XXIV
INGANNO
L’unico
che
non reagì fu Azazel, che rimase fermo, appollaiato fra i
rami di un alto albero
avvolto dalla notte. Da lì poté assistere
chiaramente a quanto successe. I
cavalieri d’oro si mossero rapidi, seguendo il consiglio di
Keros. Percepivano
l’immenso potere di quei demoni ed agirono di conseguenza. Il
mezzosangue aveva
espresso il desiderio di combattere direttamente contro Asmodeo e per
farlo non
voleva distrazioni di sorta. Nonostante sapesse che tutti i diavoli
presenti
erano lì per lui, per combattere fino a quando non si fosse
stabilito chi fosse
il più forte, non aveva alcuna intenzione di cadere in
quell’inganno. Volevano
ucciderlo? No, non era il momento perché aveva un compito da
svolgere: doveva
salvare il suo signore! Richiamò il potere del fuoco.
Asmodeo lo fissò,
trovando rivoltanti quelle ali d’angelo dal colore argentato.
Il loro scontro
iniziò, così come i cavalieri si ritrovarono
dinnanzi i loro avversari.
Eleonore era l’unica che pareva far caso ad Azazel, e
tentò di avvicinarsi.
Il
primo
demone ad agire fu Moloch. Il grosso diavolo dalle corna caprine si
trovò
subito ostacolato da una pioggia di fulmini. Aiolia ed Aiolos erano uno
a
fianco dell’altro ed avevano colto quei suoi movimenti
rapidissimi. Ed erano
pronti a dimostrare che erano in grado di muoversi altrettanto
velocemente!
Mephistophel,
con il suo grosso libro rosso, sorrise a Milo. Fra le pagine di quel
volume, vi
erano rinchiuse le anime che qualche incosciente aveva venduto al
demone.
Deathmask percepì la cosa e si affiancò allo
Scorpione, curioso di scoprire
come quel tomo funzionasse.
Astaroth,
creatura dalla doppia natura e dal duplice aspetto femmineo e
mascolino,
incrociò lo sguardo di Aphrodite. Il suo corpo femminile era
molto bello, Pesci
doveva ammetterlo, ed il cavaliere rispettava la bellezza. Ma bastarono
solo
pochi secondi di consapevolezza dell’esistenza della seconda
natura, quella
maschile e deforme, a farlo agire con l’uso delle rose. Shura
si unì a
quell’attacco, deciso a dividere in due quelle
entità.
Malphas
era
distruttivo, irruente, ma si ritrovò di fronte la potenza
difensiva di
Aldebaran che, affiancato dai giovani Iravan ed Iravat, era
intenzionato a
rispedire quell’essere all’inferno.
Il demonio Furcas non aveva
aria minacciosa o
temibile. Era anziano, o così sembrava. Nel suo sguardo
però scintillò una luce
strana. Propose a coloro che lo ostacolavano di svelare i segreti
dell’astronomia, i più profondi e sconosciuti, ed
ampliarne la conoscenza.
Camus, per quanto tentato, dovette declinare l’offerta e Mur
lo sostenne in
quella scelta.
Baphomet
era rimasto immobile, seduto in una posizione simile a quella del loto.
Quando
Shaka e Dohko gli furono sufficientemente vicini, alzò un
braccio e mostrò il
palmo ai due. Attorno a lui si formò una barriera contro cui
i due cavalieri
sbatterono e furono respinti.
“Ti
restituirò al fuoco da cui erroneamente ti ho
salvato!” gridò Asmodeo,
richiamando le fiamme e lanciandole contro Keros, che però
le respinse con
facilità.
Il
mezzosangue aveva solo un punto di svantaggio nei confronti del demone
ovvero
il fatto che Asmodeo volasse con una certa agilità mentre
lui, con ancora fragili
ali d’angelo, era incapace di sollevarsi. Però
riusciva a sfruttare ogni altro
singolo punto di forza a suo vantaggio, ad iniziare dal fatto che era
del tutto
immune alle fiamme di quel diavolo. Inoltre era più leggero
e veloce, grazie al
sangue angelico. Così riuscì facilmente ad
assestare un bel po’ di colpi
dall’avversario, senza subire danni.
