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Autore: _Kurai_    31/03/2016    4 recensioni
L'ombrello cadde a terra, scoprendo il volto di Tooru, che si portò una mano al petto.
Un campanello d'allarme risuonò fortissimo nella testa di Hajime e iniziò d'istinto a correre nella sua direzione, arrivando a sorreggerlo un istante prima che cadesse in ginocchio.
"I-Iwa-chan... scusa..."
Una macchia rossa si stava allargando sulla felpa bianca e azzurra di Oikawa e le sue mani fecero per aggrapparsi a Iwaizumi, mentre cercava disperatamente di dire qualcos'altro.
Solo in quel momento Hajime notò un luccichio spettrale a pochi passi da loro: un coltello di almeno quindici centimetri riluceva sull'asfalto, immerso per metà in una pozzanghera e macchiato da un inequivocabile liquido scarlatto.
Prima che Hajime potesse dire o fare qualsiasi cosa sentì la forza scivolare via dalle dita che stringevano febbrilmente e quasi dolorosamente le sue braccia tese a sorreggere il compagno, mentre gli occhi di Tooru si chiudevano lentamente.
"...no... resta sveglio, razza d'idiota...io..."
Genere: Angst, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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/Realize/


Waking up and letting go,
To the sound of angels.
Am I alive or just a ghost?
Haunted by my sorrows.
Hope is slipping through my hands,
Gravity is taking hold.
Said I'm not afraid, that I am brave enough.
I will not give up,
Until I see the sun.

Hold me now,
'Til the fear is leaving,
I am barely breathing.
Crying out,
These tired wings are falling,
I need you to catch me.

("Hold me now", Red)


 

Il tardo pomeriggio di una domenica di fine novembre li accolse in un abbraccio gelido, ma Hajime si sentiva già molto meglio.

Aveva una speranza, finalmente al suo fianco c'erano delle persone che credevano in lui.

Era come se qualche pezzo stesse iniziando ad andare al suo posto, anche se era comunque dannatamente preoccupato per Matsukawa. Tuttavia c'era qualcosa che lo spingeva più di prima ad andare avanti, che lo incoraggiava a pensare che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe risolto ogni cosa.

 

Tooru galleggiava nell'aria sopra di lui, seguendolo come un'ombra. Aveva capito che il suo ace stava pianificando qualcosa per aiutarlo e non poteva stare lì con le mani in mano ad aspettare di essere salvato, come una principessa in difficoltà. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per sostenerlo, non potendo dargli un aiuto più tangibile.

 

I quattro lungo la strada parlarono del più e del meno, come a voler ostentare normalità. Salirono su un autobus mezzo vuoto e attraversarono qualche isolato, finchè non fu il turno di scendere di Kunimi e poi di Kindaichi.

Avevano deciso che Hajime si sarebbe nascosto a casa di Hanamaki, i genitori del quale erano partiti il giorno prima per andare a trovare dei lontani parenti in Hokkaido; la casa di Takahiro era a due fermate dal capolinea, ed entrambi rimasero in silenzio per il resto del viaggio dopo che Akira e Yutaro li ebbero salutati.

Hanamaki sembrava pensieroso e Hajime lo comprendeva benissimo: sapeva bene del rapporto speciale che legava Takahiro a Issei (e chi non ne era a conoscenza nella Seijou?) e capiva quanto potesse essere preoccupato che Mattsun venisse scoperto. Non sapeva come fare a cercare di alleviare quel peso e si limitò a sfiorargli la spalla per manifestargli la sua comprensione e la sua immensa gratitudine. Erano sulla stessa barca, in fondo.

 

Quando varcarono la soglia dell'appartamento di Makki fuori era già completamente buio.

Nessuno dei due aveva fame, ma decisero di comune accordo di scaldare del ramen precotto quasi per cercare di colmare un'altro tipo di assenza, come se il cibo potesse riempire quel vuoto che sentivano entrambi alla bocca dello stomaco, quell'ansia che tutto potesse precipitare per le persone a cui tenevano di più in assoluto.

