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Autore: Bellatrixdulac    28/03/2016    1 recensioni
"L’ultimo figlio della morte bisognerà allora trovare
Colui che il Caos nel mondo è destinato a riportare"
Cassandra e Alexander sono due normali ragazzi nati e cresciuti in famiglie comuni. Durante una crociera, però, uno strano uomo si presenterà da Alexander raccontando di un mondo di cui lui sembra essere solo una piccola parte. Questo è solo il preludio, per i due ragazzi, all'evento che cambierà per sempre le loro vite e che li trascinerà in una realtà di dei e mostri, poteri e, soprattutto, pericoli, pericoli che non arrivano dai nemici ma dagli alleati in teoria più fidati...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Luke Castellan, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Percy Jackson
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cassandra & Alexander e gli dei dell'Olimpo'
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 Cassandra rotolò sul letto e finì distesa sulla parete alla quale era appoggiato.
La nave si era piegata facendo diventare le mura il pavimento e viceversa.
Cassandra pensò ad uno tsunami, ma era assurdo.
Forse avevano preso uno scoglio, ma se fosse stato così la nave sarebbe affondata, non si sarebbe capovolta.
C’era un’altra possibilità, ma…
No, non poteva essere.
I mostri marini non esistevano e soprattutto non esistevano quelli creati dal suo cervello mentre dormiva.
Il pezzo di carta nella sua tasca si fece più pesante e una sensazione di gelo si insinuò dentro di lei.
Cosa aveva a che fare il naufragio con la sua poesia?
Aveva imparato a fidarsi del suo istinto, ma ora il suo istinto stava dicendo cose troppo assurde.
Doveva trovare i suoi genitori… e poi?
Lei sapeva nuotare discretamente bene, anche se lo sport dove se la cavava meglio era il basket, ma di certo se fossero rimasti imprigionati nella nave non sarebbe servito a niente.
Dovevano prendere una scialuppa, ma con la nave per metà affondata metà delle scialuppe erano inutilizzabili.
E poi c’ era un altro problema da considerare: come si sarebbe mossa per la nave ribaltata?
Era già abbastanza difficile muoversi per la nave posizionata nella maniera corretta e di certo sui pavimenti non si aprivano delle porte, si sarebbe dovuta buttare nelle sale o arrampicarsi.
Riuscì a raggiugere la porta saldando sul tavolino e il comò ammassati sul letto.
I suoi riflessi le suggerivano dove mettere il piede e quando saltare, ma appena riuscì ad aggrapparsi allo stipite della porta sentì la nave che veniva scossa.
La visuale si capovolse ancora e lei finì stesa a terra.
Come era possibile che la nave cambiasse posizione da sola?
Forse se un mostro gigantesco l’aveva afferrata….
No, non poteva permettersi di pensarla così.
Corse fuori dalla sua cabina e cercò una cartina della nave.
I suoi dovevano essere in infermeria, soprattutto in un momento del genere.
Svoltò un paio di corridoi e riconobbe quello che portava al poligono.
A cosa le sarebbe servito un arco e una faretra contro un maremoto?
Il suo istinto l’aveva consigliata bene fino a quel momento, e se non fosse stato un maremoto…
Il poligono era completamente sottosopra.
Pistole e scatole di munizioni ostruivano l’ingresso e Cassandra fu costretta a spingerle via dall’entrata per avanzare.
Corse alla zona riservata al tiro con l’arco ma non trovò nulla.
Saltò il muretto entrando nella zona delle arti marziali e trovò l’arco e diverse frecce sparse per terra.
Si guadò attorno nel tentativo di individuare un faretra ma in quel caos era inutile provarci.
Esaminò sotto il tavolo dell’angolo bar, che si era spostato al centro della stanza, e trovò altre sei o sette frecce e uno zaino dove mise i dardi.
Infilò lo zaino in maniera tale da riuscire a trovare le frecce e strinse l’arco nella mano destra.
Era troppo grande per lei, ma era sicura che il suo talento innato l’avrebbe aiutata.
Individuò l’uscita che portava sul ponte esterno, sul lato di dritta.
Da lì sarebbe stato più facile trovare l’infermeria.
Passò accanto alla zona riservata al tennis.
C’erano palloni, attrezzature e oggetti vari sparsi per tutta l’area, tanto che dovette saltare delle reti da pallavolo arrotolate che ingombravano il corridoio trai due campi da tennis.
Passando accanto al campo da squash sentì qualcosa battere sul vetro.
Incoccò una freccia e si voltò di scatto.
Una donna, probabilmente un’istruttrice, era rimasta bloccata sotto degli scatoloni pieni di pattini, probabilmente entrati dalla porta.
Cassandra doveva trovare i suoi genitori, ma non poteva neanche lasciare quella donna a terra.