“Vuoi
dare
un’occhiata?” sorrideva Mephistophel, sfogliando il
suo grosso libro rosso e
rivolgendosi a Deathmask “Qui vi sono imprigionate tutte le
anime di coloro che
hanno fatto un patto con me lungo i secoli. Ne percepisci il potere? Ne
vorresti un po’?”.
“Sì,
in
effetti ne vorrei” ammise il Cancro.
Il
demone
sorrise. Non aveva alcun tratto demoniaco, se non uno sguardo strano.
Era un
uomo affascinante, alto, ben vestito e con un pizzetto piuttosto
pronunciato.
“Magari,
cavaliere..è un patto con me ciò che
vuoi” disse, appena Deathmask si fu
avvicinato a sufficienza.
“Ah
no, non
sono bravo a mantenere le promesse” ghignò il
saint e puntò il dito contro il
libro.
Subito
le
anime al suo interno reagirono, richiamate dal potere di Deathmask.
Sapeva che
la forza di quel demone dipendeva proprio da quelle anime. Nel
frattempo, Milo
infieriva lanciando cuspidi. Il demone non pareva molto impressionato,
anche se
lievemente stupito. Le anime sul suo libro si mossero ed attaccarono i
due
cavalieri, che si ritrovarono in difficoltà. Non dovevano
stupirsi: quelli eri
i demoni più potenti dell’inferno! E compresero i
timori degli angeli. Se
Lucifero avesse scelto di combattere per l’Olimpo, avrebbe
dato filo da torcere
a molti, con i suoi eserciti!
Malphas
era
estremamente potente ma non particolarmente sveglio. Questo permise al
Toro di
trattenerlo il tempo necessario per permettere ai gemelli di attaccare,
all’unisono. L’avversario ringhiò,
ferito in più punti. Chinò la testa, pronto
a scagliarsi ad ariete contro Aldebaran, che gli dimostrò
che il suo corno era
decisamente più duro di quelle due grosse escrescenze che il
demone portava sul
capo.
Aiolos
ed
Aiolia accecarono Moloch con i fulmini.
L’avversario, non abituato a tutta quella luce,
rimase stordito e
piuttosto disorientato. Ma non per questo si lasciò
sconfiggere. Attaccò con
tutte le forze, ferendo di striscio Aiolos. Questo però
provocò l’ira del
Leone, che attaccò con il doppio dell’energia.
Mur
e Camus
erano circondati da una miriade di piccole immagini, piccole luci.
Ognuna di
esse, spiegava Furcas, era una scintilla di conoscenza. Nel suo campo,
quel
demone era il più sapiente.
“La
natura
demoniaca non è sempre negativa” parlò
il nemico dall’aspetto anziano
“Anzi..non lo è quasi mai. I demoni sono nati
seguendo un’ideale di libertà,
conoscenza e desiderio di sfuggire da ciò che è
predestinato. Giudico la
nascita di Keros come uno splendido lavoro del signore degli inferi
Lucifero,
con la energia manipolatrice e tentatrice. Ha condotto alla lussuria un
angelo,
uno dei più forti, e questo per me è
straordinario. Purtroppo però..ora è privo
di luce perciò è pressoché un mortale
ed io ho bisogno di una nuova luce da
seguire. Così come l’avete voi, assetati di
conoscenza. Venite con me! Seguite
la vostra natura e divenite come me”.
“Tu
non sai
tutto” precisò Camus “Sophia sapeva ogni
cosa”.
“Sì.
E
Lucifero è fatto della sua stessa sostanza”.
“E
allora
perché sei qui?”.
“Ho
bisogno
di una luce nuova da seguire..”.
Astaroth,
dopo il momento di distrazione di entrambi i cavalieri dinnanzi al suo
aspetto
femmineo, respingeva le rose di Aphrodite ed i colpi di Shura.
“Una
tecnica così bella..” commentò, con una
rosa fra le dita “..è degna di un
grande demone tentatore. E pure il tuo aspetto..Aphrodite dei Pesci,
sono
ammirato. Ed anche la lama di colui che si fa chiamare Shura ai miei
occhi
risulta magnifica. Peccato siate miei nemici. Non vorreste unirvi a
noi?”.