"Ma quindi sei sicuro che in uno di questi tuoi... sogni... potresti scoprire o cambiare davvero qualcosa?" chiese Takahiro, alla ricerca disperata di conferme. Allo stesso tempo non voleva pesare con la sua preoccupazione su Iwaizumi, sapendo che era stato il primo ad avversare l'idea di Mattsun e che lui stesso non aveva cercato di dissuaderlo: all'inizio aveva preso la questione quasi come un gioco, ma solo quando avevano iniziato realmente ad attuare il piano aveva preso coscienza della reale entità del rischio che tutti loro stavano correndo.

"Vorrei poterti dire di sì con certezza assoluta, non sai quanto. So solo che tutto questo non è una coincidenza, che posso fare qualcosa anche se non so ancora come e quando ma... farò tutto quello che è in mio potere e anche di più, se necessario." rispose Hajime con l'espressione più seria che gli avesse mai visto. Lo spirito di Oikawa pensò che se in quel momento avesse avuto un cuore tangibile avrebbe saltato un battito. Iwa-chan stava combattendo per salvarlo, anche se non gli era ancora del tutto chiaro in che modo.

 

Hajime e Takahiro parlarono ancora per un po' e Iwaizumi volle informarsi su come fosse stata recepita a scuola l'aggressione a Oikawa: Tooru era indubbiamente un personaggio in vista all'Aoba Johsai e per tutta la settimana era stato l'argomento principale di tutti i discorsi a mezza voce nei corridoi.

"La polizia è venuta a scuola tre volte, hanno raccolto testimonianze e scavato nel vostro passato scolastico e sportivo, ma sembrava stessero solo cercando di confermare la tua colpevolezza piuttosto che cercare altre strade... mi hai raccontato che avevano un video girato da qualcuno all'interno della scuola e le registrazioni della telecamera esterna tagliate ad arte già poche ore dopo, no? Se è così..." iniziò a riflettere Takahiro "...il responsabile è qualcuno della nostra scuola, ed è la stessa persona che probabilmente ha chiamato la polizia e ha fornito loro la testimonianza e il materiale per incastrarmi. Ci ho pensato davvero a lungo e non riesco a venirne a capo, cazzo!" Hajime battè un pugno sul tavolo, frustrato.

"Ti eri accorto di qualcosa di diverso ultimamente però, giusto?" chiese Hanamaki, tutto preso a giocare al detective.

"Sì, ve ne sarete accorti anche voi... quell'idiota ci stava nascondendo qualcosa che lo preoccupava e non sono ancora riuscito a capire che cosa... come al solito quella sera aveva esagerato con quel dannato ginocchio, ma sono sicuro che ci fosse dell'altro! Eppure sono stato più idiota di lui, ho saputo solo aggredirlo con le parole sperando di spronarlo ad aprirsi e invece è finita così... è solo colpa mia, avrei dovuto affrontarlo in modo diverso e capire quello che lo tormentava..."

"Che fosse la partita contro la Shiratorizawa? Tra l'altro... non volevo dirtelo ma oltre che aver annullato l'amichevole il preside ha sciolto il club fino a data da destinarsi... poi dopo lo speciale in tv la situazione era diventata insostenibile" continuò Takahiro, con lo sguardo basso.

"...Quale speciale in tv?" Iwaizumi lasciò cadere le bacchette nel ramen, interdetto.

"Forse avrei davvero fatto meglio a non dirtelo... hanno girato un servizio sul caso per uno di quei dannati programmi che fanno sciacallaggio sulle disgrazie della gente e hanno distorto tutto, montando interviste e dichiarazioni per metterti in cattiva luce... io, Issei e gli altri abbiamo rifiutato di rispondergli ma hanno pensato che avessimo paura di te. Hanno detto una quantità incredibile di cazzate, sicuramente se l'avessi visto avresti distrutto il televisore a calci. Perfino Mattsun ha iniziato a urlare contro lo schermo quando l'abbiamo guardato a casa sua, non credo di averlo mai visto così arrabbiato..." sospirò Makki.

 

Hajime rimase in silenzio, con la testa tra le mani. Lo spirito di Oikawa scese accanto a lui, cingendogli le spalle con un braccio e accarezzandogli i capelli. Ogni parola era una stilettata anche per lui, anche se Tooru stesso non riusciva a ricordare perfettamente quello che era successo prima della sua aggressione, come se a poco a poco i suoi ricordi stessero rapidamente sbiadendo come vecchie foto.

