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Autore: naisia    04/04/2016    3 recensioni
Dal primo capitolo:"La terraferma è un luogo insidioso e pieno di pericoli, e le creature che lo abitano, gli umani, sono perfino peggio, non devi mai avvicinarti a loro!"
Consapevole che farò rivoltare il povero Hans Christian Andersen nella tomba ecco a voi il più famoso consulente investigativo di Londra tramutato in un sirenetto.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Augustus Magnussen, Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 : salvataggio
 
 


John socchiuse gli occhi che bruciavano a causa dell’acqua marina. Venti minuti prima, mentre stava radunando le sue cose per tornare verso la baia, una pioggia scrosciante aveva iniziato di colpo a battere contro la sua cerata. Cinque minuti dopo la lieve brezza pomeridiana si era trasformata in un gelido vento ululante e dopo una decina di minuti il mare aveva iniziato a farsi pericolosamente mosso.
Ora stava cercando in tutti i modi di non far ribaltare il guscio di noce su cui era seduto, cosa non facile visto che l’oscurità era tanto fitta che riusciva a stento a vedersi le mani. Le onde, che prima erano state solo un po’ di mare grosso perfettamente nella norma ora, sembravano divertirsi a lanciare in alto la barca e a farla ricadere sempre con più violenza.

Aveva rinunciato già da un po’ ormai a dare una rotta alla barca, dato che ormai riusciva a non essere sbalzato via solo aggrappandosi con tutte le forse al parapetto. Una nuova onda lo trascinò verso l’alto prima di farlo precipitare giù con forza. Il dottore diede un’occhiata al fondo della scialuppa. Non andava per niente bene, stava imbarcando sempre più acqua, di quel passo il natante sarebbe affondato o, più probabilmente, si sarebbe ribaltato.
Si guardò attorno nella speranza di vedere la luce del faro, ma l’unica cosa che riuscì a notare fu una gigantesca massa nera che sembrava ingigantirsi sempre di più ogni secondo che passava. Agguzzò la vista, in parte perplesso in parte terrorizzato, e dopo qualche istante un lampo illuminò la scogliera che sembrava sbucata dal nulla. John notò con orrore che la corrente lo stava trascinando verso di essa.
Le sue possibilità di sopravvivenza erano praticamente nulle a quel punto. Se la barca avesse sbattuto contro la parete rocciosa si sarebbe infranta in un milione di pezzi, e nel caso lui fosse stato tanto fortunato da sopravvivere all’impatto di certo sarebbe morto sfracellato e/o annegato.
Penso a Sarah, la ragazza con cui aveva iniziato ad uscire, a Mike, che probabilmente in quel momento lo stava aspettando al pub e a tutti gli altri.
Se doveva morire tanto valeva almeno provare a sfuggire all’ineluttabile.
E con un gesto disperato si buttò nelle acque gelide.
 
*
 
Quando le sue lunghe dita si chiusero intorno al filo sottile che tratteneva quel confuso, e per lui preziosissimo, ammasso di oggetti sgargianti Sherlock quasi rise dalla gioia. Aveva temuto di aver perso davvero il frutto di lunghi anni passati a perlustrare il fondale.
Con un gesto rapido lo infilò al collo e si diede un’occhiata intorno. La corrente doveva aver  trascinato i suoi ciondoli parecchio lontano visto che ora si trovavano quasi sotto la scogliera. Doveva sbrigarsi se voleva tornare entro l’ultimatum di Mycroft, o il fratello avrebbe senza dubbio tenuto fede alla promessa fatta. Immaginò le facce soddisfatte che quegli idioti di Donovan e Anderson avrebbero certamente fatto se fosse stato riportato alla colonia come un bambino capriccioso scappato di casa.
 Il tritone pensò con una smorfia che forse la possibilità di farsi bandire andava presa in seria considerazione se poteva significare non dover essere più sottomesso all’autorità soffocante di suo fratello.

