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Autore: Kirale    03/04/2016    7 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci qui, a questo lunghissimo capitolo finale di una storia che non riesco neanche a credere di aver portato a conclusione.
Era partita come one-shot, ed è diventata un prologo, venti capitoli e, se lo vorrete, un epilogo.
Comunque vada, qualsiasi sia la conclusione, io a questa storia ho voluto bene anche quando la volevo cancellare, anche quando mi ha fatto bloccare e sbattere la testa contro il muro, è stato un rapporto di amore e odio che mi ha accompagnato fino ad oggi.
E devo ringraziare quel cavolo di finale della prof se mi ha fatto arrabbiare così tanto da riprendere la scrittura dopo otto anni di blocco.
Ma più di tutto, devo ringraziare immensamente tutte le persone che la hanno letta, e ancora di più quelle che hanno lasciato le reviews, o la hanno commentata su Facebook.
Senza il vostro supporto, le vostre parole, non sarei mai arrivata alla fine e non è uno scherzo, è la pura verità.
Per cui questo capitolo, a prescindere da quello che succede, ve lo dedico, prendetevelo anche se non è il massimo ok? E scusate se vi aspettavate altro o di più.
Per le parole finali ci vediamo dopo, sotto.
Per ora vi lascio, per l'ultima volta salvo epilogo, con il solito, buona lettura!


Capitolo venti: Let it rain

 

Il tempo sembrava essersi fermato.
Se ne stava lì, totalmente paralizzato con gli occhi sbarrati senza capire assolutamente niente.
Era come se di colpo qualcuno gli avesse strappato via la luce appena ritrovata.

Un momento prima Camilla era tra le sue braccia piangente a scaricare tutta la tensione accumulata durante quella storia, e subito dopo lo aveva supplicato disperata e con il viso distorto dal dolore, di portarla in ospedale.
Poi aveva perso conoscenza.
La guardava come se non riuscisse a capacitarsi di quello che stesse succedendo, come se non stesse accadendo a lui.

No.

Una sensazione orribile mista al panico si stava facendo strada prepotentemente.
La voce non voleva uscire, come se qualcosa gli impedisse di tirarla fuori, un nodo alla gola da dover assolutamente sciogliere perché non poteva rimanere fermo, non ora non...
E poi lo scoppio, quando un cieco terrore sostituì il panico, finalmente gridò con tutta la forza che aveva in corpo.

-Torre!!! -
-Comandi Dotto!-
-Porta la macchina, presto! Dobbiamo correre alle Molinette!-

L'ispettore, vedendo Camilla svenuta e Gaetano spaventato a morte, corse a recuperare la macchina per portarla fuori dall'edificio mentre l'uomo prendeva la donna in braccio, incurante della fitta provocata dalla ferita che aveva.

La mente ridotta ad una tabula rasa.
Camilla non si era sicuramente fatta male e allora come mai era svenuta? E che cos'era quel dolore?
Appena in auto la sistemò sui sedili posteriori e si sedette accanto a lei.
Mentre era ancora priva di sensi la controllò come poteva anche se con le mani tremanti, per accertarsi che effettivamente non ci fossero contusioni, lividi o altro.
Non riusciva a trovare nulla di strano, ma allora perché?

I poliziotti avevano ritrovato la sua borsa con ancora tutto dentro, gettata vicino ad un secchio della spazzatura ed era stata poi messa nella macchina con loro.
Gaetano guardandola, si accorse che il cellulare era ancora acceso e immediatamente compose il numero telefonico dell'unica persona che avrebbe potuto chiarirgli qualcosa.
- Pronto, ciao Francesca sono Gaetano ascoltami, sto arrivando con Camilla in ospedale...non so cosa sia successo, stava parlando ma ad un certo punto si è quasi piegata dal dolore e poi è svenuta...- la voce di lui era confusa e spaventata, dall'altra parte Francesca invece ebbe un sussulto.
- Oh mio Dio...va bene io chiamo il dottore che la segue e faccio preparare tutto qui fuori, vi aspettiamo! Fate più presto che potete! -
- Il dottore che la segue? Ma cos..-
Non poté finire la frase perché la donna aveva già attaccato lasciandolo, ora sì, veramente in preda alla paura.
- Ma che cosa sta succedendo... - esclamò ad alta voce mentre colto da un improvviso senso di protezione, prese Camilla e se la appoggiò addosso stringendola di più.

Il viaggio in ospedale fu breve grazie alla sirena inserita, ma per Gaetano quei minuti equivalevano ad ore.
I rumori gli arrivavano in ritardo, il cervello sembrava essere entrato in un circolo vizioso, sapeva solo che Camilla era svenuta e c'era un dottore che la seguiva, ma questo gli bastò perché l'ansia e il panico si impossessassero di lui come mai era successo prima.
Appena arrivati, trovarono Francesca con una barella e degli infermieri fuori.
La macchina venne aperta e Camilla trasportata sulla lettiga, Gaetano la stava seguendo fino a quando venne bloccato dalla donna.

- Non puoi entrare, devi rimanere qui...-
- Francesca, che succede? - la prese per le spalle scuotendola, - Dio mio, che succede!?-
La voce di Gaetano era disperata e vedendo la faccia della dottoressa si accorse che anche la sua non presagiva nulla di buono.
- Ma...non sai niente? - il suo volto incredulo.
- Sapere cosa? Francesca, io qui sto impazzendo, so solo che eravamo ai Murazzi, abbiamo arrestato quelli che avevano preso Camilla e lei è svenuta!!! Dannazione mi vuoi dire che ha?-
Adesso lui stava urlando.
- Camilla è stata rapita?- abbassò lo sguardo.
- Ora è chiaro...devo andare un attimo dentro, torno subito! -
Ma Gaetano non la fece muovere.
- No Francesca, tu non te ne vai senza dirmi tutto!! -
E la dottoressa pensò che proprio in quel momento, non poteva dirglielo.
Se Camilla, per colpa della situazione, aveva compromesso la gravidanza, dire a Gaetano che era incinta e nello stesso momento che aveva perso il bambino sarebbe stato un colpo dal quale non si sarebbe più ripreso.

Il suo lavoro le imponeva di non mentire, ma in quel caso, prima di qualsiasi decisione, doveva andare a vedere come stava la sua amica.
Sentì che la stretta sulle braccia si allentava e lo vide scongiurarla con gli occhi.
- Senti, entro, controllo cosa succede, esco e ti spiego tutto, va bene? Adesso però fammi andare perché sennò non riesco a darti notizie.-
La rassegnazione si dipinse sullo sguardo di lui mentre lasciava cadere le mani.
Si buttò su una sedia con la testa rivolta verso il basso, e a lei nel vederlo così si strinse il cuore.
- Torno appena posso! - promise entrando nel reparto di pronto soccorso e lasciando l'uomo solo.