Hajime riprese a parlare, continuando a riflettere ad alta voce: "Devo ammettere di aver pensato anche io per prima cosa alla Shiratorizawa e a quel bastardo di Ushiwaka... probabilmente Tooru era preoccupato anche per quella partita ma era solo un'amichevole, li abbiamo affrontati tantissime volte in fondo... sono sicuro che ci fosse dell'altro, e devo ammettere anche che non credo che il responsabile sia Ushijima. Prima di incontrarvi ho avuto un... confronto con lui, e ho avuto l'impressione che gli dispiacesse solo di non aver potuto sfruttare il talento del nostro capitano nella sua dannata squadra e non ci fosse altro. Potrei sbagliarmi, ma comunque non può essere stato lui l'aggressore: il ragazzo che ho visto parlare con Tooru e poi fuggire era molto più basso di Ushiwaka... e poi indossava la nostra divisa: per quanto possa essere facile ottenerne una in prestito la teoria non sta in piedi..." sospirò, vedendo che si trovava inevitabilmente in un vicolo cieco.

Nessuna idea, nessuna pista.

 

Hajime si addormentò sul divano per sfinimento, anche se non erano ancora le scoccate le dieci. Per quanto in quei giorni oggettivamente il suo corpo aveva dormito tantissimo, si sentiva stanco come se avesse vissuto dieci vite contemporaneamente.

 

Il giorno dopo Takahiro sarebbe andato a scuola e il ritorno dei suoi genitori era previsto il giovedì seguente; Hajime doveva solo restare nascosto il più possibile e sperare che il viaggio successivo sarebbe stato quello buono. Non poteva far altro che sperare.

 

Tooru fece per rimboccargli la coperta, per poi sbuffare contrariato per aver dimenticato di essere incorporeo: attraversare gli oggetti e non sentire il calore della pelle di Iwa-chan sotto le dita era seriamente frustrante, tanto da fargli venire una gran voglia di piangere stupide lacrime intangibili.

 

Continuava a percepire il filo assottigliarsi, come un lento stillicidio sopra la sua testa. Vedeva i contorni delle sue mani diventare sempre più indistinguibili dallo spazio circostante, ma voleva correre il rischio. Si sedette nell'aria accanto ad Hajime riprendendo ad accarezzargli i capelli, incurante delle lacrime che alla fine avevano iniziato a scendere lentamente sulle sue guance trasparenti.

 

* * *

Un'altra volta Hajime aprì gli occhi in un posto diverso.

Un'altra volta si trattava chiaramente del momento sbagliato.

Era a casa sua, nel suo letto. La sveglia stava suonando.

Diede un pugno alla cieca sul comodino, facendo cadere a terra la radiosveglia, che atterrò in piedi continuando a proiettare sul soffitto la data e l'ora ma smise di suonare.

Mancavano cinque giorni all'aggressione a Tooru ed erano le sette e mezza del mattino.

Non ricordò nessun avvenimento particolare di quel giorno e sbuffò, contrariato. Non aveva così tanto tempo a disposizione da potersi permettere un altro viaggio in cui poteva solo stare ad osservare, alla ricerca di quel piccolo battito d'ali di farfalla che avrebbe evitato l'uragano.

Di sicuro però avrebbe potuto indagare, cercando delle risposte a quelle domande che lo assillavano da una settimana.

Poi all'improvviso ebbe una folgorazione, come se qualcuno gli avesse sussurrato all'orecchio di fare più attenzione ai particolari: ricordò che quel giorno era entrato a scuola in ritardo perchè dopo aver spento la sveglia si era riaddormentato e aveva perso l'autobus che prendeva con Tooru ogni mattina.

Forse era proprio lì la risposta che stava cercando.

 

Guardò di nuovo l'ora sul soffitto e si alzò di scatto, senza nemmeno raccogliere la sveglia: era decisamente tardi, e probabilmente Oikawa era già arrivato all'incrocio che congiungeva i due isolati in cui abitavano, il loro quotidiano punto d'incontro.

