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Autore: Curleyswife3    02/04/2016    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SOPRESA, SORPRESA, SORPRESA!
 
Ragazzi, perdonatemi, stavolta mi sa di avere davvero esagerato… ma mi sono troppo divertita a scrivere ‘sta cosa!
 
 
18 MESI PIU’ TARDI
 
 
LOVE IS ALL AROUND 
 
Rose Warfield scorse rapidamente la pila di telegrammi che si erano ammucchiati sul tavolino della stanza da letto.
A un tratto assunse un’espressione seccata.
“Oh” fece con disappunto “il Principe Carlo non verrà… se il tuo povero padre fosse stato vivo non ci avrebbe mai fatto un simile torto”.
“Mio Dio” esclamò Vanessa con tono affranto, passandosi per la terza volta il mascara sulle ciglia “Sua Altezza il Principe di Galles non verrà!”.
Fece una smorfia di disperazione esagerata.
“Quando Matt lo saprà ne avrà il cuore spezzato”.
In quell’istante, udì bussare alla porta e scattò in piedi.
“Oh, questa deve essere Gwen, finalmente! Cominciavo a preoccuparmi”.
Scalza, incespicando nell’orlo lungo abito bianco, corse verso la porta e l’aprì per poi richiuderla subito dopo con uno strillo.
“Ma sei per caso impazzito!” gridò, la schiena contro l’uscio “Non sai che porta malissimo che lo sposo veda la sposa prima delle nozze?”.
Dall’altra parte, Matt rise di gusto.
“Non credevo che tu fossi così superstiziosa! E poi mi pare che abbiamo affrontato ostacoli ben più seri prima di finire qui, oggi..”.
“Scherzi?” ribatté lei, serissima “Abbiamo già cominciato col piede sbagliato tante di quelle cose che almeno oggi vorrei che fosse tutto perfetto”.
“Ok” replicò lui, rassegnato “ma…a proposito di perfezione: tra gli invitati comincia a serpeggiare il malcontento, credo che Dusty abbia anche cercato di corrompere i camerieri per avere di nascosto un anticipo del buffet”.
La rossa sorrise.
Dico sul serio” proseguì l’uomo “C’è qualche problema?”.
“Oh, no” rispose Vanessa “solo la mia damigella d’onore che non arriva…”
Lui  sbuffò e lei tacque un istante.
“Come vanno le cose là fuori?” chiese poi.
“Il solito manicomio” rispose Matt “tuo zio Patrick e Alex stanno litigando come sempre - credo che stiano ridiscutendo il Trattato Anglo-Irlandese del 1921”.
“Scott sta tentando di convincere il direttore del quartetto d’archi a lasciargli suonare Satisfaction insieme a loro”.
Già, la chitarra elettrica… l’ultima passione di quella piccola peste di ragazzino, adesso diventato una piccola peste di adolescente.
Vanessa ridacchiò e parve finalmente rilassarsi.
“E Iris? Dov’è la nostra flower girl?” domandò.
“Gloria le sta insegnando a cambiare la coppa dell’olio di Gator” ribatté lo sposo, con naturalezza.
“EH?!”
“No, scherzo” la tranquillizzò “è con Bruce, le sta leggendo una favola”.
“Dio Santo, quell’uomo è fantastico” fece lei “molto meglio di qualsiasi babysitter su piazza”.
“La piccola gli da grandi soddisfazioni” disse Matt con un sorriso “è l’unica che riesca sempre a capire i suoi strambi modi di dire”.
“Beh, in questo è decisamente tutta suo padre!”.
“No, davvero” concluse lui “adesso vado da loro, ma non so per quanto ancora riuscirò a trattenerli”.
Se n’era appena andato che il telefono sul comodino prese a squillare.
“Oh grazie al cielo, Gwen, sei tu!” esclamò Vanessa “Dimmi che stai arrivando… fa’ presto, qui c’è il tuo vestito…”.
Rimase in ascolto qualche secondo, pietrificata.
No, non è possibile. Perché proprio oggi!
“Cosa? Ma come è potuto accadere?”
Scosse la testa.
“No… non preoccuparti. Farò in qualche modo, l’importante è che non sia niente di grave”.
“Sì…sì, ci sentiamo…” disse fiaccamente.
Riagganciò e si accasciò sul letto, disperata.
“Lo sapevo, lo sapevo” mormorò “sapevo che oggi sarebbe stato un disastro totale”.
“Mia cara” le dice Rose, senza perdere la sua abituale compostezza “ma si può sapere come mai sei così nervosa? Oggi dovrebbe essere il giorno più bello della tua vita: stai per sposare l’uomo dei tuoi sogni, avete una figlia meravigliosa, sei circondata da persone che ti vogliono bene…”.
“Beh” replicò lei, pensierosa “non proprio tutti”.
Si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro.
“Loro non mi accetteranno mai. Mi tollerano per affetto verso Matt, ma per loro sarò sempre e solo Vanessa Warfield la criminale, la ladra”.
“Stai esagerando come al solito” replicò la lady.
Lei  scosse il capo
“Invece è vero. Lo so, lo sento.
E del resto come dargli torto? È la verità.
La cosa peggiore è che non cambierà mai.
Forse dovrei lasciare perdere tutto… forse il fatto che Gwen non riesca a venire è un segno del destino”.
Oh, Giusto cielo!” esclamò Rose spazientita “Non ricominciare!”.
“Beh anche volendo” ribatté lei, demoralizzata “non posso sposarmi senza una damigella d’onore”.
 
