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Autore: auroramyth    31/03/2016    5 recensioni
La vita di una tredicenne dovrebbe essere allegra e spensierata. Ma non per Vivian Kaulitz.
Sì, Kaulitz, perché Vivian è la figlia di Bill, famoso in tutto il mondo per essere il cantante dei Tokio Hotel.
Vivian è bella e intelligente.
Ma sola.
Orfana di madre, senza dei veri amici, agnello sacrificale dei compagni di scuola che si divertono a deriderla e a prendere in giro lei e la sua famiglia. E tutto ciò la fa sentire come una persona dalla doppia personalità: apparentemente felice fuori, dilaniata dentro dalla sofferenza e da mille perché.
Riuscirà l’amore di Bill nei suoi confronti a salvarla dal suo mondo di tristezza?
O sarà un incontro non desiderato a cambiarle la vita e a farla uscire dal buio tunnel nel quale sta annegando?
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“-Non è vero! Non ci credo! Stai mentendo, papà! La mamma è morta! Me l’ha detto anche lo zio!-
-Tom lo ha sempre detto perché io gli ho chiesto di dire questo… Puoi chiederlo a lui se non credi a me…-
Le avevano mentito… Le avevano mentito TUTTI!”
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 10 Note Autrici: siamo auroramyth, profilo facebook: Aurora Myth, e Phantom Rose, profilo facebook: Erika Comelato. La nostra è una amicizia intensa e profonda, e abbiamo voluto coronare questi anni di amicizia scrivendo una long a quattro mani, in quanto la scrittura è una nostra passione comune. Questa è la prima storia che scriviamo insieme, e speriamo la leggiate e commentiate (sia in positivo che in negativo) in molti, perchè ci abbiamo davvero messo tutto noi stesse nello scriverla, traendo spunti anche dalla nostra esperienza personale e da vicende che ci sono accadute davvero.
Spendiamo qualche parola anche per i ringraziamenti di dovere!
Grazie a: FreienFall, Alice Ahgony e memy881 che hanno commentato il precedente capitolo. Ci fa un immenso piacere sapere cosa ne pensate!
Grazie a memy881 che ha inserito la storia tra le preferite.
Vi aspettiamo numerosi in questo nuovo capitolo e siamo disponibili a sentirvi privatamente sia qui, su EFP, che su facebook. Inoltre tutte le news e info alla pubblicazione verranno postate alla pagina: Dark Blue Horizon, di cui io, Aurora, e un’altra autrice di EFP, Petit_fantome, siamo amministratrici.
Non ci resta che dirvi: ENJOY!
Rory e Ery
 
 
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CAPITOLO 10
 
Vivian li aveva sentiti urlare a squarciagola per un sacco di tempo mentre si cambiava e faceva un bagno caldo per riscaldarsi le ossa infreddolite, ma non era riuscita a capire cosi si dicessero.
Sinceramente era un po’ spaventata da quello che era e sarebbe successo, perché non aveva mai sentito Iris e suo padre urlare tanto.
E il timore di essere la causa, per l’ennesima volta, del loro litigio quella sera le diede la nausea.
Alla fine si buttò a letto coprendosi la testa col lenzuolo per attutire le loro voci, finché non smisero.
Allora sentì dei colpi all’uscio della sua stanza, a segnalare che qualcuno desiderava entrare.
-Ehi, ciao, Vivian… sto per andare, volevo salutarti…- sussurrò Iris, socchiudendo la porta della sua camera, sporgendosi dentro solo con la testa.
-Vai via?!- domandò lei allarmata.
-Sì, torno al mio appartamento… Non sono gradita qui, inutile che mi illuda più di tanto, perciò meglio se me ne sto per un po’ per i fatti miei.-
Vivian sapeva che stava parlando di lei e il panico per il senso delle parole di Iris la assalì.
-No, non è vero che non sei gradita! Se ti ho dato questa impressione scusami, ma ero frastornata per quello che mi aveva detto papà… Non è vero che non ti voglio! Non voglio che tu vada via…-
-Ho sentito quello che hai urlato a tuo padre quando ti ho riportato a casa e vi siete scontrati, Vivian…- mormorò ferita Iris.
-Non lo pensavo veramente! Te lo giuro!-
Lacrime di frustrazione e disperazione cominciarono a sgorgarle dagli occhi e a bagnarle le guance.
Era colpa sua! Tutta colpa sua, se ora Iris se ne stava andando…
Iris le sorrise tristemente, poi si avvicinò al letto, dove era sdraiata Vivian.
