Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Miss Loki_Riddle Gold    31/03/2016    2 recensioni
Non sempre il cuore risponde agli ordini del cervello. A volte decide diversamente. Con Mycroft è successo.
E’ da anni che tenta di combattere il proprio cuore. Ma è inutile, perché basta guardarlo per ricaderci inevitabilmente.
Ogni cellula si ritrova attirata dal problema, per quanto la logica gli impedirebbe di accettarlo.
Nessuno deve venirlo a scoprire, nemmeno suo fratello per non permettere che l’Inghilterra vada in rovina. E’ una regola d’oro ben impressa nella mente del maggiore degli Holmes.
Ma il suo cuore non intende rimanersene buono, no. Vuole essere visto, mostrarsi al mondo, le conseguenze non lo spaventano.
E’ dura per Mycroft ricacciarlo indietro, rinchiuderlo in un angolo della propria mente. E’ dura non tentare di trattenerlo al proprio fianco. E’ dura scegliere di non essere felice e mandarlo via. E’ dura doverlo combattere ogni giorno.
Perché il suo peccato è il male e lui, Mycroft, è il bene. Non è come Sherrinford che se ne frega delle conseguenze. Perché lui è Mr. Governo Britannico e non può proprio lasciarsi andare alle proprie debolezze.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Serata a villa Holmes
 
Mycroft ha passato una serata maledettamente lunga a causa del ritorno di Moriarty… Moriarty, il solo nome lo fa sorridere, proprio lui che non sorride mai. Sa già cosa lo attenderà a casa o meglio, chi. Ecco perché davvero, davvero non ha nessuna voglia di ritornarci. Non adesso. Ma la rabbia che ha covato per tutto il giorno inizia a farsi sentire. Lo deve vedere, è l’unico punto fisso nella sua mente da quando lo ha visto nello schermo della macchina.
Deve assolutamente capire perché. Perché è tornato, ma soprattutto perché non glielo ha detto. Dovrebbe saperlo che non rivelerà a nessuno dei loro incontri.
Saluta con un bacio Greg, che ha appena riaccompagnato a casa. Si sono dati appuntamento per la sera dopo. E’ da qualche mese che si frequentano, ma Mycroft sa che i loro giorni sono agli sgoccioli. Lo percepisce sulla propria pelle come una leggera pellicola di eccitazione, abbastanza leggera per riuscire a comportarsi normalmente, ma non sufficiente per poter pensare anche solo per un secondo di non averla addosso.
Si dirige a casa, nella propria villa con sguardo cupo. Non ha intenzione alcuna di rivederlo. E’ troppo irritato con lui, al momento.
Gli ci vuole tempo per superare il suo ritorno e se la smettesse di mettere alla prova suo fratello sarebbe meglio.
Quando infila la chiave nella serratura si ritrova inconsapevolmente senza fiato. Lo sta trattenendo.
La porta scatta e lui può benissimo entrare dentro.
Le luci sono spente, tranne una che arriva dalla cucina.
Non avrà… non riesce a trattenersi e si avvia a passo leggero, per quanto permessogli, a controllare.
Non arriva nemmeno in cucina, qualcosa lo trattiene nel buio o meglio, qualcuno.
Una mano si è posata sulla sua spalla. Una mano morbida, incredibilmente piccola per essere quella di un uomo e maledettamente curata. Riuscirebbe a riconoscere quel tocco ovunque.
- Moriarty.- Dice, non è un saluto e non è nemmeno una domanda, è una constatazione.
- Ti sono mancato, Mycroft?- Gli chiede l’altro, le labbra quasi a sfiorargli il lobo dell’orecchio. Per poco il maggiore degli Holmes non geme percependo l’alito caldo sulla propria pelle. Quanto gli è mancato quel maledetto, ma non risponde. Non gli darà il piacere di sentirglielo dire ad alta voce.
