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Autore: insegnamiadamare    30/03/2016    0 recensioni
"Non posso innamorarmi di lui"
"E perché no?" Melanie la guardava in attesa, mangiando il suo gelato "Perché lui è Louis, ed ha un carattere impossibile" la ragazza sorrise, per poi tornare a guardare il film "Ti sei data la risposta da sola. Per questo ti piace, per il suo carattere impossibile" Alex alzò un sopracciglio, girandosi verso di lei "Cosa vorresti dire?" "Semplicemente che i vostri caratteri si completano, combaciano. Siete fatti l'uno per l'altra" Alex si morse un labbro; non era esattamente la risposta che si aspettava, e quello che le aveva appena detto l'amica la confondeva ancora di più. Poteva davvero essere giusto innamorarsi di lui?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina l’unica cosa che Alex non voleva fare era andare all’università. Quello che stava facendo, era salire sul bus che l’avrebbe portata esattamente lì.
Emise un respiro profondo, mentre chiudeva gli occhi, cercando di rilassarsi. Il giorno prima il suo professore di economia e commercio aveva annunciato con un tono pateticamente euforico che uno dei più grandi imprenditori del momento, il grande Louis Tomlinson, aveva deciso di allietarli con la sua presenza per parlare ai ragazzi del mondo dell’economia e della sua azienda, e che sarebbe venuto il giorno seguente.
Alex non lo conosceva di persona, questo è vero, ma lo odiava con tutta se stessa; sapeva di non poter fare affidamento su ciò che dicevano gli articoli di giornale o le varie riviste di gossip, ma avendo una volta visto una sua intervista, aveva capito che quello che scrivevano su di lui era vero. Louis Tomlinson, ventiquattro anni di arroganza, ambizione, presunzione e strafottenza, era diventato uno degli imprenditori più potenti d’Inghilterra, dopo aver ereditato l’azienda dal padre, Mark Tomlinson. Ad ogni evento si presentava con una ragazza diversa, poiché a lui piaceva ‘godersi la vita’ , tanto per citare una delle sue massime, e ogni sera sceglieva un locale diverso in cui ubriacarsi.
Ogni volta che vedeva una sua foto, Alex non poteva fare altro che entrare in conflitto con se stessa. Lo odiava, ma non poteva negare che fosse uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto: capelli castano chiaro sparati in tutte le direzioni, o a volte tenuti in alto in un ciuffo ordinato, labbra sottili, corpo magro ma ben definito, e occhi da lasciare senza fiato; avevano il colore del mare d’estate, né calmo né agitato, un azzurro mixato al verde. A lei, personalmente, quel colore ricordava una vacanza che aveva fatto da bambina durante una delle sue estati preferite.
Sospirò, poggiando la testa sul sedile, e in quel momento le vibrò il cellulare
“Ma dove cazzo sei finita?! Se non vieni giuro che ti taglio i capelli nel sonno!” rise leggendo il messaggio della  sua migliore amica: sapeva essere alquanto volgare quando era nervosa.  Le rispose velocemente che stava arrivando, per poi rimettere il cellulare in tasca. Osservò fuori dal finestrino il mondo scorrere veloce, mentre lei si avvicinava sempre più alla giornata più lunga della sua vita.
 
Dopo un quarto d’ora arrivò a destinazione, e la prima cosa che vide appena scese dal bus fu la sua migliore amica, Melanie, che la aspettava a braccia conserte sul lato opposto della strada. Le fece un cenno con la mano per salutarla, seguito da un sorriso innocente, che la fece sbuffare. Ridacchiò mentre attraversava la strada.
Quando l’aveva conosciuta, quasi tredici anni prima, aveva pensato che il suo nome rispecchiasse una persona timida e tranquilla, il tipo di ragazza che sta sempre sulle sue, ma con il passare del tempo si era dovuta ricredere. Melanie era sì timida, ma solo con gli estranei; nel momento stesso in cui entravi in confidenza con lei, capivi che in realtà era un vulcano. Iperattiva, voce squillante, equilibrio pessimo, carattere incoerente e a volte anche parecchio volgare, soprattutto quando si arrabbiava, ma in fin dei conti le voleva bene anche per tutte le figure di merda che facevano insieme, e per tutti i guai e le pazzie che combinavano. Arrivò di fronte a lei, e la vide che la osservava con un sopracciglio alzato
“Non sto dicendo che non ti voglio qui, perché ti avrei ammazzata se non fossi venuta, ma avevi detto che non volevi venire, quindi, perché sei qui?” Alex rimase interdetta per un momento: era sveglia da poco più di mezz’ora, dato che fino a quella mattina era stata fermamente decisa a rimanere a casa, e alla fine aveva corso fino alla fermata senza nemmeno prendere il caffè, per cui le risultava difficile stare dietro alla parlantina veloce e apparentemente senza senso dell’amica; ma per fortuna dopo qualche secondo riuscì a connettere.