 

I minuti passavano e passavano e passavano ancora ma non usciva nessuno.
E se fosse stato il cuore?
Con tutto quello che era successo...e se...se fosse stato troppo tardi?
Non poteva pensarci, si sarebbe ucciso, non voleva neanche immaginare un mondo in cui lei non c'era.
Lui l'aveva allontanata proprio per proteggerla, ma alla fine lei aveva scoperto tutto e come al solito agito di testa sua.
E stavolta lo aveva fatto per lui...per loro.
Ma se alla fine l'avesse persa, tanto valeva venire ammazzato.

Non c'era tregua.

Sentì dei passi avvicinarsi.
Il suo fedele amico ispettore era arrivato insieme a Marco e a De Matteis ma lui non alzò il capo.
I tre lo guardarono senza sapere come comportarsi.
Fu Torre il primo a muoversi, vedendolo così a pezzi si sedette accanto a lui ed estrasse la spilla che teneva in tasca.
- Penso che la rivogliate...- gli disse porgendola all'uomo che la prese tra le mani.
- Dottò...vedrete che non è niente, la nostra prof non si fa mettere i piedi in testa da nessuno -
E a Gaetano le labbra si piegarono leggermente, mentre infilava nel taschino della giacca la spilla di Tommy, come a fargli da portafortuna.
- Ma sì, Torre ha ragione, è andata sotto sparatorie, ha avuto incidenti di tutti i tipi, Camilla non è una che sta male per quello che è successo...- gli fece eco Marco.
Era vero, Camilla ne aveva passate tantissime e alla fine ce l'aveva sempre fatta.
- Sì...lo so, lei non si fa buttare giù da niente...- sospirò - ma se solo mi dicessero che cos'ha...-
Il dubbio per Gaetano era peggio dell'inferno, eppure anche in quel momento, si rese conto che non poteva pensare solo a lui, Camilla aveva una famiglia che sicuramente la stava aspettando a casa preoccupata.
Le parole gli uscirono a fatica.
- Torre, senti, non sappiamo ancora nulla ma, chiama Livietta a casa, dille che Camilla è con me e che...che torniamo presto, di non preoccup..-
Non ce la faceva più, aveva bisogno di un attimo di respiro, nemmeno lui riusciva davvero a credere a quello che diceva.
Era successo troppo, troppo in fretta, era sfinito fisicamente e psicologicamente, ma se a Camilla fosse accaduto qualcosa...

Era la sua amazzone, la sua forza, e persino la sua salvatrice.
Senza di lei ora non sarebbe vivo, aveva sparato per difenderlo e adesso...
Adesso non sapeva neanche più se la avrebbe rivista, temeva di non potersi perdere più in quegli occhi, di non poterci più fare i battibecchi, tenerla tra le braccia e guardarla dormire.

Perché il destino gli strappava sempre le cose proprio quando lui pensava di avercela fatta?
E che vita sarebbe stata una dove lei non c'era?

Non avrebbe potuto neanche definirsi sopravvivenza, nulla avrebbe avuto più senso.
La sicurezza che lei gli aveva dato si stava di nuovo sgretolando.
Torre gli mise una mano sulla spalla.
- Ci penso io alla figlia della prof, state tranquillo...-
Subito dopo l'ispettore si alzò allontanandosi per telefonare.

Da quel momento Gaetano non si rese più conto dello scorrere del tempo.
Guardando il suo orologio in realtà si accorse che da quando era stato portato da Carpi ai Murazzi non era passata che qualche ora, ma gli sembrava che la giornata non dovesse finire mai.
Gli altri facevano avanti e indietro ma lui rimaneva seduto a fissare il pavimento.
Erano persino andati a dirgli che intanto poteva essere medicato per il braccio, ma aveva rifiutato.
Non si sarebbe mosso da lì fino a quando qualcuno non gli avesse detto che cosa aveva Camilla.

D'improvviso, le porte del pronto soccorso si aprirono e i quattro videro un dottore seguito da Francesca uscire.
L'uomo si rivolse a Gaetano.
- Lei è il marito? -
Il vicequestore lo guardò smarrito.
- Io... -
- Sì dottore, non si preoccupi, spieghi a lui!-
Era stata Francesca a rispondere al suo posto.
Gli occhi del commissario andavano dalla dottoressa al medico chiedendo disperatamente risposte.

L'uomo si tolse la mascherina e si passò una mano sulla fronte.

- Senta, sono tutti e due fuori pericolo però per l'amor del cielo, chiuda sua moglie in casa, non la faccia muovere né tanto meno uscire per i prossimi mesi e le impedisca di fare qualsiasi cosa...-
Gaetano non riusciva a comprendere le parole del dottore, era come se gli arrivassero a strascichi.
- La situazione è delicatissima, oggi abbiamo sfiorato la tragedia per entrambi e non so neanche io come abbiano fatto a salvarsi, ma la signora deve riposarsi fisicamente e psicologicamente o non arriveremo alla fine di questa gravidanza - sospirò guardando il volto perso dell'uomo e sentendo di essere stato un po' troppo duro.

Frasi, frasi, troppe frasi, Gaetano aveva la testa così confusa da non riuscire a metterle tutte insieme.
- No un attimo la prego, lei mi deve almeno dire se è curabil...

Si bloccò di colpo.
- Come ha detto scusi? -
Finalmente il cervello aveva messo a fuoco ciò che gli stava dicendo medico e il suo volto si pietrificò all'istante.

- Tra poco la portiamo in reparto, faremo ulteriori accertamenti di routine e se tutto va bene la lasciamo andare a casa tra una settimana, perché vorrei prima monitorare la situazione per qualche giorno, ma lei controlli sua moglie e le impedisca di fare qualsiasi tipo di sforzo, non deve essere stressata per nessun motivo, ha avuto una serissima minaccia d'aborto ed è un miracolo che ce l'abbiano fatta - poi voltandosi a guardare anche gli altri - potrete vederla tra una mezz'oretta.

