Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    28/03/2016    3 recensioni
“Sono qui su incarico del capo della polizia. E’ venuto a conoscenza dell’incidente autostradale, tra l’altro mortale di cui lei è stato la causa. A suo carico verrà avviato un procedimento da parte del comando generale di polizia, questo significa che lei è stato sospeso dal servizio, appena potrà consegnerà al suo superiore, il commissario Kruger, il tesserino, l’arma d’ordinanza e la patente di guida” (…) Ben restò per un attimo come paralizzato. Non credeva alle sue orecchie. La Schrankmann lo aveva sospeso dal servizio…e per quanto tempo? E perché? Allibito cercò con lo sguardo il suo capo, come in cerca di un aiuto che però non arrivò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de ‘il poliziotto e la bambina’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Confidenze pericolose
 
Era pomeriggio inoltrato quando Semir arrivò davanti al vialetto della piccola fattoria dove aveva vissuto Livyana, prima di diventare orfana.
La struttura, seppur non attualmente abitata, non era del tutto abbandonata o trascurata.
Spesso, gli aveva raccontato Ben, lui e la piccola venivano ad aprire le finestre, a curare un piccolo giardino ed un orticello che Livyana aveva voluto ‘in ricordo dei genitori’, ciò risultava in netto contrasto con i campi attorno rimasti desolatamente incolti.
Semir parcheggiò la BMW davanti al portico della casa, quindi scese e bussò alla porta.
Dopo qualche secondo riprovò, ma quando stava per estrarre dalla tasca dei jeans i suoi attrezzi per poterla forzare, questa si aprì.
“Ciao zio Semir” esordì triste Livyana aprendo piano l’uscio.
“Ti rendi conto che ci hai fatto spaventare a morte, scomparendo…” disse con tono severo il piccolo ispettore senza nemmeno salutare.
Il piccolo ispettore però non riuscì a finire la sua ramanzina, alla vista di una solitaria lacrima che stava rigando una guancia della piccola.
“Mi dispiace, non volevo…io…Ben non è un assassino…” poi scoppiò a piangere rifugiandosi tra le braccia di Semir.
“Dai coraggio, torniamo a casa e avvisiamo la dottoressa Kladden, è molto preoccupata…”
“Non volevo” ripeté disperata  “Ma so che Ben non può venire a scuola a parlare con la preside e se per colpa mia poi venisse scoperto, se venissero a sapere che è in quella clinica…avevo paura per lui, non sapevo cosa fare. Quando lo saprà si arrabbierà, magari non mi vorrà più con lui”
Semir strinse dolcemente la piccola poi asciugandole le lacrime cercò di rassicurarla “Ben ti vuole un bene dell’anima…” ma fu interrotto da Livyana.
“Scommetto che lo sa già, altrimenti tu non mi avresti trovato, solo lui poteva sapere che sarei venuta qui…adesso sarà preoccupato e …”
“Non ti preoccupare, avevamo immaginato che saresti venuta qua, gli ho detto che se non sentirà nulla entro un paio d’ore è perché ti ho ritrovata”
“Ma ora se la preside, se i servizi sociali…” balbettò tra i singhiozzi Livyana.
“Diremo che Ben aveva un importante corso di aggiornamento a cui non poteva mancare…”
“E se non ti dovessero credere?” disse imperterrita la piccola.
“Ehi, ma tu da che parte stai?” replicò Semir mettendosi le mani sui fianchi e aggrottando la fronte.
E sul volto della piccola comparve un piccolo sorriso.
“Dai torniamo a casa, ma prima passiamo sotto le finestre della clinica, Ben ci starà aspettando”
 
Intanto alla clinica ‘Raven’ si era conclusa la cena, Ben aveva mangiato di gusto, complice anche il fatto che poco prima attraverso le finestre del grande salone aveva visto in lontananza la BMW di Semir passare lungo la strada sterrata che costeggiava il grande edificio. In quell’occasione era riuscito anche a vedere di sfuggita Livyana che felice lo salutava.
Ben così decise, con la mente finalmente libera da brutti pensieri, di cercare di avvicinare Samantha.
 