“Nessuno
ti
obbliga a combattere, mi sembra” storse il naso Shura,
scocciato da simili
atteggiamenti.
“In
realtà
noi demoni dobbiamo seguire il diavolo più forte. E magari
tentare di
ammazzarlo, per prenderne il posto. Ora è Asmodeo che ci
comanda”.
“Ma
Keros
lo ha battuto! E lo sconfiggerà di nuovo!”.
“Sono
solo
voci. Se non lo vedrò con i miei occhi, non mi
piegherò al volere di quello
schifoso sanguemisto!”.
L’immobile
Baphomet non parlava, non reagiva. Osservava i movimenti dei compagni e
respingeva gli attacchi di Shaka e Dohko apparentemente senza sforzo.
In
particolare, teneva gli occhi puntati sullo scontro fra Keros ed
Asmodeo,
trovando alquanto sorprendente che quel figlio di razza bastarda
riuscisse a
tenere testa ad un demone così potente.
“Non
ti
distrarre!” lo sfotté Dohko, usando la sua spada
per infrangere la barriera dal
demone.
Questa
si
incrinò e la creatura si accigliò,
perché mai nessuno era riuscito in tale
impresa. I colpi combinati di quei due cavalieri lo stavano
destabilizzato: ora
capiva perché il re Lucifero più volte gli aveva
raccomandato di non
stuzzicarli!
“Fratello,
ragiona!” insisteva Camael, rivolto a Mihael “Hai
mai pensato che in realtà..si
tratti di una menzogna? Lucifero è il re degli inganni,
è in grado di manipolare
la mente e tu sei così stanco.. Io ricordo Carmilla e
ricordo Costantinopoli.
Non ti passa nemmeno per un secondo per la testa che potrebbe essere
tutta una
falsità la faccenda di Keros?”.
“Lo
hai
visto anche tu!” ribatté Mihael, accigliandosi.
I
due si
trovavano in una delle grandi stanze della casa del Dio delle
illusioni,
lontani da orecchie indiscrete. Mihael, seduto al tavolo, osservava i
movimenti
del fratello, che camminava per la sala.
“Lo
hai
visto anche tu, fratello Camael” parlava il guerriero
“Lo hai visto che cosa
Keros sia in grado di fare. Il suo potere..è come il
mio”.
“Satana
potrebbe avergli insegnato una tecnica simile, per ingannarti. Non ha
nulla di
tuo! Ha i capelli di Carmilla, lo sguardo da demone..quelle
orecchie!”.
“E
le ali
d’argento?”.
“Tu
non hai
le ali d’argento!”.
“Ma
ho ali
d’angelo. Cosa che Keros ha e Carmilla no. Inoltre, dovresti
guardarlo un po’
meglio. Non avrà i miei colori ma possiede le mie forme. La
bocca, il modo in
cui arriccia il naso quando qualcosa lo infastidisce, quei ciuffi
ribelli sul
viso, quelle spalle, quelle mani..Camael! Come puoi in esso non
rivedere me
stesso?”.
“Prima
che
ricordassi, nemmeno tu ti ci rivedevi. Adesso all’improvviso
ecco che tutto
cambia. È tutta un’illusione, Mihael!”.
L’angelo
guerriero rimase seduto e non sobbalzò quando Camael
poggiò entrambe le mani
sul tavolo che aveva di fronte.
“Che
cosa
cambia, a questo punto?” domandò Mihael, senza
mutare espressione.
“In
che
senso?”.
“Ho
aiutato
Lucifero, provo dolore per questo. La mia ala ed il mio braccio sono
danneggiati e fanno estremamente fatica a guarire. Che io sia o meno il
padre
di quel ragazzo, che cosa cambia? Sono già comunque
condannato, non trovi?”.
“Stai
delirando”.
“Quella
era
la mia ultima battaglia, Camael. Prendi pure la mia lancia e le mie
vestigia e
riportale in cielo, perché io non potrò
più lottare contro di lui”.
“Perché?
Cosa ti ha mai detto per ridurti in questo stato mentale?!”.
