-CAPITOLO
18-
La
macchina collegata al corpo di Allison iniziò ad emettere un
segnale che Elijah
non conosceva ma che non gli piaceva affatto.
Le
stringeva la mano da circa un’ora, seduto su una sedia
accanto al suo letto
dopo che i dottori avevano detto chiaro e tondo di non avere idea di
cosa
avesse, di non sapere cosa fare per aiutarla perché
clinicamente parlando, a
parte un po’ di pressione alta, non aveva niente che non
andasse.
L’Originale
li aveva fissati perplesso, poi aveva preso posto accanto a lei e non
si era
mosso di un solo millimetro. Che stupido era stato a non dirle come si
sentiva,
ora correva il rischio di non poterlo fare mai più.
Era
stato tentato di darle un po’ del suo sangue, giusto per
essere certi che anche
nel peggiore dei casi, e anche se diversa, avrebbe riaperto gli occhi
prima o
poi. Ma poi aveva pensato che sicuramente Allison non avrebbe gradito;
non
aveva niente contro i vampiri ma non voleva essere uno di loro.
Mi
piacerebbe morire un giorno,
anziana e nel caldo di un letto. Possibilmente circondata da amore, gli
aveva detto una volta. E lui capiva perfettamente.
Solo
che l’idea di perderla gli faceva paura.
“Che
sta succedendo?” chiese allarmato all’infermiera
che era entrata non appena il
bip di quella macchina era iniziato.
“È
in arresto cardiaco!” fu la risposta, terrificante, che
ricevette.
****
Allison
pensò che sarebbe svenuta. Di
sicuro il suo corpo avrebbe ceduto, crollando dopo settimane di tortura
come
quella.
La
sua aguzzina, Mina, faceva
le stesse cose ogni giorno; le portava un po’
d’acqua, qualcosa da mangiare e
poi le faceva male fin quando non era soddisfatta. Infine guariva
alcune delle
sue ferite e la lasciava sola, al buio e al freddo, in quella specie di
stanza
fino al mattino dopo.
Non
sapeva precisamente quanto
fosse passato da quando era stata presa, costretta a seguirla per
salvare la
vita di Elijah e di Hayley. Aveva perso il conto dopo le prime due
settimane ma
era sicura che fossero molte molte di più.
O
forse le sembravano tante
solo perché soffriva, barbarizzata da quella strega che non
l’aveva mai portata
da Iris, che l’aveva tenuta con sé, come un
giocattolo con cui fare ciò che
voleva, per fare pratica di quella magia oscura che sembrava
controllare
maledettamente bene.
“Non
capisco” mormorò cercando
di sollevare la testa. “Credevo che volessi consegnarmi a
Iris così da avere la
tua ricompensa. Eppure di lei non c’è traccia e
sono qui da quanto? Tre
settimane?”
La
buttò lì, sperando che la
donna ci cascasse e le dicesse esattamente quanto tempo era passato
dall’ultima
volta che aveva visto i suoi amici e con suo stupore lei glielo disse.
“Sei
qui da tre mesi” le rivelò
facendole sgranare gli occhi. “E sì, hai ragione;
volevo consegnarti ad Iris ma
questo era il piano prima di scoprire che fai comunella con i
Mikaelson. Ti
stanno cercando in lungo e in largo sai? Soprattutto il nobile Elijah
che non
ha perso la speranza, che non demorde. Peccato che non ti troveranno,
almeno
non fino a quando io deciderò che è il
momento.”
Allison
lasciò cadere il capo
in avanti, le braccia legate in alto con delle catene le facevano
terribilmente
male ma pensò che il fatto che riuscisse ancora a sentirle
dopo tre mesi di
agonia era un buon segno.
“Senti,”
le disse faticando a
tenere gli occhi aperti. “Io e i Mikaelson abbiamo molti
trascorsi quindi puoi
fidarti di me se ti dico che è meglio non averci niente a
che fare. Qualunque
cosa tu stia programmando di fare, qualunque ricatto tu stia
architettando…
finirà con te morta.”
“Oh
ma io voglio morire” disse
Mina girandosi per guardarla, passandole la punta di un dito su una
ferita
ancora sanguinante sul braccio. “E
rinascere…”
La
cacciatrice trattenne un
gemito di dolore. “Vuoi che ti trasformino in un
vampiro?”
“Voglio
che Klaus Mikaelson mi
trasformi in un ibrido e lo farà se userò te come
merce di scambio” fantasticò
la strega. “Vedi, volevo consegnarti a Iris e avere la mia
immortalità ma di
quella puttana non ci si può fidare e che tu viva o muoia
per lei non fa
nessuna differenza in fondo. Avrebbe ucciso te e forse anche me quindi
la tua
improbabile amicizia con gli Originali mi ha aperto la strada a nuove
possibilità. Capisci quello che intendo?”
