Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Phil
finì per accompagnare a casa Dan quando il sole stava già
tramontando. Avrebbe mentito se avesse detto che non stava evitando
di tornare al suo garage, ma più che altro voleva stare con Dan e
parlargli ancora per un po', perchè aveva sorriso più in quelle due
ore di quanto non avesse fatto da tanto tempo.
Phil non parlava
normalmente con qualcuno da così tanto che non riusciva a ricordare
quanti anni fossero passati, e guardare, ascoltare e parlare con Dan
era stata un'esperienza molto interessante. Aveva imparato così
tanto, ma voleva sapere altro. Dan era intelligente, ed
interessante, era divertente e sarcastico, ma Phil notava comunque il
modo in cui sembrava avere un cipiglio perenne e gli occhi tristi.
Dimostrava più anni di quanti ne avesse, era molto giovane, ma le
sue spalle erano incurvate come se dovesse portare il peso del mondo.
Tutto quello che voleva era uno scopo- qualcosa che lo rendesse
felice, e il fatto che ancora non l'avesse lo preoccupava ogni
giorno.
Si fermarono davanti alla porta di Dan, ed entrambi si fermarono. Phil congiunse le mani e fissò Dan, il quale guardò il pavimento, spostando il peso da un piede all'altro, a disagio.
"Quindi..."
Disse Dan.
"Quindi..." ripetè Phil.
Dan rise e
scosse la testa, per poi alzare lo sguardo verso Phil e
sorridergli.
"È stato bello " disse, e Phil
annuì.
Dan sospirò e si passò una mano tra i capelli,
ridendo di nuovo.
"A questo punto dovrei chiederti il numero
o qualcosa del genere, ma non hai un telefono."
Phil alzò
le spalle e chiese scusa
"Potremmo semplicemente... decidere
di vederci di nuovo da qualche parte?" disse.
Phil sapeva che
probabilmente era una cattiva idea vedere Dan regolarmente- era stata
una pessima idea aver iniziato a parlargli in primis, ma per la prima
volta da tanto tempo aveva avuto qualcosa da aspettare quando aveva
accettato di vedere Dan al caffè, e per un attimo, quando i due
ragazzi erano seduti accoccolati nell'angolo insieme, parlando e
ridendo, Phil aveva realizzato di essere felice, e non era stato
felice per tanto tempo.
Dan sorrise.
"Sarebbe
bello" rispose piano.
Entrambi si sorrisero per qualche
momento, prima che Dan proponesse di vedersi due giorni dopo allo
stesso caffè, poi, mentre Phil si girava per allontanarsi, Dan lo
fermò per un braccio e lo baciò velocemente sulla guancia,
facendoli arrossire entrambi furiosamente, e scioccando Phil.
Dan
rise e si avviò verso la sua porta, fermandosi per salutarlo
timidamente con la mano prima di chiuderla, lasciando Phil in piedi,
ancora rosso in faccia e con un piccolo sorriso sulle labbra.
-
Il
lavoro fu più facile quella notte. Phil trovò un paio di persone da
accoppiare, probabilmente ne avrebbe trovate di più, se non avesse
passato così tanto tempo a guardarle. Anche dopo aver appaiato due
persone, Phil le seguì silenziosamente, giusto per vederle insieme.
Li guardò sfiorarsi timidamente, e lanciarsi occhiate quando
pensavano che l'altro non stesse guardando. Osservò come sembrava
che avessero sorrisi segreti, destinati solo a loro, e come
condividevano la loro bolla di felicità, ridendo e sorridendo quasi
in sincrono perfetto.
Phil si ritrovò a sorridere,
raggiante, mentre guardava la felicità della nuova coppia, e
sbiancò.
Si stava comportando in modo ridicolo, come se stesse
facendo finta di essere un umano o qualcosa di ugualmente assurdo.
Girò sui tacchi e si allontanò dalla coppia il più velocemente
possibile. I suoi muscoli protestarono quando iniziò a correre per
la strada, i suoi polmoni bruciavano e si sentiva come se la sua gola
fosse squarciata e scorticata, ma non smise di correre. Corse e corse
con le lacrime agli occhi e il suo intero corpo lo supplicò di
fermarsi.