“Mi
ha
salvato la vita. Lo hai visto anche tu”.
“È
stato un
gesto istintivo! Ha visto la coda di Drakonta venire verso di lui ed a
reagito
così. Tu eri in traiettoria e sei stato respinto e, di
conseguenza, salvato.
Non è come credi”.
“Ma
come
puoi dire questo?! Camael! I suoi occhi! Sono azzurri come il cielo.
Questo non
credi sia un segno? Nostro fratello sta tornando quello di un
tempo”.
“Non
potrà
mai tornare quello di un tempo! Sei impazzito?!”.
“Keros
è
mio figlio, Camel. Ne sono certo”.
“E
come lo
sai?”.
Mihael
si
alzò, allungandosi sul tavolo e fissando dritto negli occhi
il collega
angelico.
“Perché
io
ricordo quel che ho provato. E credimi..per quanto lui sia il signore
della
menzogna, non potrebbe mai ricreare nella mia mente una simile
sensazione”.
“Di
che
parli?”.
“Di
una
sensazione che non hai mai provato, angelo puro. Del piacere che
l’atto più
condannato in cielo può donare. E che sono più
che felice di aver sperimentato,
fratello. Su questa mia pelle, Camael, io ho percepito il tocco
vellutato di
donna. Il tocco peccaminoso e voluttuoso di donna, che mi ha permesso
di
entrare in lei con desiderio e passione. Credimi..non è una
sensazione che di
può ricreare artificialmente con un inganno!”.
“Oh,
Signore delle schiere celesti! La situazione è peggiore di
quanto credessi!
Meglio ti riporti a casa immediatamente, così da impedirti
di commettere e dire
altre oscenità”.
“Non
mi
toccare!”.
“Mihael!
Io
voglio aiutarti!”.
“Non
ho
bisogno del tuo aiuto!”.
L’arcangelo
guerriero si alzò e scansò dal tentativo del
fratello di toccarne il braccio
sano.
“Tornatene
in cielo, Camael!” ordinò, allontanandosi
“Lasciatemi in pace. Se nostro padre
mi rivuole a casa, sarà lui stesso a chiamarmi. Se invece
desidera la mia
condanna..ebbene, così sia!”.
Con
lo
sguardo fiero, Mihael lasciò la stanza. Camael lo
seguì per un po’ ma poi
desistette. Intravide il fratello maggiore Lucifero e si
stupì nel vedere che
effettivamente il suo sguardo era azzurro. Ed il suo corpo non brillava
più. Ma
forse era anche quella una menzogna..meglio tornare a casa! Ed
istintivamente
si fece il segno della croce.
Lo
sguardo
di Azazel incontrò quello di Eleonore. Quella donna era
interessante. Strana.
Il demone incrociò le braccia, quasi divertito. Il suo
aspetto non era
mostruoso o spaventoso. Era chiaramente un tentatore, dagli occhi molto
profondi e quasi dolci. Le corna nere però lasciavano poco
spazio alla
fantasia: era uno dei diavoli più temibili
dell’inferno. Era l’araldo di
Lucifero, alla sua destra al momento della caduta.
“Perché
non
combatti?” domandò lei.
“E
tu
perché non hai paura di me?” rispose Azazel.
“Non
ho
paura di Lucifero, perché dovrei avere paura di
te?”.
“Mi
pare
evidente che tu non lo abbia mai visto veramente infuriato”.
“Credo
che,
visto quanto sta accadendo, lo vedrò presto. E si
scaglierà contro di voi”.
“Io
non ho
nulla contro Lord Lucifero, anzi! Io sono sempre stato un suo fedele
compagno,
fin da quando eravamo entrambi angeli. L’ho sempre seguito ed
ammirato. E non
approvo minimamente i tentativi sovversivi di quello zotico di Asmodeo.
Perché
se Lord Lucifero fosse qui, sarebbe in grado di sconfiggerci tutti
quanti con
ben poco sforzo”.
“Lord
Lucifero? Sai..mi ricordi Keros. Quando si rivolge all’uomo
che ama. Hai lo
stesso sguardo..”.
