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Autore: Vanya Imyarek    03/04/2016    1 recensioni
Chad e Penelope sono finalmente riusciti nel loro intento: rubare la corona di Tolomeo e portarla al sicuro nella Piramide Arena. Ma questo non significa certo che il loro compito è finito: dovranno impedire, al contempo, che Setne risorga e che la giustizia faccia il suo corso, e questo implicherà un viaggio nel luogo più pericoloso del mondo greco.
Dopo una corona contesa tra più parti, i nostri eroi saranno alle prese, come da profezia, con uno spettro da fermare e, al contempo, non fermare.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                               PENELOPE

IL  CETO  EXPRESS  MI  PORTA  A  UNA  RIUNIONE  FAMILIARE









Penelope era nella bocca di Ceto. 
Per essere più precisi, aggrappata alla sua lingua nel tentativo di non essere deglutita.
 Grazie mille per averci fatto caso. 
Fu uno schifo. Le ghiandole salivari del mostro erano in piena attività, facendomi ritrovare bagnata fradicia di quel liquido disgustoso. Per di più la lingua cui ero attaccata non smetteva un attimo di muoversi, cercando di cacciarmi giù per la gola. Mi ricordai di quando mi avevano raccontato che Ziah una volta era stata inghiottita da un serpente colossale, e non fu un pensiero confortante. Maledizione ancora un po' e sarei scivolata!
 Okay, okay, ero ancora viva e attaccata alla lingua. Dunque. Io cos' avrei fatto se un boccone mi si fosse incollato alla lingua? L'avrei passata contro il palato cercando di scollarlo. O Ceto mangiava diversamente, o non ci aveva ancora pensato.
 In ogni caso, dovevo tenermi davvero forte ... o magari passare all'offensiva. Ero riuscita a mantenere la presa su Afanisis, potevo approfittare per tagliare la lingua di quella maledetta? Dubitavo seriamente che l'avrebbe inghiottita, semmai sputata. Con me sopra.
 Okay, a quanto riuscivo a capire dai pochi omenti in cui potevo sbirciare dalla bocca aperta del mostro, sarei finita nel Cocito, ma sarei stata fuori ... anche se avevo la fortissima tentazione di aspettare finchè Ceto non mi avesse portata da qualche altra parte. Il tentativo di quella lingua di essere sfregata contro il palato mi fece pensare altrimenti. 
Se c'è un'allenamento che il Campo dovrebbe davvero dare, è l'utilizzò della spada mentre attaccati a qualcosa di scivoloso. Rischiai di finirle dritta in gola mentre le menavo fendenti alla lingua. Fui poi aiutata dal fatto che dopo il primo colpo non fosse più così entusiasta di digerirmi, anzi, stava attivamente collaborando alla causa di sputarmi via. Decisi di lasciar perdere l'attentato alla sua lingua, e mostrarmi più accondiscendente ai suoi sforzi. Fu una pessima idea. 
Almeno con la lingua avrei avuto qualcosa di morbido su cui atterrare, invece di trovarmi sputata a razzo fuori dal Cocito, dritta contro una parete di roccia. Feci a malapena in tempo a portarmi le mani a protezione della testa, che andai a picchiare a tutta forza. 
Mi ritrovai a terra, con un mal di testa allucinante. O avevo appena profetizzato qualcosa, o la botta al cranio si era fatta sentire lo stesso.
 "Stai bene?" chiese qualcuno, e un viso femminile entrò nel mio campo visivo. Era una ragazza sulla ventina, con i capelli castani e gli occhi grigi, e mi guardava con preoccupazione. Per una frazione di secondo fui felice di vedere qualcuno dall'aria amichevole, poi mi ricordai dov'eravamo. Difficile che la ragazza fosse finita al Tartaro per sbaglio.
 Scattai in piedi alla massima velocità che potei, con il risultato che mi venne un gran giramento di testa e per poco non caddi di nuovo. La ragazza mi riacchiappò al volo.
 "Non così in fretta dopo uno svenimento ... anzi, sì!" gridò, sgranando gli occhi a qualcosa alla mia destra. Mi tirò via con uno strattone, e io feci in tempo a intravedere un barlume di Ceto, prima di essere convinta a squagliarmela sulle mie gambe. La ragazza mi seguì velocemente, mentre mi riparavo dietro uno spuntone.
 "Sofrosine!" strillò Ceto. "Mi ripeti le parole esatte della regola per cui gli dei non devono intromettersi nelle faccende mortali?"
