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Autore: ombra_di_cenere    28/03/2016    1 recensioni
Hidan è in "astinenza da piacere" provocato dai sacrifici.
Ripensando alle emozioni che i suoi rituali gli accendono dentro, si trova a pensare a Kakuzu in modo diverso dal solito.
Scoprirà che non solo i suoi sacrifici sanno procurargli certi piaceri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hidan, Kakuzu | Coppie: Kakuzu/Hidan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“Che giornata di merda!”
È proprio stata una giornata di merda.
Abbiamo camminato tutto il giorno senza mai incontrare nessuno,quindi, senza fare nessun sacrificio.
È da tre fottutissimi giorni che non sacrifico nulla a Jashin. Ora mi odierà; ma la cosa più fastidiosa è che sono tre fottutissimi giorni che non provo un briciolo di piacere!
È così bello quando, durante la cerimonia, sento il dolore sciogliersi e diventare piacere che scorre nelle mie vene. Il sapore metallico del sangue e i lamenti della mia vittima mi immergono in un'atmosfera meravigliosa, quasi da sogno e quando si aggiunge il dolore, mi sento benissimo.
Ma ora mi sento nervoso, irritato; ogni piccolo dettaglio che osservo mentre camminiamo mi da fastidio. Mi da fastidio il rumore ritmico dei passi di Kakuzu, mi irrita la vista dei piccoli animali che scappano alla nostra presenza e mi disturba immensamente il ticchettio metallico della mia falce.
Sento che sono al limite, tra poco non mi controllerò più.
Camminare nel bosco per due giorni interi mi sta facendo impazzire.
Stringo i pugni e conficco le unghie nei palmi; stringo per tagliarmi ma non ci riesco, nulla da fare.
Mi arrabbio, voglio un po' di piacere! Anche solo un briciolo! Non ne posso più! Se riuscissi a graffiarmi o a tagliarmi, proverei un brivido di piacere che potrebbe calmarmi un pochino. Ma non posso prendere la mia arma e iniziare a tagliuzzarmi al pelle, godendo davanti al mio socio.
Decido che devo distrarmi, ma come? 
Purtroppo non posso sacrificare Kakuzu, ho dovuto firmare uno stramaledetto contratto che mi impedisce di usarlo come sacrificio.
“Che testa di cazzo sono stato! Non avrei dovuto accettare!”
Inciampo in una radice e picchio l'alluce, provo solo dolore e niente piacere; la mia resistenza e il mio autocontrollo svaniscono in una frazione di secondo.
-Ma porco Jashin! Cazzo! Non ne posso più! Basta, basta, basta!
-Spiegami che problemi hai? - Kakuzu si ferma, guardandomi male, come sempre.
-Ma porca merda! Son due gironi che camminiamo! Non sacrifico nulla da tre! Sto impazzendo! Ti ammazzerei se potessi!  - mi prendo la testa tra le mani, picchio un piede  a terra per la rabbia. Mi sento nervosissimo, potrei avere un attacco di rabbia mista a violenza e psicopatia che potrebbe essere difficile da fermare perfino per lui.
-Hai problemi... Anche seri. - Kakuzu mi guarda dall'alto, con un sguardo annoiato quasi.
-Sarai normale tu, bastardo! Mi fai camminare per giorni senza fare un fottutissimo sacrificio! Devo sfogarmi! Cazzo voglio uccidere qualcuno!
-Siamo arrivati, idiota! Smettila di fare lo schizzato e ricomincia a camminare.- Kakuzu riparte e io lo seguo tremando di rabbia. Stringo il mio ciondolo tra le dita, devo calmarmi. Provo a controllare il respiro, ma porca troia no! Devo uccidere! Voglio del sangue! Voglio sacrificare qualcuno! Voglio godere!
Dentro sento una guerra: una parte di me dice che devo calmarmi e l'altra pensa solo al piacere che mi danno i sacrifici.
Cammino rigido, ho un ciuffo davanti agli occhi che mi sfiora il naso. Il mio respiro è irregolare, pesante.
Mi controllo a stento  mentre seguo il mio compagno di squadra idiota, imprecando ad ogni sasso che vedo per terra. 