Si lavò, indossò la divisa in fretta, afferrò la borsa e un paio di biscotti e uscì di casa. I suoi genitori erano già usciti e chiuse la porta con due mandate, poi si precipitò in strada.

Oikawa era prevedibilmente già lì ad aspettarlo, splendente come sempre.

"Iwa-chan? Svegliato male stamattina? Sei particolarmente imbronciato oggi..." commentò Tooru con un sorrisetto obliquo.

Iwaizumi fece per rispondere con un pugno, poi si fermò a mezz'aria, ripensandoci.

"Ho dormito malissimo e vedere la tua faccia non mi aiuta, grazie comunque dell'interessamento" sbuffò, adattando il suo passo a quello di Tooru.

 

Parlarono di argomenti futili fino all'arrivo a scuola. Poi, di colpo, a metà di un discorso estremamente coinvolgente su un documentario sull'Area 51 che Oikawa aveva visto la sera precedente, il capitano della Seijou si rabbuiò. Erano giunti davanti ai loro armadietti, che erano sempre stati vicini fin dal primo anno, ma quello di Tooru era socchiuso. La serratura sembrava rotta, e Oikawa esitò prima di aprirlo. Iwaizumi si sporse oltre la sua spalla, curioso di scoprire il motivo per cui il suo migliore amico si fosse zittito all'improvviso.

 

Tooru teneva molto all'ordine nel suo armadietto: normalmente l'anta interna era decorata da numerose polaroid che immortalavano i momenti più disparati, tra cui la maggior parte erano con Hajime o con l'intera squadra, circondate da adesivi stupidi con alieni e astronavi e corredate da post-it e didascalie scritte con la sua calligrafia tonda e ordinata; sui ripiani c'erano alcuni libri, una confezione di liquido per le lenti a contatto, un paio di occhiali di ricambio, un pettine, uno specchio e pochi altri oggetti utili.

Una volta aperto, Tooru si lasciò sfuggire un'imprecazione: le foto erano state quasi tutte strappate e ammucchiate in un angolo in forma di coriandoli, il liquido era stato rovesciato sui libri e gli occhiali erano stati evidentemente pestati sotto i piedi da qualcuno e poi rimessi al loro posto nella custodia.

"Iwa-chan... chi può essere stato così crudele?" commentò, guardando con le lacrime agli occhi tre anni di ricordi strappati. Tooru aveva una vera e propria fissazione per le fotografie e da quando Hajime gli aveva regalato una piccola Instax all'inizio delle superiori aveva immortalato più o meno ogni cosa: vedere tutte quelle immagini irripetibili distrutte era un po' come vedere una parte di sè stesso fatta a pezzi davanti ai suoi occhi, e gli dispiaceva ancora di più che vedere gli occhiali distrutti e i libri rovinati.

Vide qualcosa brillare e allungò la mano fino al fondo dell'armadietto, ma la ritrasse con una smorfia: il suo indice era striato di sangue, che iniziò a imbrattargli la mano. Hajime sondó alla cieca e tirò fuori un frammento dello specchio, anch'esso infranto in mille pezzi.

Tooru rimase a fissare il dito insanguinato come pietrificato finchè Hajime non gli porse un fazzoletto e un cerotto recuperati dal suo armadietto. In un'altra circostanza Tooru gli avrebbe fatto notare che in certe occasioni era premuroso più di sua madre, ma non aveva nessuna voglia di scherzare.

 

Il trillo della campanella interruppe il momento e Oikawa sbattè l'anta con rabbia e tristezza per quell'attacco immotivato.

Iwaizumi fece per seguirlo verso la loro classe, ma nel voltarsi notò un foglio di carta scivolare a terra, caduto dall'armadietto chiuso con violenza.

Era un normale foglio a quadretti, strappato da un quaderno.

Lo raccolse, non visto da Tooru, e lo mise in tasca.

 

Aveva decisamente trovato una pista.

 

* * *

Lentamente i pezzi del puzzle iniziavano a trovare la loro corretta collocazione, mentre allo stesso tempo Hajime riprendeva a tormentarsi col senso di colpa.

