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Autore: G RAFFA uwetta    04/04/2016    2 recensioni
Dal testo: "La luce gentile delle candele non mitigò l'aspetto trascurato con cui si presentò: viso congelato in una smorfia adirata, barba incolta, occhi alienati e i capelli sudici sparsi in ogni direzione. I panni che indossava erano luridi e strappati in più punti mentre le strisce orizzontali accentuavano la magrezza del corpo..." "Più volte era stato quasi colto in flagrante da Remus, conoscitore come lui di tutti i passaggi segreti del Castello, ma la sfida maggiore era risultata riuscire a tenersi alla larga da Piton che, per l'occasione, si era trasformato in un perfetto segugio." "Non pensava che la vista dei tessuti damascati dei baldacchini avrebbe risvegliato in lui delle emozioni; ormai credeva di essere privo di stupidi sentimentalismi, che ogni turbamento fosse morto quella dannata notte. Sirius, infastidito, scosse la testa scacciando la nebbia dei fantasmi che, come un nugolo di Dissennatori, cominciava ad assalirlo. Aveva una missione e non si sarebbe fatto distrarre."
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Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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I solemnly swear I am up to no good

Cap. 1 Tutta fatica sprecata

   I muri in pietra trasudavano magia e, avvolti nell'ombra, offrivano piccoli pertugi dove ci si poteva nascondere facilmente. A quell'ora della sera si avvertiva solo lo scalpiccio frettoloso degli ultimi ritardatari che si dirigevano in Sala Grande per la consueta cena. Sommessi borbottii provenivano dai quadri appesi dove colorate figure si muovevano in cordiale armonia. Un quadro si spostò all'improvviso, ma non prima che il suo ospite avesse fatto sentire le proprie rimostranze, ne uscirono due ragazzini ammantati nella divisa scura, i quali, corsero lungo il corridoio per poi imboccare le scale appena in tempo; si sa, a quest'ultime piaceva muoversi come aggradava a loro. Quando finalmente si spense anche l'ultima eco, da un pertugio disilluso da un arazzo, emerse un'ombra che si muoveva circospetta rasente i muri. Evitando con cura il cerchio dorato, prodotto dalle candele che danzavano ad ogni respiro del vecchio castello, l'ombra strisciò fino al quadro raffigurante una donna prosperosa. Si fermò a pochi passi e osservò con espressione derisoria il quadro,. sgranando gli occhi bigi: la donna era bardata in un abito in tulle rosa e i capelli castani erano racchiusi in un'acconciatura ornata da fiori, la carnagione pallida si confondeva nei colori tenui dello sfondo mentre, con la sua voce leggermente stridula, intonava una strofa di una famosa aria cercando, inutilmente, di arrivare alle note alte. Tutto in lei era chiassoso e il tempo non aveva migliorato né i tratti né i gesti; soprattutto mentre si rimpinzava ingorda di dolcetti.

   ― Mi scusi, Signora Grassa potrebbe spostarsi per farmi entrare?― Chiese senza indugiare; la sua voce risultò un rantolo doloroso, come se fosse stata raschiata dal fondo di un barile.

   ― Ma certo mio caro! ― Rispose pronta la donna mentre con la mano grassoccia lisciava i riccioli dell'acconciatura, ― prima, però, devi dirmi la parola d'ordine.

   Schiarendosi la gola, fingendo un imbarazzo che non provava, l'ombra replicò, ― non la ricordo.

   ― Oh, allora raggiungi in fretta uno dei tuoi compagni e fattela dire, non ho tutto il tempo a vostra disposizione, ho da fare cose importanti, io.

   ― Ma ho fretta, devo entrare subito, ― l'ombra cominciò ad innervosirsi, trattenendo a stento la voglia di urlare.

   La Signora Grassa assottigliò gli occhi sospettosa e cercò di distinguerlo dalla zona buia. ― Uhm, come mai non te la ricordi?

   ― Sono stato in infermeria alcuni giorni per una botta in testa, sa quando esplode il calderone e l'urto ti investe. ― La figura ridacchiò dopo essersi persa in gioiosi ricordi, ― il Prefetto è passato a darmela ma, ahimè, credo di essere ancora convalescente perché l'ho scordata. ― Nel buio balenarono una serie di denti giallastri e due labbra piegate in un sorriso poco raccomandabile.

   ― Mi rincresce sentire del tuo incidente ma il Preside è stato categorico, quando mi ha posto a guardia della grande Casa di Grifondoro, non devo far passare nessuno senza autorizzazione.

   ― Ora che faccio? ― Gesticolò la figura facendo finta di piagnucolare. ― Ho promesso agli amici che gli avrei fatto vedere il mini modellino del castello, c'è anche lei sa ― cercò di blandirla ― e poi Harry, intendo quel Potter, ne rimarrà profondamente deluso.

