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Autore: NonTrovoUnNome22    01/04/2016    0 recensioni
/reboot: 27%
/connessione in corso…
/rete di sorveglianza: online
/i razziato(/…. sono qui.
/ATTENZIONE: D@TI DANNEGGI@T!
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Versione 2.0 del prologo della mia long-fic principale, N7 Chronicles.
Ogni capitolo conterrà una mini-fic stand-alone dedicata a uno dei protagonisti della storia principale, con eventi antecedenti a essa che sveleranno alcuni retroscena degni di essere raccontati.
Essendo un introduzione alle Chronicles, non sarà necessario averle lette, in quanto questa raccolta servirà come prologo auto-conclusivo.
Enjoy :)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Infamous 2 OST - Cole MacGrath
Kar’shan – 12/04/2186
 
Una giornata di merda non comincia all’improvviso: ci sono sempre delle avvisaglie al risveglio.
Non andrebbero mai ignorate.
Quella mattina aveva trovato il pesce rosso nella sua boccia in soggiorno a pancia in su, morto.
Avrebbe dovuto prendersi delle ferie per visitare la sorella su Illium già da molto tempo.
Quella mattina sarebbe stato meglio per lui fare un giro di telefonate e saltare a piè pari un’altra lunga giornata da pilota presso uno spazioporto insignificante di Kar’shan.
E invece no: solo al pensiero di aver a che fare con quel dittatore esaltato del suo capo lo fece desistere per pigrizia.
Quello era un difetto che forse ora gli sarebbe costato la pellaccia.
A questo pensava mentre osservava gli strumenti di volo impazzire man mano che la navetta si avvicinava a velocità incontrollata all’atmosfera del pianeta.
Se anche fossero riusciti a superare indenni quel mare di detriti davanti a loro, non sarebbero mai riusciti a sopravvivere all’atterraggio.
Com’era potuto accadere?
Aspettava un cliente davanti a un comunissimo ristorante sopraelevato, parcheggiato in uno dei numerosi terminal disponibili, quando notò un altro Batarian armato avvicinarsi correndo all’auto in attesa davanti a lui.
Come se nulla fosse sparò al conducente, buttandolo fuori dall’abitacolo per appropriarsi del veicolo.
Proprio in quel momento un esplosione biotica disintegrò la vetrata del ristorante, trafiggendo altri Batarian armati in fuga.
Ciò che vide dopo, se possibile, lo spaventò ancora di più.
Un uomo in armatura del tutto simile a un demone si materializzò al centro della terrazza, vomitando energia oscura dal braccio verso l’astroauto rubata, che nonostante tutto riuscì a partire.
Osservò tutto questo attonito, con le mani serrate sui comandi della sua navetta, incapace di pensare a nulla se non a una possibile morte imminente.
Non si accorse che, in un battito di ciglia, il Demone ebbe il tempo di riapparire direttamente sul suo sedile del passeggero.
I due si guardarono per meno di un secondo.
-Parti. Seguilo.- gli ordinò l’uomo, con una voce che non avrebbe immaginato nemmeno nei suoi peggiori incubi.
Come una macchina, il Batarian fece quello che già stava meditando di fare per fuggire da un pericolo che, a conti fatti, ora si trovava a una spanna da lui.
Mise in moto, cercando di seguire da lontano l’astroauto rubata, che tuttavia prese l’orbita sfruttando tecnologie di nuova generazione.
-Seguilo.- gli ordinò nuovamente il Demone, senza lasciare il ben che minimo dubbio sulle sue intenzioni.
Il suo vecchio trabiccolo non era mai stato testato per il volo spaziale, fu solo questa la ragione che gli permise di trovare il coraggio di controbattere.
-Sta andando verso il portale! Questa navetta rischia di non…-
-Ce la farà. Tu seguilo.-
A ogni salto attraverso i portali le giunture meccaniche della nave cingolavano sempre di più, lasciando presagire il peggio.
Contro ogni previsione però riuscirono ad arrivare illesi fino a quando l’astroauto non fece rotta verso un pianeta abitato, probabilmente a causa della scarsità del carburante rimasto.
