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Autore: Meramadia94    29/03/2016    1 recensioni
Viene commesso un omicidio e non è una cosa insolita per il piccolo Conan, ma stavolta è diverso, in quanto ogni prova ed ogni indizio da come colpevole una persona molto importante per il detective Takagi.
Il piccolo detective dovrà dimostrare la sua innocenza, malgrado tutto converga contro di lei e nulla pare riuscire a scagionarla.
Genere: Angst, Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Nuovo personaggio, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Dopo l'operazione che aveva subito, Sakura era stata portata nel reparto di terapia intensiva del Beika Central Hospital.
Ormai era il tramonto. Il primo tramonto che vedeva Sakura come una donna libera da quando aveva messo piede a Tokyo, ma era anche il primo tramonto a vederla  distesa, perfettamente immobile, con il solo movimento del petto che si alzava e si abbassava quando respirava, in un letto con le sbarre ai lati, le braccia distese lungo i fianchi, un ago nell'avambraccio destro, ed un tubo in bocca fissato con il nastro adesivo.
L'unico rumore della stanza era il bip, continuo e stressante dell'elettrocardiogramma.
Sato non aveva mai avuto molta simpatia per gli ospedali, fin da quando era piccola. Non era mai stata una bambina fifona che odiava i dottori e le loro iniezioni, ma quel posto non le era mai piaciuto più di tanto.
Suo padre era morto in ospedale dopo essere finito sotto un camion per salvare la vita ad un rapinatore ed era deceduto su una brandina del pronto soccorso di quello stesso ospedale...
La prima persona che aveva davvero amato con tutta se stessa, era esplosa come un petardo la notte di Capodanno proprio per impedire che quello stesso ospedale saltasse per aria...
Ma ultimamente aveva cominciato a riconsiderare quel posto.
In fin dei conti... poco tempo prima, in quell'ospedale, aveva dato un sospirato, sognato ed agognato bacio all'uomo che aveva saputo prenderla per mano, pazientemente e con perseveranza, anche quando lei ritraeva con forza la mano, e che l'aveva fatta uscire dall'inferno di solitudine e dolore che l'attanagliava.
Il minimo che poteva fare, quindi, era occuparsi un po' della sorella dell'amato, anche se stare in ospedale la metteva a disagio.
Ogni tanto le scostava una ciocca di capelli dalla fronte, come se sperasse che al minimo tocco la ragazza aprisse gli occhi di scatto e si svegliasse.
Si sentiva così in colpa per quanto era accaduto... era stato un attimo. Stavano scortando Sakuragi in manette per portarlo alla centrale e metterlo sotto torchio, e senza che nessuno potesse fare niente per impedirlo, prima ancora che qualcuno riuscisse ad accorgersi delle intenzioni del colpevole, questi aveva preso la pistola d'ordinanza di Wataru ed aveva fatto fuoco contro Sakura.
Erano in cima alle scale e la ragazza a causa del colpo che l'aveva presa in pieno aveva perso l'equilibrio, volando di sotto.
A quel punto lo aveva messo al tappeto con una mossa di judo, ma ormai il danno era stato fatto.
Malgrado il sonno initerrotto, era palese la sofferenza che in quel momento provava. Non si era mai chiesta se una persona in coma fosse in grado di sognare, ma in quel momento sperava con tutto il cuore che il sonno di quella ragazza non fosse tormentato dagli incubi come lo era stato la notte che aveva passato in ospedale dopo essere praticamente svenuta in centrale.
O per lo meno... sperava che il sonno di Takagi, in quel momento fosse tranquillo...
Sempre che avesse eseguito l'ordine del loro superiore che gli aveva intimato di andare a casa e riposarsi.
Decise di chiamarlo, per stare più tranquilla... ma poi ci ripensò.
Probabilmente a quell'ora stava dormendo, crollato dalla stanchezza... in fin dei conti il colpevole era stato catturato, Sakura scagionata, tecnicamente il suo lavoro in quel caso era finito.
Cosa mai avrebbe potuto fare?

'' Spiegami ancora una volta...''- sbuffò Shiratori con un'espressione tutt'altro che felice arrivando davanti alla porta del detective Takagi, seguendo a ruota il collega Chiba che si astava apprestando ad aprire la porta con le chiavi che aveva trovato nella tasca della giacca del collega -'' Come mai, tra noi due, dovevo portarlo proprio io a spalla?''
Era andata proprio così.
I due agenti avevano riaccompagnato a casa il collega, e durante il tragitto il poliziotto si era addormentato profondamente.