Arriviamo ad un laghetto con l'acqua chiara e dei sassi sul fondo e lungo la riva. Io continuo ad imprecare ad ogni sasso che vedo. Dal lago, a sinistra, parte un fiumiciattolo che prosegue verso valle. La mia attenzione viene attirata dalla cascata che rumoreggia alla mia destra. È questa che forma il lago: non molto alta, quasi cinque metri, e ampia all'incirca tre.
L'acqua forma una parete omogenea e continua che si infrange formando della schiuma bianca.
Vedo che Kakuzu si avvia verso al cascata, lo seguo sempre rigido e nervoso.
“Ma dove cazzo sta andando sto idiota!?!”
Dietro la parete d'acqua si nasconde una grotta. Per un secondo riesco a pensare che è un luogo molto bello, poi però sento il rumore della cascata e ricomincio a dare di matto.
-Ma che cazzo di rumore fa!? Santo Jashin come si fa a stare qui?!
-Adeguati, ci fermiamo qua per la notte psicopatico!- Kakuzu è, come sempre, gentile e di poche parole. La sua voce ,già roca di natura, viene resa ancora più bassa dalla maschera che gli copre la bocca. Penso che mi da fastidio non vederlo in volto. Penso che mi irrita immensamente la sua calma e lo scroscio ininterrotto dell'acqua è impossibile da sopportare!
Sento che sono nervosissimo, teso. Mi devo sfogare , ma non ho nessuno da usare come sacrificio. Devo uccidere! Decido, anche se non sarà lo stesso che con le persone, di sfogarmi con alcuni alberi
 
 
-Lavati! Puzzerai!- Kakuzu è gentile come sempre con me. Parla da dietro il muro d'acqua, proprio dove sto andando.
-Puzzerai te stronzo!-Però devo ammettere che sono sudato, e non poco. Ho distrutto dodici alberi nel giro di cinque minuti anche se ho provato a farli durare, visto che non voglio deforestare la zona.
-Io mi sto per lavare imbecille!- Vedo Kakuzu che butta il mantello dell'organizzazione a terra.
Lo imito, dopo aver appoggiato la mia arma alla parete di roccia irregolare. Il mio mantello è umido di sudore, che schifo!
Però ne è valsa la pena: ora sono meno nervoso.
L'umidità della caverna mi avvolge, facendomi venire la pelle d'oca sul petto scoperto.
Kakuzu si sfila la maglia nera, mi sta voltando le spalle. La sua schiena è piena di segni neri, cicatrici lunghe e cuciture. Non gliel'ho mai detto ma sono un po' geloso delle sue cicatrici; solo un poco!
Lui può portare i segni del suo dolore, delle sue battaglie; io no. Io mi rigenero sempre velocemente e non rimane nessuna traccia su di me.
Però il mio corpo almeno non è tutto deturpato, direi che va bene così.
Se mi rimanessero delle cicatrici per ogni sacrificio che facessi, non avrei più un centimetro di pelle intoccata.
I mie sacrifici... Oh quanto mi piace fare sacrifici,quanto ci godo!”
Non esiste nulla di appagante quanto sentire il dolore diluirsi nel sangue, diventando piacere. Sento le labbra accennare un sorriso leggero al ricordo dell'adrenalina delle cerimonie.
Osservo Kakuzu che si toglie i pantaloni, mentre mi sfilo i sandali; ha delle mutande nere.
Improvvisamente mi sento strano. Sento un brivido lungo la schiena che non è dovuto all'umidità. Il mio sorriso si amplia.
“Che cazzo mi prende?!?”
L'associare i pensieri del piacere dei sacrifici alla vista di Kakuzu non mi fa bene, per niente! Oh mio Jashin che ho?!
Mi volto subito e mi levo i pantaloni, rimanendo in mutande. Sono arancioni, le mie preferite.
Sacrifici... quel brivido di prima somigliava a quelli che mi scuotono all'inizio dei rituali.
Ma com'è possibile che Kakuzu provochi in me la stessa reazione...?
