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Autore: borndumb3dumber    03/04/2016    2 recensioni
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. [...]
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. [...]
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi rendo effettivamente conto di non aver chiamato per niente Jinhwan quando vedo il suo nome apparire sul telefono e la suoneria interrompere il silenzio della stanza. Mi alzo dal pavimento e lascio la valigia nella totale confusione di vestiti e intimo per afferrare l’apparecchio. La mano un po’ mi suda e la passo sui pantaloni per poi trascinare il tasto verde della risposta alla chiamata.
«Ah! “Ti chiamo” un corno, Sunhee. Buon primo dell’anno più che passato. Mai stato in ansia per la chiamata di una ragazza per neanche riceverla, poi» prorompe subito, la voce un misto di ironia e rabbia accennata. Sbuffo e passo una mano sul volto, osservandomi intorno: la camera è un disastro, roba sparsa ovunque e attualmente non riesco a capire dove si trovi il mio letto. Le so preparare le valigie, insomma.
«Non sbuffare!» rimprovera Jin dall’altro capo del telefono e roteo gli occhi d’istinto. Da quando è diventato così mia madre?
«Dai, non l’ho fatto di proposito. L’hai conosciuta Haewon» ribatto, usando il lavoro come scusa. In realtà non mi sono dimenticata di chiamare Jinhwan, l’avrei fatto la sera stessa di Natale. Solo, poi ho cambiato idea. Sembrava così sensato in quel momento! Volevo parlargli di tutto quello che sta succedendo, di me, di Jungsu, di… Junhoe. Alla fine mi sono tirata indietro come una codarda, pensandomi paranoica circa la situazione e ho creduto di poter accantonare la cosa senza troppi problemi. Per due settimane. Ora che sento la voce amica e rassicurante di Jinhwan, però, non credo più di poterci riuscire.
«Jinny» dico, prima che lui introduca un altro discorso e mi lasci il tempo di cambiare nuovamente idea «Ho bisogno di un amico, adesso. Posso contare su di te?»
 
«Ok, se me lo avessi detto prima, avrei risposto di no»
Jinhwan è in piedi, sulla porta della mia stanza, e si osserva intorno confuso. Lo guardo impassibile dal letto, che sono riuscita a trovare, dopo essermi ricavata uno spazio dai vestiti e ragiono su come introdurre il discorso. Al telefono non gli ho detto praticamente nulla e forse avrei dovuto almeno accennare la situazione, perché dal vivo è anche più strano.
«E’ solo qualche valigia» dico e il suo sguardo saetta sul mio volto, cercando di capire se io stia scherzando. Quando non rido, alza le braccia frustrato.
«E credi che io sappia prepararle?»
«Sì? Sei il più grande del gruppo, hai delle responsabilità» incrocio le braccia e lo fisso con il broncio, sperando che questo possa convincerlo a darmi una mano.
«Non sono tua madre e tu sei abbastanza grande» cerca di resistere alle mie suppliche, ma non mi arrendo.
«Come no! Mezz’ora fa mi stavi rimproverando di non averti chiamato»
«D’accordo, allora! Non ti lamentare di quello che esce» cede alla fine «Ma non pretendere che io faccia tutto da solo».
Scuoto la testa sorridendo e balzo giù dal letto, felice della conquista. Non perdiamo un momento e le valigie diventano la priorità per tutta l’ora successiva. Un’ora bella abbondante, nella quale sbuffo e Jinhwan mi lancia sguardi torvi alternati ad altri sguardi di sottecchi che non riesco a decifrare. O almeno fino a quando non dice:«Quanto ancora hai intenzione di aspettare prima di vuotare il sacco? Spero davvero di non essere qui solo per le valigie»
Oh, diamine. Credo di amarlo follemente.
«Quanto ancora TU avevi intenzione di far finta di nulla?» domando, non del tutto esterrefatta dalla cosa. In fondo, Jinhwan deve essere abituato a sistemare le cose nel suo gruppo nel ruolo di più grande e certi stati d’animo dovrebbero essere a lui palesi. Ora si tratta solo di capire quanto abbia effettivamente compreso.
«Non volevo pressarti, però ho bisogno di una pausa da questa quantità assurda di vestiti» e allora accetto la proposta, più che felice di allontanarmi dalla confusione della stanza e cercare di fare chiarezza, con lui, su quella nella mia testa. Ci sediamo al tavolo in cucina e prendo qualche bevanda e snack che Jinhwan non esita a mangiare: è in un qualche modo strano –ma piacevole- sapere che si senta così a suo agio con me, nonostante non ci conosciamo da così tanto tempo.
