Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Grimilde Deveraux    29/03/2016    0 recensioni
Questo è un racconto a cui sono molto affezionata, non c'è un vero e proprio motivo per cui ho deciso di pubblicarlo, forse solo il fatto che adoro il protagonista e che in questo periodo mi sto concentrando molto su di lui e su altri racconti che lo riguardano...
"Non c’è niente di meglio, donne, alcol e soldi. Questa sì che è vita" e il suo migliore amico lo guardò facendogli l’occhiolino: "Devo ricordarti che quella che hai tra le braccia è mia sorella?" commentò Jason con un sibilo mentre l’altro baciava avidamente le labbra della sua ragazza
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La prima cosa che vide quando riaprì gli occhi fu il suo amico con la testa sanguinante che ancora gli penzolava accanto.

Dovevano aver preso una buca o roba simile dal momento che erano capottati in una scarpata, cercando di muoversi per slacciarsi la cintura Jason fu colto da un tremendo dolore al braccio e alla spalla destri, guardando poi la posizione innaturale del suo gomito capì di esserselo rotto.

<< Deus…Deus… >> e scuotendo l’amico cercò di farlo rinvenire, ma il suo corpo ormai senza vita si muoveva come quello di un fantoccio di pezza:<< Maledizione Deus! >> poi sapendo bene che cosa sarebbe successo se qualcuno avesse scoperto dei problemi di droga del suo amico Jason toccò nelle tasche della sua tuta con la mano sana alla ricerca di un accendino; Amadeus fumava e aveva sempre un accendino con sé, c’era una sola cosa che poteva fare per preservare la sua memoria proprio come lui avrebbe voluto.

Allontanandosi il più possibile dall’auto accese la fiamma dell’accendino e avvicinandola ad una piccola pozza di benzina lì accanto rimase a guardare mentre il fuoco divampava e l’auto bruciava, poi infilandosi l’accendino nero nella tasca della giacca si sdraiò a terra fingendosi privo di sensi mentre attendeva l’arrivo dei soccorsi.

 

Charlton, una settimana dopo

<< Oggi siamo qui riuniti per commemorare la scomparsa di Amadeus Kyle, un ragazzo che ci ha lasciato troppo presto, ma che ci ha lasciato facendo quello che amava. Le corse erano la sua vita come lo erano la sua famiglia e i suoi amici… >> le parole del pastore erano esattamente quelle che Jason si era aspettato, la sua piccola messinscena aveva retto alla grande e lui era stato visto solo come il fortunato superstite di quella tragedia.

Non aveva dovuto sforzarsi nemmeno troppo per spiegare com’era uscito dall’auto, aveva dato la colpa allo shock e all’adrenalina e quindi se l’era cavata alla grande.

La sola cosa che gli spezzava il cuore era vedere sua sorella e la sorella di Amadeus piangere per quella morte ingiusta.

Soffermandosi più del dovuto a guardare Trish Jason si trovò a desiderare di essere accanto a lei per poterla stringere tra le braccia e asciugare le sue lacrime, detestava vederla soffrire e ora ad appena diciassette anni era totalmente sola, Amadeus era la sua sola famiglia se non si contava l’anziana zia che li aveva cresciuti, ma che ora era troppo vecchia per prendersi cura di una ragazza alle soglie della maturità.

<< Jason…Jason stai bene? >> e la voce di Gwen lo fece voltare verso sua sorella che si era rannicchiata accanto a lui cercando di non piangere:<< Sì, sto bene. Stavo solo pensando a Trish >> Gwen alzò gli occhi sulla giovane che sedeva sulla panchina davanti a loro:<< Sì, non oso immaginare come possa stare >> buttò lì lei fingendo una calma che lui sapeva bene sua sorella non provava.

Gwen era innamorata di Deus, pazzamente innamorata e sebbene lui all’inizio non avesse accettato quell’unione conoscendo il carattere volubile dell’amico alla fine era stato costretto ad ammettere che con lui Guinevere sembrava davvero felice; se solo Deus non fosse stato così idiota da lasciarsi tentare dalla dipendenza da oppiacei forse le cose sarebbero andate diversamente.

Poi ricordandosi che era stato lui a lasciarlo guidare quel giorno, nonostante sapesse che l’amico non era del tutto lucido, Jason rammentò nuovamente a sé stesso la sua colpa e zitto nel suo dolore si punì per quello a cui mai avrebbe potuto porre rimedio.

