai a gestire questo caos, Azazel. E, nel caso che la situazione non si sia ancora risolta al mio ritorno, ne riparleremo. Ora, per cortesia..sparite tutti. Ho una missione da portare a termine!”.

 

Kanon scosse la testa, trovando lo zio demone mezzo spaparanzato sul divanetto rosso del salotto, sigaretta accesa di sbieco in bocca ed una mela a fianco, con cui giocherellava con la coda.

“Non dovresti fumare” lo rimproverò “Non con un polmone danneggiato”.

“Farti i cazzi tuoi, mai?” sbottò Lucifero, dopo una boccata di fumo.

“Era per dire. Se vuoi crepare, fai pure”.

“Non sarà una sigaretta ad uccidermi..”.

“Ah, questo è sicuro”.

“Più probabile il veleno di Drakonta. Ma a questo non vi è rimedio, dico bene? Perciò lasciami in pace”.

“Mihael sta discutendo con un altro angelo..”.

“Sì, ho visto. È quello scassa cazzi di Camael. Tanto carino e servizievole lui, ma quanto rompe!”.

“Non pensi che Mihael debba tornare in cielo?”.

“Assolutamente sì. Ma conosco mio fratello e non sarà tartassandogli i coglioni che lo convinceranno. Piuttosto..è vero che Keros ha respinto Asmodeo? Lo hai visto? Com’è andata?”.

“Non c’è molto da dire. Asmodeo è venuto qui e pensavamo tutti fosse comparso per verificare le tue condizioni ma si è mostrato piuttosto aggressivo. Ha minacciato di ucciderti. Anzi..ci ha provato proprio! Per fortuna Keros era nella stanza e lo ha fermato. È stata una bella scena perché, alla fine, nel loro concitato e furioso scontro, Asmodeo si è ritrovato alla gola la lancia di Mihael, impugnata da Keros”.

“Asmodeo è uno dei demoni più potenti dell’inferno..”.

“Lo so. Ma Keros è un Dio. Ah..dimenticavo che tu non hai visto quel che ha fatto”.

“Un Dio?!”.

“Una specie. Non saprei spiegartelo. Ad ogni modo, Asmodeo gridava che avrebbe ucciso te, insultandoti in varie maniere, e poi avrebbe staccato la testa a Mihael ed al suo figlio bastardo. Era fuori di sé”.

“E Keros come lo ha fermato?! Asmodeo furioso è una creatura che solo io riesco a domare..”.

“Senti..non ci ho capito molto. So che ad un certo punto Asmodeo è finito in terra e Keros gli ha ordinato di andarsene. E Asmodeo ha fatto uno strano segno con la mano”.

Lucifero mosse il braccio destro, quello dal lato sano e non intaccato da Drakonta, e compì un gesto vicino al petto, chiedendo se il demone avesse compiuto proprio quel movimento. Kanon annuì.

“È un gesto di sottomissione” spiegò Lucifero “Lo compiono i demoni quando non vogliono essere uccisi dal loro avversario e ne riconoscono la superiorità. Asmodeo..ha fatto tale segno dinnanzi a me. E solo dinnanzi a me. Keros..come ci è riuscito? È così potente?”.

“Lo capirai quando lo rivedrai. Non scervellarti troppo..”.

Il diavolo si passò una mano sugli occhi, infastidito. Non riusciva proprio a sopportarli! Erano così grandi e chiari! Sembrava strafatto e vedeva strane ombre, riflessi e luci. Ma forse era solo effetto del veleno..

Eris entrò nella stanza, sorridendo ad entrambi, ed andando a sedersi sul divanetto. Lucifero la fissò con disapprovazione ed arricciò la coda.

“Come stai oggi?” domandò lei e lui alzò un sopracciglio “Puoi anche rispondermi..”.

“Non hai un altro posto per sederti, donna?” storse il naso il demone.

Lei allungò la mano ed afferrò la mela con cui Lucifero stava giocando, dandole un bel morso. Kanon sorrise a quella scena e decise che forse era meglio lasciare i due da soli, nonostante le proteste del diavolo.