“Semplice: ho capito che non avrebbe avuto senso saltare una lezione solo per un miliardario arrogante e presuntuoso” il viso di Melanie si distese in un sorriso.
“Sai, in momenti come questi adoro il fatto che tu sia una secchiona. Così almeno non mi abbandoni quando si prospettano giornate altamente pallose” rise, mentre si incamminava con l’amica verso l’ingresso dell’edificio.
Appena ebbero varcato l’ingresso, si ritrovarono immerse in una folla urlante che cercava di raggiungere l’aula dove si sarebbe tenuto l’incontro con Mr. Tomlinson.
“E okay che è un gran bel figo, ma non gli sembra di esagerare un po’?” Alex rise, cercando di trovare uno spiraglio di luce che le avrebbe condotte fuori da quella massa di persone.
“Figo o meno, è un grande stronzo” commentò Alex, mentre si tirava dietro l’amica verso un’uscita.
“Ah sì? Quando ci hai parlato?”
“Non ho bisogno di parlarci per sapere che è uno stronzo: lo è e basta” si fermarono solo dopo essersi allontanate abbastanza dal resto delle persone
“Ma non eri tu quella che diceva che non bisogna giudicare una persona da ciò che dicono di lei?” la rimbeccò Melanie, facendola sbuffare.
“Sì, ma in questo caso è diverso”
“E perché mai?”
“Perché lui è davvero stronzo” Melanie rise, prima di prendere l’amica per un braccio e trascinarla verso l’aula borbottando un ‘non voglio ritrovarmi all’ultima fila dove non si vede mai un cazzo’
Quando entrarono videro che la stanza era già quasi del tutto piena, ma con qualche spinta e qualche occhiataccia riuscirono ad ottenere due posti in terza fila.
“Un attimo di silenzio, per favore” urlò Mr. Calvin, il professore di economia, cercando di portare il silenzio tra i ragazzi presenti nell’aula; solo dopo parecchie urla riuscì ad ottenere il silenzio, per poi schiarirsi la voce
“Dunque, come ben sapete oggi avremo un ospite speciale, il signor Louis Tomlinson, che vi parlerà della sua grande carriera, per farvi capire come funziona il mondo del lavoro in campo imprenditoriale” Alex sbuffò alzando gli occhi al cielo, convinta che quel Tomlinson non le avrebbe insegnato nulla, dato che lui non aveva fatto altro che ereditare i soldi e il successo da papino. Venne distolta dai suoi pensieri dall’applauso che seguì, prima dell’entrata di Louis. Lo vide sorridere e salutare mentre si avvicinava al suo professore, e dovette ammettere che aveva davvero un bel sorriso. Si coprì il viso con le mani, cercando di impedire al suo cervello di pensare quelle cose, e ai suoi occhi di soffermarsi a notare certi dettagli che non avrebbe dovuto notare. Louis cominciò a parlare, e aveva davvero una voce squillante e fastidiosa, motivo in più per cui sarebbe stato meglio non ascoltarlo, ma nonostante tutto lo fece.
“Come ben saprete, intraprendere una carriera basata su conti, bilanci, percentuali e borse che da un momento all’altro possono crollare, facendovi perdere tutto ciò che avete guadagnato, non è semplice” come previsto, non disse nulla che Alex già non sapeva. Aveva deciso di smettere definitivamente di ascoltarlo, quando disse qualcosa che la stupì.
“Quindi, dato che queste cose le sapete, passerò con il darvi un consiglio personale, un consiglio che potrà sembrarvi banale, ma se ci pensate bene non lo è” Louis lasciò la postazione dietro la cattedra, e vi si posizionò davanti, appoggiandovisi contro. Solo in quel momento Alex notò com’era vestito: indossava un completo blu cobalto, una camicia bianca infilata nei pantaloni e il ciuffo era alzato e tirato indietro. Poteva odiarlo quanto voleva, ma doveva ammettere che era tanto odioso quanto bello.
