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Autore: Elisir86    31/03/2016    3 recensioni
“Gilbert éramos amigos...” sussurrò sentendo il braccio congelare, “Appunto per questo che sono qui. Voglio darti il mio regalo...” l'albino si avvicinò ancor di più “...Un regalo speciale...” e l'alito freddo investì il viso dello spagnolo.
[FrUk - Spamano]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

 

 

 

 

Incontri non programmati

 

 

 

Francis stava perdendo la pazienza, più passavano i giorni e più si trovava le stanze piene di filo rosso.

Insomma, non pensava che quel coso orribile potesse allungarsi, ma a quanto pare lo faceva, si attorcigliava su oggetti e persone.

Era giunto ad urlare quando aveva visto quello spago circondare il torace tonico di Alfred mentre quest'ultimo era intento a leccare un cono gelato con quello sguardo dannatamente erotico.

Si era portato le mani tra i capelli e si era messo a strepitare che schifezze come quelle non le voleva nel suo meraviglioso studio!

Il risultato?

Alfred gli stava tenendo il muso da tre giorni, non si era presentato alla riunione del personale -dopo la quale, loro due, di solito avevano un incontro poco casto- e cosa ancor più orribile, aveva riempito il frigo nella zona ristoro con vaschette di gelato di colori talmente accesi da far venire la nausea a chiunque.

Perciò quella mattina aveva mandato al diavolo tutti, obbligando Alicia a dover disdire appuntamenti e allontanare chiunque volesse avvicinarsi al suo ufficio.

Seduto sulla sua comodissima e imbottita poltroncina, le gambe incrociate e lo sguardo rivolto sulla matita ferma tra le sue dita, si stava domandando se fosse il caso di disturbare Antonio e parlare di quel piccolo problema -che lo perseguitava da ormai due settimane-.

Era talmente assorto nei suoi pensieri che sobbalzò quando la porta si spalancò sbattendo sul muro.

Guardò Alicia che trafelata stava attaccata al braccio di un giovane biondo, con il viso accigliato e delle orribili e grosse sopracciglia.

Mio dio, ma questo non conosce l'estetista?!?

“Ah...” lo sconosciuto si mise dritto e staccò con ben poca grazia Alicia da se “Lei è il signor Bonnefoy?” l'accento inglese fece arricciare il naso al giovane stilita, gli ricordava una persona –Quel dannato inglese ramato e fidanzato con sua sorella!-. Alzò un fino sopracciglio “E lei è?” quello di tutta risposta gli allungò la mano “Piacere sono Arthur Kirkland, il suo avvocato.”

 

Guardava il viso serio quel giovane -quanti anni poteva avere? ventisette?- con quelle orribili sopracciglia con la tentazione di prendere la pinzetta e sistemarle.

L'inglese si sedette sulla poltroncina rivestita di un tessuto blu elettrico, sistemò la ventiquattrore sulle ginocchia e la giacca di un orribile velluto verde marcio sul bracciolo.

“Non so cosa le abbia detto suo fratello Darren, ma io ho già un avvocato.” il francese si sistemò i capelli facendoli fluire tra le dita, “Non è stato...Darren -fece scoccare con rabbia la lingua sui denti- a parlami di lei, ma la signorina Marianne Bonnefoy.”

Francis averebbe ucciso sua sorella quella sera stessa!

Sorrise divertito “La questione non cambia, vede, il mio avvocato si sta già occupando della questione, ha solo sprecato tempo a venirmi parlare – punto i suoi occhi in quelli dell'altro notando solo in quel momento il verde smeraldo- Avrebbe potuto chiamarmi…”

Arthur strinse le labbra “La signorina Bonnefoy...” iniziò venendo interrotto da uno sbuffo da parte dell'altro “Mi ha assicurato che lei ha mandato una lettera di licenziamento al suo avvocato all'inizio di questo mese.” si portò la mano tra la frangetta scompigliandola. “Come scusi?” Francis allungò il collo verso l'avvocato “Cosa avrei fatto io?”