 "'Intromettersi nelle faccende mortali' non dovrebbe comprendere anche il divorarli?" ribattè Sofrosine. Oh ... adesso avevo capito chi era.
Era una dei figli di Nyx. Il suo nome significava più o meno 'buona misura' e doveva essere la personificazione di quello. Un concetto importante, per un greco. Soprattutto per uno che combattesse attivamente per il kosmos, visto che c'erano i bravi punti di contatto. Possibile che Sofrosine, proprio in virtù di chi era, sapesse cosa stessi facendo e fosse venuta lì per aiutarmi?
 "No, quello è riparare a un'offesa commessa, e al contempo procurarsi la cena" Ceto (era una dea? Avevo spedito nel Tartaro una dea?) espose le proprie motivazioni.
 "Temo che dovrai trovarti un sostituto: la ragazza è nel territorio di mia madre, ora. Se proprio hai fame, puoi chiedere a lei: magari può prepararti dei biscotti" 
La personificazione della notte che preparava biscotti per un divino serpente acquatico. Okay, per standard semidivini, non era neanche qualcosa di troppo strano.
 Ceto, se un mostro marino può assumere un'espressione oltraggiata, non fu compiaciuta al pensiero dei biscotti a mia sostituzione. "I biscotti di tua madre fanno schifo. E poi non mi hanno fatto alcun torto" 
"Allora impari ad essere meno schizzinosa nei pasti. Non potrai venire da noi lo stesso" ribattè Sofrosine. A quanto pareva, quella per Ceto era l'amara verità, perchè, dopo avermi lanciato un'ultima occhiata di fuoco, si ritirò nelle acque del Cocito.
 Il mio sospiro di sollievo di trasformò in un'imprecazione mentale quando mi ricordai che per raggiungere le Porte della Morte avremmo dovuto continuare a percorrere il lungofiume, e non ci sarebbero state ... zie amichevoli a salvarmi. A proposito: dovevo ringraziarla, magari.
 "Vi ringrazio infinitamente" le dissi, chinando il capo. "Senza di voi, non sarei mai soprav ..." 
"Poni un contegno ai ringraziamenti" mi rimproverò la dea. Giusto. Immaginavo che molti dei sarebbero stati compiaciuti da tutti questi salamecchi, ma la dea della buona misura e della moderazione non amasse l'eccesso nemmeno nelle proprie lodi.
 "Capisco. Mi scusi. Le sono molto grata" sperai che andasse bene così.
 "Di nulla. Sarai anche una mezzosangue, ma resti mia nipote" notò lei. Era strano sentirselo dire da una che dimostrava al massimo tre anni più di me.
 "Uhm, grazie"
 Cosa si diceva quando un dio ti riconosceva come membro della sua famiglia? E ancora non esisteva un galateo che ti dicesse come comportarsi con le divinità. Magari avrei dovuto convincere Thoth a scriverlo. 
Lei sorrise. "Puoi spiegarmi come sei finita qui? Non mi è arrivata notizia di nessuna trasgressione compiuta da figli di Moros"
 "E' un impresa ..." iniziai a spiegarle. 
"Un'impresa! Mi racconterai tutto mentre raggiungiamo la Casa della Notte, così saprò se posso aiutarti" 
La Casa della Notte? Si chiamava così la sede di Nyx? Come in quell'orrenda saga fantasy? Mi augurai che fosse solo una coincidenza. 
Ma davvero stavo pensando a quello? Stavo per incontrare una manciata di divinità dalla reputazione molto poco piacevole, ero stata separata dai miei amici e non sapevo dove fossero o come raggiungerli, e mi preoccupavo di non imbattermi in vampiri tatuati. Mi augurai che fosse un momentaneo effetto della botta in testa. 
"Allora?" incalzò Sofrosine. "Questa missione?" 
"Per dirla in modo molto semplice, dobbiamo fermare un fantasma egizio prima che raggiunga le Porte della Morte e torni in vita per poter dichiarare guerra agli dei" 
"Sintetico ma efficace. Com'è arrivato quaggiù un fantasma egizio?"
 "Le misure di sicurezza dell'aldilà lasciano piuttosto a desiderare. E intendo quelle di entrambi gli aldilà"
 "Buono a sapersi. Hai parlato al plurale, però, e in effetti mi sembrerebbe strano che ti mandassero qui da sola. Sai dove siano i tuoi compagni di missione?" 
La ringraziai per averlo chiesto. Non ero sicura di poter tirare in ballo l'argomento senza sembrare ingrata o troppo pretenziosa. 
