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Autore: luna nueva 96    31/03/2016    5 recensioni
Di come Remus Lupi abbia iniziato a fumare dopo la "Notte della Strage"
DAL TESTO
["“Remus Lupin, vuoi spiegarmi cos’è questo?”
“Non lo vedi?” rispose con ovvietà “Un pacchetto di sigarette”
“E di grazia cosa ci farebbe un pacchetto di sigarette a casa tua?”]
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Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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“Io non posso crederci!” sbottò Sirius, d’un tratto.

Remus lo sentì e si limitò ad un  generico e banale “Cosa?”, intento com’era a seguire attentamente le istruzioni sul libro di ricette babbane, ed insieme applicarle. Cosa tutt’altro che semplice, tra l’altro.

Sentì immediatamente un gran tonfo di piedi sul pavimento e due secondi dopo Sirius Black era in piedi davanti a lui, con un’espressione a metà tra l’offeso e il malizioso e qualcosa tra le mani.

“Remus Lupin, vuoi spiegarmi cos’è questo?” chiese, in perfetto tono da mamma chioccia.

Remus lo degnò a mala pena di un’occhiata veloce. Ma aveva messo due o tre uova?

“Non lo vedi?” rispose con ovvietà “E’ un pacchetto di sigarette”

“E di grazia cosa ci farebbe un pacchetto di sigarette a casa tua?” continuò

“Ma ti sei preso il virus del fidanzato stupido forse?” chiese Remus piccato “Le fumo ovviamente”

Black spalancò la bocca dallo stupore e Remus avrebbe anche potuto lasciarsi andare ad una risata per quella espressione se solo il cagnaccio non si fosse avvicinato troppo al bancone della cucina.

“Sciò! Allontana le tue schifose pulci dal mio delizioso impasto!”

Dopotutto se stava provando a fare quella torta alla babbana, quando invece in molto meno tempo- e con una molto minore probabilità di combinare disastri- avrebbe potuto sbrogliarsela usando la magia era proprio a causa sua. Perchè da che mondo è mondo, Sirius Black aveva una vera e propria ossessione per le cose babbane (Remus ricordava ancora con orrore quella motocicletta su cui era salito una volta e una sola, poi aveva giurato sui propri artigli e le proprie zanne che non si sarebbe più avvicinato a quell’affare neanche sotto tortura) e, lo ammetteva, se si stava cimentando in quell’epica impresa non era che per stupirlo. Per riconquistarlo.

All’improvviso una risata canina riempì ogni angolo di quella stanza e, se in un primo momento il licantropo lo aveva guardato con gli occhi dell’amore- perché, oh quanto gli era mancata quella risata in quei tredici anni!-, poi aveva messo su un’espressione di fastidio quando si era accorto che Sirius non stesse ridendo per lui ma di lui. Forte anche.

“Ma tu non eri il Prefetto Perfetto?” chiese il moro scimmiottando il nomignolo che lui e James avevano affibbiato all’inizio del sesto anno a lui e a Lily Evans. Sempre simpatici, loro due; simpatici come un dito nel c…

 “Hai idea di quanto a diciassette anni tu mi abbia rotto le palle quando io fumavo e tu dovevi fare il solito prefettino ligio al dovere?” Sirius gli rivolse un’occhiata sconcertata “ << Sirius fa male, Sirius così morirai giovane, Sirius di qui, Sirius di là >>, la tua voce mi rimbombava in testa per ore, a volte! Eri parecchio snervante” 

Remus sorrise, ricordando un ragazzo di diciassette anni troppo impostato, troppo determinato a fare in modo che tutti gli ingranaggi della sua vita scandissero un tempo un tempo regolare e perfetto. Ripensandoci ora, ora che era un uomo diverso, che aveva sperimentato cosa fosse la vera solitudine, si rendeva conto di come quella del Prefetto Perfetto non fosse altro che una maschera. Forse, si disse, era un riflesso incondizionato de suo orgoglio: era così frustrato dal non poter controllare il suo lato selvaggio durante le notti di luna piena, da passare paradossalmente a tenere sotto stretto controllo tutti gli altri aspetti della sua vita.
Le cose gli erano sfuggite un po’ di mano quando, nel fior fiore dei suoi quindici anni, con una dolorosa indignazione, si era reso conto di essersi innamorato del suo migliore amico, uomo, etero ed eterno donnaiolo. Era sicuramente qualcosa che non aveva previsto, allora, e sicuramente gli aveva fatto male pensare che avrebbe continuato ad amare una persona che non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti (a quel tempo ancora non sapeva che Sirius gli sbavava letteralmente dietro), ma di sicuro quello schiaffo in pieno viso lo aveva in parte aiutato a smollarsi un po’.

