Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Marilia__88    31/03/2016    3 recensioni
Seguito di "Ti brucerò il cuore" (Johnlock)
Dal primo capitolo:
... Non passava giorno, infatti, che Sherlock non ripensasse al discorso che il medico gli aveva fatto al cimitero, davanti alla sua lapide vuota. Sapeva benissimo che, probabilmente, parte di quelle parole, erano dettate dalla paura del momento ed erano prettamente mirate a dissuaderlo, dal compiere quel gesto avventato, ma, nonostante tutto, non riusciva a togliersele dalla testa:
“…io ho bisogno di te, quanto tu ne hai di me!... Devi lottare, Sherlock…devi farlo per me…! …la tua presenza…e tutto quello che abbiamo passato, mi hanno ridato la gioia di vivere!” Queste frasi echeggiavano tra le pareti del suo palazzo mentale e, la cosa strana, è che riuscivano a trasmettergli un senso di calore e di benessere, che mai aveva provato in vita sua.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart'
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          Ti scalderò il cuore





                                   Buon Natale, John





... Da quella sera tutto fu dimenticato. Le sofferenze, i dolori e le delusioni che entrambi avevano subìto, sparirono all’improvviso. Non c’erano più incubi, nemici e sensi di colpa a tormentare le loro giornate: finalmente c’erano soltanto John e Sherlock, soltanto loro contro il resto del mondo.
 
 



 
                                                         DUE ANNI E MEZZO DOPO


Erano passati poco più di due anni e mezzo dalla sconfitta di Moran e le cose tra John e Sherlock, andavano decisamente bene. Sherlyn, ormai, aveva circa tre anni e mezzo e, non solo cresceva a vista d’occhio, ma aveva instaurato con il detective, un rapporto davvero speciale. La bambina, infatti, considerava Sherlock come un secondo padre: il giorno in cui per la prima volta lo chiamò “papà Sherlock”, sorprese realmente il consulente investigativo, che si sentì stranamente felice ed onorato della cosa.
“Sherlock!?” lo chiamò il medico, entrando nel soggiorno. Era uscito per comprare gli ultimi regali di Natale e aveva lasciato il fidanzato da solo con la figlia, augurandosi che non combinassero guai in sua assenza “…Sherlock!?... Sherlyn!?” provò di nuovo, ma l’appartamento era vuoto. Si tolse la giacca, poggiò la busta a terra e si diresse di sotto, con la speranza di trovarli, almeno, in laboratorio. Appena aprì la porta li vide. Erano entrambi alla scrivania: Sherlock era intento a guardare nel microscopio, scribacchiando su un foglio, mentre Sherlyn, seduta su una sedia con due cuscini, era concentrata a disegnare.
“Ehi…” disse, sorridendo.
“John…!” esclamò il consulente investigativo, alzando un attimo lo sguardo dal microscopio.
“Papà!” urlò la bambina, saltando giù dalla sedia e correndo ad abbracciarlo “…ti ho fatto un disegno…” aggiunse, scandendo bene le parole. Sherlyn, infatti, aveva un’intelligenza decisamente sopra la media e grazie agli stimoli e alle frequenti sollecitazioni del detective, era assolutamente avanti rispetto ai suoi coetanei.
“Ah, sì? Fammi vedere…” rispose dolcemente John.
“Ecco…” disse Sherlyn, andando a prendere il foglio e mettendolo nella sua mano “…questo è papà Sherlock al lavoro…” aggiunse, indicando una parte del foglio con un ditino.
“E questo cos’è?” chiese il medico, notando qualcosa di strano.
“È una persona morta…e papà Sherlock sta cercando chi è stato…” rispose soddisfatta la bambina.
Il consulente investigativo cercò di trattenere una risata, rimanendo concentrato sul microscopio. John, invece, si mise ad osservare il suo fidanzato con aria di rimprovero.
“Tu non centri niente con questo, vero?” gli chiese serio, sventolando in aria il disegno.
“Io? Ha fatto tutto da sola…” rispose Sherlock con una falsa espressione innocente sul viso.
“Quindi non le hai parlato dei casi a cui stai lavorando…vero?” insistette il dottore, trattenendo un sorriso, divertito da quella situazione.
“Non ho mai fatto niente del genere…” ribadì il detective, tornando a guardare nel microscopio.
“Quando sarò grande voglio essere come papà Sherlock!... Aiuterò quegli stupidi poliziotti!” esclamò all’improvviso Sherlyn.
A quell’affermazione Sherlock non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.
John, invece, guardò prima la bambina con aria sconvolta e poi si mise a ridere anche lui, scuotendo la testa rassegnato.
 