«Tutto questo ha a che fare con Junhoe» afferma convinto e sbatto una mano sul bancone della cucina, facendolo sobbalzare.
«Dove hai messo la palla di cristallo?»
«Sunhee, te l’hanno mai detto che sei un libro aperto?» be’, quasi. E’ stato Junhoe, il giorno del pranzo: mi ha detto che invidia il fatto che io sia esattamente come sembro. Forse parlava anche di questo.
«Non capisco perché si comporti così! Cosa gli ho fatto?» gli chiedo, liberandomi del peso sullo stomaco almeno parzialmente. Jinhwan prende un altro snack e scuote la testa sgranocchiando.
«Devi mangiarli tutti adesso?» faccio spazientita. Ho bisogno che la cruda realtà dei fatti mi venga sbattuta in faccia.
«Una cosa importante da sapere su Junhoe è che non sa esprimere come si sente per il novanta percento delle volte» comincia, sgranocchiando di tanto in tanto qualcosa «Quindi capisco come questo possa causare disagio»
«Quanto me ne frega. Lo sai che mi ha ricattata?» sputo fuori in un lampo, sperando in una reazione davvero più esagerata del necessario che tuttavia non arriva. Poi, i pezzi iniziano ad unirsi lentamente.
«Tu lo sapevi! Lo hai sempre saputo!» gli punto un dito contro e in risposta abbassa la testa, confermando le mie parole.
«Non posso crederci» sussurro, camminando avanti e indietro per sbollentare, senza però riuscirci.
«Come…» cerco di dire, ma nulla sembra fare al caso mio in questo istante.
«Sunhee, ferma un attimo» cerca di calmarmi e mi blocco sul posto solo per puntellare i piedi per terra e incrociare le braccia con evidente delusione.
«E’ vero, lo sapevo, ma non ho detto né fatto nulla perché non gli avrei mai permesso di divulgare quell’audio» mi rassicura «Junhoe, comunque, non lo avrebbe mai fatto»
«Stronzate» scuoto la testa alla sua ultima affermazione «Lo avrebbe fatto eccome. Si è comportato come se volesse rovinarmi l’esistenza, sempre. Non capisco cosa dovrebbe essere cambiato»
Alle mie parole, Jinhwan scuote solo la testa con più evidenza ed insistenza.
«Te l’ho già detto, è difficile per lui»
Sono pronta a ribattere quando mi interrompe «Sei innamorata di Jungsu?»
Mi ammutolisco. Qual è la risposta alla domanda? Ho cercato di non darmene una, ho cercato di evitarla il più possibile.
«E’ così difficile» grugnisco e mi accascio sulla sedia di fronte a quella di Jinhwan, dall’altra parte del tavolo. Passo le mani sul volto e chiudo gli occhi, sperando che il momento di adesso si blocchi per lasciarmi pensare a una scappatoia.
Ma Jinhwan mi afferra e mi costringe alla realtà.
«Non lo è. Anzi, è una domanda abbastanza semplice» lo guardo ancora, i gomiti poggiati al tavolo e le mani a sorreggermi il volto. Poi guarda l’orario sul mio telefono e si alza in fretta, raccogliendo la sua roba sparsa nella mia stanza.
«Che è? E’ scattata mezzanotte e cenerentola deve tornare a casa?» dico mentre lo seguo nella sua raccolta di chiavi, telefono e oggetti vari dal pavimento.
«Più o meno. Oggi devo rientrare entro un certo orario» risponde senza neanche guardarmi. Sospiro e lo accompagno alla porta, insoddisfatta dalla nostra conversazione. Forse mi aspettavo che Jinhwan non prendesse le parti di Junhoe, sperando vanamente, e ovviamente la conversazione ha preso una piega sfavorevole.
«Ascoltami» richiama la mia attenzione prima di uscire definitivamente dalla porta «Non ti posso dire quello che provi, perché non sono te. Ma a me sembra abbastanza ovvio che tu una risposta te la sia già data, solo non ti piace»
Appunto.
«Ci devo pensare su» parlo fievolmente, torturando la maniglia della porta e senza alzare lo sguardo sui suoi occhi.
«Già, dovresti. E dovresti anche parlare con Junhoe, seriamente»
«Ma non fa altro che aggredirmi con le sue battutine! No» protesto e sento Jinhwan sospirare.
«Non partire prevenuta. Ti ho detto che il novanta percento delle volte non sa esprimere le sue emozioni: offrigli la possibilità e ti darà tutto il restante dieci percento»
«Ci vediamo domani pomeriggio per il volo, non scordare lo spazzolino» dice e si affretta verso il dormitorio.