“…ehi ci sei ancora?”

Remus sobbalzò e si rese conto di essere rimasto un bel po’ a guardare il vuoto e a perdersi nella memoria. Gli capitava spesso di non riuscire a mettere bene a fuoco le cose del passato, come se quella vita non gli fosse mai appartenuta e stesse provando a ricordare un sforzo una pagina di Storia della Magia. E dire che, a rigor di logica, doveva essere Sirius quello con i ricordi annebbiati, tra i due.  

“Ehi” rispose stupidamente

Sirius gli sorrise sghembo “Per fortuna, pensavo di averti perso là dentro”. Ma dietro al suo tono sarcastico si nascondeva un affettuoso rimprovero.
Basta vivere nel passato, Remus.

“Dicevamo” riprese poi “Chi è che ti ha fatto cambiare idea su queste?” chiese agitando il pacchetto di sigarette.

“Tu” rispose Remus d’istinto, e Sirius ammutolì.

In realtà neanche il licantropo sapeva bene il motivo di quella risposta, data in maniera così avventata eppure così vera. Non ci aveva propriamente pensato all’epoca in realtà, e dopo… beh dopo era diventata una necessità, una dipendenza, e semplicemente non se l’era mai chiesto.

Percorrendo ancora quel sentiero buio e pericolo dentro se stesso, fu costretto un’altra volta a scavare nel libro della memoria, a leggere questa volta le pagine più dolorose. Arrivò al ricordo che stava cercando e appena provò a metterci piede dentro, in sordina,  la potenza d’urto di quelle emozioni sopite gli causarono un giramento di testa e fu costretto a ritornare al presente, frastornato.

“Moony!” Sirius gli artigliò un braccio, gli occhi sgranati fissi nei suoi, argento liquido “basta così, mi stai spaventando. Non è importante”

Era totalmente impanicato, aveva paura di veder Remus perdersi nel labirinto in cui lui stesso lo aveva spinto ad avventurarsi.

“Era il primo Novembre” iniziò Remus  “Lo ricordo bene, era proprio il primo Novembre. Ricordo che stavo dormendo nel mio letto quando sono stato svegliato da un gufo di Silente. Ci pensi Sirius? Quella notte era successo il finimondo e io stavo dormendo” si lasciò sfuggire una risata, che a Sirius fece venire i brividi.

“Mi sono smaterializzato a casa Potter che era l’alba. Non ricordo molto di quel momento, ricordo solo che vedevo tutte le immagini sfocate e sentivo tutti i suoni ovattati. Una mano sulla spalla; capelli rosso fuoco a sparsi sul pavimento; e l’odore del sangue che quella mattina mi è entrato nelle narici e da allora non è più andato via”

Se si concentrava Remus riusciva ancora a sentirlo, quell’odore. Il sangue di James e Lily.

“Una cosa sola mi era ben chiara, un suono che mi era entrato nel cervello e non riuscivo a mandarlo via. Era fastidioso, mi faceva venire un gran mal di testa e dovevo farlo smettere, altrimenti, lo sapevo, sarei impazzito” Remus fece un respiro, per prendere fiato “Era Harry. Stava piangendo. Ho arrancato fino alla sua culla, l’ho preso e non l’ho più lasciato andare. Non riuscivo a piangere, non riuscivo a rendermi neanche conto di nulla, volevo solo che quel dannato bambino smettesse di strillare. La McGranitt ha dovuto praticamente strapparmi Harry dalle braccia, mentre Silente a malincuore mi diceva che non potevo essere io ad occuparmi di Harry, e mi ricordava chi ero e cosa sono”

Sirius piangeva. Era bastata una sola dannata notte a distruggere quella fortezza che si erano costruiti con anni di fatica i Malandrini, che poi si era rivelata niente meno che un castello di carte.