“Ha licenziato l'avvocato...” lo sguardo verde lo scrutò come se avesse davanti un mentecatto e per la seconda volta in pochi minuti Francis giurò vendetta verso la sua piccola e stronza sorella, “Ecco perché non si è più fatto sentire...” mormorò pensieroso.

Arthur sospirò contrariato “Senta… -alzò entrambe le mani per aprire la ventiquattrore- che ne dice di iniziare a parlarmi di questo Collin. Come vi siete conosciuti?”

Francis sbatté le palpebre ripetutamente fissando la mano sinistra del suo -ormai- nuovo avvocato, dal mignolo penzolava un filo rosso.

“Signor Bonnefoy...” la voce iniziò ad alterarsi per l'irritazione, lo stilista scosse la testa “Scusi, ma il suo dito...”

Arthur alzò un sopracciglio “Il mio dito?” si guardò la mano non capendo “Qualcosa non va?” sperava di non avere a che fare con un feticista delle mani o qualsiasi altra parte del corpo.

Francis guardò il fiocchetto stretto intorno al mignolo, il filo che scendeva sulla ventiquattrore, lungo le cosce e giù fino al pavimento confondendosi con il suo.

Doveva parlarne con Antonio, avere un altro punto di vista che non fosse quella “sei pazzo!” della sua famiglia e il suo amico gli avrebbe creduto.

 

@

 

Antonio era praticamente sdraiato sulla scrivania alla ricerca di quel documento che Emma gli aveva lasciato una settimana prima.

Era sicurissimo di averlo lasciato lì, dove lei lo aveva appoggiato, anche se non riusciva a trovarlo.

Maledette scartoffie!

Si era talmente calato nel lavoro che quel posto era diventata una discarica di documenti e cancelleria varia, tanto che quel giorno a suo padre era venuto un mezzo infarto quando era entrato -per la prima volta dopo la loro ennesima litigata-.

I suoi occhi verdi si erano spalancati e il viso era impallidito, poi aveva rinchiuso la porta senza parlare, forse per convincersi che quello non era altro che un incubo.

Mezz'ora dopo era toccato al segretario personale di suo padre andare da lui e chiederli quel documento revisionato e firmato, inutile dire che lui era caduto dalle nuvole. Insomma era da giorni intento a sistemare un affare che -tanto per cambiare- uno dei soci di suo padre aveva per poco mandato all'aria!

“Suo padre...” iniziò il giovane uomo, che avrà avuto pochi anni in più di Antonio “...Non è un uomo paziente...” si ritrovò ad ammutolire davanti allo sguardo furioso del vice-presidente.

“Lo so! Lo conosco da trent'anni cazzo!” sibilò alzando una pila di fogli pieni di grafici e numeri, spostò i documenti che aveva faticosamente finito di compilare per quel supermercato che stava a New York, e si ritrovò ad alzare perfino la tastiera del computer. Ma nulla, quel maledettissimo foglio non si trovava.

“Digli che entro un'ora glielo porto io!” ringhiò guardando con odio la scrivania, “Ma...” si azzardò a dire il segretario che ritrovandosi di nuovo a fissare gli occhi verdi carichi di quell'irrazionale ira decise di fare dietrofront e tornare in silenzio alla sua scrivania.

 

Emma guardò in silenzio il collega allontanarsi lungo il corridoio mentre dall'ufficio di Antonio poteva sentire imprecazioni in spagnolo.

Fece qualche piccolo passo verso la porta lasciata aperta, allungò il collo e sospirò sconsolata nel vedere l'amico piegato sotto la scrivania alla ricerca di qualcosa.

“Dovrei preoccuparmi se sbirci mio cugino?” la voce di Manuel la fece trasalire, uno squittio uscì dalle sue labbra mentre le mani si chiusero sul petto.