Quell’elefante marino si dava importanza solo perché era il membro più giovane del consilio che governava il loro villaggio. Sherlock pensò con disgusto alle decine di stupide regole che aveva proposto e fatto approvare a quegli imbecilli del consiglio e che si era trovato costretto ad infrangere ripetutamente.
Anche un idiota, con le dovute precauzioni, poteva maneggiare del sodio puro senza problemi.*
Si mosse per andare verso la colonia quando un movimento frenetico  attirò il suo sguardo.A cento metri da dove si trovava lui sulla superficie si agitava una strana massa scura. Il tritone si avvicinò lentamente curioso di che animale potesse essere tanto stupido da rimanere in superficie con quel clima e non inabissarsi.
Con suo sommo sgomento vide che si trattava di un umano che tentava in tutti i modi di rimanere a galla agitando goffamente braccia e gambe.
Se avesse continuato in quel modo sarebbe di certo affogato.
“Vattene via di lì, non ti riguarda” disse la parte più fredda e razionale di lui, che come al solito assumeva le sgradevoli fattezze di Mycroft. Tuttavia non si mosse.
Qualcosa che premeva in un punto imprecisato tra il diaframma e il cuore lo teneva inchiodato in quel punto e non gli permetteva di staccare gli occhi da quella sagoma che si agitava terrorizzata tentando in tutti i modi di restare in vita.
Compassione? Ridicolo. Non aveva mai provato compassione per nessuno in vita sua.
Non poteva salvarlo, a parte la questione di essere visti da un essere umano neppure lui sarebbe mai riuscito a nuotare in superficie, dove le onde erano gigantesche.

Era un suicidio.

In quel momento un cavallone più alto degli altri si abbattè con violenza proprio sull’umano, che affondò per qualche metro nell’oceano.
Non tentò di risalire in superfice. In realtà non si muoveva, e di certo non respirava.
Prima di potersi rendere conto di ciò che stava facendo Sherlock guizzò verso quel punto, già a tre metri sotto la superficie il movimento delle onde era piùttosto forte, ma il tritone non ci badò.

Era come se il suo corpo appartenesse a qualcun altro, mentre afferrava il piccolo umano sotto le ascelle sentiva quasi un’altra volontà sconosciuta guidare i suoi movimenti.
La sua mente, di solito ingombra di pensieri ora era concentrata su un solo obbiettivo, salvare quella creatura.

Con due rapidi colpi di coda si portò in superficie.
Si sorprese che l’umano avesse resistito così a lungo, lassù c’era l’inferno. Provò ad allontanarsi dalla terraferma, ma nonostante nuotasse con tutte le forze, la corrente lo trascinava inesorabilmente verso gli scogli.

Come se non bastasse non riusciva a respirare bene visto che le sue branchie venivano continuamente esposte all’aria dalle onde che si abbassavano all’improvviso.

Aveva bisogno di inabissarsi per andare via da lì, ma farlo significava mollare il carico, e Sherlock non aveva intenzione di farlo. Non proprio adesso.

Ad un tratto un’onda più grossa delle altre si staccò dal confuso ammasso burroscoso che costituiva il mare.

Non serviva essere intelligenti come lui per calcolare la sua traiettoria.

Una forza immensa lo schiacciò dapprima verso il basso, poi lo afferrò e lo sbattè contro le rocce acuminate della scogliera. L’urto gli levò il fiato e la schiena gli esplose in un unico dolore lancinante. 

Al tritone si annebbiò la vista, poi tutto si fece più scuro e il mondo sprofondò in un confuso turbinio nero.
 
 
 
*Il sodio a contatto con l’acqua ha la sgradevole abitudine di esplodere.
 
Heilà sono tornata, effettivamente sono piuttosto avanti con i capitoli ma preferisco comunque pubblicarli con qualche giorno di distanza uno dall’altro per non rimanere completamente a secco nel caso nei prossimi giorni abbia un accumulo di impegni.
So che la sto tirando un po’ per le lunghe e che siete ansiosi di vedere il primo vero incontro tra il sirenetto e il suo principe (?!), ma vi prego di portare pazienza, vedrete che presto potrete leggere tutto.
Come sempre un grazie enorme a coloro che recensiscono e a chi ha messo la mia storia tra le preferite, a chi la segue e a chi la ricorda.
   
 
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