Fanfic su attori > Johnny Depp
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Autore: beornotobe    30/03/2016    1 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Entrammo nello spazio piscina, non molto affollato a quell'ora. "La gente preferisce venire nel pomeriggio", spiegó Alice. "Dove possiamo cambiarci?", chiesi. "Ci sono delle cabine sulla destra", disse Johnny, indicandocele. "E i costumi?", fece Sarah. "Li troverete all'interno, ce ne sono di tutti i tipi", rispose Alice. "Ma sono usa e getta?", dissi io. "Teoricamente si, a meno che tu non voglia portartelo via e tenerlo con te", disse Johnny. "Vedrò se ce ne sono di carini", risposi. Ci avviammo verso le cabine. Ne trovai uno blu e bianco che mi piaceva molto, quindi lo indossai e scoprii che si trattava della mia taglia, sebbene dovetti stringere abbastanza il pezzo di sopra. Sarah aveva invece scelto uno viola che le stava a pennello. Andammo verso Johnny e Alice, che erano su due sedie a sdraio comodamente sdraiati e quasi dormienti. "Ehii", chiamai io. "Ehi", rispose Johnny, mettendosi a sedere. Lo osservai. Non era troppo muscoloso, le braccia avevano giusti bicipiti ed erano coperte da alcuni curiosi tatuaggi. "Siete molto bianche ragazze", disse sorridendo. "Cos'hai da ridere?", feci, "La primavera non è una stagione da mare, quantomeno a Los Angeles". "Non fare la scontrosa con me, ragazzina", rispose, rimettendosi sdraiato. "Fate ciò che volete", aggiunse, "Un bagno, un cornetto al bar, oppure mettetevi comode". Volevo restare lì, perciò decisi di non fare il bagno. Alice si alzó dal lettino e chiamó: "Chi viene in acqua?". Io feci cenno di no con la testa e credo che Johnny facesse finta di dormire. Sarah non mi sembrava dell'idea di andare, ma per non scontentare Alice si tuffó in acqua subito dopo. Mi sdraiai sulla sedia a sdraio accanto a lui, afferrando una rivista sul tavolino dell'ombrellone. "Beh, che te ne pare?", disse ad un tratto. "Cosa?", domandai. "La vostra prossima occupazione", fece, voltandosi verso di me, anche se avevo il viso coperto dalla rivista. "Non saprei", risposi. "Cos'hai oggi?", mi chiese. Non avevo assolutamente niente, ma giocavo a fare la fredda per osservare la sua reazione. "Niente", risposi ancora, continuando a leggere un articolo. "Sarà, ma mi sembra tu abbia qualcosa", disse, afferrando gli occhiali da sole dal suo tavolino. "No!", mi lasciai scappare. "No che?", chiese. "Niente", risposi velocemente. Non poteva sapere che non mi andava si mettesse gli occhiali da sole perche non avrei potuto più guardar bene i suoi occhi. Che cosa assurda, non sapevo neanch'io cosa mi prendesse da quando li avevo osservati per la prima volta. "Dimmelo", si alzó in piedi, strappandomi il giornale di mano. Io mi misi a ridere, coprendomi la bocca con la mano e tentai di prendere la rivista. "No", risposi poi. "Vaffanculo", disse. "Semmai a te" feci, mostrandogli la lingua. Rise. "Vuoi che te lo dica sul serio?", feci la sfrontata, convinta che dicesse che non voleva più saperlo, invece si tolse gli occhiali da sole tenendoli in mano e annuì, sfidandomi. "Perché mi piacciono i tuoi occhi", dissi allora, senza fermarmi. Non avevo quasi mai coraggio, e non lo avevo neanche in quel momento, ma non volevo perdere la sfida che in un certo senso mi aveva lanciato. Sorrise mi parve ambiguamente, ma devo dire fosse un sorriso quasi indecifrabile, uno di quelli con l'angolo della bocca. Stavo progressivamente arrossendo e abbassai istintivamente lo sguardo. "Molte grazie", rispose. Io sollevai di nuovo il viso, con un'espressione che non aveva intenzione di rivelare niente, forse mal riuscita. "Prego", dissi, e lui mi allungó la rivista nella mano dicendo: "Cos'è questa robaccia?". "L'ho trovata qui, non leggo cose simili di solito", risposi, alzando le spalle. "Odio il gossip", commentó lui, risedendosi sulla sedia. "Anche io", risposi. "E allora perché leggevi?", domandó. "Cercavo solo qualcosa da fare", spiegai. "Non potevi parlare con me o guardarmi semplicemente negli occhi?", chiese e mi squadró con quel suo mezzo sorriso. Lo stava facendo tremendamente apposta. "Non penso ci sia molto da dire", risposi, fredda come avevo iniziato e come mi promettevo di continuare. "Di solito sto in silenzio quando non è necessario parlare, ma perché non farci una chiacchierata?", continuó lui. "Non so cosa dire", ribattei, irritata. "Hai saputo solo dirmi che non volevi mettessi gli occhiali", alzó un sopracciglio. "Ma...", cominciai io, ma lui mi zittii allungandosi e mettendomi un dito sulla bocca: "Non parlare se non hai niente da dire", fece, "Quello che hai detto è più che sufficiente". Detto ció si giró sul fianco opposto e non disse più nulla. Non capivo, non capivo. Okay, avevo solo detto la verità. Questo non doveva in alcun modo fargli pensare che fossi attratta da lui o che volessi portarlo a letto o che volessi sbattermelo su due piedi o chissà quale altra cosa. Non doveva fargli pensare niente, perché lo conoscevo solo da 6 giorni e non sapevo praticamente quasi nulla su di lui, se non che aveva uno sguardo stupendo e beh, qualche altra cosa. Bando a questo, ripresi a leggere la rivista, anche se non capì davvero nulla dei gossip tanto odiati da Johnny, perché non riuscivo a pensare ad altro che alla mia confessione alquanto azzardata che poteva essere confusa... E che lo era stata sicuramente, dato che quel sorriso un po' ambiguo non me l'ero affatto sognato nè quelle provocazioni tantomeno. Speravo finisse lì, davvero. La sua cioccolata doveva star lontana da me, e io da lei. "Anche se la cioccolata mi piace", pensai, sorridendo. Ma poi mi ricomposi, rimproverandomi, chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi prendendo il sole. Non avrei dovuto dirgli ciò che avevo detto, santo cielo. Il pensiero continuava a tormentarmi. Non mi attraevano, quegli occhi, assolutamente. Cercai di convincermene senza riuscirci, dopodichè, annoiata, andai verso la piscina e mi ci tuffai a bomba.
  
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