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Autore: Sakurina    01/04/2009    9 recensioni
Sakura sparisce, in una piovosa giornata di fine inverno. I problemi con la matrigna, il cuore spezzato misteriosamente da Sasuke, dietro alla sua fuga. Ino si sente inquieta, e comincia ad essere perseguitata da strani incubi legati alla scomparsa dell'amica. Ma Sasuke è troppo occupato dai suoi problemi familiari per accorgersi della scomparsa di Sakura, fino a quando degli inquietanti indizi cominciano a fargli intendere la verità. E presto Shikamaru si unirà alla sua ricerca...
[SasuSaku][ShikaIno]
A zia Eleanor, buon compleanno! *O*
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Prologue

A zia Eleanor per

Il suo compleanno.

Perché è la zia migliore del mondo,

una scrittrice fuori di testa,

un’amica che c’è sempre.

 

 

Prologue

 

Correva.

Semplicemente, affannosamente.

Correva.

Da poco, forse meno di mezzora, ma la pioggia che le colpiva la pelle, fredda e violenta, le faceva pesare quella fuga il doppio di quanto sarebbe pesata normalmente.

La visuale era ridotta, rendendo l’orizzonte davanti a lei cupo e confuso, proprio come la percezione del suo futuro in quel momento.

Improvvisamente, la sagoma di un piccolo edificio si fece spazio fra la foschia umida, e Sakura tirò un sospiro di sollievo: finalmente aveva raggiunto la piccola stazione del suo paesello, la porta verso la libertà, verso una nuova vita; la chiave per voltare pagina una volta per tutte.

Si avvicinò alla biglietteria, bagnata fradicia, guadagnandosi un’occhiataccia perplessa da parte dell’impiegata.

-“Sì?”- domandò quella, scrutando la ragazza dai capelli rosa tremante di fronte a sé.

-“Un biglietto…”-

-“Per dove?”-

-“…la stazione più lontana?”-

-“Beh signorina, da questa stazione è già tanto se raggiunge la città: da lì avrà treni per ogni destinazione.”- spiegò la donna, masticando rozzamente un chewing-gum, mentre scrutava curiosamente quella strana ragazzina dall’aria spaesata.

-“Va bene, un biglietto per la città, allora.”- concluse Sakura, con un profondo sospiro di rassegnazione.

Inspirò a fondo e si avventurò sui binari, riparandosi sotto la piccola tettoia al di fuori della stazione.

Si strinse nel suo cappottino striminzito e fradicio, cercando – inutilmente – di riscaldarsi. Tremava come una foglia, e i denti le battevano contro la sua volontà, mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle per via del freddo e dell’angoscia.

Quella giornata fredda, uggiosa e piovosa era proprio l’ultima cosa che le serviva. L’unica cosa positiva era che tutti erano chiusi in casa e nessuno si sarebbe accorto della sua folle corsa.

Era scappata di casa da meno di un’ora, e già stava soffrendo per quella fuga.

Ma doveva farsi forza, ormai era in ballo e doveva ballare – anche se portarsi dietro un ombrello sarebbe stata una bella idea, ma come sempre doveva fare la parte dell’eroina di b-movie.

Come se il freddo non fosse abbastanza insopportabile di suo, il tabellone del treno si illuminò, rivelando ben dieci minuti di ritardo.

Sakura sbuffò pesantemente, chiudendo gli occhi e piegando le labbra in un broncio sofferto, deterrente delle lacrime che la imploravano di fuoriuscire.

La ragazza scosse la testa con forza, dissuadendo se stessa dall’idea di tornare a casa e mollare quell’impresa; e, come se fossero passati solo pochi secondi, lo schiaffo che Tsunade le aveva mollato in pieno viso qualche ora prima prese a pulsare nuovamente, con forza rinnovata e forse più dolorosamente di prima. E poi tutta quell’altra serie di ricordi, che non c’entravano nulla con quella sberla, ma che la sofferenza aveva richiamato nella mente della ragazza per ricordarle che sì, doveva scappare.

Ed improvvisamente, un  bagliore accecante colpì le iridi smeraldine di Sakura, portandola a scostare lo sguardo immediatamente, infastidito.