E poi non si comporta come mia madre.
 
Il giorno dopo arriva in un’attesa straziante e piena di ansia, peggiorata dalla presenza di Jungsu la mattina stessa della partenza. E’ così evidente quanto sia dispiaciuto dal fatto che io stia via per un periodo, ma non riesco davvero a sentirmi allo stesso modo. Jungsu mi piace, ma non sento la necessità di passare tutto il tempo che ho con lui. E’ normale in una relazione? Vorrei poter dire che sia dovuto alla mia inclinazione alla solitudine, tuttavia sarebbe estremamente ipocrita da parte mia perché scalpito per vedere Junhoe, per chiarire con lui. Le incomprensioni non mi lasciano vivere serena.
Jungsu mi abbraccia forte in aeroporto e mi bacia una volta prima di salutare con un braccio lo staff di lavoro al completo poco lontano da noi. Li raggiungo in fretta, schivando persone che sfrecciano con numerose valige, ed Haewon mi domanda subito se io sia sicura di aver preso tutto. Mi porge il biglietto e l’attimo dopo procede allo stesso modo con i collaboratori appena arrivati.
«Pronta per questa nuova esperienza?» domanda Mike, il biglietto già in una mano e il carrello colmo di valigie vicino ai suoi piedi.
«Hai portato davvero tutta quella roba?» evito di rispondere alla domanda e porto la conversazione su di lui, seriamente sorpresa della quantità di vestiti che possa esserci nelle valigie.
«Sono uno stilista. Se non io, chi? Avrò la possibilità di prendere parte a tantissime sfilate, non posso presentarmi in pigiama» e non posso far altro che concordare con lui.
«Ehi, Sunhee! A quanto pare passeremo il viaggio in aereo insieme» si avvicina a noi una ragazza del lavoro, Yuna, e sorrido sollevata dalla notizia. Posso dire che mi stia simpatica e almeno potremo parlare di qualcosa durante le due ore che ci aspettano.
Il gruppo al completo, preceduto dal loro manager e altri dello staff, arriva poco dopo.
Entro ed esco dalle applicazioni sul mio telefono, non realmente interessata, solo per non posare lo sguardo su una certa persona.
«Spazzolino?» interrompe tutti i miei sforzi Jinhwan. Gli occhi cercano istintivamente Junhoe, occhiali da sole e look total black. I suoi capelli, infatti, ora sono neri e, oh madre, sembra che il colore esista solo perché lui possa portartlo ed indossarlo in ogni maniera possibile.
«Terra chiama Sunhee» mi riporta Jinhwan alla realtà e borbotto un «Mi ero persa nei pensieri…» e gli chiedo subito dopo di dare uno sguardo alle mia valigie e mantenermi il biglietto perché devo andare in bagno prima del volo. Mi fa un certo senso andarci in aereo, oltretutto non ho assolutamente intenzione di levare le mia natiche dal sedile.
Quando torno, ci affrettiamo per il check-in e alle ore di volo si somma l’assurda attesa delle procedure per salire sull’aereo. Stranamente Yunhyeong non mi parla troppo, ma non sembra arrabbiato. Si offre di portare la mia valigia che non verrà imbarcata, nonostante abbia fatto mettere le sue tutte in stiva per non dover portarsi nulla dietro. Sull’aereo, la sistema in uno degli appostiti spazi sopra i sedili e mi stringe una mano mentre si dirige qualche metro più dietro. Dal canto mio, prendo posto al sedile indicato sul mio biglietto e non posso fare a meno di esultare perché si trova vicino al finestrino. Vedo Yuna salire a bordo e si avvicina entusiasta. Siede sollevata di potersi rilassare per le prossime due ore e Junhoe, salito dopo di lei, si ferma esattamente in corrispondenza dei nostri posti nel corridoio dell’aereo. Sto già per domandargli, con irritazione, quale sia ora il suo problema, ma mi precede rivolgendosi a Yuna.
«Credo che questo sia il mio posto» e sposta gli occhi su di me per un secondo, prima di tornare a guardare la mia amica. Lei cerca frettolosa nella borsa ed estrae dopo poco il suo biglietto aereo, il tutto con me che osservo la situazione con le sopracciglia aggrottate.
«Oh, devo aver visto male la lista di Haewon» parla sottovoce e alza la testa verso di me «Mi spiace, Sunhee. Magari ce la facciamo per il viaggio di ritorno» e mi lascia lì, imbambolata, a seguire i movimento di Junhoe che dapprima porge la valigia a Yuna per sostituire lo spazio sul suo sedile con la sua valigia.