***
 
Era dal giorno del funerale di zia Francine, quasi quindici anni prima, che Dusty Hayes non indossava un completo con cravatta; però si trattava davvero di un’occasione speciale e lui era molto fiero di essere stato scelto per l’importante ruolo dell’usher, per cui aveva accettato di buon grado di sottoporsi a quella tortura e adesso, tutto compenetrato, aspettava all’ingresso della piccola cappella gotica che iniziassero ad arrivare gli ospiti.
Stava per scendere la sera, ma l’aria era ancora tiepida: era uno di quei momenti toccanti in cui la Terra è così ben intonata agli uomini che sembra impossibile che tutti non siamo felici.
Dusty spinse lo sguardo verso l’orizzonte, dove il cielo iniziava appena a tingersi delle sfumature aranciate del tramonto, e gli sfuggì un sospiro: lui non poteva certo essere definito un tipo contemplativo, però accidenti se quel posto non era assolutamente stupendo!
Si guardò intorno, chiedendosi se i suoi amici stessero ancora ciondolando davanti al bar e come potessero già a quell’ora aver voglia di un drink nonostante fossero immersi in un’atmosfera tanto suggestiva. 
A un tratto si presentò un signore allampanato con addosso un variopinto kilt: il suo arrivo colse di sorpresa il cowboy, che lo squadrò da capo a piedi allibito come se avesse visto uno dei tori dei rodeo che gli erano familiari in piedi sulla soglia, con tra gli zoccoli un bouquet di rose rosse.
L’altro lo guardò con severità e Dusty si riscosse, ricordando ciò che gli avevano spiegato sui pittoreschi costumi della popolazione locale, sfoderò il suo migliore sorriso e chiese, fiero: “Sposa o sposo?”.
Lo scozzese aggrottò le sopracciglia cespugliose e replicò piccato: “È  assolutamente ovvio che non sono né l’uno né l’altra: si metta gli occhiali, giovanotto!”.
Era dal giorno del funerale di zia Francine, circa quindici anni prima, che Dusty Hayes non indossava un completo con cravatta; per cui non aveva minimamente pensato di staccare da un polsino della giacca la targhetta in stoffa con la scritta CUCITO A MANO.
Era stata Gloria, a colazione, a farglielo notare.
“Forse dovresti toglierla” aveva detto la ragazza. 
“No, ce la lascio, così si capisce che non è un vestito da quattro soldi” aveva replicato lui.
Adesso, però, l’uomo dallo sguardo altezzoso fissò la targhetta con aria di sufficienza mentre gli passava accanto e d’improvviso Dusty comprese come mai a quell’ora i suoi amici fossero già alla ricerca di un drink. E bello forte pure.
Diede un’occhiata fuori e, visto che non c’era nessun altro in giro, decise che era arrivato il momento di sperimentare il tanto celebrato wisky scozzese.
Davanti al bar trovò Alex, Bruce, Gloria e Buddie intenti a chiacchierare, decisamente più rilassati di lui.   
Chiese il drink, ricordando al barman che desiderava una dose abbondante di ghiaccio, e prendendo il bicchiere non fece caso al sorrisetto schifato del ragazzo lentigginoso.
Ghiaccio nello scotch?
Levò gli occhi al cielo, disgustato.
Il texano bevve un sorso e per poco non gli si aggrovigliarono le budella. Il penoso tentativo di nascondere che stava per rimanere soffocato non migliorò l’opinione del barman nei suoi confronti.