Lo spio da dietro una spalla: si è tolto la maschera e ha lasciato sciolti i capelli neri sulla schiena. Saranno morbidi come i miei? Ho voglia di toccarli. Continuo a sorridere leggermente, osservandolo.
“Ma che cazzo sto pensando!? Che minchia ho ?!”
Ritorno a concentrarmi su di me: devo spogliarmi, fare il bagno, puzzo!
“Hidan riprenditi cazzo!”
Sento un rumore, guardo verso al cascata. Kakuzu è sotto la cascata e la usa come se fosse una doccia. Da fuori entra una luce aranciata, dev'essere il tramonto.
Sento ancora un fottuto brivido percorrermi e non va bene, per niente, visto che si nota l'effetto nelle mie mutande.
“Ommerda! Nonono stai giù!”
Lui si volta di schiena a mi perdo a guardarlo; so che non va bene ma, cazzo, non posso farci nulla! È come durante le cerimonie, non riesco a fermarmi!
I capelli bagnati arrivano fino a metà schiena, continua a scuoterli; sembra tenerci alla sua chioma.  La luce del sole lo colora con delle sfumature rossastre che mettono in risalto la sua pelle abbronzata. I tatuaggi circolari intorno ai polsi e alle caviglie si confondono con le cicatrici scure.
Capisco che devo andare pure io a lavarmi; finisco di spogliarmi e vado sotto l'acqua. Provo a non guardarlo; però è difficile. Siamo abbastanza vicini. Le sue spalle sono larghe e la sua figura si assottiglia leggermente alla vita. Poi...Poi wow! Che lato B!
“Hidan! No, che cazzo mi prende?! Basta! Devo smetterla!”  
Decido di mettermi sotto l'acqua per distrarmi e rischiarirmi la mente.
-Porci atei! È congelata! - non riesco a trattenermi.È freddissima, terribile. Mi viene la pelle d'oca, stringo i pugni e mi mordo il labbro. Inizio a strofinarmi i capelli; guardo Kakuzu, ancora voltato di schiena.
Mi sono abituato alla temperatura dell'acqua, ma ancora uno stramaledetto tremito mi scuote.
“È tutta colpa sua!”
Per rilassarmi inizio a graffiarmi il collo. Passo le unghie cercando di ferirmi, così da provare un po' di piacere. Continuo ad osservarlo, mentre il mio indice tartassa la mia pelle.
Dopo poco sento che inizio a rilassarmi. Il dolore dei graffi mi calma; sospiro, contento di aver avuto giusto un po' di piacere. Alzo la testa chiudendo gli occhi e lasciando che l'acqua mi scorra sul viso.
Sento che si muove, ha finito ed è tornato verso il centro della caverna.  Si avvia verso un lato dove c'è una specie di piazzola per il fuoco. Non me n'ero nemmeno accorto prima.
Si inginocchia e con una tecnica accende un fuocherello. Le fiamme gli illuminano il viso; mettono in risalto le cicatrici a lato della bocca. Dai capelli neri scivolano delle gocce d'acqua .
Mi sposto da sotto la cascata avviandomi verso di lui. Ormai non posso fare nulla per nascondere gli effetti dei mie graffi e della sua vista sul mio corpo.
Faccio finta di niente, dopotutto non è al prima volta che lo vedo nudo.
Però è la prima volta che mi fa quest'effetto...
“Oh Jashin che mi prende?”
Porto una mano alla mia collana, l'ho tenuta al collo pure mentre mi lavavo.
Kakuzu osserva le fiamme, mentre io osservo lui. Strizza i capelli così da togliere l'acqua di troppo; io pettino i miei all'indietro come sempre. Delle ciocche argentee però mi ricadono ancora ai alti del viso. Ci rinuncio.
Tiene gli occhi chiusi mentre scorre le dita tra i capelli, per togliere gli eventuali nodi.
Mi sento scaldare dall'interno; faccio un respiro profondo e distolgo lo sguardo da lui, puntandolo sul sole che tramonta. La parete d'acqua increspata rende tutto confuso, ma si riesce a distinguere il cerchio del sole che sta per svanire all'orizzonte.