Azazel
sostenne lo sguardo di Eleonore e si accigliò leggermente,
senza dire nulla.
“Ho
indovinato?” sorrise lei.
“Forse.
Ma
non ha importanza. Io non sono un guerriero, solitamente. Ma dopo che
ho
appreso quanto successo..è mio compito impedire che capiti
di nuovo”.
“Intendi
l’attacco di Asmodeo contro Lucifero?”.
“Lo
tengo
d’occhio. Se sarà necessario, fermerò
la sua mano. Posso sembrare una creatura
più debole di lui ma la verità è che
potrei tenere testa ad Asmodeo. Fin ora
sono stato sotto le grandi ali di Lucifero ma sono in grado di vivere
anche
senza averle sopra la testa a proteggermi”.
“E
allora
perché non lo fermi adesso? E gli impedisci di ferire
Keros?”.
“Keros
non
ha bisogno del mio aiuto..”.
Asmodeo
era
sconvolto dalla potenza che riusciva a scatenare il mezzosangue. Dopo
essersi
scontrati ancora un paio di volte, lanciò un grido di dolore.
“Tua
madre
sarebbe fiera di te” disse, finendo a terra
“Rinnovo il mio gesto di sottomissione
e supplico la pietà”.
Il
sanguemisto
era furioso. Stringeva sempre di più la gola del suo
avversario.
“Dimmi,
come
hai osato?” sibilò, con un tono che avrebbe
indotto il terrore in chiunque
“Come hai osato tentare di uccidere il tuo signore? Il tuo
fratello maggiore? Colui
che per millenni hai servito negli inferi? Me lo dici come hai osato? O
forse
lo servivi solo nella speranza che compisse un passo falso per
prenderne il
posto? Sappi che questo io non lo permetterò mai!”.
“Supplico
clemenza. Keros..abbi pietà!”.
“Pietà?
Tu
non ne avresti avuta. Se io non fossi intervenuto, Lucifero sarebbe
morto. E
non combattendo, ma giacendo inerme e privo di sensi. Che razza di
pietà dovrei
avere nei confronti di una creatura come te?!”.
“Ma
io..io
ti ho salvato. Io ti ho salvato quando eri un neonato. Ti ho portato
nel
palazzo di Lucifero. Senza di me, saresti morto. Una vita, per una
vita!
Risparmiami e saremo pari”.
Keros
rimase immobile qualche istante. Alla fine, lasciò andare
Asmodeo, lanciandogli
solo un ultimo sguardo di disprezzo. Il demone tentò di
reagire, sferrando un
ulteriore attacco, ma Azazel lo fermò. Tutti gli altri
demoni avevano smesso di
combattere, vedendo che coloro che ritenevano il più forte
era stato sconfitto.
Inoltre, il corpo di Keros brillava in un modo così
familiare, con quelle ali
spalancate, da costringerli ad inginocchiarsi. Azazel rimase in piedi e
fece
solo un lieve inchino.
“Azazel!”
lo riconobbe Keros “Ti ringrazio per aver fermato questa
scocciatura. Ho
fretta..devo raggiungere Arikien. Esiste un modo per impedire che
voialtri
demoni mi infastidiate ancora?”.
“Avete
la
mia parola che la vostra missione non verrà interrotta
più da noi, principe”
mormorò l’araldo.
“Principe?
Io?
Non regnerò mai sull’inferno: mi fa schifo. Non
tanto per il posto, quanto per
la compagnia. Detesto la maggior parte dei demoni, così come
detesto angeli e
Dei. Spero di vedere presto Lucifero in piedi ed in grado di regnare di
nuovo
sul suo impero”.
“E
fino a
quel momento? Gli inferi sono un luogo che, senza un forte leader,
cadono nel
caos”.
“Sono
sicuro che tu riuscirai a gestire questo caos, Azazel. E, nel caso che
la
situazione non si sia ancora risolta al mio ritorno, ne riparleremo.
Ora, per
cortesia..sparite tutti. Ho una missione da portare a
termine!”.
Kanon
scosse la testa, trovando lo zio demone mezzo spaparanzato sul
divanetto rosso
del salotto, sigaretta accesa di sbieco in bocca ed una mela a fianco,
con cui
giocherellava con la coda.