Conosceva quel pianeta. Tutti i Batarian conoscevano quel pianeta.
Terra: ultima frontiera.
Quella era la patria della specie che i politici del regime osteggiavano con tanto vigore in televisione.
Non che gli fosse mai fregato troppo, comunque.
Man mano che si avvicinavano, tuttavia, constatò con orrore l’entità del mare di detriti che aleggiavano nell’orbita terrestre.
Vecchi satelliti e prodotti dell’inquinamento umano formavano un denso strato di rottami su cui avrebbero potuto schiantarsi, non disponendo di scudi cinetici.
-Vira cinquanta gradi a est, poi inclina la navetta verso destra, cerca di passare attraverso quei due rottami.-
Le indicazioni dell’Umano si rivelarono fondamentali per sopravvivere, ma insufficienti per evitare danni strutturali.
-Frenomotore e stabilizzatori andati! Non riesco a ridurre la velocità!- balbettò il Batarian destreggiandosi tra le infinite spie rosse che si erano accese sul quadro comandi.
La navetta, come una cometa, si infiammò mentre entrava a velocità incontrollata nell’atmosfera.
Il Demone, impassibile di fianco a lui, osservava il pianeta blu davanti a loro.
-Devo frenare! Di questo passo ci schianteremo!- urlò terrorizzato il pilota.
Ma l’umano non sembrò ascoltarlo, preferendo prendere il comando della navetta e seguire la scia del suo obiettivo.
Il Batarian guardò dritto davanti a se.
Era mattina, e i grattacieli di Vancouver scintillavano al sole come un diamante nel deserto.
Il Demone seguì con lo sguardo il punto in cui l’astroauto avversaria decise di atterrare, prima di puntare la navetta ormai fuori controllo verso la baia.
Mancavano ormai poche decine di metri allo schianto.
Non aveva mai creduto negli dei, ma davanti alla morte tutti diventano un po’ religiosi.
Si stupì come in quel momento non si ritrovò a pensare alla sorella su Illium, o ai suoi cari su Kar’shan.
Pensò solo alla faccia sorpresa del bastardo che non aveva trovato la navetta personale che aveva prenotato.
L’espressione stizzita del figlio di papà che realizzava di non riuscire ad arrivare in tempo a un’altra festa finanziata dalle tasse gli scatenarono un ghigno involontario.
Ma in fondo era meglio andarsene all’altro mondo sorridendo, no?
Evidentemente, per quel giorno, gli dei ebbero altri piani.
Inaspettatamente l’Umano lo strinse fra le braccia, e insieme a lui si teletrasportò fuori dal veicolo, che andò a schiantarsi nell’oceano.
Non realizzò subito di essere in caduta libera.
Si voltò, cercando di capire dove sarebbe atterrato: acqua.
Anzi no: un motoscafo lo intercettò all’ultimo momento.
-Merda!-
Buio.
Rivenne sdraiato sul molo, sputando acqua e sangue, senza sapere quanto tempo era passato.
Il dolore non arrivò subito, anche se si rese conto immediatamente della gravità delle lesioni riportate.
Gambe fuori uso, spalla disarticolata e probabilmente una costola gli aveva perforato un polmone.
Non sarebbe sopravvissuto per molto tempo, questo lo sapeva.
Credette di aver sbattuto la testa fino al punto di procurargli le visioni.
Constatò con orrore che non lo erano: la città era sotto attacco.
Navi gigantesche vomitavano abomini Batarian ovunque: l’invasione era cominciata.
Scelse consapevolmente di lasciarsi morire: non era tenuto a combattere un’altra battaglia di altri, non in quelle condizioni perlomeno.
L’ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu un’astronave bianca e azzurra lasciare il molo di attracco.
Poi di nuovo il buio.
Per un momento assaporò il freddo abbraccio della morte, prima di essere svegliato di soprassalto con una dose extra di Medi-Gel.
Il Demone, a spada sguainata, gli mise in mano una pistola, indicandogli l’esercito di mostri che li stavano circondando: non l’avrebbe lasciato morire senza combattere.
Non avrebbe avuto pietà di lui, nemmeno nella morte.
   
 
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