"Purtroppo no. Li ho persi quando Ceto ha cercato di inghiottirmi"
 "Adesso capisco perchè sei tutta coperta di bava. Non preoccuparti, sono sicura che una volta informata del motivo, mia madre sarà comprensiva" 
Nyx non si sarebbe preoccupata se fossi entrata in casa sua coperta di bava di mostro ... non collimava molto con l'immagine che me ne avevano fornito Annabeth e Percy. Ma forse la ragione era un cambio di contesto: all'epoca Nyx era apertamente schierata con Gea, adesso non aveva ancora parlato con Setne. E in ogni caso avevo i miei dubbi sul fatto che, per quanto abile. Setne riuscisse a fare una proposta allettante alla dea primigenia della notte. Certo che Nyx non era la sola di quelli che avrei incontrato per ... un momento. 
La Casa della Notte era un posto pieno di dei disgraziati, incarnazioni di tutto quello che l'umanità odiava. Anche se lei non avesse avuto alcun interesse a uccidermi, non c'era ragione per cui qualcuno dei suoi figli non mi scambiasse per un giocattolo nuovo. 
Mi augurai che Sofrosine sapesse tenere a bada i suoi fratelli ... e a proposito di figli di Nyx: anche mio padre viveva ancora con sua mamma? E se l'avessi incontrato? Cosa avrei dovuto fare? Comportarmi da figlia rispettosa e devota? O dirgli esattamente cosa ne pensassi di lui, delle sue profezie e di tutte le sfighe che ci eravamo beccati fino a quel momento, che mi sarei mangiata Afanisis se lui non ci fosse stato minimamente implicato ... no, un secondo, comunicargli tutte queste cose sarebbe stato obbligatorio. Era onnisciente, che diamine. Non avrei potuto nascondergli nulla.
 E quindi? La maggior parte degli dei sarebbe stata disponibilissima a eliminare i propri figli se avessero anche solo parlato contro di loro. Nel mio caso, anche se fossi stata zitta, avrei rischiato la pelle per psicoreato? 
Oh, be', intanto non ero ancora morta, e avevo pensato quelle cose ben più di una volta. Probabilmente, nel caso l'avessi incontrato, la sincerità sarebbe stata la migliore politica. Certo, se poi avesse fatto cadere allusioni al mio vero compito davanti a tante, ma tante divinità, sarei stata un pelino nei casini.
 "Stai pensando a tuo padre o ai tuoi amici?" mi interrogò Sofrosine. Per poco non mi venne un infarto a sentir scoperti così i miei pensieri. 
"Eh? No, io ..." balbettai, un po' perchè lasciare che intervenisse ulteriormente lei sembrava la migliore strategia, un po' perchè confusa lo ero davvero.
 "Non fare quella faccia, non c'è nulla di sbagliato" mi rassicurò lei. "E' normale che tu abbia sentimenti contrastanti al pensiero di incontrare un padre che non hai mai conosciuto. Ma non è una cosa che tu debba temere al momento: Moros non vive alla Casa della Notte. Non sappiamo nemmeno noi esattamente dove viva. E a parte questo. credo che tutti i mezzosangue provino le stesse cose. Per quanto riguarda i tuoi amici, poi, è normalissimo essere preoccupati. Non hai rassicurazioni sulle loro condizioni di salute, non sai dove siano, se ti stiano cercando o se abbiano deciso di proseguire, e non hai modo di comunicare con loro. Non dev'essere una bella situazione" 
Punto primo: meno male! Punto secondo: porca miseria! Avevo pensato relativamente poco a loro, che razza di imbecille. 
Bene, a questo punto dovevo trovare il modo di riunirci tutti. Trovavo improbabile che fossero riusciti a capire da sè dove fossi finita. Ma per fortuna, capitare in un posto come la Casa della Notte poteva contare come una bella sfiga ...
 "Mi auguro proprio che tutti i membri dell'impresa per Setne capitino presto alla Casa della Notte!" commentai. 
"Dipende se sceglieranno questa strada. Credo di sì, però, è la più veloce per le Porte di mio fratello" osservò Sofrosine. Sarebbero capitati di lì di certo, ma non ero sicura che avrebbe mantenuto la sua benevolenza se gliene avessi spiegato il motivo.
 "Adesso però chiudi gli occhi" mi avvertì. "A nessuno piace davvero guardare alla casa di mia madre. Noi siamo gli unici a poterne reggere la vista, ma per il resto, neanche ai Giganti piacerebbe" 
Andare da qualunque parte con chicchessia ad occhi chiusi? Neanche pagata. Andare nella Casa della Notte, un posto pieno di divinità tendenti allo psicopatico, con una persona che avevo appena incontrato? Piuttosto avrei dato permanentemente il cambio a Sisifo. Fosse anche la cosa più terrificante del mondo.