-Ti ho portato una cosa, ora è finita…-
Le allungò un pacchetto morbido di carta di riso rosso chiuso da un enorme fiocco di rafia.
Lei lo prese con mani tremanti.
Lentamente lo scartò, attenta a non rompere la carta di quello che era certa sarebbe stato un prezioso regalo per lei.
Un sospiro di incredulità e stupore le deformò il volto, congelandolo in un’espressione di meraviglia.
La maglietta di suo padre che le era stata rovinata era diventata una di quelle canottiere super alla moda, tutte stracciate ad arte e con delle trasparenze foderate, che aveva sempre ammirato dalle vetrine.
-Grazie…- fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare.
-Di nulla, spero ti piaccia…-
-È bellissima!-
-Bene, allora io vado…- disse balzando in piedi ed avvicinandosi alla porta della camera della ragazza.
-Vai sul serio?!-
-Devo…-
-Ma io non voglio…-
Iris stette per un po’ in silenzio a scrutarla, con la mano sulla maniglia.
-Ho bisogno di qualche giorno per conto mio, tesoro… poi torno, ok?-
-Me lo prometti?- le chiese speranzosa.
-Sì, certo!-
-Ok…-
-Ok… Ciao, Vivian…-
Le lanciò un bacio con la mano, poi si richiuse la porta alle spalle.
-Ciao… mamma…- sussurrò nel silenzio della stanza.
 
Quando Iris se n’era andata, il mondo di Vivian era crollato. Si sentiva in colpa per quello che era successo. Si sentiva in colpa per il litigio tra lei e suo padre. E si sentiva in colpa per essere scappata di casa in quel modo. Soffriva e stava male. E come se ciò non bastasse, suo padre l’aveva messa in punizione per quel gesto sconsiderato. Vivian aveva accettato la punizione senza neanche provare a ribattere perché sapeva di meritarla. Inoltre, aveva apprezzato il fatto che suo papà non si fosse messo ad urlare. Era andato da lei e le aveva fatto un bel discorsetto, con un tono di voce calmo ma allo stesso tempo fermo e severo. E Vivian aveva notato che nonostante cercasse di mascherarlo, era ancora scosso per il fatto che lei fosse scappata. Morale della favola, si era beccata un mese di punizione, non poteva uscire se non per andare a scuola e tornare a casa. Vivian pensò che forse suo padre non aveva voluto esagerare in primo luogo perché si era accorto che lei stava già male. E in secondo luogo perché, se Tom avesse saputo di una punizione troppo severa nei confronti della nipote, c’era il rischio dello scoppio della terza guerra mondiale!
Quel giorno Vivian era tornata da scuola sentendosi uno schifo totale. Stava male, mentalmente ma soprattutto fisicamente. Forse tutte quelle ore passate sotto alla pioggia non erano state un’idea geniale. Così una volta rientrata si era messa subito a fare i compiti e li aveva finiti in fretta, con dei dolori lancinanti alla testa, gli occhi che bruciavano da morire e il corpo scosso da mille brividi.
Quando Bill rientrò a casa quella sera, trovò Vivian sdraiata sul divano, con la coperta tirata fino alle orecchie.
-Tesoro, sono io. Sono tornato.-
Vivian sollevò la testa, sentendo qualcosa simile ad un macigno che le rotolava nella testa.
-Ciao, papà.- disse sollevandosi goffamente a sedere.
Bill si avvicinò alla figlia, sedendosi accanto a lei sul divano.
-Tesoro, tutto bene?- le chiese preoccupato, vedendo la strana espressione dipinta sul viso della ragazza.
-Sì, sto bene. Ti scaldo la cena.- disse la ragazza alzandosi in piedi.
-Viv, ma dov’è andata la domestica?-
-Non ricordi? Oggi è andata a casa prima perché doveva portare il figlio dal dottore.-
-Oh sì, è vero, me n’ero scordato.-
-Fa niente.- disse Vivian mentre entrava in cucina.
Prese la cena del padre, mettendola nel microonde, e mentre aspettava che si riscaldasse preparò la tavola.
Bill si sedette al suo posto e dopo pochi minuti Vivian gli servì la cena, sedendosi accanto a lui.
-Tu non mangi?- le chiese il padre vedendo che la ragazza non si era presa nemmeno il piatto.
-Ho mangiato qualcosa prima, anche se non avevo molta fame.- mentì la ragazza.