- Lasciami andare.- Sono le parole che usa, il tono freddo. E’ ancora infuriato con quel maledetto tentatore di uno psicopatico.
- Mmmh… potrei sempre dirti di no, ma a quel punto useresti il tuo ombrello, non è così?- Mentre parla lascia che la mano si muova in una lenta e sensuale carezza dalla spalla alla mano che regge l’ombrello. Per la seconda volta non risponde. Si avvia, invece, verso la cucina.
Qualcuno gli ha preparato da mangiare ed è più che sicuro che non sia stata la sua domestica. L’ha mandata via non appena ha finito la chiamata con suo fratello.
- Ti piace?- La domanda che gli arriva alle orecchie lo spinge a voltarsi. Moriarty si è appoggiato allo stipite e lo guarda incuriosito, le sue meravigliose labbra aperte in un sorrisetto -o dovrebbe definirlo un ghigno?-. Gli occhi scuri, di cui non si riconosce l’iride dalla pupilla, sono fissi sul suo volto. Socchiude gli occhi.
- Da quand’è che sai cucinare?- Chiede, non è davvero interessato. Solo che l’altro non aveva mai cucinato prima. Vede le dita dell’altro torturarsi fra loro, sintomo che sente quanto Mycroft è irritato con lui.
- Oh, beh… dovevo pur fare qualcosa in questi ultimi anni, no? – Non ha fame. Non di cibo per lo meno.
- Ovviamente.- Gli risponde, atono. Certe volte vorrebbe essere asessuato come suo fratello Sherlock, vorrebbe non provare attrazione per l’uomo che ha davanti. Certe volte, invece, vorrebbe essere più preparato per potergli fare più male, molto più male.
Moriarty sta attendendo la sua reazione e non deve attendere molto perché con un gesto lo ha appena preso per il bavero della camicia e sbattuto contro il muro. L’ombrello dimenticato da qualche parte. Finalmente può mostrare tutta l’ira deformare il suo volto.
- Come?- Chiede, sanno entrambi che non stanno più parlando di cibo.
- Bella domanda, può significare tante cose… Come ho imparato a cucinare? Come mai sono tornato? Come ho passati questi anni?- Gli sussurra avvicinando il volto al suo, ma Mycroft non ha tempo né voglia per questi giochetti. Ecco perché lo allontana un minimo dal muro per poi sbatterlo ancora più forte di prima.
- Rispondi.- Gli dice, la voce tesa, quasi triste.
- Perché dovrei? Tanto lo sai!- Mycroft lo guarda irritato. – Ok, ok… ma ripeto dovresti saperlo. Non potevo venire prima, anche se ci ho pensato, ma davvero non potevo. Quando ho saputo che tuo fratello se ne stava per andare ho fatto la mia apparizione. So quanto ci tieni a lui.- Risponde. Anche lui è teso.
- Avresti potuto chiedermi il permesso prima di fare finta di essere morto e non attentare alla vita di mio fratello.- Gli risponde, quasi in un ringhio trattenuto. Moriarty adora quando Mycroft si lascia andare ai sentimenti, qualsiasi essi siano e contro chiunque siano.
- Lo sai che è stata colpa tua.- Gli risponde, un ghigno a deformargli il volto.
- Colpa mia, Moriarty?- Vede il volto di Moriarty deformarsi in una finta smorfia di dispiacere.
- Non mi chiamavi più per cognome da molto tempo.- Gli dice, ma a Mycroft non importa, tutto quello che fa è sbatterlo contro al muro per la terza volta, questa volta con abbastanza forza da fargli mancare il respiro.
- Off… L’ho fatto perché tu preferivi lui a me.- Dice, stringendosi nelle spalle. – Pensavo ti sarebbe piaciuto se io fossi scomparso dalla tua vita.- Mycroft ha la tentazione di prenderlo a pugni.