La ragazza si era già diretta verso la sua stanza e il ragazzo pensò di raggiungerla.
La porta della camera era semiaperta, bussò e poi aprendola piano entrò.
“Ciao Samantha” esordì il giovane sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi.
“Ho aggiustato la tua radiolina…ascolta…” e dopo averla accesa per la stanza si diffusero le note di una dolcissima canzone.
La ragazza quando vide entrare Ben quasi si spaventò, ma quando sentì che la sua radiolina funzionava ancora si illuminò.
Ben si avvicinò per consegnargliela, ma la ragazza fece subito dei passi indietro.
“Non ti spaventare, non voglio farti del male” cercò di rassicurarla Ben.
“Ti va di fare due chiacchere?”
Samantha guardò Ben con aria perplessa, poi guardò di nuovo la radiolina che aveva in mano.
Il giovane se ne accorse, quindi gliela mise sopra il letto, fece alcuni passi indietro per consentire alla ragazza  di farne alcuni in avanti per poterla prendere.
Quando la ebbe in mano l’avvicinò subito all’orecchio facendo un enorme sorriso all’indirizzo di Ben, che ricambiò.
“Ci tenevi molto vero?” chiese dolcemente.
La ragazza fece di sì con la testa, per la prima volta se non con le parole, Samantha gli aveva risposto.
Ben allora continuò a parlarle, sempre con calma e sempre in maniera dolce e gentile.
“Sulla radiolina c’è un nome…Charlotte…è una tua amica?”
La ragazza annuì e immediatamente si rabbuiò sedendosi sul letto guardando il pavimento.
Ben si avvicinò un po’.
“Non c’è più qui…vero?”
La ragazza annuì di nuovo con la testa e dall’espressione che aveva in volto Ben pensò che tra le due donne ci fosse un forte legame, sapeva che ricordandole l’amica Samantha avrebbe potuto da un momento all’altro scoppiare in un pianto isterico, ma ciononostante tentò il tutto per tutto.
“Lo sai io l’ho conosciuta, o meglio un mio amico l’ha conosciuta…è un poliziotto”
La ragazza alzò lo sguardo guardandolo un po’ preoccupata.
“Perché quell’espressione? Non avrai paura dei poliziotti vero? Io ne conosco uno davvero forte, è buffo sai…è alto così…”
Ben si fermò all’altezza delle sue spalle e la ragazza aggrottò la fronte e il giovane colse l’espressione per proseguire la sua descrizione.
“Beh, forse hai ragione, dire ‘alto’ è un’esagerazione, io sono alto, lui sembra più un nano da giardino…” continuò questa volta mettendo le mani quasi una sopra l’altra.
E sul volto della ragazza comparve un sorriso.
“E poi dovresti vederlo quando estrae la pistola, leva la sicura con il ginocchio e se la deve riporre nella fondina, la fa roteare sull’indice come se fosse un cowboy, pensa una volta a carnevale  si è vestito da sceriffo, aveva la stella, il cappello…ha addirittura arrestato un cattivo con una pistola finta…”
Mentre raccontava di Semir, Ben scimmiottava un po’ il suo socio e la ragazza inaspettatamente cominciò a ridere di gusto.
Per il corridoio si sentivano le allegre, ma discrete risate della ragazza, e queste attirarono l’attenzione della dottoressa Zeller.
Ma Ben non se ne accorse e nemmeno la ragazza che continuarono a loro modo ad interagire.
“Sai io ho un segreto, ma te lo dico solo se tu me ne dici uno dei tuoi, che dici?”
Samantha guardò Ben e poi annuì di nuovo con la testa accennando anche un leggero sorriso.
La dottoressa Zeller appoggiata allo stipite della porta ascoltava curiosa “Forse quel ragazzo non è così male, potrebbe essere d’aiuto a Samantha” si ritrovò a pensare.
Intanto Ben continuava il suo discorso con Samantha.
“Se ti dicessi che anche io sono un poliziotto? Ho il distintivo, la divisa…tutto” ma nella descrizione tralasciò volutamente la pistola e le manette.
La dottoressa Zeller sempre sull’uscio si accigliò di colpo.
“Charlotte mi ha detto che hai visto morire un uomo, che è annegato in piscina…ti ricordi chi era?”
La ragazza subito aggrottò la fronte.
“Sì ti ricordi, lo vedo dall’espressione…era Stefan…Charlotte me ne ha parlato…hai visto che lo buttavano in piscina? E’ stato il dottor Raven?”
Samantha cominciò a singhiozzare e Ben le mise una mano sulle spalle e nel medesimo istante entrò la dottoressa Zeller.
“Che sta succedendo, cosa sono questi discorsi…Ben?”
La voce della dottoressa era severa, ma non parlò a voce alta. Vedeva Samantha sconvolta e non voleva spaventarla ulteriormente.
Samantha in lacrime si alzò dal letto e corse fuori dalla stanza disperata.
“Samantha aspetta…” cercò di fermarla Ben, ma fu bloccato dalla dottoressa che gli si parò di fronte, ed ora aveva un’espressione quasi furiosa.
“Ha visto cosa ha fatto? L’ha fatta scappare…” cercò di tergiversare Ben.
“Si può sapere chi è lei?” chiese dura afferrandolo per un braccio.
“Come chi sono io?” ribadì secco il giovane “Lo sa benissimo chi sono, quindi la smetta di fare domande assurde e mi lasci stare…” poi con uno strattone Ben si liberò della presa della dottoressa, velocemente lasciò la stanza, soprattutto per evitare ulteriori e scomode domande.
La dottoressa restò sull’uscio mentre decisamente accigliata vedeva la sagoma di Ben che si allontanava a grandi falcate.
Il giorno dopo la donna avrebbe messo al corrente di quanto accaduto, il dottor Raven, attualmente lontano dalla clinica per un impegno precedentemente preso.
Ora la cosa primaria era trovare Samantha.

