Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Averyn    30/03/2016    2 recensioni
Non avrebbe mai più rivisto quel tipo, ne era quasi certa.
Si legò la chioma in uno stretto chignon, ed entrò nel pub.
Non si sarebbe mai più sciolta i capelli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Knight Bus


Note dell'Autrice:  Salve a tutti! Rileggendo la biografia della McGrannitt mi è venuta in mente questa piccola fanfiction, e volevo condivierla con voi =) grazie a Lunadistruggi che recensisce sempre i miei lavori. Senza di te non avrei nemmeno una recensione ahahahahah mi spingi a pubblicare anche qui e sono molto contenta! Vabbene va, leggeteve sta ff e se volete ditemi cosa ne pensate.... saluti a tutti! 


Era ormai notte quando Minerva McGrannitt, rigidamente in piedi di fronte alla canonica che era stata casa sua, puntò la bacchetta sulla strada per invocare il Nottetempo. 
Lo fece quasi automaticamente, la sua mente era offuscata da troppi pensieri. 
Non mangiava nulla da tre giorni, ma non aveva fame; non sentiva neanche il brusio allo stomaco. 
Non si era gustata minimamente gli ultimi momenti in quel piccolo angolo della Scozia, che fra pochi istanti sarebbe stato così lontano da dove avrebbe abitato.
Londra. Le sembrava così distante. Avrebbe finalmente lavorato al Ministero della Magia.
Avrebbe così coronato degnamente le sue grandi ambizioni, giustificati i suoi successi scolastici. Le sembravano passati anni, tanto era accaduto quell’estate, eppure si trattava di solo pochi mesi prima. 
Ricordava in maniera quasi distaccata le parole dei professori, così fieri di lei nell’udire come avrebbe speso il suo gran cervello. 
Anche i suoi genitori sembravano felici per lei, la madre più del padre: nella figlia vedeva la libertà che non aveva mai vissuto sposando Robert. 
Da quando Minerva era piccola, aveva sempre fatto in modo che crescesse diversamente da lei, e questo si era rispecchiato nei grandi successi scolastici della ragazza. 
Il padre s’era rattristato molto alla notizia che la primogenita partisse, ma non poteva certo impedirle di trasferirsi. Ovviamente aveva sperato fino all’ultimo che amministrasse i beni della canonica dopo sua madre, ma la  carriera promettente della giovane figlia l’aveva rallegrato, nonostante non capisse molto del mondo magico. 
I suoi due fratelli frequentavano ancora Hogwarts, e forse si sarebbero trasferiti a Londra anche loro qualche anno dopo. 
Il Nottetempo, un grosso bus di colore viola a tre piani dai fanali abbaglianti, apparve dal nulla dinanzi a lei, annunciato da un BANG assordante. Sul parabrezza era inciso il nome del mezzo di locomozione. 
Fu solo quando il bigliettaio in uniforme s’affacciò fuori dal pullman che si accorse di stare piangendo, poiché lui la studiava con aria curiosa. 
Gentili gocce di pioggia cominciarono a scivolarle sulla nuca, e Minerva ebbe come l’impressione di essere libera di odorare nuovamente il profumo umido della Scozia. 
Chiuse gli occhi. Era il momento di partire. Avrebbe dovuto dire addio a tutto ciò che amava: alla brughiera fresca e alle colline verdeggianti, al paesaggio così pieno di valli e di laghi infiniti, al suo paesino. Amava più che mai quel luogo, e ora più che mai sarebbe voluta rimanere, ma non poteva. Certo, forse ogni tanto sarebbe venuta a fare visita alla sua famiglia, ma non sarebbe stata più la stessa cosa. 
Sospirò, si chinò e afferrò il baule che aveva con sé.
Il bigliettaio glielo sfilò dalle mani per portarlo dentro, ma lei non ci fece quasi caso, così come a malapena badò ai suoi continui sguardi curiosi. 
Le guance di Minerva continuarono a bagnarle il viso, come la pioggia che continuava a scendere, sempre più fitta come solo in Scozia era capace fare. 
Stava per salire i gradini del Nottetempo ed entrare, ma all’ultimo esitò.