 "Peccherò anche di hybris, ma non mi piace andare in giro ad occhi chiusi. Vedrò di sopportare"
 "Allora direi che tendi decisamente verso la hybris" rispose la dea con disappunto. "Buon per te che nel peggiore dei casi qui sarai costretta a chiudere subito gli occhi. Eccoci"
 Sarò onesta: per poco non mi venne un infarto. 
E il bello era che la facciata della Casa della Notte non era nulla di raccapricciante. Era una facciata di marmo nero, completamente nero, con una porta piuttosto piccola e due finestre strette in alto ... avete presente di quel genere che ricorda un paio di occhi?
 Ecco ... non era  nulla di orribile, era solo che mi sentivo osservata da qualcuno per nulla bene intenzionato. Mi vennero i brividi, poi mi ricordai che questa era solo la facciata: mi aspettava ancora tutto l'interno. 
Confesso: riconsiderai seriamente l'idea di farmi guidare da Sofrosine. Ma poi ricordai esattamente dove sarei andata ad occhi chiusi ... e poi entrò in gioco un po' d'orgoglio. Non potevo fare tutte quelle dichiarazioni altisonanti e poi farmela sotto solo a guardare la facciata. Strinsi i denti, feci alcuni respiri profondi, ed entrai al seguito di una Sofrosine molto divertita. 
La sala d'ingresso per poco non mi fece perdere tutta la mia risoluzione. Era un corridoio: un semplice, banalissimo corridoio. Quasi completamente al buio, con solo un po' di luce che filtrava da chissà dove a illuminarlo quanto bastava per far capire cosa fosse. E poi un sacco di porte chiuse. E poi era tutto silenzioso ... fuorchè alcuni occasionali rumori che non riuscivo a capire da dove venissero, nè cosa li producesse. Avevo la sensazione che il mio cuore mancasse un colpo a ogni passo che facevo in quel corridoio.
 E poi mi inquietava anche il fatto che Sofrosine non dicesse più nulla. Era ancora Sofrosine? La guardai, ma la luce non era sufficiente per illuminare i suoi lineamenti. Sentii la pelle d'oca. Dovevo parlare. 
"Dov'è esattamente sua madre?" le chiesi.
 "Ti ci porto io" rispose lei tranquilla (la voce era la stessa), poi rimase zitta. Ma era stata così loquace e curiosa prima di entrare lì! 
Okay, okay, magari quella situazione faceva effetto anche a lei. No, ma lei ci viveva lì! Magari stava collaborando all'atmosfera ... ma perchè la dea della buona misura avrebbe dovuto farlo? 
Volevo scappare. Correre per quel corridoio, a casaccio, camminare così piano con quella dea mi stava uccidendo ... ma a cosa sarei corsa incontro?
 "Qui, svoltiamo a destra" disse la mia accompagnatrice. C'era un altro corridoio, identico al primo. Ce ne sarebbero stati altri? Sarebbero mai finiti? 
Qualcuno emetteva grida lontane. Venivano da una stanza nel corridoio che seguiva quello.
 "Porneghennos!"
 "Abbiamo la stessa madre, idiota!" 
Oh, okay. L'atmosfera sembrò appena leggermente meno inquietante. Chissà chi aveva pronunciato quelle battute. Come avrebbe reagito, se in quel momento fosse uscito e mi avesse vista? 
No, stava uscendo qualcuno da una stanza in fondo al corridoio. Mi sentii mancare. Per gli dei, chi era, cosa sarebbe successo ...correva verso di noi ... 
"Apate! Lascia andare quella ragazza" ordinò in tono imperioso ... mia madre. No, cosa ci faceva lì lei? Non ... no, non poteva neanche esserlo. Doveva essere un qualche dio carognesco che aveva assunto il suo aspetto. E aveva chiamato la mia accompagnatrice con un altro nome.
 "Cosa? Apate, vattene subito" replicò la dea che stava con me, afferrandomi il braccio. Cercai istintivamente di divincolarmi - quelle due si stavano chiamando con lo stesso nome? 
Apate era l'Inganno, come il nome suggeriva. Una delle due era lei, e stava cercando di fregarmi. Problemino: quale delle due? 
