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Autore: SpecialKlaine    01/04/2016    2 recensioni
Phil era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen' perché il capo si chiamava così.
[Traduzione]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: AU, Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Give Me Love - 9

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

VIII Capitolo

| capitolo originale |

Phil finì per accompagnare a casa Dan quando il sole stava già tramontando. Avrebbe mentito se avesse detto che non stava evitando di tornare al suo garage, ma più che altro voleva stare con Dan e parlargli ancora per un po', perchè aveva sorriso più in quelle due ore di quanto non avesse fatto da tanto tempo.
Phil non parlava normalmente con qualcuno da così tanto che non riusciva a ricordare quanti anni fossero passati, e guardare, ascoltare e parlare con Dan era stata un'esperienza molto interessante. Aveva imparato così tanto, ma voleva sapere altro. Dan era intelligente, ed interessante, era divertente e sarcastico, ma Phil notava comunque il modo in cui sembrava avere un cipiglio perenne e gli occhi tristi. Dimostrava più anni di quanti ne avesse, era molto giovane, ma le sue spalle erano incurvate come se dovesse portare il peso del mondo. Tutto quello che voleva era uno scopo- qualcosa che lo rendesse felice, e il fatto che ancora non l'avesse lo preoccupava ogni giorno.

Si fermarono davanti alla porta di Dan, ed entrambi si fermarono. Phil congiunse le mani e fissò Dan, il quale guardò il pavimento, spostando il peso da un piede all'altro, a disagio.

"Quindi..." Disse Dan.
"Quindi..." ripetè Phil.
Dan rise e scosse la testa, per poi alzare lo sguardo verso Phil e sorridergli. 
"È stato bello " disse, e Phil annuì. 
Dan sospirò e si passò una mano tra i capelli, ridendo di nuovo.
"A questo punto dovrei chiederti il numero o qualcosa del genere, ma non hai un telefono."
Phil alzò le spalle e chiese scusa
"Potremmo semplicemente... decidere di vederci di nuovo da qualche parte?" disse.
Phil sapeva che probabilmente era una cattiva idea vedere Dan regolarmente- era stata una pessima idea aver iniziato a parlargli in primis, ma per la prima volta da tanto tempo aveva avuto qualcosa da aspettare quando aveva accettato di vedere Dan al caffè, e per un attimo, quando i due ragazzi erano seduti accoccolati nell'angolo insieme, parlando e ridendo, Phil aveva realizzato di essere felice, e non era stato felice per tanto tempo.
Dan sorrise.

"Sarebbe bello" rispose piano.
Entrambi si sorrisero per qualche momento, prima che Dan proponesse di vedersi due giorni dopo allo stesso caffè, poi, mentre Phil si girava per allontanarsi, Dan lo fermò per un braccio e lo baciò velocemente sulla guancia, facendoli arrossire entrambi furiosamente, e scioccando Phil. 
Dan rise e si avviò verso la sua porta, fermandosi per salutarlo timidamente con la mano prima di chiuderla, lasciando Phil in piedi, ancora rosso in faccia e con un piccolo sorriso sulle labbra. 