Shiratori gli aveva dato due pacche per cercare di svegliarlo, ma non ci fu verso. A quel punto, non era rimasta che la scelta di prenderlo in spalla a portarlo fino a casa.
'' Scusa, ma non è colpa mia se a morra cinese sei una schiappa.''- fece Chiba entrando nell'appartamento del collega.
'' Sto solo dicendo che magari, potevamo svegliarlo, il tempo di salire le scale...''
'' Dai, volevi svegliarlo proprio adesso che è tranquillo?''- chiese Chiba guardando il collega con l'espressione che dava ad intendere che se solo ci avesse provato, anche se era Shiratori quello con il grado più alto, l'avrebbe arrestato all'istante.
Shiratori d'altro canto aveva pronta la risposta -'' Parli facile tu... è più pesante di quanto non sembri!!!''- si lagnò l'ispettore -'' perchè non gli consigli della lattuga, ogni tanto?''
Riconosceva che quel caso era stato stressante per tutti loro, ma che per il loro collega era stato molto più complicato gestire la  tensione dato che fino all'ultimo nessuno avrebbe potuto assicurargli con certezza matematica la parte che aveva avuto la sorella in quella brutta storia, e che quindi adesso era un bene che si godesse un po' di calma e tranquillità...
Ma diamine, con tutti i condomini di Tokyo, proprio nell'unico in cui l'impianto dell'ascensore era rotto da mesi, doveva abitare?
Chiba soffocò una risata pensando -'' Dev'essere il karma, amico mio...''
Quando riuscirono a portarlo in camera da letto, l'ispettore Shiratori distese il collega sul letto e Chiba gli mise addosso una coperta che aveva trovato nell'armadio.
Non aveva fatto una piega malgrado gli spostamenti che aveva subito dalla macchina di Shiratori al letto di casa sua.
Evidentemente doveva essere più stanco di quanto non avesse voluto ammettere in quella specie di settimana di fuoco
E anche il fatto di aver donato da pochissime ore una sacca di sangue non migliorava le cose.
Era molto sollevato dal fatto che adesso quella sorta di inferno in terra fosse finito e che il colpevole avrebbe pagato per quanto aveva fatto a Yuky, al suo collega e anche alla povera Sakura.
'' Penso che andrò in ospedale a vedere come sta...''- formulò ad alta voce.


'' E voi che ci fate qui?''- fece l'agente Sato nel vedere i colleghi Chiba e Shiratori nella stanza di Sakura.
'' Passavamo di qui dopo aver portato a casa il bell'addormentato ed abbiamo pensato di venire a trovarla...''- fece Shiratori riferendosi al collega che era crollato dal sonno.
Sato li guardò con aria interrogativa.
Chiba e Shiratori erano stati in centrale per tutto il giorno ad occuparsi del caso, e Takagi aveva preso un taxi per andare a casa dopo che l'ispettore Megure gli aveva ordinato di andare a riposarsi un po'... com'era possibile allora che fossero stati i due colleghi a riportarlo a casa?
'' Come mai l'avete accompagnato a casa? Aveva preso un taxi da qui...''
'' Ce lo siamo trovato davanti quando abbiamo sospeso per un attimo l'interrogatorio con Sakuragi...''- spiegò Shiratori -'' Stava cercando di ritrattare e ci aveva avvertito che in tribunale si sarebbe discolpato asserendo che Sakura era stata rilasciata perchè era la sorella di un nostro collega e siamo usciti per non prenderlo a ceffoni.''
Perchè si lo ammetteva. Venendo da una famiglia molto ricca gli era stato inculcato l'auto controllo e la disciplina fin da quando aveva memoria, e con il passare degli anni aveva migliorato sempre di più il suo essere calmo e tollerante davanti a tutto, ma quel giorno aveva sentito l'impellente bisogno di abbandonare l'interrogatorio altrimenti era certo che avrebbe detto o fatto qualcosa che avrebbe quasi certamente invalidato la confessione di Sakuragi e quindi compromesso l'indagine.
Aveva già chiesto scusa a Takagi per il modo in cui gli aveva scatenato contro tutta la squadra investigativa, credendo che Miwako fosse Sumiko, ed il collega gli aveva assicurato che erano a posto... ma se avesse ceduto alla tentazione di dare a quell'individuo spregievole un colpo sul naso, i giudici c'avrebbero messo lo stesso tempo impiegato da una moneta a raggiungere il suolo dopo essere stata lanciata in aria, per dire che la confessione non poteva essere considerata valida con il sospetto che fosse stata ottenuta con la forza.