“Il mio professore di economia del liceo mi diceva sempre che dovevamo essere innovativi, cercare idee nuove e non tentare a fare soldi con quelle degli altri.
Ora voi penserete che il mio professore fosse matto, lo pensavo anche io, ma con il senno di poi ho capito che aveva ragione. Magari qualcuno di voi avrà un’idea, un’idea che verrà considerata stupida, folle, insensata, ma sapete una cosa? Anche Steve Jobs era considerato un pazzo all’inizio, ma poi è riuscito a fare tanti di quei soldi che neanche immaginate! Se ne è fregato di quello che gli diceva la gente, che non avrebbe concluso niente nella vita, che era un folle, e avete visto tutti dov’è arrivato, no? Scommetto che ognuno di voi ha almeno un oggetto della Apple” si fermò a guardare i ragazzi, alcuni dei quali annuirono, facendogli spuntare un sorrisetto vispo.
“Ecco, vedete? Questa è la dimostrazione che anche un’idea che vi sembra stupida e banale può portarvi al successo. Per cui non demordete, non rinunciate mai ai vostri sogni, combattete per ciò in cui credete” ci fu un applauso generale con tanto di standing ovation. Alex alzò gli occhi al cielo; sì, doveva ammettere che l’aveva colpita ciò che aveva detto, ma questa era un’esagerazione.
Louis riprese poi a parlare di bilanci, borse e trucchetti per sopravvivere in quel mondo, quando poi fece loro una domanda “Voi siete solo all’inizio di questo lungo percorso: pensate che sia tutto facile, pensate di sapere tutto, ma vi sbagliate. Bisogna conoscere tutto di questo campo, anche le cose che vi sembrano inutili” si spostò dalla lavagna e andò a sedersi sopra la cattedra del professore: arrogante.
“Ad esempio, sapete dirmi cosa significa la sigla ROI?” Ci fu un silenzio di tomba: Louis si preparava a riprendere a parlare, contento del fatto che nessuno avesse una conoscenza così vasta, quando vide una ragazza alzarsi e fissarlo con aria di sfida, prima di cominciare a parlare: “ROI sta per Return of Investment e indica la redditività e l’efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate: in poche parole, esprime quanto rende il capitale investito in quell’azienda” dopo aver finito di parlare si sedette di nuovo, sotto lo sguardo sconvolto di Louis e del resto della classe. Louis scosse la testa per darsi un contegno “Beh, sì, è esatto. Complimenti, signorina…?”
“Malik. Alexandra Malik” Louis sorrise guardandola, per poi scendere dalla cattedra
“Beh, complimenti signorina Malik” Alex sorrise soddisfatta, prima che Louis riprendesse a parlare.
 
“Alex sei stata grande! Ma hai visto la sua faccia? Era sconvolto!” Alex rise, mentre l’amica continuava ad urlare quanto fosse stato figo come lo avesse messo a tacere.
“Sì Mel, ma ora calmati”
“Ma col cavolo che mi calmo! Ti rendi conto che hai zittito quel pallone gonfiato? Nessuno ci ries-“ un colpo di tosse fece bloccare Melanie, che si girò e perse almeno cinque anni di vita nel trovarsi Louis davanti. Quest’ultimo le rivolse uno sguardo indifferente, per poi posare gli occhi su Alex.
“Alexandra Malik, giusto?” Alex annuì, alzando un sopracciglio  “Posso parlarti un attimo?”
“Certo” Louis si incamminò davanti, e Alex lo seguì titubante, non prima però di aver sussurrato un ‘ti avevo detto di calmarti’ a Melanie, che rimase lì a borbottare tra sé mentre i due si allontanavano.
“Dunque” cominciò Louis, mentre Alex si sforzava di non far trasparire la sua agitazione nell’essere così vicina a lui. Cosa mai poteva volere uno come lui da una come lei?
“Sarò chiaro e diretto: la tua risposta mi ha molto colpito, non mi aspettavo che una ragazzina del primo anno conoscesse termini del genere” Alex si indispettì, fulminandolo
“Non sono una ragazzina”
“Non mi era mai capitato di conoscere qualcuno che al primo anno di economia fosse così informato” Louis continuò a parlare, ignorando il suo commento e facendola sbuffare.
