Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: callingonsatellites    01/04/2016    1 recensioni
L'aria fresca sulle braccia. Il sole che brucia negli occhi. Le gambe leggermente indolenzite, e una melodia sconosciuta che girava nella sua mente. Poi un forte dolore alla testa. E ora fissava quegli occhi color nocciola, e ogni domanda veniva annullata come se quei due pozzi scuri fossero l'unica cosa importante ed esistente, l'inizio e la fine di tutto.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ricordate quando ho detto che la storia volgeva al termine?
Beh, non è vero. MENTIVOOOOOO AHAHAHAHAHHHH >:D
Mi avrete fra le scatole ancora per un bel po' :) ma non perdiamo altro tempo u.u passiamo alla storia!! ;)
 
Erano passati due mesetti.
Ormai, dopo la semi-rissa all’uscita da scuola, Kim non aveva più avuto problemi con la ‘zona popolare’ della scuola … anche se Aaron continuava a starle appiccicato come una benedetta sardina in una lattina piena d’olio.
 
-Buongiorno, signore!
Ebbenesì, anche quel giorno era venuto a portare la sua presenza rompimaroni dinanzi al terzetto, composto da Kim, Joey e Christina, che come tutti i giorni stava tranquillamente appoggiato al muro, guardando l’allegro vociare degli altri studenti. Ora Chris era parte integrante del terzetto (in pochi avrebbero mai creduto che la goth deficiente di melanina riuscisse a costruirsi un minimo di vita sociale), e la sua presenza, seppur non la più simpatica che si potrebbe avere, aveva i suoi lati positivi.
 
-Levati o ti pianto uno stivale borchiato nel muso da cavallo che ti ritrovi.
Ecco, per esempio era molto abile nel togliere di mezzo i pretendenti molesti.
 
-Non credo di assomigliare ad un cavallo.
Ma non sempre funzionava. Aaron sembrava avere un potere speciale contro la velenosa cattiveria di Chris.
 
-Ho preso i biglietti per il concerto di questo weekend- meno male che al momento giusto interveniva Joey.
 
-…che concerto c’è questo weekend?...- domandò spaesata Kim. Come al solito, Kimmy cara, non avevamo dubbi che tu fossi tra le nuvole.
 
-Il tuo ragazzo e la sua band di nippomani suonano a Berlino- grazie dell’informazione, faccia da cavallo. 
 
-…davvero?
 
-Bentornata sul pianeta Terra- aggiunse sarcastica Chris. –Dovresti saperle tu queste cose.
 
-Ma io non so niente sui concerti …
 
-Vero- si intromise Joey.
 
-…è Joey che se ne intende.
 
-Vero anche quello- continuò. –Ma come vivresti senza di me, Wendell?
 
-Vivrei senza sapere tutte le date dei concerti rock in Germania.
 
-…molto male, dunque- completò soddisfatta la rossa. –Meno male che ci sono io.
 
-Ne hai presi tre, vero?
 
-Credo di sì. In caso Kim sta a casa.
 
-NO!- protestò la diretta interessata.
 
-Stavamo scherzando. Sappiamo che non riusciresti a vivere con la consapevolezza di … - iniziò a blaterare Joey, mentre, molto lentamente, con tutta la calma necessaria, il cervello mezzo andato di Kim macinava …
 
‘Ma se questo weekend suonano a Berlino …’ dai, dai che ci arrivi.
‘Significa che sono tornati a casa!’ Kim si illuminò tutto d’un tratto, come un criceto che vede la ruota per correre.
 
-Che hai adesso? …
 
-Niente, niente … - smentì, senza smettere di sorridere.
 
#
 
-Buon… hei! Dove vai così di fretta?- Karen stava comodamente appollaiata in cucina ad affettare zucchine, quando entra Kim con la grazia di un ciclone estivo volando in camera sua, dalla quale arrivò un flebile ‘dopo ti spiego’ con il tipico tono di chi, ovviamente, dopo non spiegherà niente perché se ne saranno tutti dimenticati.
 
-Tipregotipregotipregotipregotiprego- implorò Kim aprendo lo scassato portatile. –Accenditiaccenditiaccenditiaccenditi … oh, grazie al Cielo!
 