 Per fortuna, invece, i suoi amici erano assorti in altri pensieri.
 “Allora” domandò Bruce “avete notizie di Brad? Ce la fa a venire?”.
Buddie scosse la testa.
“No, pare che sia in tournée in America Latina con la sua band… in realtà mi sa che non gli è mai andata giù questa storia”.
“E perché, a qualcuno di noi è mai andata giù?” scherzò Gloria, bevendo un sorso dal suo Martini.
Si guardarono in silenzio per qualche istante, come a cercare conforto gli uni negli altri.
“Mah…credo che per uno come lui” pontificò lo zoologo, che per l’occasione aveva riesumato il fantastico kilt verde e rosso che lo zio James gli aveva regalato tanti anni prima, quando aveva lasciato il suo paese per andare a lavorare negli States “sia assolutamente irresistibile l’idea di essere stato lui a “salvarla”, di avere cambiato in modo così profondo la sua vita…”.
Bruce lo interruppe, con un sorriso enigmatico.
“Forse il vento può fare ciò che il martello non era riuscito a fare” disse lentamente.
In mezzo agli sguardi perplessi dei presenti e non essendoci Matt a disposizione a fare da interprete, rappresentò una vera fortuna l’intervento di Gloria.
“Bah, secondo me” esclamò la ragazza, vuotando il bicchiere “è inutile scervellarsi, tanto non si riesce mai a capire fino in fondo gli amori degli altri”.
Aveva analizzato infinite volte, con mente tagliente come una lama, quella singolare situazione: due persone che più diverse non ci si poteva immaginare, lontane anni luce l’una dall’altra, si erano incontrate per caso o per destino e la vita di tutte e due era cambiata, per sempre.
Hawks scosse la testa e disse “Non lo so… so soltanto che io sono sconcertato e profondamente invidioso di chiunque sia capace di prendersi un impegno come quello che loro si assumeranno oggi”.
Spostò gli occhi sulla ragazza.
“Io non credo che ci riuscirei e a loro va tutta la mia ammirazione”. 
 Seguitò a fissarla con intensità, ma lei distolse lo sguardo.
 
 
Note&credits: dunque, pare che Alex Sector parli con un forbito accento inglese, per cui ho immaginato che fosse tale e avesse ragione di accapigliarsi con qualche parente irlandese della sposa. L’usher nel matrimonio inglese è un amico della coppia che svolge il ruolo di cerimoniere, accogliendo gli ospiti; la battuta (“Sposa o sposo?”. “È assolutamente ovvio che non sono né l’uno né l’altra: si metta gli occhiali, giovanotto!”) è una citazione dal film “Quattro matrimoni e un funerale”, cui appartiene anche la simpatica canzone che da il titolo al capitolo e che vedrete citato più volte in questi ultimi capitoli. 
Riascoltandola, ho trovato che esprimesse bene l'atmosfera di allegra confusione e tenerezza che pemea questo capitolo. 
La flower girl, secondo il cerimoniale, è una bambina che sparge petali di fiori all’ingresso della sposa.
A Vanessa manca una damigella d’onore…come risolverà la cosa? Oppure il matrimonio più sballato del secolo salterà all’ultimo momento?
Infine, cosa nascondono secondo voi Gloria e Buddie?
“Forse il vento può fare ciò che il martello non era riuscito a fare” è la citazione di uno dei famosi Sato-ismi del nostro amico giapponese, effettivamente pronunciato nell’episodio “Magma Mole”.   
   
 
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