“Ed è questo che mi ha portato da te”
“Per dirmi che sei rimasto scioccato dalla mia intelligenza?” Alex lo guardò alzando un sopracciglio, e Louis la guardò divertito
“Sfacciata e maleducata”
“Ha parlato” bofonchiò Alex, riprendendo a camminare decisa ad ignorarlo, ma lui la bloccò, trattenendola per un braccio
“Aspetta, non sai ancora cosa voglio dirti”
“Ah, non volevi dirmi che sono una ragazzina sfacciata e maleducata?” certe volte il suo sarcasmo era alquanto fastidioso, ma in quel momento non le importava; voleva soltanto che quell’essere le stesse il più lontano possibile.
“No, quelle erano solo constatazioni. Quello che voglio è farti una proposta” alzò un sopracciglio verso il braccio che ancora le teneva bloccato, e Louis subito la lasciò andare.
“Volevo proporti di fare uno stage nella mia azienda” Alex lo guardò come se fosse pazzo, così Louis riprese a parlare
“Uno stage, sai, lavori per me per un periodo di tempo…”
“Sì, sì, so cos’è uno stage” lo bloccò Alex con un’occhiataccia “Ma davvero lo stai proponendo a me?” Louis annuì.
“Sei la migliore là dentro, l’unica che probabilmente farà successo, e mi serve gente nuova e preparata nella mia azienda. Conviene sia a te che a me, ci stai?” Alex lo guardò incredula, sul punto di urlare, ma si trattenne
“Perché no, è un’esperienza” Louis le sorrise
“Perfetto, allora ci vediamo domani mattina alle nove in punto nel mio ufficio per un colloquio. A domani, Alessia” la salutò velocemente, per poi allontanarsi verso la sua auto
“Il mio nome è Alexandra!” gli urlò, per poi girarsi e tornare indignata dalla sua amica, la quale alzò un sopracciglio vedendola arrivare come una furia.
“Ma ti rendi conto?!”
“Ehm, in realtà no, tu ci hai parlato”
“Prima mi propone uno stage e poi mi dice che devo fare un colloquio, ma ti pare? E ha pure sbagliato il mio nome!” prese la borsa e si diresse verso il bar, mentre Melanie la seguiva divertita
“Ti interessa che si ricordi il tuo nome? Sai, magari vicino ad un numero di cellulare lo ricorderebbe meglio…”
“Melanie!” la bionda sussultò, mentre l’amica la fulminava
“Beh? E’ un bel ragazzo, ammettilo. Un incontro intimo, per così dire, non sarebbe mica male” Alex alzò gli occhi al cielo, mentre ordinava due caffè
“Se ci tieni tanto fattelo tu, io non sono interessata”
“Nah, non è il mio tipo. Troppo basso. E comunque, ci andrai al colloquio vero?”
“Ma certo che no. Non puoi propormi uno stage e poi dirmi che devo fare un colloquio, non vengo nemmeno pagata!” Alex prese i due caffè e si diresse verso un tavolo libero. Melanie la seguì sbuffando, sedendosi di fronte a lei
“Alex, ragiona: lavorare per Louis Tomlinson, anche senza essere pagata, è la più grande opportunità che possa capitarti! Se lo impressionerai, e in parte lo hai già fatto, lui parlerà bene di te, e i più grandi imprenditori del paese, se non del mondo, saranno ben disposti a pagarti oro perché tu lavori per loro. Pensaci, è un’ottima alternativa se non riuscissi ad inventare qualcosa di strambo, no?” Alex ridacchiò, bevendo il suo caffè.
“Sì okay, è una grande opportunità, ma io odio Louis Tomlinson”
“Beh, devi solo lavorare per lui, mica sposarlo. E poi non andandoci lo farai gongolare, lo sai vero? Lui si sente intimidito dalla tua intelligenza. Vuoi davvero dargliela vinta?”
“Certo che no! Domani mattina alle nove andrò a quel colloquio, e gli farò vedere chi è Alexandra Malik” si alzò di scatto con il bicchiere di caffè ormai vuoto in mano, e corse verso l’aula della lezione seguente.
“Basta toccare i tasti giusti ed è fatta, in questo caso il suo orgoglio” disse tra sé e sé Melanie, ridacchiando, prima di finire il suo caffè e seguire l’amica.
 
 
                                                                        *** 
 
Alex arrivò davanti al grande edificio della Tomlinson&Co. alle otto e cinquanta, in modo da spaccare il secondo per quando sarebbe arrivata fino al quinto piano. Non voleva di certo dare a quello sbruffone qualcosa per il quale rimproverarla, non se lo sarebbe mai perdonata. Appena entrata cercò di individuare un ascensore, e quando lo vide quest’ultimo stava per chiudersi
“No!” urlò mentre cominciava a correre verso l’ascensore, che si chiuse nel momento esatto in cui Alex frenò bruscamente. Sbuffò e andò verso le scale.