Si voltò nuovamente verso la canonica, così semplice e dalle finestre lievemente illuminate dalla luce interna del piano inferiore, che donavano al cortile un riflesso dorato. I suoi genitori erano ancora svegli, nonostante li avesse salutati qualche ora prima. Sì, non era riuscita ad andarsene immediatamente e, per l’ultima volta, aveva percorso malinconicamente il villaggio, come una viandante senza meta.
Infine, senza poterne fare a meno, era tornata davanti casa, con la tentazione di bussare di nuovo alla porta e rinunciare a una carriera fruttuosa come dipendente dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. 
La vista era offuscata dalle lacrime  per quanta era la nostalgia che già le attanagliava il petto. 
Veloci immagini le attraversarono la mente: tutto ciò che aveva vissuto quell’estate non sarebbe più tornato, come non sarebbe potuta tornare da lui. Purtroppo, gli aveva detto addio per sempre.
Oh, quanto avrebbe voluto gettarsi tutto alle spalle, restare con Dougal! In confronto che cosa valevano le ambizioni, il successo, rispetto alla sua felicità?
Ma ormai era troppo tardi…
“Signorina? Allora, che sta aspettando? ” la risvegliò dai suoi pensieri un uomo magro che doveva essere il conducente. Era sceso personalmente sulla strada battuta e fangosa, per ricordarle di salire. 
Minerva si sentì improvvisamente in colpa per averlo fatto attendere.
“Oh, mi scusi molto” disse lei, con il tono formale ereditato dal padre, e s’affrettò a entrare nel bus. 
“Come si chiama?” le chiese il bigliettaio un po’ crucciato, sulla soglia. 
“Minerva” rispose lei velocemente. “Minerva McGrannitt”.
“Io sono Emerauld Pigwedon. E lui è Ernie Urto, il nostro autista. Ern, questa è Minerva McGrannitt”. 
“Molto piacere” replicò il conducente, tornando alla guida. 
Gli riferì la destinazione e il bigliettaio le elencò i prezzi. Sedici falci, più una cioccolata calda . 
Minerva tirò fuori dal bagaglio un sacchetto di monete d’argento e glielo ficcò in mano.
Il bigliettaio la guidò a una delle postazioni, che consisteva in un letto d’ottone non molto lontano dal gabbiotto dell’autista. 
Fu solo allora che Minerva approfittò per alzare gli occhi al soffitto: vi erano scale che portavano ai piani secondo e terzo, pieni anch’essi di  una mezza dozzina di letti al posto di normali sedili e occupati da maghi e streghe sonnolenti. Il loro russare echeggiava per tutto l’autobus, simile a una musica persistente, così come una gran puzza di piedi e formaggio. Mentre seguiva Emerauld, Minerva scoprì che proveniva dal centro della carrozza, dove un donnone ronfava a bocca aperta su un letto troppo piccolo per lei. La coperta le arrivava solo sino le caviglie, lasciando all’aria i piedi sporchi e dall’odore ammuffito. Minerva si tappò il naso mentre la superava. 
“Grazie per aver scelto il Nottetempo” la ringraziò il bigliettaio giunto a destinazione, posando il baule ai piedi del suo letto che, così come gli altri, era collocato vicino a un finestrino chiuso da tende; accanto ad ogni postazione inoltre vi era un candela accesa in un candeliere, in modo da illuminare il rivestimento a pannelli in legno. 
 Minerva si limitò a rispondere con un solenne cenno del capo mentre lui le rendeva il biglietto. 
Ora che lo guardava dritto in faccia, si rese conto che Emerauld doveva avere più o meno la sua età, forse qualche anno in più. 
Aveva dei profondi occhi castani ed era leggermente rossiccio, ma a parte il naso lungo aveva un aspetto interessante.
Il bigliettaio esitò per qualche secondo, come se volesse dirle qualcosa, ma poi s’uni a Ernie e si accomodò sulla poltrona accanto a lui.
Minerva s’accovacciò sul letto, portandosi le ginocchia sotto il mento, e gettò un’ultima occhiata malinconica fuori dal finestrino, scostando appena le tende. 
 Anche quando frequentava Hogwarts, il paesaggio delle Highlands era stato sempre presente, e non si era mai sentita molto distante da dove trascorreva l’estate.
Ma ora…ora sarebbe stato tutto diverso. Non sapeva se sarebbe stata veramente pronta al grande caos di una metropoli come Londra.