-Sei proprio invasato! Nemmeno a lavarti te la levi dal collo!- Kakauzu ha parlato all'improvviso, facendomi trasalire. Lo guardo inarcando un sopracciglio; non capisco a cosa si riferisce. Lui accenna verso di me con la testa.
La mia collana, non mi ero accorto di aver continuato a rigirarmela tra le dita.
-Problemi col mio dio ?
-Sono tante stronzate! E tu ci credi come un coglione! - dice alzandosi e spostando i capelli dietro le spalle.
-Stronzate?! Jashin è reale! E si vendicherà! Ignorante ateo bastardo!

-Non ho paura di una leggenda inutile come il tuo dio! - Kakuzu fa un sorriso storto, come se si stesse divertendo a farmi arrabbiare.Ad un tratto non sento più la calma di prima, non penso più al piacere dei graffi e dei sacrifici. Sento al rabbia che si riaccende e mi slancio verso di lui per picchiarlo.
-Muori stronzo! Nessuno insulta Jashin in mia presenza! - lo spingo per le spalle fino a sbatterlo con la schiena contro la parete di roccia. Con un braccio gli premo il collo e con l'altro gli blocco una mano contro il muro.I suoi occhi scintillano, divertiti dalla mia reazione. È più alto di me quindi devo alzare la testa per fissarlo con lo sguardo più cattivo che so fare.
-Forza! Prova ad uccidermi, piccolo religioso! - mi dice in tono di scherno, le cicatrici ai lati della sua bocca si accorciano a causa del sorriso stronzo che mi fa.Ringhio dalla rabbia, i suoi occhi verdi mi osservano dall'alto. Sento il suo respiro addosso e mi vengono dei brividi in pancia.
Mi irrigidisco più di prima. Mi rendo conto della posizione in cui siamo: schiacciati l'uno contro l'altro, senza i vestiti addosso.
Dei ciuffi di capelli bagnati gli ricadono sul viso, continuo ad osservarlo ma non più con rabbia. Ormai sono perso; come nel bel mezzo di un rituale, non capisco più nulla. La rabbia si è sciolta, diventando confusione.
Brivido, contatto, piacere.
Faccio questo ragionamento e ho finito di usare la testa. Mi guida l'istinto, la voglia di provare quel piacere che lui, come i sacrifici sa darmi.
Mi lancio contro di lui, appoggiando le labbra sulle sue. Aspettavo una reazione negativa e violenta, uno schiaffo o un pugno. Invece risponde al mio tocco, seguendomi nel contatto. Lo bacio in modo aggressivo, vorace. Col braccio libero mi avvolge la schiena tirandomi più vicino. Premo più forte sulle sue labbra, gliele schiudo e sento al sua lingua. È caldo; giochiamo veloci, violenti. Ogni tanto mi morde un labbro, io lo graffio per risposta. Gli mollo il braccio prendendolo per il collo, graffiandolo un po' e passando le mani nei suoi capelli umidi.
Mi sento percorso da un'infinità di brividi, sento lo stomaco contorcersi dal piacere. È come durante i rituali, mi sento vivo, pieno di energia.
Mi graffia la schiena; gli mordo la lingua .
Il suo corpo contro il mio è caldo, sento i muscoli muoversi e tendersi mentre fa scorrere le mani su di me: dalla spalle fino in fondo. Stringe, mi graffia, sempre mantenendo unite le nostre labbra. Il suo respiro si unisce al mio. Le mie mani scorrono sul suo petto, sento le sue cicatrici ruvide scorrere sotto le mie dita. Mi alzo in punta di piedi per avvicinarmi ancora di più a lui. Kakuzu mi prende per i fianchi e ribalta velocemente le posizioni. In un secondo mi trovo io con la schiena contro il muro. La parete è fredda, inarco la schiena per non toccarla, ma lui mi spinge contro mentre passa la sua bocca sul mio collo. Mi morde, passa la lingua calda sulla mia pelle. Le mie mani sono sulle sue spalle, anche queste piene di cicatrici. Con una mano mi tiene una guancia scorrendo il pollice su e giù; con l'altra mi accarezza gli addominali, graffiandomi leggermente ogni tanto.
