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Autore: HatoKosui    04/04/2016    1 recensioni
Ame e Aoi sono due sorelle che si strasferiscono alla Iwatobi in un periodo inusuale, quasi alla fine della scuola. Hanno un passato strano, la più grande è chiusa in se stessa, la sorella minore, Aoi, dal canto suo si sente sola, persa in situazioni più dolorore di quanto sembri. Conoscono il vicino di casa Makoto e i ragazzi della Iwatobi, ma Ame sembra provare orrore e fastidio per tutto quel che riguarda l'acqua tanto da sopportarne a malapena la vista... Aoi cerca di aiutarla chiedendo aiuto a Rin, conosciuto da poco, ma nessuno si aspetta un'altro disastro imminente: il male non viene mai da solo!
[Storia senza pretese, che avevo scritto un anno fa e che ho publicato ora perchè mi hanno letteralmente pregato... Nonostante tutto ci tengo particolarmente a sentire le vostre opinioni, e spero con tutto il cuore che piaccia (anche perchè i ragazzi meritano eh u.u)!]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 9: Sempre così.

 

 

Il viaggio iniziò male, dato il grande ritardo del autobus.

Aoi si trovava piuttosto in difficoltà nello scegliere cosa dire al ragazzo accanto a lei, che ondeggiava sui talloni e le rivolgeva ogni tanto qualche occhiata fortuita, come se si vergognasse. -Allora, Matsuoka-san, come va?

Il rosso la squadrò, alzando di pochissimo le spalle.

-Va bene. Tu stai... si, insomma, stai bene...?

Aoi trovò la domanda molto strana, posta in quel modo, con quel tono. Allora si girò, tenendo stretta la sua borsa.

-Si sto bene...

Disse e Rin la guardò per pochi secondi. Aoi continuò a fissarlo e notò quanto fosse alto vicino a lei, quanto fosse perfetto nel suo stile non troppo ricercato. La faceva sentire così inadeguata.

“Quella volta, anzi, l'unica volta che ci siamo parlati l'ho trattato davvero malissimo. Ho detto quelle cose, mi sono addormentata... dovrei ringraziarlo per quello che ha fatto, quella sera. Cioè forse più per quello che non ha fatto.”

La ragazza abbassò di colpo la testa, guardandosi i mocassini neri.

-Matsuoka-san, io vorrei chiederti scusa per quella volta, a casa mia...

Aoi preferì non vedere la sua reazione, per questo mantenne lo sguardo a terra, coprendosi il volto con i capelli. Rin non la guardò.

-Era chiaro che quello non era il momento di ricevere visite, eri distrutta

-Oh, si, lo ero - Rispose alzando gli occhi, un po' più tranquilla. - Però... mi ha fatto piacere parlare con te

-Già.

In lontananza si intravide la figura rettangolare dell'autobus, che si avvicinava alla fermata semi-deserta dove vi erano loro due e altri due vecchietti.

Le porte del bus si aprirono, ma Rin fece passare prima Aoi, che lo ringraziò con lo sguardo ed un sorriso dolce. Quest'ultimo non passò inosservato neanche ai due vecchietti dietro di loro, che, incontrando gli occhi imbarazzati di Rin sorrisero, facendolo sentire ancora di più a disagio.

Una volta sul bus, dopo aver pagato il biglietto, Aoi fece posto al rosso per sedersi uno accanto all'altro.

“è così strano non essere da sola, mi aspettavo un viaggio monotono e invece... sono con lui”

Pensò, dopo che lui si sedette. Si sentiva così bene, in quel piccolo spazio ristretto tra il finestrino e il corpo del giovane... le venne da sorridere.

-Sei da sola oggi, ma Gou mi ha raccontato che hai una sorella...

Azzardò il Rosso, guardandola, lei aggrottò le sopracciglia.

-Te lo ha raccontato? Davvero?

-Si, è stato così, per caso...

-Si, ho una sorella, Ame. Di solito andiamo sempre insieme in giro, ma è incredibile, quando sono con te lei non c'è mai!

E ridacchiò pensando a quanto fosse strano quel fenomeno, ma sopratutto al fatto che non le dispiaceva poi così tanto.

-Questa Ame è una nuotatrice?

Aoi si girò di scatto, questa volta sorpresa ed incontrò gli occhi seri del ragazzo.

-Si, lo era... perchè mi chiedi questo?

Rin sembrò guardare oltre il sedile davanti a se, come se stesse ricordando qualcosa.

-Perchè anche io nuoto, è stata un'intuizione

Inutile dire che Aoi non ci credette neanche un po'. Era impossibile che avesse indovinato una cosa del genere per intuizione, anche se magari avrebbe potuto raccontarglielo Gou, ma qualcosa non la convinceva. L'ultima volta non era stato così ambiguo.