“Non
dovresti fumare” lo rimproverò “Non con
un polmone danneggiato”.
“Farti
i
cazzi tuoi, mai?” sbottò Lucifero, dopo una
boccata di fumo.
“Era
per
dire. Se vuoi crepare, fai pure”.
“Non
sarà
una sigaretta ad uccidermi..”.
“Ah,
questo
è sicuro”.
“Più
probabile il veleno di Drakonta. Ma a questo non vi è
rimedio, dico bene?
Perciò lasciami in pace”.
“Mihael
sta
discutendo con un altro angelo..”.
“Sì,
ho
visto. È quello scassa cazzi di Camael. Tanto carino e
servizievole lui, ma
quanto rompe!”.
“Non
pensi
che Mihael debba tornare in cielo?”.
“Assolutamente
sì. Ma conosco mio fratello e non sarà
tartassandogli i coglioni che lo
convinceranno. Piuttosto..è vero che Keros ha respinto
Asmodeo? Lo hai visto?
Com’è andata?”.
“Non
c’è
molto da dire. Asmodeo è venuto qui e pensavamo tutti fosse
comparso per
verificare le tue condizioni ma si è mostrato piuttosto
aggressivo. Ha
minacciato di ucciderti. Anzi..ci ha provato proprio! Per fortuna Keros
era
nella stanza e lo ha fermato. È stata una bella scena
perché, alla fine, nel
loro concitato e furioso scontro, Asmodeo si è ritrovato
alla gola la lancia di
Mihael, impugnata da Keros”.
“Asmodeo
è
uno dei demoni più potenti
dell’inferno..”.
“Lo
so. Ma
Keros è un Dio. Ah..dimenticavo che tu non hai visto quel
che ha fatto”.
“Un
Dio?!”.
“Una
specie. Non saprei spiegartelo. Ad ogni modo, Asmodeo gridava che
avrebbe
ucciso te, insultandoti in varie maniere, e poi avrebbe staccato la
testa a
Mihael ed al suo figlio bastardo. Era fuori di sé”.
“E
Keros
come lo ha fermato?! Asmodeo furioso è una creatura che solo
io riesco a
domare..”.
“Senti..non
ci ho capito molto. So che ad un certo punto Asmodeo è
finito in terra e Keros
gli ha ordinato di andarsene. E Asmodeo ha fatto uno strano segno con
la mano”.
Lucifero
mosse il braccio destro, quello dal lato sano e non intaccato da
Drakonta, e
compì un gesto vicino al petto, chiedendo se il demone
avesse compiuto proprio
quel movimento. Kanon annuì.
“È
un gesto
di sottomissione” spiegò Lucifero “Lo
compiono i demoni quando non vogliono
essere uccisi dal loro avversario e ne riconoscono la
superiorità. Asmodeo..ha
fatto tale segno dinnanzi a me. E solo dinnanzi a me. Keros..come ci
è
riuscito? È così potente?”.
“Lo
capirai
quando lo rivedrai. Non scervellarti troppo..”.
Il
diavolo si
passò una mano sugli occhi, infastidito. Non riusciva
proprio a sopportarli!
Erano così grandi e chiari! Sembrava strafatto e vedeva
strane ombre, riflessi
e luci. Ma forse era solo effetto del veleno..
Eris
entrò
nella stanza, sorridendo ad entrambi, ed andando a sedersi sul
divanetto.
Lucifero la fissò con disapprovazione ed arricciò
la coda.
“Come
stai
oggi?” domandò lei e lui alzò un
sopracciglio “Puoi anche rispondermi..”.
“Non
hai un
altro posto per sederti, donna?” storse il naso il demone.
Lei
allungò
la mano ed afferrò la mela con cui Lucifero stava giocando,
dandole un bel
morso. Kanon sorrise a quella scena e decise che forse era meglio
lasciare i
due da soli, nonostante le proteste del diavolo.
“Sai..”
commentò Eris “La mia mela, la mela
d’oro della discordia, doveva andare alla
più bella. E sai a chi è andata?”.
“A
Venere.