Un'infermiera lo chiamò di nuovo dentro e il dottore si allontanò lasciando i quattro uomini scioccati.
Francesca, dopo essersi accertata personalmente che Camilla fosse fuori pericolo, svanita la preoccupazione, guardava Gaetano trattenendosi a stento.
- Sei ancora vivo? - chiese con un sorriso che rischiava di scoppiare in qualsiasi momento.
L'uomo era rimasto immobile con la bocca semi aperta e lo sguardo inebetito.
- Pianeta terra chiama Gaetano....ci sei ancora? - gli disse passandogli una mano di fronte alla faccia.
Il vicequestore si voltò verso la dottoressa.
- Non...non ho capito...ma come...-
- No, alla tua età non venire a chiedere a me come si fanno i bambini perché credo che tu abbia una conoscenza più che profonda dell'argomento, ehi svegliati, avanti! -
- Ma...è vero? Cioè...lei...lei è...-
Si sentì barcollare e venne aiutato a sedersi su una sedia, Francesca gli si mise accanto.
- Io pensavo che te lo avesse detto alla fine, so che vi eravate presi una pausa ma dopo averlo saputo lei aveva deciso di informarti comunque...a quanto pare non lo ha fatto -
- Un...un...bamb...-
- Gaetano per favore smettila di balbettare e torna in te, tra poco ti faranno entrare, vuoi avere la faccia da pesce lesso e parlare come Rain Man davanti a lei? -
La guardò spaesato.
Non riusciva ancora a credere a quanto aveva sentito.
Ecco qual'era la cosa importantissima che gli doveva dire.
E in un lampo capì la proporzione della notizia, realizzando anche che lei si era impicciata di quella situazione mentre sapeva di...

- Ossignore...-
Tirò la testa indietro così di colpo che il rumore del cranio sbattuto sul muro costrinse Francesca a guardarlo scioccata.
- Gaetano...va tutto bene? -
- No...no...non va, Camilla ha..lei si è ficcata volontariamente in una situazione in cui ha rischiato la vita nel suo stato? -

Bene, erano al secondo stadio, il primo era l'incredulità, ora, di norma il secondo sarebbe stata la felicità, però non sembrava così, e la dottoressa lo guardò perplessa.
- Ma non mi hai detto che è stata rapita?- tentò di obiettare.
- No aspetta, rapita non è il termine esatto, io direi che gli è praticamente andata tra le braccia! Non ci posso credere...non ci posso credere, io la arresto, la metto agli arresti domiciliari a vita...-
- Va bene, non ci ho capito nulla, ma senti, dato che lei deve stare a riposo anche psicologico io direi che forse prima è meglio che respiri e pensi...-
Gli mise una mano sulla spalla.
- Voi due avrete un bambino, hai capito? Tu e lei avrete un figlio...-
L'uomo fece un respiro profondo e poi la guardò con l'aria più vulnerabile che avesse mai potuto avere.

Un figlio...mio e suo...nostro...

Un bambino.

Una vita creata con la donna che gli aveva insegnato cosa voleva dire amare veramente qualcuno.
Un essere che era una parte di lui e una parte di lei fusi insieme.
E gli tornò in mente quella serata passata a dirle che lei era la sua felicità e che non aveva bisogno di altro, senza sapere che mentre la abbracciava, dentro Camilla c'era già un miracolo.
Qualcuno da cullare quando non voleva dormire, da proteggere a costo della sua stessa vita, da far sorridere con il solletico e da accompagnare a scuola per mano.
Avrebbe, anzi, avrebbero fatto tutte queste cose loro due insieme.
Aveva voglia di piangere dalla felicità, e nello stesso tempo era diviso tra il desiderio enorme di entrare da Camilla e abbracciarla e quello di strozzarla per essersi messa in pericolo sapendo di essere incinta.

Gli altri tre uomini erano ancora increduli.
- Ora ho capito! - esclamò Marco.
Tutti, compreso Gaetano, lo guardarono.
- Ecco perché mi diceva che doveva mangiare...ecco perché continuava a comprare barrette al cioccolato e aveva smesso di bere qualsiasi tipo di alcolico! -
- Non te l'aveva detto? - chiese Gaetano ancora sulle nuvole.
- No, se le domandavo qualcosa sviava il discorso...anche perché se lo avessi saputo col cavolo che mi facevo convincere! E io che le sono pure andato appresso, non ci credo! -
Paolo lo guardò con superiorità.
- Te l'avevo detto che quella donna era fuori di testa, ma fino a questo livello di pazzia stento persino io a crederci... Berardi non ti invidio, ti sei trovato proprio una squinternata...-
Il vicequestore guardava i due fratelli ma captava ben poco dei loro commenti perché persino lui ancora non riusciva capacitarsi di tutto, fino a quando Torre non gli si parò davanti dandogli delle grosse pacche sulle spalle con un sorriso a trentaquattro denti.
- Dottò, state a diventare di nuovo papà! Congratulazioni! -

Sentirlo dire da quello che in effetti era il suo migliore amico, rese tutto una realtà più tangibile.
-Torre...-
Gaetano si portò una mano sul viso abbassando la testa e mosse leggermente le spalle, sembrava quasi che avesse trattenuto un singhiozzo.
Respirò profondamente.
Quando risollevò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi, una striscia umida tirata via furtivamente aveva lasciato un impercettibile traccia a lato di una guancia.
Un debole sorriso incredulo sulle labbra.

Il medico che aveva precedentemente parlato con loro riapparve e appena lo vide, il vicequestore si alzò.

- Dunque - cominciò l'uomo - la paziente si è svegliata, abbiamo fatto ulteriori controlli, il battito del piccolo c'è e abbiamo cominciato a somministrare il progesterone, almeno per i prossimi tre mesi sua moglie deve essere tenuta in assoluto riposo, ora se volete, uno per uno potete entrare a vederla...-
Tutti guardarono Gaetano che sentì Francesca dargli una leggera gomitata.
- Avanti paparino, entra, e ricordati di non agitarti che poi fai agitare anche lei e questo potrebbe portare a contrazioni...quindi, prendi un bel respiro, calmati e vai! -
Una leggera spinta era tutto quello che gli serviva per muoversi, mentre gli altri videro la sua sagoma che camminava spaesata scomparire dietro le porte del pronto soccorso.


- La prof incinta, il dottore le farà una lavata di testa da leoni, ma poi si scioglierà come neve al sole...- commentò Torre un po' commosso.
- Un altro essere umano a condividere il DNA con la professoressa...meno male che tra poco torniamo a Roma...-
Marco era probabilmente chi tra loro stava peggio.
Aveva appena capito di aver fatto rischiare la vita non ad una, ma a due persone e sembrava non darsi pace.
Francesca, notando la reazione differente gli si avvicinò.
- Quindi lei è il produttore di vini, non è vero? -
Appoggiò la schiena al muro incrociando le braccia e guardandolo.
- Sì e sono anche un enorme deficiente....ma non credevo che qualcuno mi conoscesse...-
- Camilla mi ha parlato di lei, sono una sua amica di vecchia data, Francesca, piacere - gli porse la mano che l'uomo strinse.
- Marco...certo che Camilla me ne ha fatta un'altra da manuale -
- Eh, riesce ad avere un ascendente sugli uomini fenomenale - commentò sorridendo.