Incuriosita, la ragazza si voltò nuovamente verso il muro di fronte a sé, per capire da dove fosse giunta quella strana luce, e finalmente le apparve davanti: alta, immensa, maestosa. La vecchia fabbrica abbandonata si stagliava come un enorme e minaccioso dinosauro nel cielo grigio e fosco, parendo un’ombra irraggiungibile e terribilmente spettrale.

Era sempre stata lì, vicino alla stazione, da ancora prima che Sakura nascesse; era lì quando Sakura, Naruto e Sasuke tornavano a casa insieme dalle medie; era lì quando lei e Ino andavano a passeggiare mangiandosi il loro gelato d’estate; era lì quando Sakura era entrata in stazione, ma se ne accorgeva solo ora, come se fosse stata un dettaglio irrilevante dello sfondo. La fabbrica era lì davanti a lei, oltre il muro della stazione, e uno strano bagliore, come un riflesso, brillava da una delle sagome indefinite delle finestre attraverso la pioggia. Sembrava quasi un riflesso di specchio, fatto appositamente per richiamare la sua attenzione. Del resto, non c’era un raggio di sole in quella giornata perché quell’effetto ottico potesse ricrearsi naturalmente.

Qualcuno aveva richiamato l’attenzione di Sakura, qualcuno la invitava a raggiungerlo, qualcuno la necessitava in quella lugubre giornata di fuga. Qualcuno che probabilmente non aveva una folta chioma corvina pettinata alla perfezione, né dei magnifici occhi di onice, ma che importava?

Cosa ci facesse qualcuno all’interno di quella fabbrica abbandonata da un secolo, Sakura non se lo chiese. Bastò l’annuncio dell’ulteriore ritardo del treno, salito a venti minuti, e un nuovo scintillio di specchio a conquistarla definitivamente.

Certo, poi anche l’immagine di Sasuke che si allontanava in moto con Karin sulla sella posteriore – così avvinghiata a lui - aveva contribuito a far attraversare quei binari deserti a Sakura, a farle scavalcare il muro di separazione, verso quello che poteva essere considerato un pericolo mortale quasi certo. Ma che importava?

A nessuno importava nulla di lei – a Sasuke non importava di lei – perché a lei avrebbe dovuto importare qualcosa di se stessa?

 

 

 

 

Pieces of Mirror

&

Sorrow of Dolls

 

 

 

 

 

1. Pieces of Mirror

 

Era strano. Non ricordava come, ma improvvisamente, tutto il mondo davanti ai suoi occhi aveva perso colore, svanendo in una coltre bianca ed evanescente. La pioggia, la finestra, la visuale al di là di essa, si erano fusi insieme nei suoi occhi di cielo d’estate, ipnotizzandola, rapendola. Fu assordata da un fischio lontano, un sibilare di vento, quasi un lamento agognato. Una sensazione ben strana, ma per niente nuova…

-“Ino? Ehi, Ino?”-

La ragazza scosse lievemente la testa, sbattendo velocemente le palpebre e ritornando in sé, come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno.

Guardò stranita il ragazzo in piedi davanti a lei, che la sovrastava con la sua sproporzionata altezza.

-“Cosa c’è?”- le domandò Shikamaru, inarcando un sopracciglio mentre la scrutava perplesso.

-“Come? Sei stato tu a chiamarmi!”- contestò Ino, ancora stordita.

-“Lo so, ma ti ho vista persa. Tutto okay?”- chiese nuovamente il Nara, con cipiglio scettico.

-“Sì, solo che…”- s’interruppe la biondina, scrutando la pioggia oltre la finestra –“…ti ricordi quand’ero piccola e…”-

-“E mi prendevi a pugni?”-

-“Sì, cioè no… nel senso… sai quando mi capitava di… di vedere delle cose…”- iniziò Ino, con tono insicuro, aggrottando lo sguardo e concentrandosi sulle gocce di pioggia.

-“Di visioni ne hai sempre avute molte, Yamanaka…”- la sbeffeggiò Shikamaru, divertito –“…sicura di star bene? Magari sei meteoropatica!”-

-“Ehi Shikamaru, sbrighiamoci o perdiamo il pullman.”- si lamentò Temari, che aspettava il ragazzo appoggiata all’entrata del bar, con braccia conserte e sguardo irritato.