   ― Oh beh, ― borbottò il quadro ― se è per far felice Harry, ― poi pensierosa incalzò, ― ci sono anch'io? ― Chiese con voce speranzosa indugiando appena, ― no, non posso farti entrare. ― Ci ripensò, ― ti suggerisco di fare come un tuo compagno, aspetta come si chiama, sì, quello tutto guance rosse e sorriso con i dentoni, ― il viso assunse una sfumatura rosata nel tentativo di ricordare, ― il ragazzino che perde sempre il suo rospo, accidenti ho il suo nome qui sulla lingua...

   La figura in ombra ridacchiò divertita cercando di non farsi scoprire.

   ― Oh beh, pazienza, mi verrà in mente prima o poi, ― la donna sorrise gesticolando con le sue mani grassocce, ― comunque la tiene scritta su un foglio, giusto perché si dimentica tutto. Se non c'è altro andrei, ho un appuntamento con Claretta, tre quadri più giù. ― Concluse sistemandosi un ricciolo ribelle e avviandosi fuori dalla cornice.

   ― Non così in fretta, mia cara, tu mi farai entrare, adesso! ― Esclamò inviperita l'ombra, uscendo dal nascondiglio. La luce gentile delle candele non mitigò l'aspetto trascurato con cui si presentò: viso congelato in una smorfia adirata, barba incolta, occhi alienati e i capelli sudici sparsi in ogni direzione. I panni che indossava erano luridi e strappati in più punti mentre le strisce orizzontali accentuavano la magrezza del corpo; i lembi di pelle esposta risultavano opachi e troppo pallidi, come se non avesse visto il sole da troppo tempo. Le dita sporche non avevano più le unghie ed erano incrostate di sangue, così come le ferite evidenti sulle gambe asciutte.

   ― Ma... ma... sei Black il ricercato! ― Esclamò impaurita la Signora Grassa. ― Aiuto! Allarme, aiuto! ― Cominciò a sbraitare cercando di attirare l'attenzione, ― qualcuno avvisi il Preside!

   ― Questo non posso permetterlo, mia cara. ― Sirius Black con un balzo, trasformandosi a mezz'aria in un cane, si lanciò sul quadro. Con un ringhio feroce conficcò in profondità le unghie nella tela, lasciando netti squarci. Ormai terrorizzata, la Signora Grassa era lontana nascosta nella vegetazione di un quadro molti corridoi oltre il proprio. Ritornato umano, Sirius si ritirò soddisfatto e indisturbato nelle ombre del castello. Ora aveva una nuova missione: trovare lo studente smemorato e rubargli la parola d'ordine per entrare nel dormitorio dei Grifoni.

   Una risata malata si propagò tra i muri del castello mentre un cospicuo gruppo di studenti si assiepava, inorridito e spaventato, davanti al quadro vuoto posto di guardia al dormitorio della Casa dei Grifondoro.


Note autrice: assistere all'incontro tra Sirius e la Signora Grassa è uno di quei sogni nel cassetto che prima o poi speri di poter realizzare, così mi sono detta: perché no? Ebbene l'ho scritto! Ero pronta a fare il grande passo quando mi accorgo di un contest e decido all'istante - convincere me stessa è un'impresa ardua degna di una lotta contro il Basilisco - che posso fare di più. Quindi ecco a voi il primo di tre capitoli su quei momenti di vita di Sirius che ci sono stati impropriamente occultati.
Ogni capitolo presenta un prompt come da bando, nell'ultimo è presente la carta aiuto: sedia rotta. Ecco lo specchietto:
- Nick sul forum e su EFP: raffyloveantonio-uwetta
- Buono: Sirius Black
- Cattivo: Neville Paciock
- Oggetto: quadro ( quello che volete )
- Luogo: Aula di Pozioni
- Personaggi: un po' tutti
- Rating: verde
- Genere: Commedia, introspettivo
- Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Note/avvertimenti: Missing Moments
- Introduzione: dal testo: "La luce gentile delle candele non mitigò l'aspetto trascurato con cui si presentò: viso congelato in una smorfia adirata, barba incolta, occhi alienati e i capelli sudici sparsi in ogni direzione. I panni che indossava erano luridi e strappati in più punti mentre le strisce orizzontali accentuavano la magrezza del corpo..." "Più volte era stato quasi colto in flagrante da Remus, conoscitore come lui di tutti i passaggi segreti del Castello, ma la sfida maggiore era risultata riuscire a tenersi alla larga da Piton che, per l'occasione, si era trasformato in un perfetto segugio." "Non pensava che la vista dei tessuti damascati dei baldacchini avrebbe risvegliato in lui delle emozioni; ormai credeva di essere privo di stupidi sentimentalismi, che ogni turbamento fosse morto quella dannata notte. Sirius, infastidito, scosse la testa scacciando la nebbia dei fantasmi che, come un nugolo di Dissennatori, cominciava ad assalirlo. Aveva una missione e non si sarebbe fatto distrarre."
Questa storia partecipa al contest "Cluedo Harry Potter contest" indetto da Paperetta@ sul forum.

Buona lettura. Sono graditi i commenti.


 


 

   
 
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