Era sera. John aveva messo Sherlyn a letto e Sherlock era sulla sua poltrona, nella classica posizione meditativa. Il medico si sedette di fronte a lui ed iniziò a guardarlo.
“Sherlock…” lo chiamò, per attirare la sua attenzione.
“Dimmi…” rispose il detective, riaprendo gli occhi.
“Tra due settimane è Natale…perché non festeggiamo qui la sera della Vigilia? Potremmo invitare Greg, Molly, Mycroft e la signora Hudson, come facevamo fino a qualche anno fa…” chiese John titubante.
“Se prima lo facevamo ed ora non lo facciamo più, ci sarà un motivo!” esclamò duro Sherlock “…Dai John, per favore…sai quanto io odi queste cose!” aggiunse poi, con un tono un po' più dolce.
“Si, lo so…ma potremmo farlo per Sherlyn…ormai riesce a capire questo genere di cose e sarebbe più contenta, se per una volta festeggiassimo come si deve il Natale!” ribatté il medico.
“Oh, ma per favore…non le servono queste sciocchezze!” esclamò il detective, alzandosi dalla poltrona nervoso.
“Va bene…come non detto…” rispose John deluso, abbassando lo sguardo. Poi si alzò di scatto e si diresse in cucina a preparare del tè.
Sherlock lo guardò allontanarsi. Era così difficile vedere il suo fidanzato triste e deluso, ma doveva resistere qualche altro giorno. Aveva già organizzato tutto per quella sera e non poteva lasciarsi sfuggire qualcosa e rischiare di rovinare la sorpresa, che aveva in serbo per lui.

 
Il giorno della Vigilia di Natale era finalmente arrivato. John era sempre più nervoso e giù di morale e non capiva come mai Sherlock fosse così sfuggente e continuasse ad ignorarlo, come se niente fosse. In fondo, non gli sembrava di chiedere molto. Voleva soltanto passare una serata normale con il suo fidanzato, sua figlia e i suoi amici. Capiva quanto Sherlock odiasse questo genere di cose, ma avrebbe potuto sforzarsi almeno per una sera. Negli anni passati, era capitato che avessero deciso di festeggiare la Vigilia a Baker Street e il detective, anche se controvoglia, aveva sempre accettato, per farlo contento. Perché questa volta non aveva fatto lo stesso? Cosa gli costava fare un piccolo sforzo, per farlo felice? Frustrato e irritato, si sedette sulla sua poltrona. Guardò l’ora e si accorse che erano già le 17:00. Fece un profondo sospiro e si poggiò, rassegnato, con la testa alla spalliera.
“Papà stai bene?” chiese Sherlyn, entrando nel soggiorno. Era stata, per ore, con Sherlock di sotto in laboratorio.
“Si, tesoro…papà è ancora di sotto?” chiese John, fingendo un sorriso.
“Si…ha detto che ha tanto lavoro…” rispose la bambina.
Il medico annuì e sospirò, di nuovo, in preda allo sconforto.

 
Un’ora dopo, Sherlock salì di corsa di sopra, aprendo la porta di colpo.
“John, preparati! Mi ha chiamato Lestrade…abbiamo un caso!” urlò eccitato.
“Ma è la Vigilia di Natale!” esclamò John seccato.
“Si…e quale modo migliore di festeggiare, se non sulla scena di un crimine? Dai, muoviti…!” rispose il detective, andando in camera a vestirsi.
“Già…quale modo migliore…” borbottò il medico irritato tra sé e sé.
“Hai detto qualcosa?” chiese il consulente investigativo, ritornando in soggiorno.
“Niente…” disse John, mentre si metteva la giacca “Sherlyn, starai qualche ora con la signora Hudson di sotto. Noi torniamo prima possibile, va bene?” aggiunse, rivolgendosi alla bambina.
Lei annuì contenta e corse giù per le scale, dirigendosi dalla padrona di casa.