L’atmosfera è pesante e lo sento sbuffare diverse volte. Penso a cosa fare adesso e il pensiero di dover  sopportare questo per due ore mi fa disperare in silenzio. Mi sollevo leggermente con le gambe per osservare la disposizione degli altri e noto Jinhwan esattamente seduto vicino a Yuna. Ok, qualcosa non va.
In particolare perché lo sanno tutti che il più grande e Junhoe siano molto amici e, soprattutto, è alquanto improbabile che Haewon abbia commesso un errore nel segnare i posti dei biglietti. Il suo lavoro le impedisce di essere distratta e aver eseguito per lei compiti per mesi non mi lascia nessun dubbio.
Prendo il telefono e digito qualcosa sulla chat di Jinhwan, e la conversazione
si sposta lì.
Provo a scrivergli altri dieci messaggi, ma non ricevo nessuna risposta. Mi sollevo nuovamente per controllare cosa stia facendo e lo vedo mostrarmi il telefono che si sta spegnendo.
Sbuffo infastidita da questi complotti e metto il mio in modalità volo. Prendo un profondo respiro e mi sistemo meglio per fronteggiare il ragazzo al mio fianco.
«Junhoe» lo chiamo e toglie dalle orecchie gli auricolari. Mi guarda, sorpreso e con la fronte leggermente aggrottata, ma non dice nulla. Leggo dalle sue iridi scure che non stia esattamente bene e spero che non sia a causa della tensione che ormai è una costante tra di noi.
«Questa situazione è assolutamente insostenibile. Se ho fatto qualcosa che abbia urtato la tua sensibilità» mi trattengo dal ridere «mi dispiace davvero. Ma non riesco a sopportare che tu non mi parli più» dico tutto d’un fiato. Junhoe non dice davvero niente per i seguenti due minuti e inizio a pensare di aver dato una strana impressione, così aggiungo «O a sentire le tue sparate egocentriche, sul serio. Non posso giurare che me le farò piacere ma per favore, dì qualcosa»
«Ero certo che prima o poi avresti sentito la mancanza della mia impeccabile ironia» lo colpisco ad un braccio.
«E’ davvero questa la prima cosa che ti sia venuta in mente?»
«No» risponde ridendo «Però è quella che mi è piaciuta di più»
Fantastico, egocentric Junhoe is back.
E a me non dispiace.
La hostess di volo ci costringe a fermare la conversazione, ma non ascolto un accidente di quello che dice perché troppo euforica di avere indietro questa strana amicizia. Concentro tutta me stessa nella procedura di emergenza, ma mi volto verso Junhoe senza pensarci nel momento in cui avverto i suoi occhi sul profilo del mio viso.
«A che pensi?» gli chiedo allora, rendendomi conto del suo sguardo assorto.
«Che anche tu mi sei mancata» e non riesco a evitare che un sorriso si pianti sulle mie labbra.
Se questo è un assaggio del suo dieci percento, non vedo l’ora di conoscerlo del tutto.






Angolo del nonsense:
Hello everyone!
Solitamente evito di scrivere qualcosa alla fine perché aggiorno durante la notte, ma oggi mi ritrovo a mettere il capitolo nel pomeriggio ed ho un po' di tempo.
Voglio innanzitutto ringraziare formalmente le persone (3!!!!) che hanno aggiunto la storia tra seguite/preferite perché mi fa molto più che piacere, e chi si premura di lasciarmi sempre una recensione ai capitoli, è bello trovare qualcosa da leggere su quello che scrivo (e amo gli scleri alle bastardate che metto sempre:-)).
Passando invece alla storia, vorrei dire che mi rendo conto che questi due capitoli siano stati un po' Meh, Junhoe appare a tratti ed è quasi sempre scazzato, ma da questo momento in poi ritornerà in scena stronger than beforrrrrrrrre. So prepare yourselves to quello che accadrà ora che arrivano in Giappone perché vi vorrete strappare il cuore, modestia a parte insomma (poi magari questo pezzetto lo cancello se realizzo di aver scritto 'na bella cagata). Jinhwan penso che sia perfetto nel ruolo di angelo/diavolo custode e spero piaccia anche a voi!
Ora una domanda: #teamJunhoe o #teamJungsu? A dirla tutta, non ho ancora chiaro in mente come la storia finirà, questo vuol dire che tutto può succedere!!!!! Magari Mike diventa etero e scoppia l'amore
E niente, ditemi pure ciò che pensate.
Ah, mi scuso per l'infarto che vi ho probabilmente causato con la gif inizio capitolo e con le precedenti, ma certe cose VANNO fatte.
Baciucchi 

 
   
 
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