-“D’accordo, arrivo. Ino, vuoi che ti accompagno a casa?”- le domandò l’amico, questa volta tradendo un’ombra di apprensione sul volto.

-“No, sto bene. Sarò senz’altro meteoropatica… sai, questi temporali mi increspano sempre i capelli e mi fanno diventare isterica.”- sforzò un risolino Ino, dissimulando la propria apprensione per tranquillizzare l’amico.

-“D’accordo, Ino. Ci sentiamo questa sera.”- la salutò lui con un cenno, svanendo insieme a Temari fuori dal bar.

Ino sbuffò, tornando a fissare la pioggia al di là della finestra. Per la prima volta, si accorse che da quel tavolo del bar si poteva scorgere l’inquietante sagoma della fabbrica abbandonata in lontananza.

 

 

Ino entrò nel palazzo, sbuffando pesantemente. Salì le scale con apatia, lo sguardo perso, e quando vide la porta dell’ascensore chiudersi, vi si lanciò di getto, riuscendo ad infilarsi prima che le porte si chiudessero.

Non appena si voltò per vedere con chi era rinchiusa, si pentì amaramente di aver fatto quello scatto. Sasuke Uchiha la fissava con aria parecchio infastidita, attaccato alla parete opposta dell’ascensore, le braccia conserte al petto, i capelli madidi che parevano quasi blu sotto la luce troppo forte dell’abitacolo.

Ino deglutì, appoggiandosi alla parete di fronte a lui, scrutandolo di sottecchi, imbarazzata.

-“Ciao Sasuke-kun!”- lo salutò lei, squillante, regalandogli un sorriso amichevole.

-“Mh… ciao, Ino…”- mugugnò Sasuke, fissando impassibile i piani che si illuminavano, ansioso di giungere al pianerottolo del suo appartamento. Rimanere in un luogo chiuso con la Yamanaka era troppo rischioso, nella situazione in cui si trovavano.

-“Che brutta giornata, vero?”- domandò Ino, cercando di attaccare bottone – come suo solito.

-“Già. Ho visto Nara allontanarsi con la sorella di Gaara, poco fa.”- le rispose l’Uchiha, in un intento crudele di ferire la biondina in modo da zittirla definitivamente.

-“Lo so. E Sakura ti ha visto allontanarti in moto con Karin l’altro giorno.”- ribatté prontamente la biondina, fulminando Sasuke con sguardo truce.

-“Beh, mi dispiace per lei.”- sbuffò il ragazzo, fissando ansiosamente i pulsanti illuminarsi, pregando di giungere presto a destinazione per potersi liberare di quella piaga.

Ma, come se avesse parlato troppo ad alta voce, un potente tuono echeggiò per il palazzo, e la corrente venne meno, paralizzando l’ascensore e facendoli rimanere al buio.

-“E che cazzo…”- sibilò Sasuke, sbuffando sonoramente.

-“Ora che ci penso non si dovrebbe andare in ascensore col temporale, me lo ricordo sempre quando è troppo tardi!”- ridacchiò nervosamente Ino, cercando di spezzare la tensione palpabile.

-“Fra poco si attiverà l’alimentatore di emergenza.”- commentò il ragazzo, con un grugnito.

-“Ah, d’accordo… senti Sasuke-kun, hai visto Sakura oggi?”-

-“Senti Yamanaka, possibile che tu non riesca a fare una frase senza il nome Sakura in mezzo?”- domandò l’Uchiha, tradendo una nota annoiata – o irritata? – nella voce.

Ino si zittì, acquattandosi un po’ di più contro la parete, mortificata per essere riuscita a farlo arrabbiare col suo chiacchiericcio perpetuo. Però non ci stava a vedere la sua migliore amica soffrire a causa sua, quindi decise di farsi coraggio e prendere la situazione in mano.