Il lavoro fu più facile quella notte. Phil trovò un paio di persone da accoppiare, probabilmente ne avrebbe trovate di più, se non avesse passato così tanto tempo a guardarle. Anche dopo aver appaiato due persone, Phil le seguì silenziosamente, giusto per vederle insieme. Li guardò sfiorarsi timidamente, e lanciarsi occhiate quando pensavano che l'altro non stesse guardando. Osservò come sembrava che avessero sorrisi segreti, destinati solo a loro, e come condividevano la loro bolla di felicità, ridendo e sorridendo quasi in sincrono perfetto.  
Phil si ritrovò a sorridere, raggiante, mentre guardava la felicità della nuova coppia, e sbiancò.
Si stava comportando in modo ridicolo, come se stesse facendo finta di essere un umano o qualcosa di ugualmente assurdo. Girò sui tacchi e si allontanò dalla coppia il più velocemente possibile. I suoi muscoli protestarono quando iniziò a correre per la strada, i suoi polmoni bruciavano e si sentiva come se la sua gola fosse squarciata e scorticata, ma non smise di correre. Corse e corse con le lacrime agli occhi e il suo intero corpo lo supplicò di fermarsi. 
Improvvisamente le sue gambe cedettero e atterrò in ginocchia sul cemento con un tonfo.
Mise la testa tra le mani e respirò profondamente, premendo le dita negli occhi così forte che riusciva a vedere scintille.
Era esilarante come Phil potesse sapere tutto dell'amore, sapeva come si comportavano le persone, dai movimenti impercettibili ai gesti ovvi, sapeva cosa dicevano, cosa facevano i loro occhi, riusciva addirittura a dire se qualcuno amava una persona dal loro sorriso. Ma non l'aveva mai provato in prima persona. 
In realtà, non aveva mai provato nulla.
Phil provava le emozioni umane attraverso di loro, ma era solo un lavoratore, lavorava per gli umani e gli dava amore, e non poteva mai provare quello che provavano loro, non poteva mai sentire le meraviglie e gli orrori e l'intensità dello spettro delle emozioni umane.
Non gli era mai importato così tanto prima, ma adesso lo bramava, implorava di essere umano, o almeno di provare quello che provavano loro.
Ma cosa era cambiato per farglielo pensare? Per farlo passare dall'essere contento al voler lacerarsi il corpo e versare tutti i colori del mondo umano dentro di lui.
Dan.
Dan gli aveva mostrato cosa significasse essere un umano, quanto potesse essere doloroso, ma anche quanto felice e meraviglioso fosse. Il sorriso di Dan era contagioso, e la sua tristezza lo era allo stesso modo, era un concentrato di energia perennemente in cambiamento e sentiva così tanto, mentre Phil non provava assolutamente nulla. Phil non ci aveva nemmeno mai pensato, ma adesso che non riusciva a smettere di farlo, e faceva male.
Si mosse per sedersi a gambe incrociate per terra, e sussultò all'improvviso dolore ad entrambe le ginocchia. Abbassò lo sguardo e vide che i suoi jeans erano strappati, le sue ginocchia erano tutte scorticate, e stavano sanguinando molto.
Phil guardò curioso i tagli, e toccò un ginocchio con le dita, osservando poi il sangue che le ricopriva, notando le gocce che riflettevano la luce della luna. Quando tornò a guardare le ginocchia, erano guarite quasi completamente, erano rimaste solo delle piccole e sottili cicatrici pallide.
Phil si alzò da dove era caduto con un sospiro e si diresse verso il suo garage, trascinando l'arco dietro di lui. Era sulla terra per compiere il suo lavoro, non aveva altra scelta, e finchè non l'avesse fatto bene per un po', non avrebbe avuto il permesso di fermarsi.
Phil l'aveva sempre saputo e lo accettava, ma adesso che la verità gli faceva così male, non riusciva a respirare.
Non aveva realizzato che era passato davanti al suo garage ed era finito davanti all'appartamento di Dan mentre batteva furiosamente il legno della sua porta.
Dan rispose dopo qualche minuto, con l'aria confusa e molto stanca, i capelli sparati in tutte le direzioni mentre socchiudeva gli occhi guardando il ragazzo dai capelli neri davanti a lui. Phil voleva scappare e tirarsi un pugno perchè aveva dimenticato che probabilmente era notte fonda e aveva sicuramente svegliato Dan.
"M-mi dispiace, non so cosa stessi pensando, me ne vado. Torna a dormire." mormorò Phil velocemente, girandosi per andare via.
"No! Phil aspetta" lo chiamò Dan, e Phil si fermò a guardarlo.
"Vuoi entrare?" chiese Dan accigliato, e sembrava molto preoccupato, come chiunque se qualcuno si fosse presentato random davanti alla tua porta nel bel mezzo della notte. 
Phil avrebbe dovuto dire no, avrebbe dovuto girarsi e andare via e risolvere i suoi stupidi e inutili problemi da solo, e poi andare avanti con il suo lavoro come aveva fatto per tanti anni. Ma non poteva farlo, non adesso. 
"Grazie" sussurrò Phil, seguendo Dan mentre entrava in casa.