- Cos'è successo? Come stanno Gaetano e Camilla?-
Una voce femminile rimbombò nel corridoio e tutti si voltarono verso di essa scorgendo Sabrina arrivare correndo, o meglio, tentando di correre per quanto poteva con la sua pancia ormai da nono mese.
De Matteis fu il primo a riconoscerla e rispondere.
- Va tutto bene, a Berardi non è successo nient...-
Non finì la frase che si ritrovò la donna tra le braccia a stringerlo in una maniera da togliergli quasi il fiato.
- Ho avuto tantissima paura Paolo! Sono corsa con un taxi appena ho visto il telegiornale! -
Al sentire Sabrina che chiamava l'uomo per nome, tutti i presenti strabuzzarono gli occhi mentre proprio il povero De Matteis era rimasto immobile con le braccia tese ai lati del corpo, scioccato quasi quanto gli altri.
Preso dal panico, si voltò verso Marco e lo vide muovere le braccia scandendo con le labbra "Abbracciala".
L'uomo guardò Sabrina terrorizzato prima di accennare un movimento con le mani mettendogliele sulle spalle.
Marco continuava a mimare scandendo il labiale senza pronunciare una parola con la voce "Ma che sei scemo? Abbracciala di più!"
Aumentò la stretta in maniera incerta, mentre lei piangeva.
- Va...tutto bene, cerca di ricomporti...-
Marco si portò una mano a coprirsi gli occhi, decisamente suo fratello, non era capace di consolare una donna.

Ad un tratto, il pianto si fermò.
- Oh...- Sabrina guardò gli occhi di De Matteis.
- Credo che mi si siano rotte le acque...-
Francesca a quel punto si mosse velocemente prendendo una sedia a rotelle che era al lato delle porte scorrevoli.
- Ok, perfetto, siamo nel posto giusto io sono cardiologa ma sicuramente qui non manca il personale, infermiera! Abbiamo una paziente a cui si sono rotte le acque, presto! -
Due donne giovani le si avvicinarono mentre Sabrina si voltava verso De Matteis molto spaventata.
- Non mi lasciare sola...-
L'uomo non sapeva cosa fare, aveva gli occhi sgranati ed era rigido come uno stoccafisso.
Un altro medico arrivò di corsa.
- Ti prego...ho paura...- implorò la donna.
Il nuovo dottore si voltò verso Paolo.
- Lei è il padre? Venga con me che le faccio mettere un camice, immagino voglia assistere -
- Che voglio fare io? No asp...-
- Avanti lo so, le reazioni sono sempre uguali, venga andiamo, non vede che sua moglie la cerca? -
- Mia...eh? -
Anche se estremamente titubante, De Matteis si stava lasciando trascinare, soprattutto quando Sabrina, in preda ad una contrazione, prese la sua mano.
Gli altri tre li videro allontanarsi, lo shock dipinto sui loro volti.
Solo quando girarono l'angolo, Marco scoppiò in una risata fragorosa.
- Oh...quella faccia non l'avevo mai vista su mio fratello, avrei dovuto riprenderla...-
Anche Francesca nonostante non conoscesse il tipo, aveva l'aria di chi stava trattenendo a stento le risa, mentre Torre era rimasto con la bocca aperta.
- Adesso ho veramente bisogno di qualcosa di forte - concluse l'uomo ancora mezzo ridendo.
- E stavolta penso che servirebbe anche a me -commentò Francesca che era evidentemente divertita ma anche molto provata.
- Beh, allora posso invitarti al fantastico bar di questo ospedale per prendere un Vermouth? -
La donna piegò il volto di lato.
- Mica male come idea, oltretutto a me il Vermouth piace molto...-
Marco, da vero cavaliere le porse il braccio.
- Madame...-
- Monsieur...ma non me l'aveva detto Camilla che eri così galante...- commentò divertita.
L'uomo sorrise.
- Ho molte doti nascoste che sfodero solo all'occorrenza -
- Che coincidenza...- rispose prendendogli il braccio - anche io...-

Torre era rimasto da solo ancora con lo sguardo incredulo.
- Io non ci sto capendo più niente...però qui gatta cicala...-
D'un tratto il suo telefono squillò, dopo aver visto chi era sul display rispose.
- Lucianona! Sì sì tutto bene, una grande paura ma c'ho una notizia che è una bomba!-
-....-
- No, no te lo devo dire di persona che voglio vedere la tua faccia!-
Continuava a stare al telefono mentre lentamente si apprestava ad uscire dall'ospedale.
 


 

Il percorso tra i letti dei pazienti in pronto soccorso non era mai stato così tortuoso.
Un'infermiera gli stava facendo strada mentre Gaetano camminava, ma sentiva come se i suoi piedi non toccassero terra.
La vide da lontano, distesa in quel letto che sembrava enorme per lei, l'ultimo della fila vicino alla finestra.
Aveva una flebo attaccata e guardava fuori.
Non si era ancora accorta di lui, e anche così, debole e pallida, per Gaetano era la donna più bella che avesse mai visto in vita sua.
- Abbiamo visite signora - annunciò l'infermiera destando Camilla dal mondo dei sogni e facendola voltare verso i due venuti.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli del vicequestore, in un attimo pensò di morire per quanta emozione ci scorse dentro.

Amore, spavento, rabbia...era come se stesse venendo trascinata da tutti quei sentimenti che percepiva solo dal suo sguardo.

L'infermiera tirò una tenda ovale che permise loro di ritagliarsi un pezzo di privacy in mezzo agli altri letti, e se ne andò.
Rimasti soli, si fissarono senza sapere chi dovesse cominciare a parlare, consapevoli però finalmente entrambi, che proprio soli non lo erano e non lo sarebbero stati mai più.
Gaetano era combattuto, avrebbe voluto raggiungere quel letto in due falcate e abbracciarla, ma una parte di lui era ancora scioccata dalla consapevolezza del pericolo in cui lei si era cacciata nonostante sapesse della sua gravidanza.

L'ansia di entrambi stava rendendo l'aria quasi irrespirabile.