“E ti pareva, sempre la solita sfiga. Ora mi tocca fare cinque piani con i tacchi”
Con molta fatica arrivò in cima, e controllò l’ora: per fortuna aveva ancora un margine di tre minuti. Corse verso il primo specchio che vide, assicurandosi di essere ancora in ordine, e poi andò vicino alla scrivania della segretaria; una bionda tinta con seno rifatto. Tipica ragazza che poteva lavorare per Tomlinson.
“Salve, sono Alexandra Malik, sono qui per un colloquio” sorrise cordialmente, mentre la ragazza la squadrava
“Mmh sì, il signor Tomlinson la sta aspettando, prego” le sorrise e la condusse verso una porta, e la lasciò lì da sola dopo averla annunciata a Louis.
Rimase lì immobile finché non udì un “Avanti”, ed entrò.
“Salve, sono qui-“ ma le sue parole si persero, quando vide Louis parlare al cellulare, camminando avanti e indietro per la stanza. Alzò un sopracciglio, e rimase in ascolto
“Sì, Harry, ti ho detto che ci sarò. Sì, verrà anche Michelle. No, Clara era quella della settimana scorsa” Alex lo ascoltava parlare con un’espressione scioccata. Okay, sapeva che tipo fosse, ma vederlo da vicino era un’altra cosa, soprattutto se avevano un colloquio. Sentiva la rabbia crescerle di minuto in minuto finché, arrivata al limite, gli si piazzò davanti; Louis alzò un sopracciglio guardandola, e l’istante dopo Alex gli sfilò il telefono di mano, per poi spegnerlo e buttarlo nel cestino vicino alla scrivania. Louis la fissò sconvolto, mentre lei lo fissava con rabbia.
“Grazie mille per il tuo tempo, e per avermi permesso di fare questo colloquio. E’ stato un onore” detto questo si girò e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle, mentre Louis continuava a fissare la porta incredulo.
Alex stava quasi per entrare nell’ascensore, quando si sentì tirare per un braccio
“Aspetta” Louis la teneva ferma, mentre tentava di riprendere fiato dopo la corsa fatta per raggiungerla
“Cosa vuoi? Lasciami andare, ho da fare, io” provò a liberarsi, ma la forza di Louis sopraffaceva la sua
“Prima cosa: chiedimi scusa” lo sguardo di Louis era freddo e deciso, ma Alex non si lasciò intimidire
“Cosa? Ora sarei io a dovermi scusare? Sei tu quello che si è messo a parlare al cellulare dei fatti suoi invece di lavorare”
“E tu mi hai buttato il cellulare nell’immondizia! Sai quanto costa?!” Alex alzò gli occhi al cielo, spazientita
“Non mi importa quanto costa, mi importa solo che sei maleducato ed irrispettoso, e io ora me ne vado” si girò di nuovo, staccandosi dalla sua presa, ma dopo che ebbe fatto appena due passi Louis la bloccò di nuovo.
“Senti, mi dispiace. Ho sbagliato, lo so, ma che ne dici di darmi un’altra possibilità? Voglio davvero che tu lavori nella mia azienda” Alex lo fissò per alcuni istanti, dubbiosa, prima di prendere una decisione.
“Va bene, ma se mai dovessi lavorare qui, e capitasse di nuovo una cosa del genere, me ne andrò seduta stante” si avviò verso il suo ufficio, senza degnarlo di uno sguardo, e Louis la seguì sorridendo, mentre la segretaria guardava la scena come se fosse surreale, e in effetti lo era: da quando Louis Tomlinson si sottometteva ad una ragazzina?
 

ANGOLO AUTRICE
Salve! Ho finalmente deciso di pubblicare il prologo di questa storia che ho in mente da un po', una trama magari anche un po' banale, che però mi ha fatto venire voglia
di scriverla, per cui l'ho fatto. In questo capitolo ho usato dei termini di economia, ma non essendo esperta nel campo ho cercato di informarmi un po' su internet, quindi se 
ho scritto qualche vongola o avete suggerimenti da darmi per qualsiasi cosa, i consigli sono bene accetti, per cui fatevi pure avanti con le recensioni!
Alla prossima <3
  
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