Il respiri sono affannati, mi lascio sfuggire il suo nome; la mia voce è più roca del solito, è un sussurro confuso.  Arriva con le labbra alla mia catenella, la segue, scendendo verso il ciondolo lasciando dei baci leggeri sulla mia pelle. Quando arriva al triangolo appoggia la punta della lingua al centro della figura, sulla mia pelle.
I brividi non smettono mai di percorrermi, sono tutto un fremito. Kakuzu continua a scendere, in ginocchio ormai. Appoggia la bocca al mio ombelico; mi fa il solletico con la lingua. Ho gli occhi chiusi, non capisco più nulla. Mi sembra di tremare; lo chiamo con un sussurro, mentre gioco coi suoi capelli. Lui mi prende una mano, allacciando le nostre dita.
Mi sbagliavo, un rituale non mi da queste sensazioni. Almeno non così forti.
Sento che Kakuzu stringe più forte la mia mano, si allontana dalla mia pancia per andare altrove più in basso. Appena ricomincia a toccarmi, mi sento sciogliere. Lo chiamo infinite volte, provo ad avvicinarlo sempre di più a me. Mi sento scottare, lui è caldo. Continua a tenermi al mano, io gli tengo i capelli.; sono morbidi come pensavo.
È l'ultimo pensiero che riesco a formulare, poi mi perdo in un universo di piacere, calore, brividi e Kakuzu.
 
 
 “Che caldo!”
  Non so quanto ho dormito, però sento che sto morendo di caldo. Ma non capisco perchè...
   Appena mi riprendo un attimo dal sonno capisco tutto.
  Kakuzu è dietro di me. Mi sta abbracciando, allacciando le sue mani appena sotto i miei pettorali. Io ho un braccio sotto la testa e una mano a tenere le sue. Siamo coperti da un mantello e un altro è appoggiato a terra. Sento che respira profondamente, tranquillo. Sorrido.
Sento il suo cuore battere contro la mia schiena, lui è caldo.
Ho alcuni capelli in faccia, soffio per spostarli ma mi ricadono ancora sugli occhi. Mi ricordo dei suoi capelli, di lui in generale.
“ Oh, mio Jashin! Altro che sacrifici ...”
Cerco il mio ciondolo seguendo la catenella; non lo trovo perchè è tra le sue mani.
Mi muovo un po' , quel tanto che basta per riuscire a girarmi nel suo abbraccio e trovarmi faccia a faccia con lui. Fa un mugugno, è sveglio. Sorride leggermente e apre per metà gli occhi, vedo delle scintille verdi. Lo guardo con un sorriso sornione, inarcando un po' un sopracciglio. Lui richiude gli occhi, soffiando leggermente. Il suo respiro è caldo. Rimango ad osservarlo; le cicatrici al lati della bocca sembrano più arcuate del solito. Passo una mano sulla sua guancia sfregiata, passando il pollice sulle cuciture sottili. Mi avvicino lasciandogli un bacio sulle labbra; poi inizio a seguire i suoi tagli riempendoli di baci leggeri e lenti.
-Sai, potrei abituarmi ad un buongiorno del genere... - la sua voce è bassa, ha parlato aprendo metà occhio e sorridendomi. Gli faccio l'occhiolino, lui mi stringe di più dietro la vita e ci baciamo.Non è un bacio violento come quelli di ieri, è più dolce, lento. Prendiamo tutto il tempo che volgiamo per scoprirci e assaporare ognuno il sapore dell'altro.
E proprio come ieri mi perdo nelle emozioni che mi regala, svelando una parte di me che non sapevo esistesse.




ANGOLO SCRITTRICE: heilà! Voi cari lettori non immaginate quanto mi senta problematica-pervertita- psicopatica dopo aver scritto questa FF! Spero che vi sia piaciuta!!! Vi prego non prendetemi per pazza ma ho provato a entrare nella testa di Hidan... Per quanto lo ami devo ammettere che è un tizio strano! ;)
 grazie per il tempo dedicato alla lettura!
critiche , insulti e recensioni sono ben accette! 
un bacio 
              Ombra
 
 
 
   
 
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