Fu lei a rompere quel silenzio con un'espressione molto vulnerabile, il volto abbassato.
- Quanto sei arrabbiato da uno a dieci? -
Gli occhi di Gaetano si spalancarono, sembrava in procinto dire qualcosa, aveva alzato una mano e con il dito indicava la donna come a voler iniziare un discorso, solo che prendeva aria ma dalla sua bocca non usciva nulla, quasi non trovasse nessuna risposta adatta.
- Camilla...diecimila! Ecco quanto sono arrabbiato! -
La donna fece una smorfia.
- A mia discolpa posso dire che io ero venuta a dirtelo il giorno dopo dell'ospedale eh...solo che poi Marco è arrivato nel tuo ufficio prima di me e...-
- E tu invece di entrare hai pensato bene di fare di testa tua! -
Non sapeva neanche lui come doveva sentirsi, voleva essere arrabbiato ma sebbene le sue parole affermassero il concetto, non riusciva ad esserlo del tutto.
Una cosa era certa, non poteva non rimproverarla per aver messo a repentaglio sia la sua vita che quella che aveva dentro di lei.
- Anche qui, non è proprio esatto dire che io abbia deciso tutto da sola...in realtà ho avuto degli aiuti...un, ecco lo chiamerei un incitamento...-
- Da chi? Adesso mi dici chi ti ha incitato perché quanto è vero che sono un poliziotto lo arresto! -
Camilla si morse il labbro mentre gli occhi si spostarono sulla sua pancia dove teneva fissa una mano, per poi guardare l'uomo piegando il volto di lato e facendo le spallucce.
Gaetano, accorgendosi dell'azione, sbatté le palpebre svariate volte prima di collegare il messaggio che gli stava mandando.
- No, non è vero, dimmi che non stai dando la colpa a nostro figlio di averti mandato a fare un'operazione suicida...-

Si bloccò d'improvviso e incontrò il volto sorpreso della donna.

Nostro figlio

Quelle parole, che erano uscite con una semplicità disarmante, dette ad alta voce con lei davanti investirono entrambi in modo così dirompente da provocare un groviglio di emozioni indescrivibile.
Una cosa era pensare al bambino quando erano soli.
Ma parlarne insieme, sentire quel nostro figlio rimanere nell'aria come un eco ad accompagnarli circondandoli, era una sensazione che non avrebbero mai saputo spiegare.

Incredulità, felicità, commozione, panico, paura...

Rimasero a fissarsi per pochi istanti prima che lei con uno sguardo quasi implorante si sollevasse dal cuscino, allungasse una mano e lui si fiondasse sul lato del letto prendendola tra le sue braccia e stringendola a sé.
Affondò il viso tra i suoi capelli e respirò a pieni polmoni.
- Mi hai fatto prendé un colpo...-
Eccola la parlata romana di quando era spaventato.
Avrebbe riso se non fosse che aveva solo tanto bisogno di piangere, di sfogarsi e di sentire che lui era proprio lì, con lei in quel momento, che erano finalmente insieme, tutti e tre.
- E io ho avuto paura di avervi perso...prima te e poi questo piccolino, e se fosse successo...-
- Basta, è finita, adesso sì, non pensarci più, e cascasse il mondo questa volta non ti faccio muovere a costo di mettere le guardie fuori casa, o anche dentro! -
E anche qui dovette trattenere una risata.
- Te l'avevo detto che avresti avuto questa reazione...-
- E nonostante lo sapessi hai continuato, se non fosse che ti amo da impazzire ti ammazzerei...-
La sentì tirare un leggero colpetto all'altezza del cuore.
- Almeno adesso la smetterai con la tua insicurezza cronica, perché se dopo tutto questo hai ancora qualche dubbio io non s...-
La parole le morirono sulle labbra perché Gaetano le tirò su il volto con un dito e la baciò con un tale trasporto da farla aggrappare a lui per rimanere dritta.
Quando si staccarono, portò nuovamente il viso tra i suoi capelli e la accolse nell'incavo del collo.
- Ripetimelo, voglio sentirlo da te, non da un dottore, voglio che me lo dica tu...-
Gli occhi erano lucidi, avevano rischiato di perdere tutto, di vederselo svanire davanti come neve al sole, ora invece finalmente erano di nuovo lì, insieme e cascasse il mondo questa volta sarebbe stato per sempre.
E anche Camilla aveva sognato tanto questo momento.
- Commissario Berardi...- il sorriso che aveva arrivava ad illuminarle tutto il viso mentre lo guardava con un'espressione commossa - penso proprio che noi due avremo un figlio...-
Nel dirglielo, si stacco leggermente da lui, il tempo di prendere una delle sue mani e portarsela sulla pancia.
- C'è qualcuno che ti voleva conoscere...-
Il volto dell'uomo quando la mano venne poggiata lì, fu forse l'espressione più bella che lei gli avesse mai visto fare in tutta la sua vita.
L'incredulità felice di un bambino insieme ad un amore immenso decisamente da adulto ed una tenerezza che, era sicura, non sarebbe mai stata capace di trovare in nessun altro.
Senza spostare la mano che la donna gli teneva ancora sul ventre, con l'altra strinse Camilla a sé, nascondendo il viso nel suo collo mentre era scosso da spasmi. Lei non capì se fossero dovuti al trattenere una risata o un pianto.
Solo quando lo sentì tirare su col naso, comprese.
- Non ci speravo...era un desiderio irrealizzabile, avere te era già la cosa più bella che potesse succedermi, ma ora io non...
La donna fece in modo che lui la guardasse e con una mano gli accarezzò il viso, le guance umide.
- Grazie...- disse riuscendo a stento anche lei a trattenere le lacrime.
Lui fece un'espressione sorpresa.
- Sono io che devo ringraziare te...-
- No, sei tu...sei sempre stato tu...- avvicinò i loro volti appoggiando la fronte a quella di lui e chiudendo gli occhi.
- Grazie per non esserti mai arreso, grazie per non avermi mandato a quel paese in più di dieci anni, grazie per avermi capito sempre come nessun altro e avermi permesso di essere me stessa senza dovermi frenare...- li riaprì per guardarlo - grazie per avermi ricostruito pezzo per pezzo quando di me non rimaneva niente e di avermi aspettato anche se non me lo meritavo -
La mano sul suo viso venne coperta da quella di Gaetano, un'impercettibile lacrima minacciava di scendere nuovamente.
- Cos'è vuoi farmi commuovere? Io starei cercando di mantenere un minimo di dignità davanti a mio figlio - rispose con gli occhi che gli brillavano.
Un cielo che non era mai stato così azzurro.
Dopo aver intrecciato le dita, l'uomo depose un bacio nell'interno del polso di lei.
- Sono io che devo dire grazie, grazie ad una serata di tanti anni fa in cui una curiosa professoressa ha chiamato in commissariato per una porta chiusa a chiave poco prima di vomitarmi sulle scarpe -
A Camilla quasi scoppiò una risata.
- Grazie a mille Vermouth, grazie al caos che hai portato nella mia vita facendomi innamorare per la prima volta, grazie per essere la ragione per cui vale la pena svegliarsi ogni mattina, - la guardava come se volesse imprimersi ogni angolo del suo viso nella mente - grazie per avermi salvato la vita in talmente tanti modi da non saperli elencare tutti, fino ad oggi quando lo hai fatto letteralmente, grazie per avermi insegnato come fare il padre per Tommy e grazie per questo miracolo che mai e poi mai avrei pensato potesse succedere...- chiuse gli occhi per un attimo - questa volta ho tanta paura di fallire, di non essere all'altezza, ma poi vedo te e sento che possiamo farcela, perché in due è tutto più facile, tutto in discesa.-
Ora fu il turno di Camilla che commossa, tirò su col naso sfregandosi gli occhi.
- Ti amo...- anche la voce era incerta, ma stavolta non per la paura, ma perché c'era troppa emozione dietro.
- E tu non hai idea di quanto io ami te...-