“l’ho fatto perché tu lo preferivi a me”? “Credevo ti sarebbe piaciuto…”? Quelle due frasi non hanno per niente calmato Mycroft, che anzi è anche più irritato, adesso. Come diamine gli è venuto in mente che sarebbe stato contento senza di lui o che potesse attentare alla vita di suo fratello per gelosia senza conseguenze?? Invece, lo lascia andare, senza curarsi che l’altro non riesca a reggersi in piedi e si allontana da lui.
- Allora non saresti dovuto tornare.- Dannazione non è da lui essere tanto irritato, ma quello psicopatico fa esplodere in lui tutto ciò che nessun altro era mai riuscito a fargli emettere.
Jim lo guarda dal basso, dove si è rannicchiato.
- Lo so… mi dispiace.- La sua voce è quella di un animale ferito, ma a Mycroft non importa. Non gli importa nemmeno che l’altro abbia chiesto scusa quando lui non lo chiede mai. Non in quel momento, per lo meno. Lo rialza dal bavero della camicia prima di appoggiare con forza le proprie labbra su quelle dell’altro. Lo sente stringersi a lui. Lo allontana da se, con un gesto schifato, prima di sedersi e mettersi a mangiare come se niente fosse. E’ davvero arrabbiato questa volta.
Moriarty lo osserva, poi si alza da terra. Con un gesto elegante si rimette apposto la camicia in modo da far sparire possibili pieghe rimaste dal trattamento dell’altro.
Solo a quel punto si avvicina e con delicatezza gli leva la forchetta dalla mano e si va a sedere sulle sue gambe come se tutto quello che è appena successo non fosse mai avvenuto. Stringe l’altro in un abbraccio, circondandogli il collo con le braccia. Resta lì, attendendo la mossa dell’altro.
Mycroft non può farci niente, proprio niente quando ai movimenti del suo psicopatico preferito i pantaloni iniziano a farsi troppo stretti. Dannazione se lo desidera. Vorrebbe portarlo a letto e farlo suo per tutta la notte, ma non può. Per quanto l’idea lo solletichi e la risata dell’altro nel suo orecchio gli riveli che ha percepito quanto gli sta succedendo. Deve controllarsi, adesso si sta vedendo con un altro. Fa per scostarlo da se, ma le braccia, come sempre in quei casi, non rispondono a dovere. Si ritrova, quindi, a stringerlo invece di respingerlo.
- Jim… non farlo mai più.- Gli sussurra nell’orecchio.
- Sai che non posso promettertelo.- Gli giunge di risposta, ma non lo scosta da se. Non lo ammetterebbe mai ma il pensiero di Lestrade gli è scivolato via insieme a quello del resto dell’Inghilterra. Non quando gli occhi del criminale sono nei suoi o quando le sue mani sono artigliate nelle spalle dell’altro o ancora, quando le loro labbra sono così vicine da permettere l’un l’altro di sentire il fiato solleticargli la pelle della bocca. Sa che quando Moriarty se ne andrà dovrà levarsi l’odore del criminale da addosso. Lo sa, ma non gli interessa. Non in quel momento che può cibarsi di quel corpo ed avvolgersi in quell’odore tanto desiderato.
- Allora non promettermelo, ma stai attento. Lo sai che prima o poi ti dovrò mettere in carcere e non ci potremo più vedere.-
- Sembri tuo fratello.- Il ghigno comparso sulle labbra dell’altro lo fa sbuffare, ma sa che ha ragione. Sherlock in confronto a lui è più sentimentale, ma con Moriarty ogni cosa cambia. Moriarty è l’unico che riesce a renderlo in quel modo.
Al suo sbuffo, Moriarty appoggia semplicemente le proprie labbra su quelle dell’altro. “Starò attento.” sembra intendere con quel bacio.
Quando si separano sono entrambi a corto di fiato. Maledetto psicopatico, si ritrova a pensare Mycroft percependo per l’ennesima volta il desiderio di farlo suo. In quei casi vorrebbe essere una persona normale, vorrebbe che l’altro non fosse un criminale. Vorrebbe semplicemente tutto quello che non può avere.