-Ma sei sicura di sentirti bene? Non hai un bell’aspetto.-
-Ho solo un tremendo mal di testa.- si affrettò a rispondere lei.
Bill sollevò un braccio, posando una mano sulla fronte della figlia.
-Hai la febbre!-
-Non è vero, ti sbagli.- disse Vivian sottraendosi dal tocco del padre.
-Scommetto che è colpa di tutta la pioggia che hai preso!-
Vivian abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa.
-È così?-
-Sì.- rispose la ragazza in un sussurro.
-Quanta febbre hai?-
-Qualche linea.-
-Vivian.-
La ragazza sospirò.
-Trentotto e otto.-
-Cosa?- disse Bill sconvolto, -Trentotto e otto? Fila subito a letto.-
-Sono stata sul divano quasi tutto il pomeriggio.-
-Non ha importanza. Vivian, per favore vai a letto, non peggiorare le cose.-
-Ci vado dopo aver sistemato qui.-
-Faccio io, tu vai a dormire.-
Vivian si alzò in piedi, barcollando pericolosamente.
Bill l’afferrò, per paura che cadesse.
-Sto bene, papà, puoi lasciarmi.-
-Non ci penso proprio, rischieresti di ruzzolare giù per le scale. Ti accompagno di sopra.-
Vivian non ebbe il coraggio di opporsi. Stava troppo male ed inoltre suo padre era più cocciuto di lei quindi sarebbe stata tutta fatica sprecata.
Bill le si avvicinò passandole un braccio dietro la schiena e uno dietro le ginocchia, prendendola in braccio.
-Papà, mettimi giù.- disse la ragazza imbarazzata.
-Quando siamo in camera tua ti metto giù.-
-Ti farai male.-
-Credi di pesare così tanto?- le chiese il vocalist sollevando un sopracciglio, -Sei leggera come una piuma.-
Vivian rimase in silenzio, posando la testa sulla spalla del padre.-
Quando furono arrivati nella stanza della ragazza, la aiutò a stendersi a letto e le rimboccò le coperte.
-Ti porto qualcosa?-
-No, grazie lo stesso, papà, sto bene così.- rispose la ragazza sorridendogli dolcemente.
Bill le accarezzò la testa, baciandole la fronte.
-Se hai bisogno di qualcosa chiamami, ok? A qualsiasi ora e per qualsiasi motivo, ok?-
-Va bene, papà.-
-Buona notte, tesoro.-
-Buona notte, papà.-
Bill le sorrise, poi si alzò ed uscì dalla stanza, lasciandola sola a riposare.
 
Vivian mancava da scuola già da tre giorni. Quella dannata febbre non ne voleva sapere di scendere. E suo padre era sempre più preoccupato. Se continuava così avrebbe chiesto consiglio al Dr. House! Sentì il cellulare vibrare. Lo afferrò, osservando lo schermo. A. B. le aveva inviato un messaggio, chiedendole come stava. Vivian le rispose e attese la risposta dell’amica. Dopo pochi minuti A. B. le rispose, chiedendole se poteva passare a trovarla e con l’occasione portarle degli appunti.
Vivian fece una smorfia di disappunto. Cavolo, era ancora in punizione, come poteva fare?
Senza pensarci due volte, si alzò e scese al piano inferiore, raggiungendo suo padre in salotto.
-Vivian, tesoro, come stai? Hai fame? Vuoi un’aspirina? Un tè caldo?-
-No, papà, ti devo chiedere una cosa.-
-Certo, dimmi.-
-La mia amica A. B., Annabelle, può passare a portarmi degli appunti di scuola?-
Bill rimase interdetto qualche secondo.
-Ma certo, sì, può venire a trovarti quando vuole.-
-Grazie, papà.- disse la ragazza circondandogli il collo con le braccia.
Il vocalist sorrise e ricambiò l’abbraccio.
Vivian gli stampò un bacio sulla guancia e poi si staccò, tornando in camera sua. Rispose ad A. B. dicendole che poteva passare quando voleva.
Il pomeriggio successivo A. B. suonò il campanello di casa Kaulitz alle tre in punto. Fu Bill ad aprirle.
-Ciao, tu devi essere Annabelle.- le disse il vocalist guardandola incuriosito.
-Buongiorno, signor Kaulitz.- disse educatamente A. B. sentendosi in soggezione.