“Credo proprio che sia ora di partire” osservò Ern a voce alta, ma a parte Minerva nessun altro lo udì. 
“Sì, muoviamoci Ern” fece sbrigativo Emerauld.
BANG.  Il pullman partì con una velocità impressionante: Minerva non ebbe più molto tempo di stare a ragionare su alcunché, ritrovandosi improvvisamente per terra.
Si scansò giusto in tempo, altrimenti il letto a fianco al suo le sarebbe venuto addosso…e lei di certo voleva evitare, in piena notte, incidenti del genere. 
“Un momento…dov’è Minerva?” chiese Emerauld, che aveva in mano la sua tazza di cioccolato caldo fumante e percorreva il corridoio nella sua direzione, cercandola con lo sguardo, fino a che non la trovò stesa ai suoi piedi. 
“Chi ti ha fatto entrare, bel micino? Sei forse di Minerva McGrannitt? Dov’è la tua padrona?”
Bel micino?, pensò Minerva rabbiosamente, ma un attimo dopo si rese conto di essersi trasformata nel gatto soriano, essendo una Animagus. 
Doveva stare attenta: alcune volte, quando s’impauriva particolarmente, perdeva il controllo su questo tipo di abilità e reagiva istintivamente, proprio come un felino.
Ed era abbastanza insolito, visto che lei non era mai istintiva. 
Doveva fare pratica: dopotutto, per quanto fosse capace con gli incantesimi, cominciava a padroneggiare da poco questo tipo di capacità. 
S’affrettò a tornare al suo aspetto umano. Quando Emerauld la fissò sbalordito, Minerva sorrise soddisfatta prima di inciampare nuovamente e per poco non rifinì a terra. 
Ernie non sapeva proprio guidare: il pullman sbandava e sobbalzava sul marciapiede, eppure sorprendentemente non urtava nulla; bidoni, lampioni e cassette delle lettere semplicemente si ritiravano al suo passaggio, tornando esattamente al loro posto un attimo dopo. 
Scavalcato un letto vuoto, Minerva gettò un’occhiata oltre la tenda del finestrino, e si accorse che stavano percorrendo una strada a lei estranea. 
“Ti avevo portato la cioccolata calda che hai pagato” le confessò il bigliettaio,  anche se Minerva ebbe tutta l’impressione che fosse solo una scusa per attaccare bottone.
Non smise di fissarla incuriosito quando lei sorseggiò la bevanda, ancora colpito da ciò che aveva assistito. 
“Non hai mai visto una strega trasformarsi prima?”  domandò lei fra un sorso e l’altro, forse con un tono un po’ ispido.
“Veramente…non che io ricordi. In realtà, sono stato appena assunto da Ernie. Non riesce a fare tutto da solo”. 
“Siamo arrivati a York. Emerauld sveglia, devi chiamare il signor Palude, questa è la sua fermata” comunicò Erni Urto fermando il bus improvvisamente. 
Qualche goccia di cioccolata calda finì sul pavimento, e un paio di letti poco distanti si scontrarono l’uno contro l’altro, ma nessuno dei due occupanti, ancora placidamente addormentati, sembrò accorgersi di nulla.  
 “Oh, perdonami” si congedò Emeraud e fuggì per la stretta scala di legno che portava ai piani superiori. 
Minerva approfittò della sua assenza per finire la bevanda e per dedicarsi a una delle sue attività preferite, quella del ricamo. 
Estrasse dalla borsa l’occorrente e cominciò a lavorare sul centrino di lino. 
Adorava semplicemente quel tipo di hobby: l’aveva imparato dalla madre, e l’aveva sempre aiutata a riflettere.
Ricordava come avesse iniziato questo tipo d’abitudine davanti al caminetto della Torre di Grifondoro, una sera del suo terzo anno, circondata solo dallo scalpiccio confortevole dei ciocchi nel fuoco. 
Già, Hogwarts…le mancava stranamente anche quel periodo.
Aveva stretto forti alleanze con i compagni della sua Casata, con la sua squadra di Quidditch, ma era stata anche molto amica di Pomona, di Tassorosso. Rimembrava con nostalgia le loro chiacchierate in cortile. Avevano trascorso intere ore a parlare e a studiare sotto la quercia lungo i confini della scuola e i primi di giugno, quando l’aria si scaldava leggermente, la piovra gigante si faceva notare mostrando un tentacolo dalle lontane sponde del lago…
E ora stava andando a lavorare al Ministero…il Ministero!