-“Io non capisco perché ti devi comportare così proprio adesso. Sakura sta passando un periodo d’inferno. Con Tsunade le cose vanno male, poi se ti ci metti pure tu a fare lo stronzo…”-

-“Non vedo come questo possa interessarmi, Yamanaka. Io mi comporto come voglio, indipendentemente da come vada la vita a Sakura. Ognuno ha i suoi problemi.”-

-“Già, ma penso che le basterebbe la tua vicinanza per superarli tutti con facilità… non capisco cosa succeda, Sasuke. Andava così bene fra di voi e poi all’improvviso hai voluto troncare tutto così.”- insistette Ino, stizzita.

-“Nessuno ti ha mai insegnato a farti gli affari tuoi, Yamanaka? Ora capisco perché Nara preferisca Temari ad una ragazzina petulante come te.”-

-“Questi sono affari miei, Uchiha. Sakura è la mia migliore amica e… e comunque piantala di fare lo stronzo con me, tanto non attacca. Mi sono già rassegnata a Shikamaru, sono abituata a rassegnarmi agli uomini, ormai.”- sbottò la ragazza, toccata nel vivo da quelle ultime parole.

In quel momento, l’ascensore ripartì con un balzo, troncando lì la loro conversazione.

Le porte si aprirono sul pianerottolo di Ino e Sasuke uscì con lei, con l’ansia di uno che fuggiva da una camera a gas.

-“Beh, allora dovresti insegnare a Sakura l’arte della rassegnazione.”- le sibilò seccato l’Uchiha, prima di correre su per le scale senza voltarsi.

-“Cretino.”- sbuffò la Yamanaka, prima di entrare nel suo appartamento, con un sapore amaro in bocca.

 

 

Sasuke ricordò solo quando giunse davanti a quella porta sgangherata del terzo piano che Sakura abitava lì.

Scosse lievemente la testa mentre si sforzava di salire ulteriormente le scale (suo fratello aveva avuto la brillante idea di comprare casa al quinto piano), ma improvvisamente si bloccò, incapace di continuare. Voltò lievemente il capo, sbirciando al di sopra della propria spalla verso quella porta che non vedeva da troppo tempo – che non vedeva aprirsi da troppo tempo.

Perché si era fermato? Perché sentiva l’istinto di avvicinarsi e bussare a quella dannatissima porta? Ormai aveva fatto la sua scelta, e doveva rispettarla, fino in fondo.

Sasuke volse gli occhi al suolo, stringendo i denti e sforzandosi di restare fermo lì, di non avvicinarsi di un passo a quella casa.

Eppure, contro la sua volontà, le parole della Yamanaka gli trapanavano la testa, tentatrici, martorianti: che problemi stava avendo Sakura con la matrigna? E se Tsunade le avesse alzato ancora le mani, come spesso in passato? Magari Sakura era ferita, era sola, spaventata e aveva bisogno di aiuto… ma per quello aveva Ino e Naruto. La Haruno era piena di amici, sicuramente ci avrebbero pensato loro a prendersi cura di lei. Lui non poteva farlo. Non più, almeno.

-“Non c’è nessuno in casa. Ho visto Sakura uscire stamattina presto.”- commentò una voce melodiosa davanti a sé.

L’Uchiha sollevò lo sguardo irritato da quella interruzione dei suoi pensieri, fissando sorpreso la donna dal lungo cappotto scuro che lo scrutava dalla cima delle scale.

-“Non me ne frega nulla di Sakura.”- sibilò Sasuke, scoccandole uno sguardo avvelenato.

-“Ah, scusami tanto, credevo stessi guardando la sua porta.”- sorrise la donna, scendendo le scale e raggiungendolo.

Lei allungò la mano verso il volto del giovane, cercando di carezzargli una guancia in un gesto sensuale e terribilmente ambiguo, ma Sasuke si ritrasse, diffidente.

-“Ah ah ah, espansivo proprio come tuo fratello, eh, Sasuke?”- ridacchiò melodiosamente la donna dal caschetto scuro, scrutando il ragazzino interessata. –“A proposito, dov’è Itachi?”-

-“Se n’è andato.”-

-“Oh, è partito?”-

-“Non lo so. Mi sono svegliato e non c’era più.”- sibilò Sasuke in risposta, con tono carico di astio e insofferenza.