Bill la osservò attentamente. Era una ragazza piuttosto carina. E strana. Sorrise, pensando a quando da ragazzino anche lui era considerato strano. Conoscendo sua figlia, la sua Vivian, quella ragazza doveva avere qualcosa di speciale per essere diventata la sua migliore amica.
-Oh, che sbadata. Signor Kaulitz, lui è mio fratello, Justin.-
-Piacere di conoscerla, signor Kaulitz.- disse il ragazzo porgendo la mano al vocalist.
-Piacere mio.- rispose Bill stringendo la mano al ragazzo.
-Spero non le dispiaccia se sono passato anch’io a salutare Vivian.- disse Justin.
-Certo che no. Prego, entrate pure.- disse Bill spostandosi per far entrare i ragazzi.
Vivian e Justin entrarono e attesero che il padrone di casa chiudesse la porta.
-Venite, Vivian è in salotto. Vi faccio strada.- disse Bill invitandoli a seguirlo.
Li accompagnò fino al grande salotto, dove Vivian attendeva l’amica seduta sul divano.
-Vivian, tesoro, ci sono i tuoi amici.-
Justin ebbe un sussulto. Quanto gli sarebbe piaciuto poter chiamare Vivian tesoro!
La ragazza si alzò dal divano, avvicinandosi ai tre.
-A. B., sono così felice di vederti.- disse abbracciando l’amica.
-Mi sei mancata così tanto!- rispose la bionda ricambiando l’abbraccio.
Bill sorrise. Era così felice che la sua Vivian avesse degli amici che le volevano bene!
Vivian notò la presenza di Justin solo dopo aver sciolto l’abbraccio con A. B.
-Justin!?- esclamò meravigliata.
-Ciao, Vivian.- la salutò lui sorridendole dolcemente.
-Come mai sei qui?- chiese la ragazza cercando di non assumere le stesse tonalità di un pomodoro maturo.
-Volevo salutarti e vedere come stai.-
-Oh. Ok.- rispose Vivian imbarazzata.
Bill ridacchiò divertito.
-Vi lascio da soli. Vivian, tesoro, se hai bisogno di qualcosa sono di là, ok?-
-Sì, grazie, papà.-
Il vocalist sorrise alla figlia e ai due ragazzi prima di andarsene.
I ragazzi presero posto sul divano e cominciarono a parlare del più e del meno. A. B., per prima cosa, passò a Vivian tutti gli appunti e le lezioni per i prossimi giorni. Poi aggiornò l’amica su quanto era successo a scuola durante la sua mancanza.
-Insomma, come avrai capito, la scuola senza di te è un mortuorio!- esclamò la bionda facendo sorridere l’amica.
-A. B., manco solo da tre giorni, non da mesi. E comunque tornerò presto, te lo prometto. Appena la febbre sparisce, torno a scuola.-
-Ti do ventiquattr’ore per rimetterti e scendere da quel letto, altrimenti vengo io a buttarti giù!- esclamò A. B. incrociando le braccia al petto e guardando l’amica con cipiglio minaccioso.
-Farò del mio meglio.- disse Vivian sorridendole.
Rimasero a chiacchierare fin quasi all’ora di cena. A dire il vero erano state solo le due ragazze a parlare, Justin aveva passato la maggior parte del tempo ad osservare Vivian e a dire la sua ogni tanto.
E anche Vivian si era ritrovata più di una volta ad osservare il viso perfetto di Justin.
-Si è fatto tardi. A. B., dobbiamo andare, è quasi ora di cena.- disse il ragazzo rivolto alla sorella mentre si alzava.
-È vero, non me n’ero accorta.-
-Vi accompagno.- disse Vivian alzandosi in piedi.
-Non dovresti riposarti?- le chiese Justin preoccupato.
-Sembri mio papà, in questo momento.- rispose la ragazza incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio, proprio come faceva Bill.
-Dov'è?- chiese A. B. guardandosi in giro.
-Devo aggiungere anche te nel suo fanclub?- chiese Vivian divertita.
In tutta risposta la sua amica le fece la linguaccia.
-Papà, Annabelle e Justin se ne stanno andando.- quasi urlò Vivian, sperando che il padre la sentisse.
Infatti dopo pochi secondi Bill raggiunse i ragazzi.
-Signor Kaulitz, è stato un piacere conoscerla.- disse educatamente Justin.
-Sì, è stato un vero onore. E grazie per l’ospitalità.- aggiunge A. B..
-Il piacere è stato mio. E sentitevi liberi di passare a trovare Vivian ogni volta che volete.- disse Bill sorridendo.