“Capisco
che sei una pazza se
credi che il tuo piano funzionerà. Io e Klaus Mikaelson
siamo amici, è vero, ma
non cederà mai al ricatto di qualcuno. Neppure se la mia
vita è in pericolo.”
“E
che mi dici di Elijah? Io
credo che a lui importi. Sono certa che saprà persuadere il
suo bastardo
fratello ad esaudire ogni mia richiesta. Per salvarti la
vita.”
Allison
rise e facendolo scoprì
che il petto le faceva male. “Credi che solo
perché Elijah è un uomo nobile e
di parola che tiene a me si metterà a fare la lezione a suo
fratello dopo le
tue folli richieste? Sai, è un malinteso comune credere che
tutta la forza
degli Originali risieda in Niklaus… quello che molti non
sanno o fingono di non
sapere, è che in realtà Elijah Mikaelson
è il più forte tra loro, anche se il
più ragionevole. Non sfidarlo stupida che non sei altro
o…”
La
cacciatrice aprì gli occhi di improvviso, reclinandosi
all’indietro e infine
tornando dritta. Il cuore le batteva all’impazzata, Elijah
poteva sentirlo, la
macchina che prima suonava in modo strano lo segnalava a tutti gli
altri.
“Signorina
Morgan” la chiamò il dottore. Ed Elijah si rese
conto che non si era neppure
accorto di lui. “Si calmi, va tutto bene.”
Lei
lo fece, si guardò intorno e poi si calmò
chiudendo gli occhi per un attimo.
“Riesce
a sentirmi?” le chiese il dottore.
“Sì”
replicò lei in tono rauco. Riaprì gli occhi,
colmi di lacrime, e girò poco il
capo posando lo sguardo dentro quello di Elijah.
Lui
deglutì a vuoto, poi si mise a sedere su una sedia
passandosi una mano tra i
capelli.
“Cosa
ricorda?” chiese ancora il dottore accendendo una piccola
lucina. “Segua la
luce.”
“Vuole
che segua la luce o che risponda alle sue domande?”
sbottò Allison infastidita
da tutta quell’ansia che percepiva intorno.
“Entrambe
le cose, se ci riesce.”
Lei
seguì la lucina con lo sguardo mentre rispondeva.
“Ricordo che ero insieme ad
alcuni amici, in una palestra e poi ho avuto un terribile mal di testa,
la
vista mi si è annebbiata e… e basta. Non ricordo
altro. Può smetterla con
quella luce? Mi fanno male gli occhi.”
“Visto
che sembra star bene” il dottore annuì sorridendo
e appuntando qualcosa sulla
cartella, poi la guardò. “la lascio col suo
fidanzato per un attimo e vado a
prenotarle alcuni esami, torno subito.”
L’uomo
lasciò la stanza seguito dall’infermiera e solo
allora Elijah le si avvicinò.
“Stai
bene?” le chiese cercando di apparire calmo.
“Sto
bene” confermò lei con un gesto del capo.
“Tu stai bene? Sei pallido… non
sapevo neppure che i vampiri potessero impallidire.”
L’Originale
fece un grosso respiro, poi le prese il viso tra le mani e la
baciò con
dolcezza.
“Mi
hai spaventato” le sussurrò staccandosi solo per
un attimo. Per poi baciarla di
nuovo. “Stai davvero bene?”
Allison
annuì poggiando le mani sulle sue. “Lo
giuro” gli disse. “Ora puoi portarmi via
da questo posto? Non ho bisogno di altri esami, mi sento
bene.”
“Non
se ne parla” le fece sapere lui quanto più
risoluto poteva. “Lascerai questo
posto solo quando il dottore dirà che puoi.”
La
donna sospirò amareggiata.
“Elijah…”
“Allison…”
“E
va bene!” esclamò lei. “Posso almeno
avere dell’acqua?”
L’Originale
le sorrise allungando la mano per afferrare il bicchiere, quando glielo
diede
lei gli sfiorò le dita con le proprie e cercò il
suo sguardo.
“Sto
bene, davvero” mormorò piegando la bocca in un
sorriso. “Te l’ho detto, non
vado da nessuna parte.”
Elijah
avvicinò il viso al suo per baciarla di nuovo, quando le
loro labbra si
staccarono fece un grosso respiro guardandola negli occhi.
“Ti amo, Allison.”
Allison
lo fissò sorpresa, poi lo baciò di nuovo.