Il loro bacio fu tenero, dolce, uno scambio di promesse e amore perché finalmente sapevano che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per loro, per affrontare insieme quella meravigliosa avventura di una vita da crescere.
E poi risero, guardandosi complici, lui continuava a baciarla sulle guance, sulla fronte, facendole il solletico sul naso mentre lei non smetteva di passare le mani tra i suoi capelli e sul suo viso.
Rimasero così, abbracciati, a ritrovarsi, a imprimersi negli occhi, a sentirsi nelle mani, chiusi nel loro mondo senza accorgersi del tempo che passava, ma in fin dei conti non era importante.

Vennero riportati alla realtà solo dopo, quando la tenda fu nuovamente spostata.
- Signora, allora come stiamo? -
Il medico che la aveva praticamente ripresa per i capelli ora sembrava molto più rilassato.
- Benissimo dottore - rispose Camilla mentre Gaetano si era alzato all'arrivo dell'uomo.
- La spostiamo in una stanza privata data anche la situazione dalla quale venite, se ne sta parlando persino al telegiornale, gli infermieri sono qui per occuparsi del trasporto -
La donna si voltò a guardare Gaetano, il quale comprendendo il messaggio che gli stava mandando con gli occhi si avvicinò al medico mentre i due ragazzi prendevano i lati del letto per muoverlo.
- Dottore, posso andare anche io? -
- Il tempo di sistemare la signora in stanza, e poi potrà entrare -
 

Intanto, mentre aspettava che gli infermieri spostassero Camilla in una camera del reparto maternità, Gaetano andò a farsi medicare il braccio e sulla via del ritorno sentì il suo telefono vibrare all'arrivo di un messaggio.
Leggendolo sorrise.

"Tommy continua a chiedermi perché non vieni a prenderlo e gli manchi, per quanto dovrà ancora durare questo caso?"

Con suo figlio lì, avrebbe praticamente avuto tutta la sua famiglia insieme.
Rispose immediatamente.

"Il caso si è concluso, mettilo sul primo aereo domani che non vedo l'ora di vederlo!"

La porta della stanza si aprì e i due infermieri uscirono facendolo finalmente entrare.
Questa camera era decisamente più accogliente del pronto soccorso, ma quando si voltò verso Camilla la vide con un'espressione insofferente.
Le si sedette accanto prendendole una mano e baciandola prima di accarezzarle con l'altra i capelli.
- Che c'è...che hai? -
- Quanto dovrò stare qui? - chiese con una faccia un po' imbronciata.
- Una settimana a quanto dice il dottore, devono tenerti in osservazione, lo sai quanto avete rischiato...-
La donna sospirò.
- Come faccio con Livietta? Lei non sa nulla probabilmente, bisogna chiamarla...George è a Londra avrà bisogno di aiuto...e poi Potty...-
- E domani da me arriva Tommy...-
La donna al sentire quelle parole, nonostante la preoccupazione, sorrise.
- Non vedo l'ora di vederlo! Ma come facciamo? La situazione adesso è anche più incasinata...-
Gaetano passò a sedersi dalla sedia, al lato del letto, abbracciandola.
- Qualche modo lo troviamo, noi due sappiamo risolvere tutto insieme no? -
Si appoggiò a lui ancora col sorriso sulle labbra.
- Questo è vero...-

Cadde per qualche minuto il silenzio nella camera, ma la sensazione che entrambi avevano era talmente piacevole da sentire di poter rimanere così per giorni senza aver bisogno neanche di parlare.
Chiusero gli occhi mentre nel loro corpo la stanchezza causata da tutto quello che avevano vissuto si stava facendo largo reclamando il riposo.

Eppure quella lunghissima giornata ancora non sembrava voler finire.

- Permesso...scusate? -
Una voce interruppe quell'atmosfera facendo raddrizzare Gaetano.
- Prego...- rispose Camilla.
La sagoma di Torre apparì dalla porta portando con sé una ventata di buon umore.
- Dottore, professoressa, si può?-
- Vieni Torre! - rispose Gaetano con un sorriso.
L'ispettore sembrava essere quasi più felice di loro.
- Posso fare le congratulazioni ai futuri genitori? -
- Grazie Torre, veramente! - rispose Camilla mentre veniva abbracciata anche se molto gentilmente dall'uomo.
- Eh dottò, tra poco avremo un altro Berardi in giro! La Lucianona non ci poteva credere quando glielo ho detto! -
Camilla e Gaetano si guardarono per un attimo prima che lei parlasse.
- Ecco Torre, le dispiacerebbe in caso di tenere ancora la cosa riservata per un po'? Sa, io non lo avevo detto a nessuno e ora con questo spavento...-
L'uomo cadde in imbarazzo.
- Oh...mi scusi io non...-
- No Torre, no ma si figuri, è solo che non vorrei che arrivasse la notizia a mia figlia e agli altri, mi piacerebbe che lo sapessero da noi, la Lucianona va benissimo...-
Gaetano gli diede una pacca sulla spalla.
- Basta non andare a dirlo a tutto il commissariato e dintorni, hai capito? Facciamo almeno passare un altro mesetto per quello...-
L'ispettore si sentì rincuorato mentre il cellulare gli squillò.
- Oh scusate, è dal commissariato...dimmi! -
Videro l'uomo fare prima una faccia sorpresa, poi annuire con la testa.
- Ah, ho capito...eh e che tocca fare...se l'è quasi cercata...va bene grazie, informo io il dottore! -
Gaetano scrutò la faccia di Torre mentre lui rimetteva il cellulare in tasca.
- Allora? -
Li guardò entrambi con un'espressione seria.

