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Autore: _stilesyouaretheone_    30/03/2016    2 recensioni
"Mi girai e la vidi, non credevo ai miei occhi. Lydia Martin era proprio davanti a me e mi fissava con aria preoccupata.
Indossava un vestito aderente nero, che fasciava le sue curve in modo perfetto, ai piedi delle ballerine grigie e i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Non era truccata ma restava comunque la cosa più bella che avessi mai visto. Mi sorrise, e capi che era tutto reale, lydia era lì."
Piccola ff su stiles e lydia.
Ambientata tra la 5a e la 5b. Buona lettura. ❤
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*lydia* La macchina dello sceriffo non era parcheggiata al solito posto. Stiles avrebbe trovato una casa vuota a attenderlo. Beh magari meno vuota del solito. Con lui c’ero io. Ed ero pronta a proteggerlo dalla merda che ci circonda. Lo guardo scendere dalla macchina. Mi guarda e sorride, ricambio. Pensando a quanto sia bello e a quanto quel abito nero gli doni. Restai a fissarlo finché non scomparve in casa. Non ci pensai due volte e lo seguii. Entrando in quella casa gigantesca un profumo di caffè mi inebriò le narici. Trasportata da quel buonissimo aroma, mi avviai in cucina. Dove ad attendermi impaziente c’era uno stiles fin troppo nervoso. “sicuro di voler bere il caffè?” chiesi con una punta di sarcasmo. “si, insomma, ti vedo già abbastanza agitato.” Risi. “magari è meglio un tè? “ rispose lui, ma con voce seria. Gli si leggeva in volto che soffriva. Fissavo la sua schiena mentre buttava il caffè che aveva messo a scaldare e riempiva la teiera di acqua. Osservavo i muscoli della sua schiena e delle spalle contrarsi e guizzare a ogni suo piccolo movimento. Quando si girò restai impalata a fissarlo. Mi persi in quegli occhi color nocciola. Occhi tristi e spenti. Sperando potessero tornare vispi e allegri come quelli dello stiles che conoscevo, prima che il mondo ci crollasse addosso. Lo guardai diventare rosso in viso. Le sue guance si colorarono lentamente di un colore rosso accesso. Che lo rendevano ancora più carino. “tutto okay lyds? Ho qualcosa in faccia per caso?” chiese. “emh nono stiles. Scusa, mi sono incantata.” Che risposta stupida, complimenti lydia. “che ti prende stiles ?” chiesi di getto. Lui si girò guardandomi con aria perplessa e mi rispose” quando zucchero vuoi nel tè?” stava cercando di sviare il discorso nemmeno iniziato. “eh no eh. Tu adesso mi dici che ti prende. ” Mi alzai dallo sgabello e andai verso di lui, che si trovava davanti al lavabo, dall’altro lato del tavolo. “non sei più tu stiles.” “sai com’è, ogni anno la stessa storia. Gente su gente che viene li da te e ti abbraccia e ti assicura che tua madre non è morta realmente finché vive nel cuore di chi resta. Insomma la stessa merda di ogni anno.” Rispose lui. “non può essere solo questo. Non sei così solo oggi. Ti vedo a scuola sai! Cammini per i corridoi senza una meta precisa. Ti vedo indugiare davanti all armadietto di scott. Resti li a fissarlo come se fosse l’ultima cosa che ti rimane di lui. Sai stiles scott non è morto. Magari avete litigato. Insomma sono cose che capitano. Però potete risolvere tutto e tornare come prima.” Gli dissi tutto d’un fiato. Lui esitò Ma poi parlò “non avrebbe senso tornare come prima. Lui non mi viole più parlare. Mi crede colpevole. Non capisce che è stata legittima difesa lyds. Che avrei potuto fare. Mi voleva uccidere. Tu mi credi vero? ” Iniziò a piangere. Singhiozzi lunghi e profondi. Non resistette un minuto di più. Annulli la distanza tra di noi e mi buttai fra le sue braccia. Lo strinsi forte e lasciai che si sfogasse . Poi gli presi il viso tra le mani e senza smettere di guardarlo gli dissi “io ti credo e sono felice che tu l’abbia ucciso, se ti avesse fatto del male sarei impazzita. Forse a te non interessa farti male, ma se tu morissi io andrei letteralmente fuori di testa.” Sperai che si ricordasse di quando lui aveva detto la stessa cosa a me. “che fai mi rubi anche la battute adesso?” rise. “grazie lydia. Grazie davvero.” Mi sentivo felice. “so che le mie parole non contano nulla, ma mi manchi, si insomma mi manca la tua risata che eccheggia nei corridoi della scuola. Mi mancano le tue battute squallide. Mi manchi tu stiles, il tuo gironzolarmi