Lanciò uno sguardo spaventato al giovane uomo mentre quest'ultimo soffocò a stento una risatina, “Mi hai spaventato...” sospirò tornando a rilassarsi, “...Non farlo mai più!”

Manuel le circondò la vita -così sottile- con il braccio “Scusa, ma era un'occasione troppo ghiotta!” le scoccò un bacio sulle labbra, “Mi farò perdonare stasera!”

Emma sorrise finalmente, lasciando la presa delle mani e tornò a lanciare uno sguardo all'ufficio, Antonio ancora stava rovistando tra i documenti e non si era accorto di nulla.

Manuel alzò gli occhi al cielo “Non vuoi ancora dirgli che stiamo insieme?” lei scosse la testa, voleva bene ad Antonio e non voleva dargli lei un motivo per essere triste.

Non voleva vedere quel sorriso spegnersi per causa sua e soprattutto non voleva che tra i due cugini si creasse una guerra perché lei aveva preferito l'uno all'altro.

“Prima o poi lo verrà a sapere...” Emma gli pestò un piede facendolo barcollare dal dolore “Lo saprà quando lo deciderò io.” e quando lei era così decisa nessuno le avrebbe fatto cambiare idea.

 

@

 

Arthur si sistemò sulla sedia “Allora, lei e il signor Collin quando e dove vi siete conosciuti?” chiese quando finalmente il cliente gli diede tutta la sua attenzione.

“Sei mesi fa, qui, nella mia azienda. Lei vede qualche filo rosso in giro per la stanza?”

L'inglese alzò un sopracciglio “No. Quando ha iniziato a importunare quel giovane sapeva che era minorenne?”

“Sapevo che aveva diciassette anni e ha fatto tutto lui!” Francis ruotò gli occhi appoggiando il mento sul dorso di una mano “Non che mi sia dispiaciuto, infondo era un bel ragazzo e a letto era una tigre, ma credimi non ho fatto io la prima mossa.”

Arthur scrisse qualcosa sul taccuino “Se è così non ha pensato che magari Collin volesse qualcosa in cambio?”

Francis alzò le spalle “Tutti vogliono sempre qualcosa. Ha sognato qualche morto ultimamente?”

“Come? Morto?” l'avvocato alzò finalmente lo sguardo sul viso incredibilmente niveo dell'altro “Si, magari un albino con occhi rossi...”

“Signor Bonnefoy, cosa c'è nella mia vita privata e nei miei sogni non sono affari suoi. Siamo qui per la sua causa, se non se ne rende conto avrà la prima udienza fra una settimana!” le sopracciglia spesse corrugate avevano creato un muro crespo e per niente armonioso.

“Oui, oui...” Francis mosse la mano libera davanti al viso “Non si alteri, ero solo curioso!” e rise divertito dello sguardo livido dell'inglese.

 

@

 

Alfred odiava con tutto se stesso l'uomo che gli stava difronte, occhi chiari e capelli di un color ramato smorto. Odiava lui e quei due deficienti dei suoi fratelli.

“Ehi, Alfred è una vita che non ci vediamo!” lo raggiunse sorridendo sereno, come se quello che aveva fatto anni prima non fosse altro che brutto ricordo, invece a lui bruciava, quell'umiliazione e…

...fu più forte di lui, il pugno colpì la guancia di quell'inglese del cazzo ancor prima che potesse finire di ricordare di tutte quelle lacrime che aveva versato per causa sua.

“Cosa ci fai qui?” ringhiò stringendo i pugni e gonfiando il petto, il dolore che pulsava ancora vivo dentro di lui.

Darren si massaggiò la guancia rialzandosi a fatica, certo che quel ragazzino era diventato molto forte ed era ancor più bello di quello che ricordava, “Vedo che nemmeno tu vuoi lasciarti il passato alle spalle...” e che poi doveva prendersele solo lui non lo trovava giusto. Anche Allistor e Dylan erano colpevoli quanto lui.