 

Ranch degli Anderson, presente

<< Jason Charles Anderson ti sembra questo il modo di presentarti qui? >> e suo padre lo guardò con le braccia incrociate sul petto:<< Che cosa c’è? Sono qui, non era quello che volevate? >> commentò lui biascicando piano e sfidando apertamente Rylan:<< Jas ma che ti succede? Sei ubriaco… >> e sua madre lo guardò con gli occhi pieni di preoccupazione:<< Sto bene mamma, ho solo bevuto qualche goccetto durante l’aperitivo >> << Sei sbronzo razza di imbecille! >> e Ray prese il figlio per un braccio trascinandolo nella camera di Jason di quando era bambino:<< Lasciami! Non ho dieci anni, non puoi dirmi cosa fare >> suo padre lo guardò rabbioso e trattenendosi a stento dalla voglia di strangolare quell’idiota di suo figlio:<< Solo perché hai l’età per bere non vuol dire che tu debba ubriacarti sistematicamente ogni volta >> << Io non mi ubriaco ogni volta paparino…e sono comunque lucido, ho solo bevuto un paio di birre con gli amici >> << Non ti muovere da qui, non osare venire di là conciato così, è il compleanno di tua madre e vorrei che tu fossi sobrio e lucido quando le farai gli auguri e l’abbraccerai, quindi fattela passare! >> poi proprio come se suo figlio fosse tornato adolescente Rylan si avvicinò alla porta chiudendosela dietro lasciandolo solo.

 

Mentre se ne stava solo seduto sul letto Jason ripensò alla sera prima, era andato al party della sua scuderia…non ne aveva molta voglia, ma sarebbe sembrato strano se il primo pilota non avesse fatto almeno una comparsa per il bene degli investitori che amavano sentirlo parlare dell’adrenalina che ti sale quando prendi una curva a 300 all’ora o di cosa si prova a tagliare per primi il traguardo.

La serata era stata noiosa come ogni altra, ma lui ormai ci aveva fatto l’abitudine; sorrideva, salutava, conversava un po’ e appena possibile spariva solo o in compagnia per tornarsene nel suo buco di periferia.

<< Jas va tutto bene? >> sentendo la timida voce di sua sorella lui alzò gli occhi:<< Ciao Gwenny…sto bene >> lei fece una smorfia al nomignolo con cui lui la chiamava fin da piccoli, poi avvicinandosi si sedette sul letto accanto a lui:<< Hai bevuto di nuovo? >> lui guardò la sorella esasperato:<< Non ho problemi con l’alcol, sto bene >> << È il compleanno di mamma e tu sei ubriaco, ho sentito papà che urlava >> << Papà esagera >> lei gli strinse la mano guardandolo negli occhi:<< Si preoccupa per te…esattamente come tutti noi >> vedendo la sorella che lo guardava con tanto affetto lui si sentì tremendamente in colpa, in parte era colpa sua se Amadeus non c’era più e sua sorella era sola e senza l’uomo che l’amava al suo fianco:<< Perché ti preoccupi per me? >> a quella domanda assurda lei lo guardò come se fosse pazzo:<< Sei mio fratello, ti voglio bene >> Jason restò in silenzio per un istante, poi forse a causa delle cinque birre che aveva in corpo diede voce ai demoni che lo tormentavano:<< Hai mai pensato che sarei dovuto morire io al posto di Deus? >> << Che cosa? >> e gli occhi di Gwen espressero in un attimo tutta l’angoscia che avrebbe provato se lui fosse morto:<< Hai mai desiderato che fosse stato Deus a salvarsi? >> lei lo abbracciò stretto passandogli una mano nei capelli biondo scuro:<< Ho sempre voluto che vi salvaste entrambi, non avrei mai barattato la sua vita con la tua, non posso pensare che avrei potuto perdere anche te, non l’avrei mai sopportato >> << Mi dispiace Gwenny…davvero mi dispiace…tu e lui… >> lei si asciugò in fretta le lacrime accarezzando la guancia del fratello:<< Non ci pensare più ok. Ormai è passato tanto tempo, dobbiamo andare avanti e qualsiasi cosa succeda io ti vorrò sempre bene, hai capito? >> poi alzandosi in piedi e porgendo la mano al gemello aggiunse:<< Andiamo di là? Mamma ti aspetta per pranzare >> Jason fece spallucce:<< Papà mi ha messo in castigo >> lei gli strinse la mano:<< Sai controllarti benissimo, dai vieni >>

 

Di nuovo solo al volante della sua Grancabrio quella sera Jason si ritrovò a pensare a com’era cambiata la sua vita in quegli anni: dopo l’incidente la scuderia gli aveva proposto di prendere il posto di Deus come pilota, ma deciso ad allontanarsi il più possibile dall’ombra ingombrante del suo amico lui aveva rifiutato entrando nel circuito della Formula 1.

A sua madre era venuto un colpo quando glielo aveva detto, ma quella era la sola cosa che aveva trovato per stare bene, sentire la velocità e il rischio erano il solo modo in cui poteva tenere sotto controllo la paura e i ricordi.

Una volta di nuovo nel soggiorno di casa lui fissò la bottiglia di whisky che campeggiava sul tavolo del soggiorno, era già a metà e probabilmente prima della fine della serata l’avrebbe finita.

Alzando poi gli occhi sulla foto di lui e Amadeus alla loro prima vittoria prese un bicchiere e versandosi una generosa dose di liquore aggiunse:<< Alla tua vecchio bastardo >> ed ingollando il superalcolico in poco più di un sorso prese di nuovo la bottiglia in mano.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Grimilde Deveraux