attorno. Il tuo essere impulsivo. ” *stiles* “mi manchi tu stiles. Il tuo gironzolarmi attorno , il tuo essere impulsivo. ” Non potevo desiderare di meglio. Lei era lì, tra le mie braccia. Mi stava guardando con quei suoi occhioni di un colore indescrivibile E era bellissima “sai lyds, anche tu mi sei mancata. La tua superiorità , la tua intelligenza . Il tuo profumo.” La strinsi ancora a me. Piano però. Era così fragile e indifesa. L’acqua del tè che fischiava riportò entrambi alla realtà. “che dici,ora lo beviamo il tè?” chiesi. Lei rise. Si libero della mia stretta e si risedette sullo sgabello. Presi due tazze e ci versai dentro l’acqua e ci immersi la bustina. Gliela porsi e andai a rispondere al telefono che si era messo a strillare rimbombandomi nelle orecchie. “si pronto? ” “ciao figliolo, senti stasera devo fermarmi al lavoro fino a tardi. Mi dispiace . ” “tranquillo papà me la cavo da solo. ” riattaccai “stiles tutto bene?” urlo lydia dalla cucina. “si tranquilla, solita chiamata di mio padre per sapere come stavo. Tutto qui. Quando vuoi andartene sentiti libera di farlo. ”Diciamocelo però, speravo con ogni cellula del mio corpo che rimanesse li con me per sempre. “bevo il tè, poi vado. Sai mamma se no mi da per dispersa” disse per poi prendere un sorso del tè bollente. Mi sedetti e cominciai a soffiare nella tazza. Restammo zitti per tutto il tempo. Gli unici rumori erano provocati dalle nostre bocche mentre bevevano dalle tazze. “ un tè delizioso, purtroppo ora devo andare. ”Ruppe il silenzio. “ti accompagno alla porta. ” risposi con una nota di amarezza. “grazie stiles. Ci si vede.” Disse per poi abbracciarti, ma lasciò anche un impercettibile bacio sulla guancia. La guardai uscire di casa, salire in macchina e allontanarsi. Quasi senza accorgermene dissi “grazie a te lydia Martin. ” *Lydia* Correvo, le gambe mi facevano male. Sono caduta. Mi sono sbucciata il ginocchio. Mi sono rialzata e ho ricominciato a correre senza sapere bene dove, mi facevo trasportate dall’istituto. Quella forza naturale che ci spinge a fare determinate azioni. Correvo, ansimavo e maledicevo le mie gambe. Dai ragazze resistete. Arrivai davanti a una casa abbandonata in mezzo al nulla. Ero sudata e sporca. Vomitai tutto ciò che avevo nello stomaco. Mi stesi per terra e mi misi a piangere. Singhiozzi lunghi e profondi. Il mio corpo tremava. Un po' per il freddo un po' per l’agitazione del momento. Tornai in me e mi alzai, una fitta mi attraversò lo sterno , sollevai la maglia sul fianco destro e vidi una piccola chiazza violacea. Mi guardai attorno . Ero circondata da alberi e una leggera brezza soffiava. Una brezza fredda e pungente . Un profumo di bosco, pino e legna bruciata inebriò immediatamente le mie narici Mi avviai verso la casa, ne ero attirata, ero curiosa Salì 4 gradini e fui davanti alla porta La spinsi e si aprì con un cigolio Il pavimento scricchiolava ad ogni mio passo. Mi ci volle un attimo per capire dove ero finita. Ero nella vecchia casa degli Hale Senti come il bisogno di salire al piano di sopra . E, ovviamente, seguii anche quella volta la mia natura curiosa. Salì le scale e arrivai in una stanza nella quale non ero mai stata. Le finestre erano aperte ma ricoperte da un sottile telo di plastica che svolazzava. La polvere fluttuava E la debole luce del pomeriggio filtrava da dei buchi nei teli. Feci qualche passo nella stanza, il mio piede fece rotolare un oggetto. Seguii il rumore, senza capire da cosa fosse stato provocato . Finché i miei occhi si posarono su una figura stesa per terra. Capi subito che si trattava di stiles. Corsi da lui. Gli sollevai la testa per appoggiarla sulle mie cosce, mentre lo chiamavo con voce implorante. Lo schiaffeggiai ripetutamente. “stiles maledizione apri gli occhi.” Nulla. Era freddo e immobile. La maglia tutta sporca e stracciata. Gli accarezzai il viso, scesi sul collo. Sposta lo sguardo sullo sterno e notai una ferita. Gli alzai la maglia e capi che gli avevano sparato. Metabolizzai solo dopo qualche secondo che era morto. Le lacrime rigavano il mio volto. Il mio corpo tremava Mi misi in piedi e iniziai a piangere e a urlare Poi mi sdraiai accanto a lui appoggiando la testa sulla sua spalla ossuta. Chiusi gli occhi..
  
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