“Cosa fai qui?” Alfred lo afferrò con forza per la camicia elegante, facendo saltare qualche bottone, Alicia li guardò spaventata indugiò un attimo ad osservare la scena prima di dirigersi verso la porta del loro superiore.

“Francis! Francis!” urlò spalancando la porta “Alfred sta picchiando un signore!” indicando qualcosa che effettivamente stava capitando non molto lontano.

“Alfred?” il francese s'alzò di colpo e subito uscì dalla stanza lasciando un avocato piuttosto nervoso a sbuffare davanti una poltrona vuota.

 

@

 

“Ecco quel tuo stupidissimo documento!” Antonio spalancò la porta dell'ufficio del padre e raggiungendo la scrivania in battendo i piedi con furia sul pavimento e colpendo la scrivania con una sonora sberla.

L'uomo alzò lo sguardo “Non è questo il modo di comportarsi...” iniziò ma il figlio era già uscito con un diavolo per capello.

Emma gli sorrise cordiale come sempre quando lui giunse davanti a lei, gli occhi di lui saettarono sulla sua figura freddi come ghiaccio, “Io oggi mi prendo un giorno di riposo!” urlò sbattendo un pugno sul pulsante che prenotava l'ascensore.

“Cosa?!” lei spalancò gli occhi “Ma oggi arriva il signor Yukamura!” esclamò portandosi entrambe le mani sulle guance “Che si fotta pure lui!” fu la risposta che le giunse prima che le porte dell'ascensore si chiudessero.

Emma abbassò lo sguardo “Il signor Carriedo mi ucciderà!” e sapeva che quell'uomo ne era capace.

 

Antonio guidava furioso verso la casa della sua famiglia -quella che avrebbe dovuto ereditare anche lui prima o poi- non per vedere sua madre -santa donna- ne i suoi nonni che ancora ci vivevano, ma bensì per poter prendere zappa e rastrello e fare qualcosa di fisico che gli avrebbe tolto tutto il suo stress e la rabbia.

Mai si sarebbe aspettato di trovarsi in un ingorgo fuori misura, con il filo rosso che circondava la vettura accanto dove stava seduto un giovane che gli ricordava qualcosa.

Una foto…

Spalancò gli occhi, l'immagine del ragazzino che gli chiedeva se poteva fare una foto il primo dell'anno gli si parò davanti, se non sbagliava aveva il fratello che lavorava per loro.

Gli suonò il classon facendo sussultare il castano che si voltò ad osservarlo terrorizzato, aveva sul viso ancora qualche chiazza di colore e Antonio rise divertito “Ehi chico!” lo salutò e quello parve illuminarsi nel vederlo.

Aveva un bel sorriso oltre che un bel volto e sembrava simpatico “Veee! Lei è il signore di capodanno!” ridacchia portandosi una mano sporca di vernice tra i capelli “La sua foto è venuta benissimo, la tengo in bella mostra nel mio laboratorio!”

Antonio si ritrova a ridere insieme a lui: è contagioso e lo fa rilassare, “Dove stai andando di bello?!” si allunga per sentire meglio il giovane, all'interno dell'abitacolo il filo rosso sta tutt'intorno a lui “Vado a prendere mio fratello, oggi mi serviva la macchina e lui mi ha dato la sua...” sorride di nuovo “Sai la mia è dal meccanico!”

“Pensavo che lavorasse in ufficio...” il giovane spalanca gli occhi “No, mio fratello morirebbe rinchiuso lì dentro!” e lo dice con sicurezza che Antonio ci crede veramente “Non puoi togliergli il sole! Lavora alla vecchia fattoria!”

Il moro guarda davanti a se, il traffico stava iniziando a defluire “Allora andiamo dalla stessa parte!” ed era sicuro che avrebbe chiesto a quel giovane di fermarsi a bere un caffè con lui e avrebbe passato un pomeriggio allegro.