Cliccò furiosamente sull’icona di Skype. Ovviamente ci volle un mezzo minuto buono prima che quest’ultimo si aprisse.
 
-MIODDIO, tre chiamate- si lagnò, una volta che il programma si fu attivato. –Da Tomilpiùfigodelmondo89.
 
Senza perdere un attimo, inviò subito una richiesta di chat all’indirizzo … che a dire il vero non ci mise troppo tempo a rispondere.
La webcam si accese mostrando il meraviglioso schienale di una sedia da studio, dietro al quale si ergeva in tutta la sua imponenza un armadio di legno scuro con le ante aperte e il finimondo dentro. Beh, anche fuori. Jeans larghi, cinture borchiate, calzini di tutti i generi e svariate bottigliette di lacca erano sparsi per tutto il campo visivo. Tipico dei Kaulitz, dovevano aver appena smontato le valigie.
 
-E-hem …- Kim provò a farsi notare, e finalmente qualcuno si degnò di farsi vedere: peccato che quel ‘qualcuno’ avesse due orecchie pelose e due occhi a fanale.
 
-Kasmir? … - sì, in effetti a rispondere alla chiamata era stato proprio il gatto di casa Kaulitz. Kasmir.
 
-Maledetto gatto- imprecò qualcuno, fuori dal campo visivo. –Lascia stare il mio benedetto comp…- Tom si avvicinò e prese in braccio il gatto, probabilmente con l’intento di lanciarlo fuori dalla finestra. Poi, evidentemente accortosi che era partito il collegamento Skype, si era seduto sulla sedia fissando il monitor con gli occhi a pesce.
 
-Ciao.
 
-Ciao.
 
Kim e Tom si scambiarono sguardi molto espressivi e molto svegli per qualche istante; prima di decidere che era ora di dare un senso compiuto alla conversazione.
-Interessante.
 
-Già.
 
-E quello chi è, il tuo segretario? … - chiese Kim, rivolta al gatto che nel frattempo continuava a muovere le zampe verso la webcam.
 
-No, è il mio rompipalle. Vero, rompipalle?- Tom iniziò a fare i versi a Kasmir, che non lo badava di striscio.
 
-TOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMM- giunse uno strillo svogliato da fuori la camera, riconducibile solo ad una persona. –Te l’ho detto che non voglio più trovare la biancheria delle ragazze che ti scopi nelle mie valigie! La prossima volta te la faccio man…
 
-Taci Dio mio, emerito deficiente che non sei altro …- la Regina Bill era entrata nella stanza, espandendo il suo alone di aria isterica post-tour anche ai poveri mortali; con in mano un paio di reggiseni di dubbia provenienza.
 
-BIIIIIIIIIIILLLL- Kim strillò entusiasta dall’altra parte della webcam, e fu debitamente ricambiata.
 
-KIIIIIIIIIIIIIIIIIMMMMMMMMMMYYYYYCCCCIAOOOOOOO!
 
I due continuarono la loro conversazione da fan girl aizzate per qualche minuto, mentre Tom imprecava ancora sottovoce per le sparlate del fratello su argomenti che preferiva rimanessero all’interno del gruppo.
Nel frattempo, il gatto si era arrampicato sul collo di Bill, che aveva iniziato a coccolarlo senza smettere di strillare con Kim.
 
-Ok, penso che sia sufficiente; le mie orecchie stanno morendo, la potete smettere? … - tentò di tranquillizzarli Tom, ma senza riuscirci.
 
-Bill, questo weekend devi cantare, non vorrai consumarti l’ugola strillando spero?- ritentò una seconda volta; e si vede che centrò il punto debole del discorso, perché entrambi la smisero immediatamente.
Dopo qualche istante per riassestarsi, i tre ragazzi ricominciarono a fissarsi.
 
-Sei a casa?- esordì poi Bill.
 
-Sono praticamente sempre a casa, quando non sono sopra i palazzi di notte- ammise Kim sorridendo.
 
-Cosa vuol dire? … - chiese Tom sghignazzando.
 
-Ve lo spiego un giorno con calma, magari … in quanto a voi, signorini?
 