- Michele Carpi...-

Al sentire quel nome Gaetano scattò in piedi mentre Camilla gli prese una mano stringendogliela, non sapeva se per calmare lui o sé stessa.
- Che ha fatto Michele? - chiese nonostante non fosse sicura di voler sapere la risposta.
Torre guardò Gaetano per capire se fosse il caso di parlare con la professoressa davanti, e lui fece un cenno affermativo con la testa.
- Mentre lo stavano portando all'ospedale, quando noi eravamo ancora in viaggio per arrivare qui, è riuscito a uscire dalla macchina ad un semaforo...i nostri ragazzi lo hanno inseguito lungo il Po' e siccome aveva la gamba ferita non ci hanno messo molto a circondarlo ma Carpi...si è buttato nel fiume per scappare...-
Entrambi sgranarono gli occhi e Gaetano sentì la stretta di Camilla aumentare.
- Quindi è fuggito? -
Torre ebbe qualche problema a continuare.
- Non proprio, la ferita alla gamba non gli ha permesso di nuotare e i ragazzi lo hanno visto affondare quasi subito annaspando...nei pochi secondi che ci hanno messo per prepararsi a buttarsi, sa lì il fiume ha delle correnti più forti, lui era scomparso...sott'acqua...-
- E'...annegato? - domandò Gaetano scioccato.
- I sub hanno ritrovato il corpo adesso...-

Camilla abbassò lo sguardo molto provata dalla notizia, mentre Gaetano si risedette accanto a lei abbracciandola.
Nonostante tutto, questa conclusione aveva turbato anche lui.
- Va tutto bene...stai tranquilla...pensa che devi stare calma - le accarezzava i capelli dolcemente.
- Non so come devo sentirmi...- sospirò lei con un tono di voce incolore.
- Adesso è veramente tutto finito...- commentò a voce bassa l'uomo.
Si guardarono con un'espressione identica sui volti, come per cercare nell'altro l'appoggio di cui avevano bisogno in quel momento.

L'aria pesante si attenuò quando si sentì bussare nuovamente alla porta.
Torre si mosse per aprire ritrovandosi la Lucianona.
- Posso entrare? -
- Ma sì vieni - disse Gaetano mentre vedeva la donna avvicinarsi con un contenitore in mano.
- Scusate - disse timidamente con un sorriso mentre si accorse che Camilla aveva adocchiato la scatola che stava tenendo - non volevo disturbare ma dopo aver saputo la bella notizia ero venuta per fare gli auguri e portare qualcosa...-
Gli occhi della professoressa si illuminarono.
- Che cosa c'è lì dentro? -
- E' una sacher...non so se le piace...-
Camilla allargò le braccia mentre vedeva la scatola della torta venire depositata sulle sua gambe.
Senza aspettare la aprì, e notando che era già tagliata ne prese un pezzo cominciando a divorarlo lasciando tutti scioccati.
- Lucianona è buonissima! Grazie non doveva! -
- Amore, ma non so se puoi mangiare ora...- Gaetano la guardò un po' sorpreso da quell'attacco quasi famelico alla torta.
- No, posso posso, avevo voglia di cioccolato da stamattina! E' normale, mi è capitato anche quando aspettavo Livietta...-
La Lucianona la guardò intenerita mentre Torre le passava un braccio intorno alla vita.
- Eh magari stavolta avremo in giro una piccola Berardi, che ne dite dottò? - commentò l'ispettore.
L'espressione che fece Gaetano fu da manuale mentre nella sua testa si faceva strada l'immagine di una bambina dai ricci castani e gli si disegnava un sorriso sognante, e anche un po' da ebete, sulle labbra.

Camilla lo guardò soffocando una risata mentre si leccava persino le dita sporche di cioccolata.

- Torre, mi sa che dopo questa frase lo abbiamo perso del tutto...-
Si sentì bussare nuovamente mentre lei cominciava a pensare che quella stanza di ospedale si stava facendo un po' troppo affollata.
- Permesso! -
Francesca entrò seguita da Marco e andò immediatamente vicino a Camilla.
- Beh, dopo averci fatto prendere un colpo vedo che ti sei ripresa alla grande eh...- commentò la donna sorridente mentre si sedeva dall'altro lato del letto, salutandola poi con un abbraccio.
- Lo so...ho avuto paura anche io..- ammise lei mentre il senso di colpa per aver coinvolto tante persone cominciava a farsi strada.
Marco la guardò scuotendo la testa.
- Non mi hai detto nulla...-
A quelle parole, il rimorso aumentò.
- Scusa, ma non mi avresti aiutato se te l'avessi detto...-
- Infatti col cavolo che mi avresti convinto! Già non so come tu abbia fatto a trascinarmi dentro senza sapere tutto...-
Gaetano, che era sceso dalle nuvole tornando alla realtà, si lasciò scappare un accenno di risata scuotendo la testa, forse era una reazione più per sfinimento che per altro.
- Lascia stare, abbiamo appurato che lei riesce a rigirarsi gli uomini come vuol...-
Non aveva neanche finito di parlare che si beccò una gomitata da parte di Camilla.
- A proposito di donne che fanno fare agli uomini le cose più impensabili, tu non sai dove sta mio fratello...- vide i due guardarlo curiosi - a Sabrina si sono rotte le acque e se lo è trascinato in sala parto...io non sapevo che tra quei due ci fosse un rapporto così stretto -
Gaetano e Camilla sgranarono gli occhi.
- Ma nemmeno io...- commentò lui.
- De Matteis in sala parto? Sviene prima di mettersi il camice...- fu tutto quello che disse lei invece, prima di scorgere proprio l'ombra dell'uomo affacciarsi dalla porta ormai lasciata semi aperta.
L'espressione di chi aveva appena visto qualcosa di straordinariamente infernale.
- Commissario, che gentile a venire a trovarmi - esclamò ironica mentre solo a guardarlo le scappava da ridere, un po' come a tutti gli altri presenti.
- Lei...lei...- Paolo non riusciva a continuare la frase.
- Come sta Sabrina? - chiese Marco per evitare che nel silenzio scoppiasse la risata generale che stavano trattenendo.
- Sta bene, il...il...bimbo è nato e sta bene pure lui...e io credo di aver bisogno di sedermi - disse mentre occupava una delle due sedie messe vicino ad un piccolo tavolinetto accanto alla finestra, e si passava una mano tra i capelli.

Gaetano guardò Camilla.