 
Il caso si rivelò essere davvero banale. John non riusciva a capire come mai Lestrade li avesse chiamati; di certo non serviva la geniale mente di Sherlock, per risolverlo.
“John, tutto bene?” chiese Greg preoccupato, avviandosi con lui verso l’uscita.
“Si, tutto bene…” rispose il medico, non molto convinto.
“La tua faccia dice altro!” ribatté l’ispettore.
“Niente…è solo che per una volta avrei voluto passare una Vigilia di Natale come si deve…” disse il dottore, abbassando lo sguardo.
“Sai com’è fatto Sherlock…non puoi pretendere che cambi da un giorno all’altro!” esclamò Lestrade, dandogli una pacca sulla spalla.
“Già…” rispose semplicemente John, sospirando “…ma dov’è andato?” aggiunse poi, rendendosi conto che il fidanzato era sparito.
“È andato via…ha detto che doveva controllare una cosa!” disse Donovan, avvicinandosi a loro.
“Perfetto!” esclamò il medico, ancora più irritato.
“Vieni, ti accompagno io a casa…” rispose gentilmente Greg.

 
Arrivati davanti al 221B, John scese dall’auto, cercando le chiavi di casa nella tasca. Poi si voltò verso l’ispettore.
“Ti va di salire, Greg? Sempre se non hai altri impegni per stasera…conoscendo Sherlock, non tornerà prima di alcune ore!” disse con un sorriso forzato.
“Certo! Figurati se ho impegni…!” esclamò Lestrade con sarcasmo.
Il medico passò a prendere Sherlyn e salì lentamente di sopra. Appena aprì la porta, però, quello che gli si presentò davanti lo lasciò senza parole. Il soggiorno era stato adornato con festoni, luci e decorazioni natalizie. In un angolo, c’era un bellissimo albero di Natale, con sotto dei regali. Ma la cosa che lo sorprese di più fu che c’erano proprio tutti: Molly, Mycroft, Sarah, Billy e, perfino sua sorella Harry. Si girò di scatto verso Greg e si accorse che, intanto, era salita anche la signora Hudson.
“Ha organizzato tutto lei, vero?” chiese alla padrona di casa.
“Oh, no…questa volta io non centro niente! È tutta opera sua…!” rispose sorridente la donna, indicando qualcuno alle sue spalle.
John si voltò e vide Sherlock uscire sorridente dalla cucina.
“H-hai fatto tutto tu?” balbettò il medico, sorpreso e contento al tempo stesso.
Il detective annuì soddisfatto e si avvicinò a lui, dandogli un bacio.
“Buon Natale, John!” disse semplicemente.
Il dottore era rimasto immobile. Sembrava pietrificato con un’espressione da ebete stampata sul volto. Dopo qualche secondo, cercò di riprendere il controllo di sé e fu allora, che notò qualcosa di sorprendente. Sherlock non era vestito come al suo solito, ma indossava un semplice pantalone e il maglione natalizio che gli aveva regalato anni fa e che non aveva mai voluto mettere.
“Oh, Dio…l’hai messo davvero!... Comunque mi sa che avevi ragione: è davvero ridicolo…soprattutto su di te!” esclamò John, scoppiando a ridere di gusto.
“Pensavo ti avesse fatto piacere…e grazie per avermi appena definito ridicolo!” rispose il detective, con un falso broncio.
In quel momento, il medico si sentì davvero felice. Era tutto perfetto, come aveva sempre desiderato.
Sherlock, intanto, fissava John e vendendolo sorridere, sentì una strana sensazione addosso. Pensò che non ci fosse cosa più bella al mondo.
La sorpresa era riuscita alla perfezione. Tutti si sedettero a tavola e si godettero quella bellissima festa.
Le cose, dunque, non potevano andare meglio di così. O forse sì?




Angolo dell'autrice:
Salve! Eccovi il diciottesimo capitolo. Qui il nostro Sherlock si impegna davvero tanto per far felice il nostro caro John! Credo che la scena di quando il dottore rientra a casa e il detective gli da un bacio, dicendogli "Buon Natale, John" sia la più dolce di tutte.
Che ne pensate di Sherlyn? E di questo rapporto che ha instaurato con Sherlock? Io la trovo davvero tenera...così come trovo tenero il nostro consulente investigativo in questi panni.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto...vi lascio il finale con questo piccolo interrogativo...Sarà tutto più chiaro quando leggerete il diciannovesimo!
Grazie come sempre a chi continua a seguire la storia... e grazie a chi vuole lasciare un commento. 
Alla prossima ;) 

 
   
 
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