-

"Aspetta, hai pianto?" Dan si fermò e si girò per guardare Phil, il cipiglio sul suo volto che aumentava .
Phil si strofinò la faccia e scosse la testa.
"No" borbottò secco. Dan alzò un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata per dirgli che non gli credeva minimamente, ma lasciò stare, ed entrò in cucina per fare da bere ad entrambi.
"Mi dispiace se sono comparso dal nulla e ti ho svegliato. Non so cosa stessi pensando." disse Phil, scuotendo la testa, era così stupido.
"Hey, è lo stesso, davvero. Sembra che ti serva un po' di compagnia."
Phil alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise grato, e Dan gli sorrise in risposa, stringendogli la spalla e passandogli dietro per andare al frigo.
"È uno di quei giorni?" chiese Dan piano, quando entrambi stavano bevendo tazze di cioccolata calda, seduti sul vecchio divano sformato di Dan, l'uno di fronte all'altro.
Phil alzò le spalle, e annuì.
"È diventato tutto troppo... pesante, immagino" rispose.
"Capisco come ti senti" disse Dan, ed entrambi sospirarono all'unisono, poi Dan abbassò lo sguardo e si accigliò.
"Ti sei strappato i pantaloni" disse piano.
Anche Phil abbassò lo sguardo, come se l'avesse appena notato, poi mise le mani sulle ginocchia e alzò le spalle.
"Sono caduto" disse.
Dan sembrava sospettoso, ma annuì e basta, senza aggiungere altro, poi sbadigliò, e guardò il suo orologio.
"Non per essere scortesi o altro, ma sono le quattro del mattino, e penso che potremmo andare entrambi a dormire-"
Phil si alzò dal divano e annuì, arrossendo. 
"Certo, sì, ovvio. Me ne vado adesso" disse velocemente, dirigendosi verso la porta.
"Se tu mi lasciassi finire-" disse Dan impaziente, alzando gli occhi al cielo.
"-Puoi resta di nuovo qui, se vuoi."
Phil si fermò, ed era pronto a dire di no, ma Dan alzò gli occhi al cielo, afferrando il polso di Phil, portandolo per le scale, e Phil non cercò più di obiettare.
Si distesero ai lati opposti del letto, Dan si addormentò appena posata la testa sul cuscino, mentre Phil si stiracchiò e si rilassò nella morbidezza del letto, sospirando di sollievo mentre chiudeva gli occhi. 
Sentì qualcosa sul suo fianco, e si girò per vedere che Dan si era mosso e si era di nuovo accoccolato contro di lui, con la mano appoggiata dolcemente sulla sua pancia e la testa appoggiata sulla spalla di Phil. Lui sorrise, e si girò sul fianco cosicchè lui e Dan potessero essere un po' più vicini, e Dan sospirò piano e agganciò il piede contro la caviglia di Phil mentre si spostava in avanti, premendo i loro petti insieme.
Phil nascose il suo viso nella maglia di Dan e inspirò, assaporando il calore e il profumo del ragazzo, e il modo in cui tutti i suoi acciacchi e i suoi dolori sembrassero svanire mentre il tepore infinito di Dan prendeva il loro posto. Era troppo facile ignorare i pensieri nella sua testa, che gli dicevano che era una pessima idea, che stava troppo bene, e che si stava dimenticando di chi fosse. Phil scosse tutti quei pensieri dalla testa, dicendosi che aveva bisogno solo di un'altra notte di comodità, una sola notte per essere felice, per passare del tempo con Dan, e poi avrebbe tagliato tutti i suoi legami con Dan e ogni altro umano, e sarebbe andato avanti con il suo lavoro come doveva. Phil continuò a ripeterselo, ma c'era una piccola parte nel retro del suo cervello che sapeva che era una bugia, e domani quando sarebbe dovuto andare via e tornare al freddo, sarebbe stato più difficile che mai.


   
 
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