Improvvisamente le sue gambe cedettero e atterrò
in ginocchia sul cemento con un tonfo.
Mise la testa tra le mani e
respirò profondamente, premendo le dita negli occhi così forte che
riusciva a vedere scintille.
Era esilarante come Phil potesse
sapere tutto dell'amore, sapeva come si comportavano le persone, dai
movimenti impercettibili ai gesti ovvi, sapeva cosa dicevano, cosa
facevano i loro occhi, riusciva addirittura a dire se qualcuno amava
una persona dal loro sorriso. Ma non l'aveva mai provato in prima
persona.
In realtà, non aveva mai provato nulla.
Phil
provava le emozioni umane attraverso di loro, ma era solo un
lavoratore, lavorava per gli umani e gli dava amore, e non poteva mai
provare quello che provavano loro, non poteva mai sentire le
meraviglie e gli orrori e l'intensità dello spettro delle emozioni
umane.
Non gli era mai importato così tanto prima, ma adesso lo
bramava, implorava di essere umano, o almeno di provare quello che
provavano loro.
Ma cosa era cambiato per farglielo pensare? Per
farlo passare dall'essere contento al voler lacerarsi il corpo e
versare tutti i colori del mondo umano dentro di lui.
Dan.
Dan
gli aveva mostrato cosa significasse essere un umano, quanto potesse
essere doloroso, ma anche quanto felice e meraviglioso fosse. Il
sorriso di Dan era contagioso, e la sua tristezza lo era allo stesso
modo, era un concentrato di energia perennemente in cambiamento e
sentiva così tanto, mentre Phil non provava assolutamente nulla.
Phil non ci aveva nemmeno mai pensato, ma adesso che non riusciva a
smettere di farlo, e faceva male.
Si mosse per sedersi a gambe
incrociate per terra, e sussultò all'improvviso dolore ad entrambe
le ginocchia. Abbassò lo sguardo e vide che i suoi jeans erano
strappati, le sue ginocchia erano tutte scorticate, e stavano
sanguinando molto.
Phil guardò curioso i tagli, e toccò un
ginocchio con le dita, osservando poi il sangue che le ricopriva,
notando le gocce che riflettevano la luce della luna. Quando tornò a
guardare le ginocchia, erano guarite quasi completamente, erano
rimaste solo delle piccole e sottili cicatrici pallide.
Phil si
alzò da dove era caduto con un sospiro e si diresse verso il suo
garage, trascinando l'arco dietro di lui. Era sulla terra per
compiere il suo lavoro, non aveva altra scelta, e finchè non
l'avesse fatto bene per un po', non avrebbe avuto il permesso di
fermarsi.
Phil l'aveva sempre saputo e lo accettava, ma adesso che
la verità gli faceva così male, non riusciva a respirare.
Non
aveva realizzato che era passato davanti al suo garage ed era finito
davanti all'appartamento di Dan mentre batteva furiosamente il legno
della sua porta.
Dan rispose dopo qualche minuto, con l'aria
confusa e molto stanca, i capelli sparati in tutte le direzioni
mentre socchiudeva gli occhi guardando il ragazzo dai capelli neri
davanti a lui. Phil voleva scappare e tirarsi un pugno perchè aveva
dimenticato che probabilmente era notte fonda e aveva sicuramente
svegliato Dan.
"M-mi dispiace, non so cosa stessi pensando,
me ne vado. Torna a dormire." mormorò Phil velocemente,
girandosi per andare via.
"No! Phil aspetta" lo chiamò
Dan, e Phil si fermò a guardarlo.
"Vuoi entrare?"
chiese Dan accigliato, e sembrava molto preoccupato, come chiunque se
qualcuno si fosse presentato random davanti alla tua porta nel bel
mezzo della notte.
Phil avrebbe dovuto dire no, avrebbe
dovuto girarsi e andare via e risolvere i suoi stupidi e inutili
problemi da solo, e poi andare avanti con il suo lavoro come aveva
fatto per tanti anni. Ma non poteva farlo, non adesso.
"Grazie"
sussurrò Phil, seguendo Dan mentre entrava in casa.