-Grazie.- risposero all’unisono i due ragazzi.
-Viv, cerca di tornare il più presto possibile, ok?- disse A. B. rivolta all’amica.
-Promesso.-
-Cerca di tornare in forma il prima possibile. Se non ci sei tu manca la parte migliore della scuola. E nulla è come prima.- le disse Justin facendola arrossire fino alle punte dei capelli.
Bill nascose uno strano sorriso facendo finta di lisciare le pieghe della sua maglia.
Vivian aprì la porta ed i suoi amici uscirono.
-Ci vediamo a scuola.- disse loro.
-Certo. Arrivederci, Signor Kaulitz.- disse Justin allontanandosi per primo.
A. B. gettò le braccia attorno al collo dell’amica e le stampò un bacio sulla guancia.
-A presto. Arrivederci, Signor Kaulitz.- disse quando sciolse l’abbraccio e si avviò verso l’auto con cui erano arrivati.
-Ciao, ragazzi. A presto.- li salutò Bill.
Attesero che i due fratelli salissero in macchina e partissero prima di chiudere la porta.
Mezz’ora dopo Vivian era seduta a tavola con suo papà, nel tentativo di mettere qualcosa dentro lo stomaco. Non aveva appetito, ma voleva far contento suo papà. Era già troppo preoccupato per la sua salute.
-I tuoi amici sono davvero simpatici.- disse improvvisamente il vocalist.
-Lo pensi veramente?- chiese Vivian sorpresa.
-Certo, tesoro. Sono molto educati e questa è una cosa che io ammiro molto nei giovani.-
La ragazza sorrise.
-D’altronde, sono amici tuoi, non poteva essere diversamente.- le disse scompigliandole leggermente i capelli.
-Quindi non hai nulla in contrario se passano a trovarmi?-
-Certo che no. Possono venirti a trovare quando vogliono.-
-Grazie, papà.- rispose grata la ragazza.
-La tua amica è piuttosto carina.-
-Non è un po’ troppo giovane per te?- lo prese in giro Vivian sorridendo divertita, sentendosi però morire dentro pensando a Iris.
Bill alzò gli occhi al cielo.
-Cercavo solo di dire che nonostante l’abbigliamento, i piercing e i capelli fucsia, rimane comunque una bella ragazza.-
-Sì, hai ragione. È un po’ particolare ma è carina.-
-Anche io ero particolare, da giovane, e sono ancora bellissimo.- disse Bill fiero.
Vivian guardò suo padre allibita, prima di scoppiare a ridere.
-Osi ridere di me?- chiese Bill fingendosi offeso.
La ragazza negò ma senza smettere di ridere.
-Ti stai prendendo gioco di me, vero?-
-Scusa, papà, ma avevi un’espressione così, come dire, convinta!-
-Ehi!- protestò il vocalist.
-Tranquillo, papà, tutti sanno quanto tu sia bello.- disse la ragazza sorridendogli.
Lo sguardo di Bill si illuminò.
-Anche tu sei molto bella. D’altronde sei mia figlia, non poteva che essere così.-
-Grazie, papà, sei troppo buono.- disse Vivian sorridendo.
-È la verità. E credo che anche il tuo amico Justin la pensi come me!-
La ragazza per poco non si soffocò con la pasta che stava mangiando.
-Papà, ma che dici?- chiese scandalizzata.
-Lui ti piace, vero?-
Il viso di Vivian assunse tutte le tonalità di rosso esistenti al mondo.
-Ho ragione?- insistette ancora Bill.
-Sì.- ammise la ragazza sospirando, -Ma siamo solo amici, non credo di interessargli in quel senso.-
-Sono convinto del contrario.-
-Come?-
-Io penso che il suo interesse per te vada oltre la semplice amicizia.- disse Bill serio.
-Cosa te lo fa pensare?-
-Il modo in cui ti guarda. Il fatto che si preoccupa per te.-
-Si preoccupa perché è mio amico, tutto qui.-
-Mi spiace dirtelo ma ti sbagli. Credo, anzi, sono convinto che tu gli piaccia.- disse Bill risoluto.
-E io dico che quello che si sbaglia sei tu.- disse Vivian convinta.
Bill la osservò, sfidandola con lo sguardo.
-Scommettiamo?- le chiese tendendole la mano.
Vivian osservò la mano del padre per qualche secondo, poi gliela strinse.
- Ok, scommettiamo. E che vinca il migliore!-
  
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