Una strana sensazione di fastidio le strinse lo stomaco. “Giusto, allora sicuramente si prenderà di più con lei che con me”

-Nuoti, Matsuoka-san?

-Si, certo

Sul suo volto comparve un piccolo sorriso accennato.

-Fai nuoto nella tua scuola? Cioè, come attività del club?

Non sapeva cos'altro chiedergli. Rin annuì.

-Oh si, la Samezuka ha una piscina molto imponente!

Il suo tono era cambiato, Aoi si meravigliò di quanto fosse contento di parlare di quelle cose. Davvero ogni persona che incontrava amava nuotare. La cosa non le dava fastidio, ma... forse le dava proprio fastidio invece.

-Ci credo è una bella scuola

Disse, ma la sua voce risultò più fredda di quello che avrebbe voluto.

-Qualche volta gli allenamenti sono aperti al pubblico della scuola, con qualche aiuto potresti venire a vederla...

Aoi si girò verso il finestrino.

-è meglio di no, non ne capirei molto, sarebbe inutile e tu ti sentiresti sotto pressione.

Rin la guardò accigliandosi davvero molto.

-Perché dici così? Non nuotavi anche tu, in passato?

La ragazza si girò di scatto e lo fissò.

-E tu come fai a saperlo?

Rin si tirò indietro come piccato e sistemandosi sul sedile con aria si sufficienza ed un disagio mal celato, cercò di giustificarsi.

-Ehm, lo... immaginavo, naturalmente

“Qui c'è sotto qualcosa che non va.”

-Beh, io nuotavo da molto piccola. Non mi piace stressarmi troppo quando sono in acqua per questo ho lasciato.
Rin la guardò, ma Aoi aveva gli occhi puntati sul sedile davanti a lei, che guardavano altrove. Rin rimase in silenzio, ad esaminarla, finché lei si girò e sorrise in modo tirato.

-Matsuoka-san, non voglio offenderti, ma il nuoto è una cosa che ormai non mi appartiene.

Rin sospirò, girandosi dall'altra parte.

-Non è che deve piacere a tutti.

Aoi allora chiuse gli occhi girandosi dall'altra parte, concentrandosi sul panorama, che, guarda caso, era proprio il mare. Nei suoi occhi si riflesse tutto quel blu, tutta quella calma.

Ed il suo cuore divenne triste, per un motivo che neanche lei si spiegò.

 

Il viaggio, per le tre ore successive passò molto velocemente, visto che la piccola Aoi si addormentò quasi subito, abbandonandosi a Morfeo con la testa sul vetro dell'autobus.

-Ehi, tu... ma dai, non è possibile

Disse sconsolato Matsuoka, vedendola in quello stato, appoggiata al finestrino

-Perchè tutte le volte finisce così?

Si disse ad alta voce e cercò di svegliarla, scuotendola.

-Ehm, Aoi...?

Provò a chiamarla. Il bus, arrivato al capolinea rimaneva fermo nella sua posizione e tremolava al ritmo del motore.

-Mi scusi, aspetti un secondo per favore!

Urlò quasi Matsuoka, visto che non c'era nessuno sul bus oltre loro due.

-Muoviti ragazzo!

Con la pressione di doversi sbrigare e quella di non riuscire a svegliare Aoi, la tirò verso di se, la prese tra le braccia e con difficoltà scese dal bus, ringraziando il conducente che non esitò a guardarlo accigliato. Sistemò, una volta sceso dal bus, la ragazza tra le sue braccia e quest'ultima posò inconsciamente la testa sul suo petto, mentre dormiva profondamente. Rin l'osservò. L'aveva notato anche la prima volta, in realtà. Aveva delle labbra molto belle, carnose al punto giusto, rosee e perfette. Anche il viso era piccolo e delicato, come le mani. La ragazza mugugnò qualcosa nel sonno e lo riportò alla realtà, così arrossì di pochissimo rendendosi conto di quei pensieri ingiustificati ed iniziò a camminare verso l'ospedale.

-Meglio che mi sbrighi o chiuderà

Fortunatamente l'edificio non era poi così lontano, giusto una cinquantina di metri. Quando Rin arrivò con la ragazza davanti alle porta dell'ospedale, pensò di darla in affidamento a qualche medico, perché – con tutta la buona volontà – doveva avere qualche malattia del sonno se non si era svegliata minimamente dopo tutto quel tempo.

-Accidenti...

Disse, guardandola dormire profondamente, poi la sistemò ancora. Aoi era leggera e lui era allenato quindi aveva resistito, ma non poteva entrare con lei in braccio in un ospedale. Mentre era fermo vicino ad una delle colonne dell'ingresso, indeciso sul da farsi, che fissava il corpo inerme della ragazza, una donna si avvicinò, titubante.

-Aoi-chan?