Cerca di tornare lucido e dallo sguardo che gli rivolge Jim sa che lui lo ha capito.
- Scendi, ho fame.- Gli dice, cercando di essere il più freddo possibile, ma senza riuscirci. Non con lui, ci riuscirebbe con chiunque altro, ma non con lui.
- Permettimi di aiutarti.- Risponde, infatti, l’altro con quel tono da psicopatico, che non riesce a far altro che eccitarlo.
Sa cosa sta per succedere. E’ un gioco tutto loro, iniziato da molti anni a questa parte ed è il modo migliore per cibarsi almeno per loro, lo sa e non riesce a trattenere un ringhio di piacere. Quindi stringe Moriarty più a se, quasi a dargli il suo permesso.
Moriarty lo lascia andare con una mano, prendendo un pezzo della torta al cioccolato che gli ha fatto.
Mycroft adora le torte, in particolare quelle al cioccolato e Moriarty adora il cioccolato, in particolare se sotto forma di torta. Si potrebbe dire che amano la stessa cosa, ma non è così. Come ogni volta vedono la situazione dai due punti opposti.
Moriarty assaggia la torta e si volta a baciare Mycroft che gliela prende dalle labbra iniziando a mangiarla. Il cibo ha un gusto migliore se condita con il sapore del criminale, pensa Mycroft mentre lo mangia.
Continua a mangiare così, senza preoccuparsi di quanto una cosa simile possa sembrare strana vista da fuori, perché sono da soli e nessuno li vede in quel momento. Quando sono in pubblico entrambi riprendono il loro posto come nemici.
Moriarty non farà sicuramente sconti a Mycroft né succederà mai il contrario.
Quando Mycroft smette di avere fame, o almeno così sembra, non fa altro che levare la torta dalle mani di Moriarty e baciarlo come due semplici amanti.
Non sanno bene come o perché. Non importa. Ma si alzano in simultanea e, continuando a baciarsi, si avviano verso la camera da letto.
Dannazione se il suo psicopatico gli è mancato. Ormai la rabbia è passata lasciando spazio solamente al desiderio del corpo dell’altro.
Mycroft inizia a spogliare Moriarty, con quella frenesia dettata dalla mancanza.
Moriarty si lascia spogliare, stringendosi il più possibile all’altro e strofinandosi contro il suo corpo quasi nella speranza di vederlo eiaculare lì, in quel preciso istante, nei propri pantaloni.
Mycroft, però, non glielo permette, facendolo cadere senza tante cerimonie sul letto del maggiore degli Holmes, prima di adagiarsi su di lui.
Il criminale adora stare sotto all’altro, adora quando Holmes lo tratta come qualcosa di suo, unicamente suo perché sente quanto l’altro ci tenga a lui. In ogni suo gesto lo percepisce, perché è in quei momenti che l’altro da il meglio di se. Non si aspetta la frase che l’uomo sopra di lui emette in quel preciso momento.
Mycroft ci ha pensato, non sa se è giusto. Non sa se dovrebbe semplicemente fregarsene, ma le parole che l’altro gli ha detto lo hanno colpito.
- Promettimi che non attenterai mai più alla vita di mio fratello.-
Cala il silenzio per qualche secondo, ma è difficile che uno dei due non ragioni prima di pensare.
Jim fa uno scatto con il bacino cambiando le posizioni e ponendosi fra le gambe dell’altro, prima di strusciarsi, iniziando con mani esperte a liberare l’altro dai suoi pantaloni. I gesti decisi ed i movimenti veloci, ma eleganti indicano quante volte abbia compiuto quelle stesse azioni sui pantaloni dell’altro.
- Solo se tu mi prometti che lo lascerai.- Gli risponde, la voce arrochita dal piacere, mordendogli il lobo dell’orecchio. – Lascia quell’idiota e torna con me.- Gli propone e per un attimo il pensiero sembra solleticare la mente di Mycroft, ma viene subito cacciato via.