 

@

 

Francis si era aggrappato al braccio muscoloso di Alfred senza smuoverlo di un centimetro. Forse, ma molto in forse, avrebbe dovuto iniziare a far un po di palestra.

“Fermati! Si può sapere cosa ti ha fatto questo..?” lanciò uno sguardo al fidanzato di sua sorella che rosso in viso per lo sforzo di allontanarsi dall'americano e un la camicia sfatta.

Alfred lanciò uno sguardo infastidito al francese facendolo arretrare di qualche passo, infondo non lo aveva mai guardato in quel modo, nemmeno quando si era intromesso per l'ennesima volta nella lotta tra lui e Carlos.

“Non sono affari tuoi!” sbottò strattonando con più forza il rosso “Ok, ok...” balbettò quello conficcando le unghie sulle mani del giovane, se avesse saputo che quello sarebbe diventato un armadio di uomo con una forza superiore a quella di Allistor di sicuro ci avrebbe pensato due volte a fare quello stupido, stupidissimo, scherzo anni prima!

Puntò gli occhi chiari in quelli di un azzurro intenso del più alto “Mi dispiace, ok?” lo vide oscurarsi ancor di più “Non me ne faccio un cazzo delle tue scuse!”

Francis alzò un sopracciglio cercando di capire cosa si fosse perso. Era ovvio che quei due si conoscevano e che a quanto pare Darren aveva fatto qualcosa di orribile per far infuriare così Alfred.

Si puntò nella mente di dire a sua sorella di stare attenta a quell'inglese, che in quel momento ai suoi occhi sembrava tutto al di fuori di un bravo ragazzo.

“Darren?” una voce fredda fece voltare Francis verso la porta del suo ufficio, si era scordato dell'avvocato -che altri non era che il fratello di quello che se le stava prendendo-. Stava in piedi con la sua ventiquattrore nella mano destra e l'orribile giacca piegata sul braccio sinistro -dal quale penzolava il filo rosso-, gli occhi sembravano lame verdi pronte a uccidere chiunque.

Il rosso alzò una mano in segno di saluto verso di lui “Arthur, sono venuto a prenderti per...” non finì la frase che si ritrovò a terra, le mani dell'americano non lo stavano più tenendo e invece erano scese tremanti lungo i propri fianchi.

Francis alzò ancor di più le sopracciglia capendoci ancor di meno e si rese conto che quella faccenda era più complicata del previsto quando Alfred si voltò ad osservare Arthur e sui volti di entrambi vi era smarrimento, come se non sapessero cosa provare.

Poi Arthur strinse la ventiquattrore prima di abbassare lo sguardo e allontanarsi a passo svelto da quel pianerottolo -da quella azienda- senza badare al fratello che lo richiamava ansimando dietro di lui “Non voglio vederti Darren.” ringhiò uscendo dalle porte scorrevoli.

 

 

 

Appunti:

 

Allistor: Scozia

Dylan: Galles

 

 

Angolino dell'autrice

 

Allora, prima di tutto chiedo scusa per il ritardo il fatto è che il mio amato computer era morto e ho atteso parecchio prima di poterlo riavere a casa!

Senza contare che ho perso i miei documenti -non sapete che tragedia- e ritornare a scrivere i capitoli mi è sembrato peggio che prendere a testate il muro.

(Per chi segue l'altra fanfic, abbiate pazienza ma è un parto riscrivere quel capitolo che dovevo postare settimane fa. Ma arriverà, promesso!)

Ora, parliamo un po' di questo quarto capitoletto: Finalmente Francis e Arthur si sono conosciuti, anche se la situazione non è idilliaca. Ed ecco che anche Antonio finalmente rivede Feliciano, il momento in cui conoscerà Lovino si avvicina XD

Ho voluto mettere un po' di informazioni sul passato di Arty e i suoi fratelli -presto faranno la loro comparsa anche Allistor e Dylan-, la storia si complica!!!

 

Comunque spero che sia stato di vostro gradimento.

A presto!

 

 

  
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