La dottoressa stava percorrendo un lungo corridoio quando vide il fisioterapista,  il dottor Hermann che tratteneva quasi con forza Samantha.
La ragazza era spaventatissima, cercava di urlare, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono.
“Dottoressa…l’ho vista che cercava di uscire dalla struttura…”
“Cerchiamo di portarla in infermeria, le somministreremo un tranquillante per dormire. Domani tornerà il dottor Raven…”
“Ma cosa le è successo per scatenare …”
“Adesso non mi sembra il caso di discutere, dobbiamo agire e subito, per il suo bene”
E detto questo con l’aiuto del fisioterapista Samantha fu portata nell’infermeria poco distante da dove si trovavano i tre. Poi alla ragazza fu somministrato un sedativo, pochi istanti dopo la donna cadde in un sonno profondo.
 
Angolino musicale : I commenti li lascio a voi...Madonna  ‘Live to tell’(vivere per raccontare)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=IzAO9A9GjgI
 
Ho qualcosa da raccontare A volte è difficile nascondere bene Non ero preparata a cadere Troppo miope per capire i segnali Un uomo è capace di dire migliaia di bugie Ho imparato la mia lezione Spero di poter raccontare Il segreto che ho imparato, ma fino ad allora Vivrà dentro di me La verità non è difficile da scoprire L’hai tenuta nascosta bene Spero di poter raccontare Il segreto che ho imparato Avrò un’altra possibilità? Se scappassi non avrei mai la forza di Andare molto lontano Come potrebbero sentire il battito del mio cuore? Diventerà freddo Il segreto che custodisco diverrà vecchio? Come faranno a sentire quando capiranno? Come faranno a sapere?



 
 
 
  
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