Ed in quel caso... le conseguenze sarebbero state disastrose.
'' E Takagi ci ha portato un assegno piuttosto cospicuo firmato da Sakuragi, a beneficio del secondo avvocato penalista più in gamba della città. L'aveva nascosto tra la pubblicità.''- spiegò Chiba.
'' Allora il detective Goro aveva ragione... il suo intento era incastrare Fuemoto con l'accusa di omicidio per farlo poi difendere... voleva essere certo che non fosse il concierge a pagare per il suo reato.''- fece Sato.
L'aveva studiata proprio bene... aveva rubato l'arma del delitto e fatto in modo che uno dei suoi dipendenti non avesse un alibi dimostrabile per l'ora del delitto, programmando fin dal principio di farlo difendere da un avvocato che sapesse fare il suo lavoro... non si meravigliava però che non avesse scelto il primo avvocato della città.
L'avvocato più in vista di Tokyo era la moglie del detective Goro, una donna molto intuitiva oltre che incredibilmente abile nel suo lavoro. Per quanto volesse dimostrare la sua estraneità ai fatti, sarebbe stata una mossa troppo azzardata contattare proprio Eri Kisaki. Troppo azzardata e troppo pericolosa.
'' Già.''- fece Shiratori -'' poi Takagi l'ha affrontato e lo ha fatto confessare per la seconda volta. E stavolta abbiamo registrato tutto.
Non importa cosa dirà o farà in tribunale... le prove parlano chiaro.''
'' Già...''- fece Sato riportando la sua attenzione su Sakura ancora priva di conoscenza -'' spero solo che non debba rispondere di duplice omicidio.''
'' Le sue condizioni sono davvero così gravi?''- fece Chiba preoccupato.
'' Il dottore ha detto che è normale data l'operazione che ha subito...''- spiegò Sato -'' ma se entro ventiquattro ore non si sveglia, potrebbe riportare veramente dei danni al cervello.''
I due agenti ebbero un fremito di paura dopo quelle parole.
'' Takagi non ce l'ha detto...''- fece Chiba.
'' Perchè non lo sa.''- spiegò Sato -'' il medico me l'ha detto quando è venuto a controllare l'elettrocardiogramma.''- ripensandoci, forse avrebbe dovuto fargliela quella telefonata... per prepararlo all'idea  che sua sorella potesse anche morirci in quel letto d'ospedale o che nella migliore delle ipotesi, se si fosse svegliata, la sua vita non sarebbe più stata la stessa.
Ma forse era meglio così... era già abbastanza preoccupato per conto suo. E magari... lo avrebbe fatto preoccupare per niente.
Sakura avrebbe potuto riprendere i sensi da un momento e l'altro, e magari sarebbe stata benissimo.
E poi dalle parole dei due colleghi, intuiva che in quel momento il fidanzato era sprofondato nel mondo dei sogni... svegliarlo proprio ora che era tranquillo e rilassato, per dirgli che forse sua sorella non ce l'avrebbe fatta... e magari ciò non si fosse avverato, era una crudeltà.
Potevano solo aspettare e pregare.
In quel momento, la figura distesa sulla brandina iniziò a mugulare.
Sato scattò in piedi e sui volti dei tre poliziotti si dipinse un'espressione mista di paura e speranza.
'' Restate con lei, vado a cercare un medico!''- urlò Sato fiondandosi fuori dalla stanza, pregando con tutto il cuore che al suo ritorno la ragazza fosse sveglia e che il medico li rassicurasse dicendo che era finita e che sarebbe stata bene.
Ciò che le era successo l'avrebbe segnata per moltissimo tempo, ma portarsi dietro qualche cicatrice era sempre meglio che perdere la vita.
'' Coraggio Sakura... coraggio. Devi vivere, capito? Per tuo fratello.''

Il medico accorse immediatamente quando la poliziotta gli comunicò che Sakura aveva dato segno di volersi svegliare, ma quando entrambi furono di ritorno nella stanza della ragazza, questa era ancora in coma.
Il medico la visitò in presenza dei tre poliziotti che non sapevano bene cosa aspettarsi.
'' Bene... le pupille si contraggono al contatto con la luce e risponde agli stimoli esterni e dolorosi.''- in quel momento Sato e i suoi colleghi ripresero a respirare.
Stava migliorando. A piccoli passi, ma il miglioramento era tangibile.
Presto si sarebbe ripresa del tutto.

  
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