-
"Aspetta,
hai pianto?" Dan si fermò e si girò per guardare Phil, il
cipiglio sul suo volto che aumentava .
Phil si strofinò la faccia
e scosse la testa.
"No" borbottò secco. Dan alzò un
sopracciglio, lanciandogli un'occhiata per dirgli che non gli credeva
minimamente, ma lasciò stare, ed entrò in cucina per fare da bere
ad entrambi.
"Mi dispiace se sono comparso dal nulla e ti ho
svegliato. Non so cosa stessi pensando." disse Phil, scuotendo
la testa, era così stupido.
"Hey, è lo stesso, davvero.
Sembra che ti serva un po' di compagnia."
Phil alzò lo
sguardo verso di lui e gli sorrise grato, e Dan gli sorrise in
risposa, stringendogli la spalla e passandogli dietro per andare al
frigo.
"È uno di quei giorni?" chiese Dan piano, quando
entrambi stavano bevendo tazze di cioccolata calda, seduti sul
vecchio divano sformato di Dan, l'uno di fronte all'altro.
Phil
alzò le spalle, e annuì.
"È diventato tutto troppo...
pesante, immagino" rispose.
"Capisco come ti senti"
disse Dan, ed entrambi sospirarono all'unisono, poi Dan abbassò lo
sguardo e si accigliò.
"Ti sei strappato i pantaloni"
disse piano.
Anche Phil abbassò lo sguardo, come se l'avesse
appena notato, poi mise le mani sulle ginocchia e alzò le
spalle.
"Sono caduto" disse.
Dan sembrava sospettoso,
ma annuì e basta, senza aggiungere altro, poi sbadigliò, e guardò
il suo orologio.
"Non per essere scortesi o altro, ma sono le
quattro del mattino, e penso che potremmo andare entrambi a
dormire-"
Phil si alzò dal divano e annuì,
arrossendo.
"Certo, sì, ovvio. Me ne vado adesso"
disse velocemente, dirigendosi verso la porta.
"Se tu mi
lasciassi finire-" disse Dan impaziente, alzando gli occhi al
cielo.
"-Puoi resta di nuovo qui, se vuoi."
Phil si
fermò, ed era pronto a dire di no, ma Dan alzò gli occhi al cielo,
afferrando il polso di Phil, portandolo per le scale, e Phil non
cercò più di obiettare.
Si distesero ai lati opposti del letto,
Dan si addormentò appena posata la testa sul cuscino, mentre Phil si
stiracchiò e si rilassò nella morbidezza del letto, sospirando di
sollievo mentre chiudeva gli occhi.
Sentì qualcosa sul suo
fianco, e si girò per vedere che Dan si era mosso e si era di nuovo
accoccolato contro di lui, con la mano appoggiata dolcemente sulla
sua pancia e la testa appoggiata sulla spalla di Phil. Lui sorrise, e
si girò sul fianco cosicchè lui e Dan potessero essere un po' più
vicini, e Dan sospirò piano e agganciò il piede contro la caviglia
di Phil mentre si spostava in avanti, premendo i loro petti
insieme.
Phil nascose il suo viso nella maglia di Dan e inspirò,
assaporando il calore e il profumo del ragazzo, e il modo in cui
tutti i suoi acciacchi e i suoi dolori sembrassero svanire mentre il
tepore infinito di Dan prendeva il loro posto. Era troppo facile
ignorare i pensieri nella sua testa, che gli dicevano che era una
pessima idea, che stava troppo bene, e che si stava dimenticando di
chi fosse. Phil scosse tutti quei pensieri dalla testa, dicendosi che
aveva bisogno solo di un'altra notte di comodità, una sola notte per
essere felice, per passare del tempo con Dan, e poi avrebbe tagliato
tutti i suoi legami con Dan e ogni altro umano, e sarebbe andato
avanti con il suo lavoro come doveva. Phil continuò a ripeterselo,
ma c'era una piccola parte nel retro del suo cervello che sapeva che
era una bugia, e domani quando sarebbe dovuto andare via e tornare al
freddo, sarebbe stato più difficile che mai.