Corse alla porta in vetro del campo da squash, che era stata bloccata da un tavolo da ping pong rotolato di traverso.
Cercò di spostarlo, ma era troppo pesante.
La nave continuava a ondeggiare, come se qualcosa la stesse colpendo sul lato di sinistra.
Stava perdendo tempo, ma non voleva abbandonarla.
Tornò sui suoi passi e decise di rompere il vetro.
Colpì il vetro con la punta dell’arco due o tre volte prima che si crepasse e a quel punto lo finì con un calcio.
Il vetro andò in frantumi e Cassandra saltò nel campo e liberò la donna dalle scatole.
-Come ti senti?-chiese Cassandra.
-La gamba, penso di essermela rotta…-
Cassandra imprecò in una lingua che non conosceva.
O meglio, di certo non era inglese, ma aveva capito quello che aveva detto…
La dislessia le aveva giocato sempre brutti scersi e forse lo stress la stava peggiorando, si disse.
Cassandra non era troppo alta, ma aveva sviluppato molta forza nella braccia tirando con l’arco, cosa che le permise di sollevare la donna.
Avrebbe portato la donna alle scialuppe di salvataggio e poi sarebbe tornata a cercare i genitori.
Il lato di dritta era tutto bagnato per essere stato immerso in mare quando la nave era stata capovolta.
La Principessa Andromeda II venne scossa da un altro scossone e, a causa del pavimento bagnato, Cassandra e la donna per poco non finirono in mare.
La ragazza riuscì ad aggrapparsi al parapetto e a mantenere dentro l’istruttrice.
Corse scivolando e cercando di non farsi portare via dagli scossoni per diversi metri, quando vide un gruppo di persone che cercavano di far scendere una scialuppa.
Evidentemente le cinghie e le corde erano state danneggiate dall’impatto con l’acqua.
Fece cenno ad un uomo di prendere la donna e poi decise di correre sul lato di sinistra per trovare i genitori.
Non riuscì a fare più di cento metri che, due passi davanti a Cassandra, cadde la cosa più orribile che la ragazza avesse mai visto.
Un gigantesco tentacolo bianco pallido e molliccio colpì il terreno di fronte a lei, frantumando la copertura in legno del ponte.
Aveva un diametro di un metro e proveniva dall’altra parte della nave.
Il cuore di Cassandra si fermò.
Non era possibile, doveva essere un sogno.
Chiuse gli occhi e scosse la testa due o tre volte per convincersi che quella cosa non fosse reale.
Poi il tentacolo si staccò dal ponte, facendo ondeggiare la nave.
Cassandra andò a sbattere contro la parete del corpo principale della nave.
Strinse l’arco nella mano per darsi coraggio e riprese a correre.
Appena svoltò vicino alla piscina si sentì svenire per la sorpresa e la paura.
Aveva superato il corpo della nave ed era finita sul ponte principale, dove poteva vedere cosa succeda sul lato di sinistra.
Il gigantesco Kraken dei sui sogni si stagliava sulla Principessa Andromeda II e la colpiva con i suoi tentacoli.
Alcuni tentacoli più piccoli colpivano delle persone, ma evidentemente nessuno si accorgeva della presenza del mostro.
Si stropicciò gli occhi, credendo di avere le allucinazioni.
Come era possibile che nessuno si accorgesse di quel mostro gigantesco?
Incoccò una freccia e la spedì nell’ orrenda bocca del Kraken diversi metri sopra di lei.
Non la vide andare a segno, anche se sapeva che doveva essere entrata nelle sue fauci, ma il mostro non parve nemmeno accorgersi del suo dardo, neanche un piccolo fastidio.
Il Kraken alzò uno dei suoi due tentacoli principali, grande quanto una ciminiera.
Quando il tentacolo impattò lo scafo, distruggendo la plancia, la nave affondò di alcuni metri nell’oceano, per poi rialzarsi, facendo finire tutti a terra.
Fu in quel momento che Cassandra vide la cosa più strana della sua vita.
 Angolo autrice
Per prima cosa grazie di cuore a chi ha letto e a chi ha commentato o lo farà nel futuro!
Oltre ai ringraziamenti ci tenevo a dirvi che questa storia è stata scritta un paio di anni fa (o almeno la sua trama) e che a quei tempi non avevo neppure letto Il Sangue dell’ Olimpo o solo parte della Casa di Ade. Mentre correggo la storia cerco di riportarla il più vicino possibile alla trama ideata da Rick per la fine del libro ma alcune cose non possono essere modificate: per esempio la morte dei personaggi o l’assenza di Will Solace ( :’( ). Ad ogni modo non temete spoiler sull’ ultimo libro perché, a quanto avete capito, non ci saranno. Spero che continuiate a leggere con lo stesso interesse di prima e grazie ancora per il supporto che mi avete mostrato e che spero continuerete a mostrarmi!
   
 
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