 

Era riuscito a trovare il tassello mancante di cui Tooru l'aveva tenuto all'oscuro, ma se solo fosse stato più attento avrebbe anche potuto scoprirlo prima.

 

Se solo quella mattina lui non fosse arrivato in ritardo, Tooru non avrebbe dovuto affrontare da solo quella brutta esperienza, non avrebbe deciso di nascondergliela per chissà quale motivo e non si sarebbe buttato con tutte le sue energie sull'allenamento per distrarsi, peggiorando lo stato del suo ginocchio.

 

Hajime continuò a tormentarsi per tutta la mattina con questi pensieri, voltandosi più spesso del solito in direzione di Tooru, che sembrava impassibile.

 

Ricordava a sprazzi immagini appartenenti alla versione 1.0 di quella giornata: rammentava di aver notato che Oikawa portava le lenti a contatto e non i soliti occhiali che di solito metteva in classe per riposare gli occhi e aveva visto anche il cerotto sulla punta dell'indice della sua mano destra, ma non aveva collegato le due cose e non ci aveva fatto troppo caso.

 

E dire che aveva sempre pensato di essere un buon osservatore e di poter leggere Tooru come un libro aperto.

 

Durante il primo intervallo uscì per andare in bagno e tirò fuori dalla tasca il foglietto ripiegato.

 

Sbiancó.

 

Due sole frasi, scritte in una calligrafia aguzza i cui tratti sembravano graffi di unghie affilate.

 

"Dovresti smettere di esistere, Oikawa Tooru.

Questo è un avvertimento, non parlarne con nessuno o perderai ciò che hai di più prezioso."

 

Una volta tornato in classe, Tooru lo osservò con sguardo interrogativo. A prima vista era l'Oikawa di sempre, aveva indossato di nuovo la sua maschera e non sembrava turbato o spaventato... del resto non aveva letto la minaccia su quel foglio, e Hajime non era del tutto sicuro di volergliela far leggere.

"Stai male, Iwa-chan?" gli chiese, avvicinandosi con la sedia "hai una pessima cera... vuoi per caso andare in infermeria?".

"Ora sei tu che sembri mia madre" sbuffò Hajime, mentre ancora cercava di decidere se parlare o no a Tooru del messaggio che aveva trovato. Se non l'avesse messo al corrente avrebbe potuto fermare il responsabile ed evitare il peggio senza sollevare un gran polverone, indagando da solo senza mettere Oikawa ancora più in pericolo... ma non stava forse facendo il suo stesso errore? Non era stata la decisione di Tooru di non coinvolgerlo "per il suo bene" a causare tutta quella situazione?

Rimase in silenzio per qualche minuto, poi si alzò di nuovo.

"Sì, forse è davvero meglio che vada in infermeria" affermò deciso, e senza nemmeno lasciare il tempo a Oikawa di chiedere di accompagnarlo sparì nel corridoio.

Non poteva mettere di nuovo in pericolo Tooru, quindi avrebbe risolto tutto da solo.

Non sapeva bene dove nè cosa cercare, ma finchè la sua principale fonte di preoccupazione era in classe al sicuro era il momento giusto per tentare di scoprire qualcosa.

 

Girò l'angolo, sovrappensiero, mentre si dirigeva di nuovo verso gli armadietti.

Si accorse troppo tardi del ragazzo che stava camminando in fretta nel senso opposto con alcuni libri sottobraccio e riuscì a scostarsi solo all'ultimo momento, senza riuscire a evitare una spallata. Fece per protestare, ma non ottenne nessuna reazione: questi continuò per la sua strada, ignorandolo apertamente.

Hajime rimase per un momento pietrificato sul posto, interdetto.

Poi abbassò lo sguardo. Sul pavimento c'era un foglio di appunti, caduto con ogni probabilità da uno dei libri del ragazzo che l'aveva urtato.

Era un foglio a quadretti, strappato da un quaderno, e le parole erano scritte in una calligrafia aguzza i cui tratti sembravano graffi di unghie affilate.

 

Hajime lo raccolse e si mise a seguire il ragazzo a distanza, non visto.

Non ricordava il suo nome, ma a pensarci bene gli sembrava di averlo già visto prima, anche se non rammentava in quale occasione.