Forse avrebbe dovuto sentirsi emozionata, ma la verità era che non sapeva cosa provare.
Nonostante il Nottetempo non fosse il mezzo più comodo del mondo, l’aveva scelto apposta per non avere fretta. Doveva metabolizzare gli addii….come quello per Dougal. 
Neanche Emerauld era riuscito a farle dimenticare di lui, del suo viso solare e bellissimo e i suoi gesti gentili. 
E sapeva nel suo cuore che neanche lui l’aveva scordata. Forse si sarebbero amati per sempre…di lui non era certa dato che gli aveva spezzato il cuore.
Lei sicuramente l’avrebbe fatto, forse per tutta la vita. 
Fu risvegliata dal ritorno di Emerauld e del signor Palude, un uomo vestito di verde che teneva per mano una bambina vestita altrettanto di verde. 
Nel silenzio generale il bigliettaio guidò i due viaggiatori all’ uscita, porse loro il borsone e, una volta chiusa la ringhiera, il pullman partì di nuovo, più velocemente di prima.
Minerva prese in breve la mano sul suo disegno, raffigurante un boccino d’ oro, benché il bus sbandasse di qua e di là.
Ci fu un’altra sosta, ed Emerauld accolse un altro paio di passeggieri, guidandoli in fondo all’autobus. 
Il letto accanto a quello di Minerva rimase vuoto, finché non fu lui a occuparlo.
“Come mai una strega giovane come te se ne va in giro tutta sola sul Nottetempo, diretta fino a Londra?”
Minerva  valutò come doveva rispondere. 
Il suo silenzio non cacciò via il suo interlocutore: continuò a fissarla dritta in volto, con la stessa intensità di quando l’aveva vista trasformarsi in gatto. 
“Mi hanno chiamata per lavorare come dipendente al Ministero” replicò. “Comunque, non sono meno indifesa della vecchia strega laggiù”.
Indicò con il capo la signora dai piedi puzzolenti di formaggio. 
Le labbra di Emerauld s’ incresparono leggermente. 
“Non ho mai pensato che fossi indifesa” chiarì lui immediatamente, con tono ammirato, 
“non sono comuni le streghe che sanno trasformarsi in animali con tanta prontezza”.
“Beh, io posso farlo” ribatté Minerva secca, cominciando a provare fastidio per tutta quella curiosità da parte sua. Doveva finire il suo ricamo, che diamine!
Evidentemente Emerauld le aveva letto nel pensiero, perché abbassò lo sguardo proprio sul centrino che aveva fra le mani. 
“Sei proprio una ragazza insolita: non ho mai visto una maga capace di cambiare aspetto così velocemente e allo stesso tempo lavorare senza magia a un’ attività come la tua”.
“Non tutte le streghe sono uguali” rimbeccò a tono lei, con altrettanta schiettezza. 
“Me l’ ha insegnato mia madre, tanto per la cronaca , e aveva poteri magici anche lei. E’ stata istruita bene, a Hogwarts” aggiunse poi, come per giustificarsi.
Lo sguardo di Emerauld si rattristò improvvisamente. 
“Devi esserci andata anche tu, allora” sospirò, con una scrollata di spalle sconsolata. 
“Io non l’ho mai frequentata…sai, sono un Magonò. Ma mio fratello sì…inizia quest’anno”. 
A Minerva le si mozzò il respiro: era un ragazzo piuttosto strano, sotto ogni punto di vista. 
La questione dei Magonò era vista piuttosto come un tabù…e invece lui trattava l’ argomento come se fosse una cosa normale, quasi con rassegnazione. 
Si sentì in colpa improvvisamente per aver cominciato quella discussione. 
“Mi dispiace” borbottò dopo qualche momento, riportando al presente il suo nuovo amico, il cui sguardo s’era soffermato su un punto indeterminato della carrozza.
“Dev’essere stata dura per te”.
“Non più di tanto. Vado bene come sono. Preferisco essere così piuttosto che cercare di imitare alcuni maghi che si vedono in giro”.
Fu così che il resto del viaggio lo passarono a chiacchierare: Emerauld le raccontò della sua famiglia nel Galles, della loro piccola tenuta e della sua vita da Magonò: tutti l’avevano osteggiato, persino la ragazza di cui era innamorato l’aveva rifiutato perché aveva scoperto che era senza poteri. 