-Noi stiamo arrivando, quindi hai tre minuti esatti per farti trovare pronta sotto casa tua- affermò entusiasta Bill, lasciando spiazzati sia Kim che suo fratello. L’unico che sembrava d’accordo era Kasmir, che continuava a strusciarsi sulla sua mano soddisfatto.
 
-Ah … ehm … giusto … ok.
 
-Bene, Tom, muoviti! Sei pronto? Io sono pronto!- fece Bill allontanandosi con il gatto in braccio.
 
-Non finisce mai di stupirmi. E io che credevo di conoscerlo così bene … - rifletté il chitarrista, fissando il vuoto con l’espressione da grande pensatore.
 
-Per il fatto che organizza appuntamenti di sana pianta? ..
 
-No, per il fatto che, incredibilmente, sia già pronto per uscire.
 
#
 
Le foglie proiettavano un’ombra di un bel verde caldo sulla terra nuda e polverosa ai piedi dell’albero sotto al quale i tre si erano appostati, col sedere per terra visto che una coppia di mamme con un vasto repertorio di chiacchiere a disposizione avevano fregato loro l’unica panchina ancora disponibile nel parco.
 
-Dunque? Che notizie portate dal mondo?- chiese Kim, dando una bella leccata al cono alla menta che aveva in mano.
 
-Beh … è tondo- rispose Tom, ficcandosi in bocca una bella palettata di panna.
 
-Davvero? Allora non è piatto come dicevano i medievali.
 
-No. E non ci sono nemmeno i draghi dopo le Colonne d’Ercole.
 
-Ah no? … cosa c’è dopo?
 
-Mah … per un po’ mare, poi si incontra un sacco di gente che mangia frittelle e bacon alla mattina per colazione.
 
-Wow … altro che noi europei arretrati.
 
-Già.
 
Bill non aveva ancora proferito parola, troppo concentrato sul suo cono con tre palline mischiate in modi improbabili.
 
-Beh, a dire il vero i ragazzi in America strillano parecchio.
 
-Vorrei dire, se il bacon alla mattina non dà abbastanza energia.
 
-Eh già.
 
-Sapete che quando noi scambiamo conversazioni di questo genere, secondo gli scienziati, in pratica non parliamo di nulla?- venne fuori dopo un po’ Bill, scambiando sguardi in cagnesco con una bambina con le treccine in cima ad uno scivolo.
 
-E da quando ti intendi così tanto di relazioni sociali? …
 
-Cose che si sentono alla radio dei tourbus quando le frequenze tedesche non prendono- smentì svogliato Tom, distogliendo lo sguardo dalla panna per rivolgerlo agli occhi verdi e interrogativi di Kim.
 
-Almeno avete imparato qualcosa.
 
-Con questo volevo dire che non stiamo parlando praticamente di nulla- tornò fuori il cantante, smettendo finalmente di fissare la bambina trecciuta.
 
-Hai ragione.
 
-Cosa intendevi dire prima, quando hai detto che di notte sei sopra i palazzi?- chiese invece.
 
-Beh … - Kim si sistemò per bene sulla panchina, per iniziare a raccontare.
-…spero che vi piacciano le storie lunghe, perché questa lo è abbastanza.
 
-Mai cosa ci fu più gradita delle storie lunghe- si inserì Tom, anche se non gli prestò attenzione nessuno.
 
-Ero alla festa della scuola, una di quelle classiche feste piene di gente che balla, fuma e beve in barba ai prof. Quelle dove si rimorchia, Tom- spiegò bene, per farsi capire dal gentleman di turno. –Fatto sta che un tizio si avvicina e decide che deve darmi fastidio; destino vuole che il tizio in questione si fosse appena mollato con la tipica boss della scuola … che a sua volta decide che deve odiarmi fino alla fine dei suoi giorni, ma a questo ci arriviamo dopo.
Bene, il suddetto tipo mi aveva abbastanza stancato, quindi decido di prendere e uscire, a caso. A caso, perché la mia giacca in jeans con le chiavi di casa è rimasta dentro alla palestra della scuola, chissà dove.
Bene, arrivo a casa. Mi accorgo che non ho le chiavi per entrare e non posso svegliare i miei perché vengano ad aprirmi. Decido che è meglio tornare a scuola e cercare le mie chiavi, anche se è un’impresa pressoché impossibile.
Rincorro un autobus, e stavo puntualmente per perderlo;quando una mano mi prende e mi tira sul tetto dell’autobus.
 