“Sai..” commentò Eris “La mia mela, la mela d’oro della discordia, doveva andare alla più bella. E sai a chi è andata?”.

“A Venere. Tutti la conoscono quella storia”.

“Esatto. A Venere. Alla stella del mattino..non è questo uno dei tuoi nomi?”.

“Continuo a non capire cosa tu voglia da me..”.

“Dici di non meritare la mela per il più bello?”.

“Suvvia, Eris. Non prendiamoci in giro. La meritavo quando ero un angelo, il più bello degli angeli, perfetto sotto ogni aspetto. Non ora..con il corpo pieno di cicatrici e questo sguardo assurdo. E questi capelli, che non stanno da nessuna parte ultimamente!”.

“La perfezione è noiosa. L’ho sempre pensato”.

“Anch’io..”.

“Per i capelli..basta pettinarli! Io ti trovo bellissimo”.

“Pure io mi trovo bellissimo. Sono in molti a pensarlo..anche se ora questi occhi non li sopporto..”.

“Mi ricordi mio fratello Ares..”.

“Scherzi?!”.

“No, per niente. Penso anzi che sia stato proprio questo a spingere Sophia fra le sue braccia. Lei voleva te, ma non poteva e così..”.

“NO!” sibilò Lucifero, scansandosi “Bella, parliamo di ciò che vuoi ma NON di mia sorella, chiaro?!”.

“Va bene..scusa..comunque non ti giudico mica. Anche a me piace mio fratello. E tu ci somigli..e mi piaci”.

“Questa la vedo come una cosa piuttosto offensiva, sai? Io non somiglio a quella capra ignorante ed irascibile di Ares!”.

“Ah no?”.

“Stronza..”.

“Mio fratello ed io, secondo una versione dei fatti, non siamo stati concepiti nel solito modo ma generati da nostra madre, in seguito al suo tocco su un fiore. Dicono sia il pruno selvatico o altro ancora, non ha importanza. Quel che voglio dire è che siamo nati da una divinità soltanto. Mio fratello non è mai stato molto amato dagli altri Dei, ed è per questo che è esiliato e non vive sull’Olimpo. E sai perché è stato esiliato? Perché è stato beccato ad amoreggiare con Afrodite, una donna sposata di cui è follemente innamorato da sempre ed a cui pensa sempre nonostante i millenni passati. È un guerriero temibile ma a volte il suo pessimo carattere e la sua irruenza lo portano a dire o fare cose sconsiderate. Non trovi una certa somiglianza?”.

“No. Ma anche se fosse..è perché gli Dei non hanno inventiva e ripetono sempre le stesse storie dall’alba dei tempi!”.

Eris sorrise, ghignò. Si chinò sul demone, che la fissò perplesso. Ma che mai voleva quella femmina? Cosa serviva stare tanto appiccicati? In quel momento, con il veleno di Drakonta che bruciava e la ferita che ancora lo tormentava, non aveva proprio voglia di avere rapporti interpersonali di qualsiasi tipo, per quanto la sua natura fremesse. Avrebbe recuperato appena possibile..

“Ero tanto preoccupata per te” mormorò Eris.

“Perché?”.

“Non lo so. Ma lo ero. Vederti sveglio mi fa molto piacere”.

“Non vedi l’ora che sia di nuovo in grado di saltarti addosso, vero?”.

“Anche..” rise lei “..ma non solo per quello..”.

Con la mano, passò sul petto del demone, che sobbalzò per il dolore.

“Ti ho fatto male?” parlò, mortificata, la Dea della discordia.

“Sì” ammise lui, con un sussurro “Fallo pure tutte le volte che vuoi..”.

Eris alzò gli occhi, sfiorando il volto di Lucifero e dandogli un bacio. Il demone non comprese del tutto quel gesto ma non poteva farci niente: ultimamente non capiva più nulla!

 

Lunghissimo e faticosissimo. Chiedo perdono per gli scontri “concisi” ma questa storia si sta protraendo ben oltre il previsto e non volevo divulgarmi troppo. E buona pasquetta!

   
 
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