Era talmente preso dallo sforzo di cercare di ricordare quella fisionomia che si rese conto un istante troppo tardi di averlo perso: un attimo di distrazione e gli era sparito sotto gli occhi.

Iwaizumi imprecò tra sè. Mancavano pochi minuti alla fine dell'intervallo.

Stava per tornare indietro quando, da dentro una piccola aula vuota, sentì una voce maschile evidentemente alterata.

 

"E quindi non intendi proprio stare con me? Io farei qualsiasi cosa per te, perchè non lo vuoi capire? Dovresti smetterla di avere occhi solo per quello stronzo di Oikawa e piangere perchè non ti ricambia!"

Iwaizumi si immobilizzò dietro lo stipite della porta, all'erta.

"Aoki-kun... smettila di urlare così... mi fai paura!" era la voce di una ragazza, che a giudicare dal tono doveva essere piuttosto spaventata ed evidentemente non apprezzava le attenzioni del suo interlocutore.

"Nessuno può amarti quanto ti amo io, Aya-chan... nessuno... lo sai, vero?" la ragazza che rispondeva al nome di Aya si lasciò sfuggire un gridolino, nel momento in cui Aoki le strinse un polso "Dimmi... se quell'Oikawa sparisse dalla faccia della terra, tu mi ricambieresti?".

La ragazza non rispose.

 

Hajime gettò un rapido sguardo dentro la stanza senza farsi scoprire: riconobbe all'istante la ragazza come una delle componenti del fan club di Tooru, per averla vista molto spesso sugli spalti alle loro partite. Continuava a non ricordare dove avesse già visto Aoki, ma era solo questione di tempo.

"Se mi avessero accettato nel club di pallavolo allora mi avresti voluto, eh? Se non mi avessero relegato in panchina senza darmi occasioni di giocare allora sarei stato io a brillare! Quanto vorrei che anche loro sparissero..." il suo tono si era mutato in un ringhio basso, quasi gutturale.

 

Finalmente Iwaizumi ricordò dove l'aveva già visto: agli allenamenti del club durante il primo anno, quando lui e Oikawa erano entrati nella squadra dei titolari automaticamente per il talento dimostrato fin dalle medie. Del resto erano stati selezionati fin dal terzo anno alla Kitagawa Daiichi dall'allenatore dell'Aoba Johsai, quindi per loro la strada verso la vetta del club era stata in discesa. Ricordava Aoki Kyotaro come un ragazzo violento e discontinuo che tendeva a farsi prendere da scatti d'ira e ad abbandonare gli allenamenti a metà. Per questo il coach non si era mai fidato di lui, e non lo faceva mai entrare in campo in partita.

Alla fine del primo anno lui, Hajime e Tooru avevano avuto una discussione piuttosto animata, che si era conclusa con Kyotaro che aveva lasciato la palestra e non era più tornato ad allenarsi. Per quanto anche Aoki frequentasse il terzo anno della Seijou (in un'altra sezione), in quegli anni non si erano mai incrociati nei corridoi, o almeno Hajime non ricordava di averlo più incontrato dopo quel litigio, di cui non rammentava nemmeno il motivo.

Che il puzzle fosse finalmente completo?

 

Hajime tornò in classe di corsa poco prima che suonasse la fine dell'intervallo, sopraffatto da quello che aveva scoperto.

Evidentemente Aoki aveva tutti i motivi per odiare Tooru: la matassa sembrava finalmente molto più semplice da districare, anche se non sapeva se sarebbe riuscito a tenere Oikawa all'oscuro ancora a lungo e non aveva ancora idea di come fare a fermare Kyotaro senza mettere nessuno in pericolo.

 

Una volta varcata la soglia dell'aula, Iwaizumi rimase congelato sul posto.

La lezione successiva era già iniziata, e il banco di Oikawa era vuoto.

 

Iniziò a boccheggiare, preso da un panico che non aveva mai sperimentato prima. E se gli fosse già successo qualcosa? Se la sua scoperta avesse modificato il futuro e Tooru ne avesse fatto le spese prima del tempo? Rivolse uno sguardo interrogativo a Issei e Takahiro, seduti nel banco accanto, e Matsukawa interpretò la sua domanda inespressa: "Oikawa è venuto a cercarti poco fa, non vi siete incrociati?"