Tutti la conoscono quella storia”.
“Esatto.
A
Venere. Alla stella del mattino..non è questo uno dei tuoi
nomi?”.
“Continuo
a
non capire cosa tu voglia da me..”.
“Dici
di
non meritare la mela per il più bello?”.
“Suvvia,
Eris.
Non prendiamoci in giro. La meritavo quando ero un angelo, il
più bello degli
angeli, perfetto sotto ogni aspetto. Non ora..con il corpo pieno di
cicatrici e
questo sguardo assurdo. E questi capelli, che non stanno da nessuna
parte
ultimamente!”.
“La
perfezione è noiosa. L’ho sempre
pensato”.
“Anch’io..”.
“Per
i
capelli..basta pettinarli! Io ti trovo bellissimo”.
“Pure
io mi
trovo bellissimo. Sono in molti a pensarlo..anche se ora questi occhi
non li
sopporto..”.
“Mi
ricordi
mio fratello Ares..”.
“Scherzi?!”.
“No,
per
niente. Penso anzi che sia stato proprio questo a spingere Sophia fra
le sue
braccia. Lei voleva te, ma non poteva e così..”.
“NO!”
sibilò Lucifero, scansandosi “Bella, parliamo di
ciò che vuoi ma NON di mia
sorella, chiaro?!”.
“Va
bene..scusa..comunque non ti giudico mica. Anche a me piace mio
fratello. E tu
ci somigli..e mi piaci”.
“Questa
la
vedo come una cosa piuttosto offensiva, sai? Io non somiglio a quella
capra
ignorante ed irascibile di Ares!”.
“Ah
no?”.
“Stronza..”.
“Mio
fratello ed io, secondo una versione dei fatti, non siamo stati
concepiti nel solito
modo ma generati da nostra madre, in seguito al suo tocco su un fiore.
Dicono
sia il pruno selvatico o altro ancora, non ha importanza. Quel che
voglio dire
è che siamo nati da una divinità soltanto. Mio
fratello non è mai stato molto
amato dagli altri Dei, ed è per questo che è
esiliato e non vive sull’Olimpo. E
sai perché è stato esiliato? Perché
è stato beccato ad amoreggiare con
Afrodite, una donna sposata di cui è follemente innamorato
da sempre ed a cui
pensa sempre nonostante i millenni passati. È un guerriero
temibile ma a volte
il suo pessimo carattere e la sua irruenza lo portano a dire o fare
cose
sconsiderate. Non trovi una certa somiglianza?”.
“No.
Ma
anche se fosse..è perché gli Dei non hanno
inventiva e ripetono sempre le
stesse storie dall’alba dei tempi!”.
Eris
sorrise, ghignò. Si chinò sul demone, che la
fissò perplesso. Ma che mai voleva
quella femmina? Cosa serviva stare tanto appiccicati? In quel momento,
con il
veleno di Drakonta che bruciava e la ferita che ancora lo tormentava,
non aveva
proprio voglia di avere rapporti interpersonali di qualsiasi tipo, per
quanto
la sua natura fremesse. Avrebbe recuperato appena possibile..
“Ero
tanto
preoccupata per te” mormorò Eris.
“Perché?”.
“Non
lo so.
Ma lo ero. Vederti sveglio mi fa molto piacere”.
“Non
vedi
l’ora che sia di nuovo in grado di saltarti addosso,
vero?”.
“Anche..”
rise lei “..ma non solo per quello..”.
Con
la
mano, passò sul petto del demone, che sobbalzò
per il dolore.
“Ti
ho
fatto male?” parlò, mortificata, la Dea della
discordia.
“Sì”
ammise
lui, con un sussurro “Fallo pure tutte le volte che
vuoi..”.
Eris
alzò
gli occhi, sfiorando il volto di Lucifero e dandogli un bacio. Il
demone non
comprese del tutto quel gesto ma non poteva farci niente: ultimamente
non
capiva più nulla!
Lunghissimo
e faticosissimo. Chiedo perdono per
gli scontri “concisi” ma questa storia si sta
protraendo ben oltre il previsto
e non volevo divulgarmi troppo. E buona pasquetta!