“Paddy” sussurrò Remus, consapevole tuttavia che fosse una reazione del tutto umana. Appoggiò le sue labbra su quelle del suo fidanzato, dolcemente. Sirius parve riprendersi almeno in parte.

“Non ricordo bene cosa successe dopo, ricordo solo di essere trascinato barcollando fino alla foresta. Poi non lo so, forse sono svenuto. Avevo solo poche certezze in quel momento: James, Lily e Peter erano morti, Harry era orfano, l’amore della mia vita era stato appena catturato  e portato ad Azkaban reo di crimini orribili, e io non ero mai stato così solo come allora. C’era la Luna Piena quella sera, ed è stata forse la mia volta in cui ho accolto il Lupo con liberazione. Il mio istinto forse mi ha spinto ad allontanarmi da lì perché la mattina dopo mi sono ritrovato nudo, graffiato e spossato ai confini con la Scozia. Non ho neanche avuto il coraggio di tornare per i funerali”

Si sedette di peso sullo sgabello, sentendosi improvvisamente esausto. Sirius, con gli occhi ancora arrossati, si rigirò il pacchetto tra le mani e poi tirò fuori una sigaretta, la mise tra le labbra, la accese.  Remus lo osservò, perdendosi nel fumo che creava strane forme nell’aria, ritornando improvvisamente diciassettenne tanto che dovette mordersi la lingua per non fargli una ramanzina come “non è buona educazione fumare in cucina”, giusto per rivestire per un attimo i panni del vecchio se stesso, per poi scoprirseli stretti addosso.

“Non c’è un motivo preciso per cui ho iniziato a fumare. So solo che ero depresso, che vi sognavo tutte le notti, e che avevo voglia di averti di fronte a me per ammazzarti. Si, ti avrei ucciso Sirius, perché ti odiavo con tutte le mie forze. Ti odiavo per aver distrutto in una notte la favola dei Malandrini, per avermi dato tutta la felicità del mondo e poi avermela tolta tutta in un solo istante. Ti odiavo soprattutto per avermi spezzato il cuore. Così un giorno semplicemente sono andato a comprare un pacchetto di sigarette e ho iniziato a fumare. Così, di punto in bianco, è stato semplice e naturale come se lo facessi da anni. Forse l’ho fatto perché stavo così da schifo da volermi distruggere, forse volevo dimostrarti qualcosa, forse ero solo incaz-“

Si fermò di colpo. Balle. Osservò ancora una volta Sirius seduto di fronte a se, una sigaretta tra le dita, si portava elegantemente il filtro in bocca, inspirava ed espirava. Remus scoprì che quell’azione così semplice per il suo cuore era magia.

“No” ammise poi, l’ombra di un sorriso sconfitto sulle labbra “La verità è che mi mancavi. Mi mancava tutto di te, mi mancava la tua presenza, i tuoi abbracci, la tua risata, l’odore della tua pelle. Avevi sempre quell’odore di nicotina addosso, che non si staccava mai neanche dopo una doccia, neanche dopo il sesso; specialmente dopo il sesso, quando me lo sentivo addosso anche io. E non era fastidioso ok, era… caldo, era intimo, era casa. Quella sigaretta era casa mia, tu eri casa mia Paddy e mi avevi abbandonato e io avrei fatto qualsiasi cosa per portarmi un pezzo di te sempre con me nonostante tutto, quindi una mattina dal nulla mi sono ritrovato una sigaretta tra le labbra, e per un attimo è stato come baciarti, Sirius”

Disse tutto d’un fiato e sentiva i polmoni bruciare per la mancanza di ossigeno, le lacrime che aveva preso a scendergli sulle guancie e i battiti del cuore accelerati. Poi tornò a respirare. Perché Sirius lo stava baciando, davvero questa volta. E l’odore di nicotina si diffuse ovunque. 
 
  
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