Hajime si alzò di nuovo, strappando un rimprovero spazientito – prontamente ignorato - al professore, e uscì un'altra volta dalla classe, con il cuore in gola.

 

Non sapeva davvero cosa pensare.

 

In realtà non ebbe neanche il tempo di immaginare i peggiori scenari possibili: una voce fin troppo conosciuta lo chiamò alle spalle, facendolo sobbalzare per la sorpresa in mezzo al corridoio deserto.

"Iwa-chan... pensavo che ti avrei trovato in infermeria... ero preoccupato..." disse Oikawa, con un tono serio che aveva sentito poche volte uscire dalle sue labbra.

I contorni del sogno iniziavano a farsi più vaghi e confusi, ma Hajime voleva rimanere ancorato a quell'immagine a tutti i costi.

"Mi sento già meglio... torniamo in classe?"

Improvvisamente Tooru cambiò espressione.

Un sorriso malinconico increspó le sue labbra e iniziò a parlare lentamente, con gli occhi fissi in quelli di Hajime.

"Iwa-chan... grazie. E... scusa." Si avvicinò a Iwaizumi, rimasto immobile sul posto, fino ad abbracciarlo, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Il corridoio iniziò a sfocarsi, non sapeva più se a causa del suo tempo che stava per scadere o delle lacrime appese che gli annebbiavano la vista.

"Non volevo che andasse così. Avrei voluto restare di più al tuo fianco, ma ora devo andare. So che stai combattendo per me, che stai cercando di proteggermi dagli altri e da me stesso come hai sempre fatto... Io mi fido di te, Iwa-chan. Sei l'unico motivo per cui sono rimasto fino ad ora. E se ti ho tenuto nascoste le mie preoccupazioni e quelle minacce... è solo perché per una volta volevo essere io a proteggerti...

Perché... sei tu quello che ho di più prezioso".

"Tooru..."

 

* * *

 

Lo aveva osservato per ore, Iwa-chan, mentre aggrottava le sopracciglia e strizzava gli occhi nel sonno, come se fosse intrappolato nella ragnatela di un sogno spiacevole.

Lo aveva abbracciato con lo sguardo, mentre si agitava sotto la coperta e ogni tanto borbottava parole indistinguibili.

Tooru aveva dormito moltissime volte accanto a lui fin da quando erano bambini e conosceva a memoria ogni espressione del suo viso, ma questa volta era diverso.

Lui non era veramente lì, e in un certo senso nemmeno Iwaizumi lo era davvero.

Erano in due universi differenti e cercavano di tendersi la mano.

Tooru iniziò a parlare con lui, anche se non poteva sentirlo.

Il filo che lo teneva legato al suo corpo mortale era ormai sottilissimo e teso oltremisura, vicino al punto di rottura.

Una volta che ebbe finito di parlare, Hajime dischiuse le labbra e sussurrò il suo nome.

Poi tutto si dissolse.


You led me here,
then I watched you disappear.
You left this emptiness inside
and I can't turn back time

No, stay!
Nothing compares to you.
Nothing compares to you.
I can't let you go,
Can't let you go.
I can't let go.

I'll never be the same
I'm caught inside the memories, the promises
are yesterdays and I belong to you.
I just can't walk away
'cause after loving you
I can never be the same.

("Never be the same", Red)


 

Rieccomi qui con un po' di ritardo ma con un capitolo lungo il doppio, con un doppio sottofondo musicale e una doppia razione di feels (ce n'era bisogno, vero?)
Devo ammettere che mi ha fatto un po' male ed è stato piuttosto impegnativo da scrivere anche se avevo già tutta la storia in mente da un po'... il prossimo sarà l'ultimo e spero davvero che chi è arrivato fin qui mi seguirà fino alla fine... 
Ringrazio infinitamente tutte le persone che mi hanno recensito fino ad ora e chi recensirà questo nuovo capitolo, non avevo mai ricevuto così tanti feedback a una storia che ho scritto e sono davvero felice, mi riempite il cuoricino, davvero <3

Alla prossima!!

_Kurai_

   
 
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