"Oh, ti prego, non farlo di nuovo" sbottò esasperata mia madre, o chiunque avesse il suo aspetto. "Quella ragazza sta lavorando a favore di tutti noi, e di me in particolare. Non ti permetterò di portarla da nostra madre"
 Chi diavolo era, o diceva di essere, questa qui? Lavorare soprattutto a suo favore ... Aidos o Nemesi, ecco chi doveva essere. Due forze che dipendevano strettamente dal kosmos e lo mantenevano. Forse, grazie alla loro natura, sapevano cosa stessimo combinando, e visto che era tutto a loro vantaggio, se ne stavano ben zitti ... era Nemesi!
 Ora mi ricordavo qualcosa accennato una volta da Hazel, che assumeva l'aspetto di qualcuno di cui volevi vendicarti. Davvero volevo vendicarmi di mia madre? Be', avrei riflettuto su questi profondi argomenti in seguito, adesso ero presa in un litigio tra due dee in cui non sapevo chi fosse chi. Perchè chi mi diceva che quella che avevo davanti non fosse Apate che fingeva di essere Nemesi usando anche i suoi tipici trucchi?
"Sparisci! Vuoi che non conosca l'importanza della missione di questa ragazza? Non ho nessuna intenzione di permettere che cada nelle tue grinfie!"
 Ero in un posto terrificante, con due dee, una delle quali voleva farmi ammazzare ed era sotto falsa identità, ero separata dai miei compagni e quindi non potevo contare su aiuti esterni. La cosa migliore e più logica da fare in un tale frangente era ... scappare. 
Mi liberai della presa della dea vicino a me con uno strattone che quasi la mandò per terra, e scappai più velocemente che potevo. La dea che stava davanti a me non fece nulla per cercare di afferrarmi, precipitandosi invece verso l'altra contendente al nome di Apate, probabilmente per impedirle di inseguirmi. 
Corsi a rotta di collo per quei corridoi male illuminati e pieni di porte, dalle quali poteva saltar fuori qualunque cosa ... corsi più in fretta ... che sciocchezza era stata scappare, se una delle due dee era Apate, per forza l'altra doveva essere dalla mia parte ... 
Adesso cosa sarebbe successo? Iniziavo ad essere a corto di fiato. Non trovavo altro che corridoi, non sapevo pù dov'ero, quel posto aveva un eccesso di porte ... sentii alcuni rumori concitati in uno. Veniva da dietro una delle porte. Chi era? Cosa mi avrebbe fatto se fosse uscito? Se avesse aperto la porta e mi avesse vista? Se fossi riuscita a oltrepassare la porta, ma quello avesse sentito i passi e mi avesse inseguito?
 Basta, non ne potevo più di correre ... se avessi aperto la porta io e mi fossi precipitata nella stanza, non sarei più stata in un corridoio, e non sarei più dovuta stare in ansia. Almeno avrei trovato una fine a quella fuga assurda ... 
Prima che potessi rendermi conto di che idea folle fossi, spalancai la porta, facendo prima in tempo a sentirvi provenire un forte e chiaro "Non date mai retta a Terry Pratchett".







Ladies & Gentlemen,
IIIII LIIIVEEE! Okay, scusate il terribile stacco tra un aggiornamento e l'altro. C'è stata di mezzo una gita in Grecia e un problema col computer, una cosa stupidissima tra l'altro, non ho nemmeno dovuto portarlo in riparazione. Comunque, ecco qua, finalmente un nuovo capitolo! Spero che abbiate apprezzato. Un piccolo chiarimento sulla Casa della Notte: lo so che nel quarto libro Annabeth dice che è terrificante al tatto, ma non pensavo che Penelope sarebbe stata in grado di affidarsi così a una sconosciuta, quindi dovevo tenerle gli occhi aperti. E volendo evitare che qualcuno commentasse che ciò che leggeva non gli sembrava abbastanza per spaventare Penelope, ho puntato su una delle paure più primordiali dell'essere umano, l'ignoto.
Altra piccolissima precisazione: esiste davvero una serie di libri chiamata la 'Casa della Notte', e che verte su vampiri che adorano Nyx. Non leggetela. O se volete farlo, preparatevi ad affrontare una Mary Sue colossale, relazioni disfunzionali, misoginia internalizzata, commenti negativi ingiustificati su emo, goth, anoressici e senzatetto, e apologia dello stupro. Non ditemi che non vi avevo avvisati. E ora, spoiler! Nel prossimo capitolo, i nostri eroi sapranno perchè non debbano credere a Terry Pratchett, e approfondiranno i contatti con la loro famiglia molto incasinata.

  
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