- Adesso c'è ancora più confusione di prima, Sabrina ha partorito, tu sei ricoverata, domani torna Tommy e Livia con tua nipote sono sole a casa tua.... Sarà un problema star dietro a tutti, dobbiamo trovare un modo...-
- A lei...cioè...a De Silva ci penso io se...non ci sono problemi...- azzardò De Matteis senza guardarli in faccia ma tenendo l'espressione fissa verso il vuoto.
Camilla si voltò verso Gaetano scioccata, anche se doveva ammettere che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitare di avere Sabrina con un bambino a vivere con lui.
- Ma noi siamo in hotel Paolo, come facciamo a ospitare anche Sabrina con un neonato lì? -
E alla donna a quel punto, venne un'illuminazione.
- Allora scusa, Sabrina ha tutta la roba da Gaetano, perché tu e tuo fratello non andate a stare lì? Gaetano invece con Tommy può venire da noi insieme a Livia e mia nipote...tanto sarebbe per poco. Sabrina in hotel non può andarci di certo ma con Tommy in arrivo lasciare due bambini ad una persona che ha appena partorito non mi pare un buon piano...-

Il vicequestore la guardò piacevolmente sorpreso da questa idea.
Non solo perché era degna della sua prof e suonava tanto come una famiglia molto allargata, ma anche perché in pratica Camilla aveva deciso che lui si sarebbe trasferito da lei...va bene temporaneamente, ma la cosa gli aveva riscaldato il cuore e sedendole ancora più vicino, dopo averle passato un fazzoletto perché aveva i baffi di cioccolato ovunque, le cinse le spalle.
- Ma davvero? Non...non ci sono problemi? -
- Tu pensi che ti faccia tornare a vivere con Sabrina adesso? -
L'uomo sorrise divertito.
- Non ci credo che sei ancora gelosa...-
- Non mi mettere alla prova...e comunque mi sembra l'unica soluzione plausibile, anche se temporanea, almeno per Marco e gli altri -
- Effettivamente non hai tutti i torti, quindi se a voi non da fastidio stare da me, siete i benvenuti - fece eco a Camilla guardando i due fratelli.
La donna gli si avvicinò di più sussurrandogli all'orecchio.
- Al massimo De Matteis ti ordina casa e ti ritroverai nel tuo studio le matite allineate per grandezza, ma direi che è il peggio che ti può capitare...-
E questa volta l'uomo non poté trattenere la risata che contagiò anche lei, sebbene nessuno dei presenti ne capì il motivo.

Dopo aver sistemato anche quella situazione, lentamente, ribadendo gli auguri alla coppia, gli altri andarono via lasciandoli finalmente di nuovo soli.

Un sospiro all'unisono li fece sorridere.
- Che giornata infinita...- commentò Gaetano mentre sistemava la schiena sui cuscini rialzati del letto di Camilla e la prendeva tra le sue braccia facendola appoggiare di nuovo a lui - tra poco devo andare anche io -
- Non puoi rimanere un altro po'? - chiese con una voce dolcissima che lui le sentiva fare solo in momenti estremamente privati.
- Temo non sia possibile, e te lo devo dire, se mi trasferirò temporaneamente da te, questa notte mi mancherai tantissimo in quel letto...-
- E chi te l'ha detto che quella era una cosa temporanea? -
Gaetano la fissò sorpreso.
- Ma dici sul serio? - aveva ricominciato a sentire il familiare groppo sullo stomaco e le farfalle ormai libere di sprigionarsi in volo.
Gli occhi castani di lei brillavano.
- Mai stata più seria in vita mia, sempre che tu non sia contrar..-

Era la seconda volta che le interrompeva una frase trascinandola in un bacio da togliere il fiato, ma Camilla pensò che non le sarebbe dispiaciuto se quella fosse diventata un'abitudine.
Per un attimo aveva avuto paura che lui non fosse d'accordo, che volesse andare con calma come le disse subito dopo essere tornati insieme, ma quella storia le aveva fatto capire che ogni momento era prezioso e che mai e poi mai avrebbe più voluto passarne un altro senza di lui.
Staccandosi, Gaetano la guardò come se stesse vedendo per la prima volta, la più bella opera mai realizzata al mondo, il cuore sembrava uscire dal petto travolto dall'immensa felicità che quelle parole gli avevano provocato.
Non era più tutto un sogno.

Da fuori si udì un tuono lontano che interruppe quel momento magico e li fece voltare verso la finestra.

Per un attimo, fissando il colore del cielo, in Gaetano riaffiorarono i ricordi.
- Lo sai - commentò con uno scintillio giocoso nello sguardo - credo proprio che stia per piovere...tu che dici? -

Erano passati dieci anni, addii, trasferimenti, figli, divorzi, grappe aromatiche, separazioni, viaggi, fughe, ma alla fine quel filo rosso del destino li aveva ricondotti sempre lì.

E stavolta il finale...

- Io dico...- un sorriso complice, perché si capivano sempre senza parlare – che tra poco verrà giù temporale -

E Gaetano sorrise chiudendo gli occhi mentre continuava a stringerla, pervaso da una sensazione meravigliosa, come se quelle parole le stesse veramente aspettando da una vita.

Finalmente pioveva davvero.

 


E finalmente sì, ragazzi, piove sul serio.
Non avete idea di come ho sofferto sulla scena tra Gaetano e Camilla. Che non sono romantica ormai lo sanno anche i muri, ma ci ho provato almeno un po' a cercare di capire come poter rendere questo amore, e non è stato facile dato che io che all'amore non credo più ormai da tanto.
Ma il loro è una favola per me e almeno lì, l'agognato lieto fine lo volevo.
Non è venuto come speravo, ho riletto questo capitolo tante di quelle volte e ad ogni rilettura mi piaceva di meno, tutti i miei limiti sono qui, e mi riempie di frustrazione non aver descritto le cose come avrei voluto. Scusate davvero.
Ammetto anche che per due giorni circa ho pensato di far perdere davvero il bambino a Camilla, perché una gravidanza a 51 anni con tutti i casini ulteriori insomma, non ha un granché di veritiero, ma come si dice, facciamo succedere le cose che vorremmo da soli dato che queste soddisfazioni non ce le regaleranno mai gli autori.
E per il finale, sebbene sentissi che con la loro scena a due sarebbe stato un buon momento per chiudere, mi è stato fatto giustamente presente che la prof ha di solito finali corali, e quindi parte dell'epilogo è stata inserita qui, per far concludere un po' la storia con un sapore di prof alla "Tutto è bene quel che finisce bene" e per tutti.
A parte Michele che nel Po' ci è finito davvero :D
Comunque grazie, grazie per averla letta, seguita, commentata. Non è un granché e lo so, ma avere la consapevolezza che qualcuno la ha sempre aspettata mi ha dato una forza grandiosa.
Non è esattamente facile postare un capitolo ogni settimana, ma avevo talmente tanto incoraggiamento da esserci riuscita, anche se con risultati discutibili.
Ok va bene, ora faccio respirazione e poi sono pronta ad accogliere positivamente qualsiasi pomodoro in faccia che mi vogliate tirare dopo questo finale.
Spero sul serio che mi facciate sapere che ne pensate, soprattutto stavolta.
Intanto vi ripeto il mio grazie dal più profondo del cuore, questa storia sgangherata è per voi.
Che faccio, lo volete questo epilogo o no?
Ho delle ideuzze per quello...un po' di vita quotidiana e forse, una ennesima sorpresa, ma voi la vorreste?

Fatemi sapere eh ^_-

Grazie, grazie e ancora grazie.

   
 
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