-Seh, raccontane un’altra.
 
-Non crederci se non vuoi, ma ti dico che sopra a quel benedetto autobus c’erano delle persone. Insomma, attacchiamo una conversazione, e si viene a scoprire che questi individui sono i classici vandali graffitari-parkouristi conosciuti da tutti e da nessuno; e che possiedono una copia per ogni chiave esterna di Magdeburgo.
 
-Ma sei seria?
 
-No Tom, mi sto inventando tutto di sana pianta! Secondo te?
 
-Tom, essere poco utile alla società, falla andare avanti.
 
-Grazie. Bene, con l’aiuto dei suddetti tizi riesco ad infilarmi in casa senza far sapere ai miei che sono arrivata ben dopo il coprifuoco previsto. Ma questo è solo l’inizio … perché in effetti, con questi tizi ci stavamo simpatici, e ci siamo rivisti un paio di volte: mi hanno pure dato una mano a sedare la rissa che si era formata intorno a me a causa della tribù di seguaci della boss della scuola drogati di popolarità; e un bel giorno mi dicono … - la ragazza si perse un attimo nel ricordo di quella sera; lei e Fried che camminavano nelle buie strade di Magdeburgo, lui che sorrideva come un bambino con le caramelle quando gli disse che ci avrebbe pensato su. Il sorriso di Fried ce l’aveva ancora impresso nella mente: proprio come quello di un bambino, grande e innocente. Fried aveva tutti i lati positivi che avevano i bambini … ma non quelli negativi. Per il momento non aveva ancora trovato un lato negativo valido per quel ragazzo.
 
-…ti dicono?- ci pensò Bill a riscuoterla dai suoi pensieri, evidentemente ansioso che andasse avanti.
 
-…beh, mi chiedono se voglio unirmi a loro.
 
La frase lasciò spiazzati i gemelli: Tom stravaccato addosso all’albero con il cucchiaino carico di panna a mezz’aria e la faccia da ‘mi prendi per i fondelli?’; Bill con gli occhi carichi di trucco spalancati fino a formare una perfetta circonferenza e il cono gelato che gocciolava sui jeans extra-skinny.
 
-…e tu hai accettato?...-chiese cauto Bill, come uno spettatore che guarda una telenovela giunta al momento clow.
 
-Haì- Kim tirò un’altra bella leccata alla pallina verde pastello che troneggiava sul suo cono.
 
-NONONONONONONONO aspetta. Keep calm. Tu quindi fai parte di una crew di graffitari-parkouristi notturni sparsi per Magdeburgo? …- chiese ancora Tom.
 
-Haì, ho detto. È giapponese, significa sì.
 
I gemelli si scambiarono uno sguardo complice, poi tornarono a poggiare gli sguardi nocciola su Kim.
Lei aveva paura di averli scandalizzati. Magari da quel giorno non le avrebbero più rivolto la parola considerandola una criminale.
 
Poi si decisero a proferire parola:
 
-DEVI PORTARE ANCHE NOI!
 
 
MACCIAOOOOOOOOOBBBELLLAGGENTEEE. Ci credete che mi sono accorta solo di recente che non si dice Magdenburgo ma Magdeburgo? No, sul serio, io l’ho sempre scritto con la N … se qualche tedesco arriverà e mi denuncerà per aver offeso la Germania, sappiamo il perché.
Bene, finalmente i nostri amati gemellini si sono rifatti vedere! E sembrano pronti a tutto … io ho paura. Non so voi, ma io temo per l’incolumità del pianeta Terra ç_ç
Spero di non aver lasciato H in giro. Già, il mio tasto è ancora incruccato. Devo decidermi a toglierlo e rimetterlo. No, meglio di no. Potrei fare casini. °-°
Bene, dunque credo che mi toglierò dalle scatole. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento :**
ps. Avete fatto gli auguri a Georg? Il nostro bassistone è ventinovenne, people B)
Adesso vado a vedere se la mia tisana alla menta è fredda, che devo fare i ghiaccioli. :P Baci!! :D            Lisa^^
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: callingonsatellites