Fu così che Minerva si sciolse a sua volta: gli narrò della sua estate, del fatto che avrebbe lavorato nel reparto Applicazioni della Legge sulla Magia…e di Dougal. 
Ancora prima di rendersene conto, il viso del suo amato - quegli occhi azzurri e limpidi, i capelli fulvi e selvaggi-  le balzarono nuovamente nella memoria, così come la sua espressione ferita quando lei era giunta da lui, di mattina presto, per rompere, piena di paura.
Le lacrime erano perse nei ricordi e, sebbene ora il Nottetempo stesse attraversando la piena Inghilterra, la mente di Minerva era rimasta a nord della Scozia, nella contea di Caithness, dove aveva lasciato il suo cuore.
Emerauld la strinse fra le braccia, accarezzandole il capo corvino ancora umido per la pioggia.
Minerva si pentì quasi subito per quello sfogo; non che non fosse mai stata aperta con le persone, ma non era nella sua natura confidare i suoi problemi a uno sconosciuto.
Eppure era stato così facile!...Così facile condividere i suoi sentimenti con Emerauld, e gli occhi di lui le comunicavano comprensione e ammirazione. 
Come due vecchi amici, lui e Minerva rimasero a dialogare del più e del meno, dalla squadra Montrose Magpies al Quidditch in generale, alle sue vecchie abitudini, del premio come miglior Nuova Promessa su Trasfigurazione Oggi, le lezioni di magia e a come Albus Silente, il suo professore di Trasfigurazione, le avesse insegnato a diventare una Animagus…ebbe l’impressione, per tutto il resto del viaggio, di essere salita ancora una volta sull’Espresso di Hogwarts e di ammazzare il tempo con un compagno di scuola.
Si dimenticò quasi della guida pazza di Ernie Urto,  trovandola quasi confortevole. 
“Emerauld, la tua amica è arrivata” dichiarò l’autista frenando improvvisamente.
Per colpa dell’impatto, qualcuno sveglio in fondo alla carrozza simulò un conato di vomito. 
Minerva scostò le tendine della finestra accanto al suo letto: erano giunti dinanzi il Paiolo Magico, la  sua destinazione. 
La consapevolezza la urtò quasi quanto l’imprudenza di Ernie al volante: l’indomani si sarebbe trasferita nella sua nuova casa al centro di Londra, non molto lontano da dove avrebbe lavorato. 
Prima che Minerva potesse afferrare il proprio baule Emerauld lo trascinava già a metà della carrozza, diretto verso l’uscita del bus.
All’entrata del locale, il bigliettaio la bloccò per le spalle. 
“Senti” dichiarò lui, deciso, “è stato molto bello parlare con te. Ho questo lavoro che mi occupa la maggior parte del tempo, però…mi piacerebbe rivederti. Ti…ti andrebbe?”
Minerva si morse il labbro inferiore, e gettò un’occhiata al Nottetempo, indecisa.
“Non lo so, Emerauld, io….devo pensare. Non sono nella condizione di…”
“Tu pensaci. Va bene?” incalzò lui. 
“Emerauld, ho una storia alle spalle. Non credo di essere in grado di frequentare qualcuno per molto tempo”. 
Il viso di Emerauld si rabbuiò. 
“Beh, ci rivedremo sicuramente” continuò risoluto. “In ogni caso, è stato un piacere”. 
“Arrivederci, Emerauld” lo salutò lei. 
“Ciao, Minerva e buona fortuna ” replicò lui, un po’ indurito nel tono e nel volto. 
Il giovane bigliettaio risalì sul Nottetempo, e con un BANG il pullman sfrecciò per Charing Cross Road fino a sparire del tutto.
Minerva sospirò, sentendosi molto triste. Forse avrebbe dovuto accettare la sua richiesta….?
Ogni occasione di felicità sembrava sfuggirle di mano, oppure vi rinunciava come se fosse di poca importanza.
Non avrebbe mai più rivisto quel tipo, ne era quasi certa. 
Si legò la chioma in uno stretto chignon, ed entrò nel pub. 
Non si sarebbe mai più sciolta i capelli.


 





 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Averyn