-“Oh, capisco. Beh, lo sai, è fatto così. Non te la prendere, sono sicura che tornerà presto.”-

-“Beh, forse non ci sarò più io ad aspettarlo.”-

-“Te ne vai?”-

-“Sì, Orochimaru-sama mi ha offerto di andare a studiare in un prestigioso college all’estero.”- si limitò a rispondere lui, con aria di sufficienza.

-“Davvero? Non mi sorprende, sei uno studente brillante.”- sorrise la donna, con espressione ambigua.

L’Uchiha assottigliò lo sguardo, scrutando la misteriosa vicina: Konan non gli era mai piaciuta nemmeno un po’, la sua promiscuità lo metteva a disagio. Sapeva però che era stata molto vicina a suo fratello, anche se ignorava che rapporto fosse intercorso fra di loro – poteva ben immaginarlo, però.

-“E quando hai intenzione di partire?”- domandò la donna, senza staccarsi di dosso quell’irritante sorrisino piacente.

-“Presto.”-

-“E ai tuoi amici l’hai già detto?”-

-“Ovviamente. Ora devo andare.”- si congedò Sasuke, superando la donna e prendendo a salire le scale con espressione assorta.

-“Saluterai Sakura prima della partenza?”- gli domandò Konan, quando lo ebbe di fianco.

-“…credo di sì.”- rispose il ragazzo, scoccando un’occhiata sospettosa alla donna che intanto aveva ripreso a scendere lentamente le scale. Che razza di domanda era quella?

-“Se ci riesci…”- gli parve di udire come commento dalla donna, prima che svanisse giù per le scale come uno spirito oscuro.

Sasuke deglutì amareggiato, regalando un’ultima occhiata, ricolma di inquietudine, alla porta dell’appartamento di Sakura.

 

 

Ino si appoggiò al lavandino, accendendo la lampadina al di sopra dello specchio del bagno, fissandovi il proprio riflesso.

Il suo volto era pallido e imperlato di goccioline di sudore, gli occhi erano spenti e cerchiati da profonde occhiaie.

Si lavò il volto con l’acqua fresca, sperando di riprendersi da quel terribile sonnellino pomeridiano che l’aveva angosciata quanto un film horror.

Non poté fissare a lungo il suo riflesso nello specchio, perché il ricordo del suo incubo la nauseò, portandola a fuggire dal bagno.

Tornò in camera sua barcollante, sedendosi sul letto e nascondendo il volto fra le mani: correre in quel labirinto infinito di specchi, sbattere contro di essi senza riuscire a trovare la via, fuggire da qualcuno e contemporaneamente dover cercare qualcun altro… quel sogno angosciante l’aveva veramente scossa e sfiancata.

Fuori la pioggia batteva ancora, in quel cupo e pesante cielo notturno, che rendeva la sera ancora più scura e spettrale. L’idea di dover uscire con quell’atmosfera la faceva rabbrividire più del suo stesso incubo.

Aveva pensato di bigiare la consueta uscita serale con gli amici, ma restare a casa da sola non la faceva sentire meglio. Insomma, stava diventando paranoica e la cosa la irritava parecchio.

Si alzò di scatto, furibonda, imponendosi di non pensare più a cose tanto assurde: del resto erano solo incubi, no? E quella sensazione di disagio che la opprimeva non era altro che una paranoia senza fondo, nata da illogiche paure infantili. Doveva smetterla di comportarsi come una isterica ossessionata e allucinata.

Afferrò il telefono con un grugnito, digitando rapidamente il numero di Sakura che, come suo solito negli ultimi tempi, non rispose.

Sbuffando, compose il numero di Kiba, che rispose nemmeno al secondo squillo.

-“Dimmi tutto, Ino-hime!”-

-“Kiba-kun, stasera mi passi a prendere tu?”-

-“Okay! Ma Shika?”-

-“Che ne so, è andato a casa di Temari…”-

-“Ah, ho capito. D’accordo fra un’oretta son da te, tesoro.”-

-“Non prenderti troppe confidenze, Inuzuka. A tra poco.”- ridacchiò Ino, appoggiando il telefono sulla scrivania e tagliandosi inavvertitamente con qualcosa: un pezzo di specchio scheggiato.