- Non è un idiota.- Risponde semplicemente, non ha detto se sì o no perché ancora ci deve pensare.
- Non mi costringere ad ucciderlo. Il tuo caro fratellino sarà pure sopravvissuto, ma sei sicuro che ci riuscirà anche il tuo fidanzatino?- Fa una smorfia nel dire l’ultima parola. Mycroft è suo e tale deve restare. Il solo pensiero che qualcun altro possa avere le sue labbra, il suo corpo o qualsiasi altra parte dell’essere di Mycroft lo fa letteralmente impazzire. Sì, è disposto ad uccidere chiunque si frapponga a loro due, persino il pianeta intero, perché Mycroft è suo, che sia ben chiaro a tutti.
Mycroft lo sa, ma non è questo che lo fa irritare. Mycroft non sopporta quando qualcuno lo minaccia.
Non sopporta che Moriarty gli parli in quel modo e, soprattutto, odia con tutto se stesso il modo in cui l’altro tratta chiunque gli si avvicini. Se non fosse stato ben chiaro al criminale che la sua segretaria Anthea non era interessata a lui con tutta probabilità non sarebbe più viva da molti anni, ormai. Ecco perché capovolge nuovamente la situazione per poi prendere l’altro per il collo e stringerlo.
- Non. Osare. Minacciarmi.- Gli dice, la rabbia ben impressa nella sua espressione.
James non fa altro che scoppiare a ridere. Ride perché lo sa che Homes non lo strozzerebbe mai, non ne ha proprio la capacità. Ride perché non può sopportarlo. Ride perché vuole ridere.
Mycroft lo lascia andare, non gli da la soddisfazione di fare altro. Scivola al suo fianco, disgustato della follia che per un attimo ha preso il posto dell’uomo che ama e lo guarda.
- Vattene. - Gli dice, in quello che ha tutto il sentore di essere un ordine. Moriarty lo osserva.
Odia quando gli altri gli danno ordini, ma Mycroft non è gli altri. Mycroft è qualcuno di più, Mycroft è… Mycroft. L’unico che abbia la capacità di dargli ordini, per quanto non sempre li esegui. Mycroft è l’unico che può mettere becco nei suoi affari. L’unico ed il solo.
Non risponde, lo osserva e basta, poi con mano tremante gli accarezza il volto in uno dei suoi pochi gesti di vero affetto. Si alza e si riveste prima di andarsene.
Quando sente la porta chiudersi Mycroft prende un respiro profondo prima di avviarsi in bagno a farsi una doccia. Deve pensare e con tutta probabilità quella notte la passerà in bianco tormentato dai pensieri.
Lestrade, il suo cuore ne è cosciente, è un idiota. D’altro canto, però, la sua mente lo considera molto meglio perché per lo meno non uccide nessuno. E’ retto e, probabilmente, il suo carattere gli farebbe bene, ma ha un difetto enorme: non è il suo scheletro nell’armadio, non è Moriarty né lo sarà mai e questo il suo cuore non lo accetterà mai né il suo corpo risponderà ai suoi gesti con piacere.
Moriarty d’altro canto è un assassino, uno psicopatico, qualcuno che se potesse ucciderebbe, ma è anche fottutamente geniale. Se non fosse tanto diverso gli ricorderebbe suo fratello Sherrinford. Moriarty è tutto ciò che ha sempre odiato e che lo ha sempre disgustato, ma il suo cuore ed il suo corpo perdono ogni genere di controllo quando sono in sua presenza e non ci può davvero fare nulla.
E’ pensando ad uno solo di loro che il suo corpo si decide a venire con un gemito roco ed un unico nome sulle labbra. Non sa ancora che il proprietario di quel nome ha appena deciso di mettere atto ad un nuovo piano ai danni di coloro che conosce.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Miss Loki_Riddle Gold