Matsuoka si girò immediatamente verso la voce e rimase sorpreso nel vedere una donna ben vestita, con i capelli neri legati in una coda alta ed il viso maturo che incorniciava dei preoccupati occhi color castagna, che erano evidentemente di un'altra nazionalità, perché non avevano i consueti tratti orientali affilati, ma erano grandi e incavati, la pelle era più scura e la sua altezza, per una donna giapponese, era sicuramente sopra la media.

Matsuoka la fissò per qualche minuto convinto di averla già vista, ma la donna si avvicinò di più.

-Che cosa è successo, sta bene?!

Fece per toccare Aoi, ma d'istinto Rin l'allontanò guardingo.

-Lei chi è?

Disse, anche troppo freddamente, assottigliando gli occhi. La signora non si scompose, anzi, ritirò la mano, lo guardò negli occhi e rimase ferma così per qualche secondo, poi prese la sua borsa e si chinò davanti al ragazzo.

-Scusi tanto. Il mio nome è Lisa Thoriko e sono la madre di Aoi, la ragazza che lei tiene in braccio

 

°°°

 

Ame camminava per la strada completamente assorta nel guardare i suoi piedi che si muovevano, con Haru al suo fianco. Pensava alla piscina, all'acqua, alle sue gambe che si muovevano, dopo tanto... e quella sensazione sulla pelle, quella tranquillità. Si sentiva così eccitata che sicuramente questa notte non avrebbe chiuso occhio.

“Devo raccontare tutto ad Aoi, come sarà contenta...!”

Strinse le mani sulla borsa e sorrise al nulla, in modo spontaneo, credendo ancora una volta di non essere osservata - Haru era troppo atono a parer suo per stare lì a guardarla, no? - anche se non era così. Il moro la guardava, la fissava in modo sbieco, di soppiatto, perché non voleva che se ne accorgesse. Non che ci trovasse nulla di bello, solamente... solamente era piacevole guardarla.

Questo si ripeteva lui, giustificando quel suo comportamento da stolker.

Arrivarono davanti casa di Haru, prima di quella della ragazza e lei si fermò, Haru poco dopo.

-Haru, posso tornare a casa da sola...

Il moro la guardò impassibile.

-Sicura?

Lei annuì energica, in un atteggiamento che ricordò molto la sorella “In fondo si assomigliano”

-Si.- Il suo volto si piegò in un sorriso accennato e ironico -Non voglio crearti altri problemi!

Haru fece qualche passo indietro, tornando accanto a lei. Cercò di non fissarla negli occhi, anzi, si girò completamente dall'altra parte, accigliato.

-Non è un problema

Disse solamente, poi lanciò un'occhiata veloce alla ragazza che però lo stava guardando e così tornò a distogliere lo sguardo. Ame era confusa.

-Ah...ehm... beh.... sono contenta.

“Perché sono contenta?”

-Allora magari la prossima volta torneremo a casa passando dall'altra parte... che ne dici?

Haru la guardò, sentendo che l'imbarazzo era scomparso un po' e annuì, silenzioso.

Ame rispose con un mezzo inchino.

-A domani, Haru.

Il moro si chinò anch'egli, senza dire nulla. Ame lo fissò ancora negli occhi, lui fece lo stesso finché non ebbe il coraggio di aprire il cancelletto della casa ed entrarvi. La bionda rimase ferma sull'uscio per qualche secondo.

“Che faccio? Lo ringrazio? Dovrei ringraziarlo. Ma... non posso uscirmene con un grazie così del nulla. No, sarebbe troppo imbarazzante”

Haru ci mise qualche tempo in più per aprire la porta di casa. I suoi occhi non guardavano cosa facevano.

“Dovrei salutarla, forse. Magari se lo aspetta. Non voglio sembrare maleducato. Ma che faccio la saluto ora, dal nulla? Non posso, sarebbe troppo imbarazzante”

Pensò e prima di entrare si girò per guardare se fosse ancora lì. E lei lo fissò, ancora in quel posto. Entrambi strabuzzarono gli occhi per qualche secondo dalla sorpresa di essersi incontrati poi Ame fu la prima a girarsi e d'istinto a correre via. Haru entrò in casa.

 

-Note Autrice 


Eccomi, FINALMENTE.

Scusate il ritardo, ma ho dovuto far fronte a diverse cose, tra malattie (mie e di parenti) scuola (il programma che si moltiplica al 5° anno e non riesci più a capire perché hai continuato il liceo e ti sei condannata a questi infernali mesi di preparazione all'esame) e vari impegni famigliari.

Spero che non mi uccidiate. E spero che il capitolo comunque piaccia, anche se a parer mio è sciapo hahaha.

Fatemi sapere e grazie a tutti coloro che sono qui, che non hanno abbandonato.

Grazie<3

 

-HK

  
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