 

 

Shikamaru si stiracchiò, sbadigliando rozzamente, guadagnandosi in pieno un’occhiataccia di Temari a cui rispose con un sorrisino beffardo.

-“Che palla ‘sto film, non so come hai potuto convincermi a guardarlo.”- commentò il ragazzo, alzandosi a fatica.

-“Perché è molto istruttivo e ti potrà aiutare nella tua tesina di maturità!”- rispose Temari, dirigendosi verso la cucina e lasciando il ragazzo da solo in salotto.

-“Eh, sai che gioia!”- sbadigliò Shikamaru, avvicinandosi ai portaritratti posti ordinatamente in fila sulla mensola del salotto, osservando distrattamente i volti della famiglia Sabaku.

-“E poi perché, secondo me, ultimamente sei un po’ giù di corda e volevo cercare di distrarti. Si può sapere che c’è che non va?”- gli domandò Temari, sbucando nuovamente in salotto e appoggiandosi allo stipite della porta, osservando il ragazzo a braccia conserte.

-“Proprio nulla.”-

-“Quando non è nulla solitamente c’entra Ino.”-

-“Mendokuse… ancora con questa storia…”- sbuffò Shikamaru, lasciandosi sfuggire un sorrisino a fior di labbra.

-“Anche a me ultimamente sembra un po’ strana, in effetti.”- commentò la ragazza, avvicinandosi all’amico, con sguardo pensieroso.

-“Di tanto in tanto Ino ha dei periodi da stralunata, è fatta così. L’ho detto io che è meteoropatica.”- fece spallucce il Nara, soffermandosi interessato su una foto di famiglia in cui figurava un ragazzo coi capelli rossi di troppo. –“Ehi, chi è questo? Potrebbe essere il gemello di Gaara.”-

-“Esagerato! Però sì, in effetti si assomigliavano un bel po’. Quello era Sasori.”- spiegò Temari, con nota amara nella voce.

-“Era?”-

-“Sì. È scomparso qualche anno fa e da allora non si è saputo più nulla di lui. Non sappiamo se fosse una fuga voluta o un rapimento, né tantomeno se sia ancora vivo o no…”-

-“Ah. Mi dispiace tanto, Temari.”- si scusò Shikamaru, mortificato dall’aver toccato un tasto così doloroso.

-“Ma no, figurati. Ormai l’abbiamo superato.”- asserì la bionda, sorridendo lievemente.

In quel momento, la loro conversazione venne interrotta dalla suoneria sonnolenta del cellulare del Nara, che prese a strillare, stonata.

-“Nah, dannato Kiba… Pronto?”- mormorò Shikamaru, seccato.

-“Nara, vedi di muoverti. Stiamo andando in ospedale.”- asserì Kiba, udibilmente nervoso.

-“A far che?!”-

-“Ino è stata male.”-

-“Cosa?!”- sbottò Shikamaru, impallidendo, mentre un groppo gli si chiudeva in gola.

 

 

 

to be continued

 

 

 

 

 

*Angolo di Luly*

Ahem… AUGURI ZIA ELEANOOOOOOOOOOOOOOR!

Okay, ora mi ridò un contegno. ù_ù

Zia Ele voleva una SasuSaku dove Sasuke si preoccupasse per Sakura. E questo è tutto un dire. Quindi se Sasuke andrà OOC, non prendetevela con me, sono innocente. ç_ç

La voleva angst, con drammi e sofferenze a non finire, e state tranquilli, arriveranno pure quelli – spero. ù_ù

Lo ShikaIno… beh, zia Ele è biancaH e ci vuole sempre un po’ di ShikaIno, soprattutto se tira aria di angst. *___*

È AU e per adesso senza senso, ma spero di riuscire a mettere insieme i pezzi, presto o tardi.

Saranno 2, massimo 3 capitoli, per sviluppare la storia per bene. *w*

Spero che vi piaccia, e che piaccia alla nostra festeggiata del secolo, la mitica zia Eleeeee! *O*

100 di questi bianchi anni, zietta, ti voglio bene! *__*

 

Tua Luly

 

 

  
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