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Autore: naisia    01/04/2016    2 recensioni
Dal primo capitolo:"La terraferma è un luogo insidioso e pieno di pericoli, e le creature che lo abitano, gli umani, sono perfino peggio, non devi mai avvicinarti a loro!"
Consapevole che farò rivoltare il povero Hans Christian Andersen nella tomba ecco a voi il più famoso consulente investigativo di Londra tramutato in un sirenetto.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Augustus Magnussen, Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 : Le nostre strade si incrociano

 
Dire che l’avesse visto non sarebbe stato del tutto corretto.
In realtà aveva più percepito la sua presenza.
Mentre nuotava velocemente verso la scogliera da cui avrebbe potuto guardare gli umani senza troppi rischi aveva sentito come se l’acqua su di lui si fosse fatta più scura. Guardando in basso aveva visto la sagoma scura di un’ombra scivolare sulle leggere dunette del fondale sabbioso. Aveva alzato lo sguardo e aveva visto un grande ovale in controluce galleggiare sulla superficie.
Si era fermato pensando che si trattasse di un animale a lui sconosciuto, ma aveva subito scartato quell’ipotesi ridicola. Sherlock ci aveva messo qualche secondo a capire che si trattava di uno di quegli  strani oggetti che gli umani usavano per attraversare l’oceano, anche se aveva sempre creduto che fossero molto più grandi. Con ogni probabilità quello doveva essere per una sola persona.

Riflettè per un po’ su cosa fosse meglio fare, era venuto in superfice per vedere gli esseri umani, e ora uno di loro era proprio lì pochi metri sopra di lui, in un punto da cui avrebbe potuto osservarlo molto da vicino. Tuttavia in mare aperto le probabilità di essere scorti erano molto più alte che fra i relativamente sicuri scogli.
Si mordicchiò il labbro inferiore, pensando a cosa fare, non era da lui essere indeciso, ma se da una parte la curiosità lo spingeva ad avvicinarsi sino al limite consentito dall’altra i continui ammonimenti di Mycroft risuonavano insistenti nel suo cervello. Pensò che un compromesso peteva essere l’ideale:  per esempio raggiungere la barca fino a poterla toccare ma rimanendo sotto di essa, in modo tale da essere invisibile al suo passeggero.

Con un paio di colpi della lunga coda si portò sotto lo scafo incrostato di molluschi e alghe. Sfiorò il legno vecchio ma solido, quasi temendo di svegliare una creatura dormiente, emozionato (anche se non lo avrebbe mai ammesso) da quel suo primo, indiretto contatto con gli umani. Poi un lieve sbrilluccichio attirò il suo sguardo. A pochi metri di distanza, quasi sulla superficie, un brazino di rispettabili dimensioni fissava incantato un punto davanti a se.
A Sherlock bastò un attimo per capire cosa stava guardando, e di conseguenza cosa stesse facendo l’umano sulla barca. Doveva essere uno di quelli che preferiva procurarsi il cibo in mare, molti effettivamente lo facevano, soprattutto in quella stagione. Il tritone sorrise, gli sarebbe bastato dare un paio di strappi alla lenza e l’umano avrebbe certamente  prestato attenzione alla sua potenziale preda. A quel punto, nuotando verso l’altro lato della barca avrebbe potuto osservarlo in tutta tranquillità mentre era di spalle e…

“SHERLOCK!”

Muovendo con irritazione la coda squamosa il tritone si volse mentre sul suo viso compariva un falso sorriso di circostanza “Mycroft…che sorpresa, bhè, come si dice?  L’oceano è piccolo.” Non provò nemmeno a giustificarsi, con suo fratello sarebbe stato inutile in fondo.
“Vieni via di lì. Adesso!” sibilò il maggiore fissandolo gelido. Sherlock emise un verso frustrato, ma ubbidì ugualmente. Appena vide il suo comando eseguito Mycroft si voltò anch’esso nuotando verso il fondo, ansioso di allontanarsi dalla barca. Il minore seguì controvoglia la larga pinna caudale grigio-argentea del fratello fino a che non ebbero raggiunto il desolato fondale sabbioso.

Qui i due tritoni si fermarono quasi in posizione verticale, squadrandosi irritati dalla reciproca presenza in quel luogo. “Che ci fai qui?” chiese Sherlock ostentando un tono annoiato nel tantativo di far perdere l’ultimo residuo di calma al maggiore. Mycroft chiuse gli occhi, mentre le sue branchie, posizionate sul costato, fluttuavano più rapidamente del solito a sottolineare il tentativo di rimanere impassibile come al solito “Potrei farti la stessa domanda” ringhiò infine.
“Passavo di qui per caso” disse Sherlock mostrando la sua espressione più innocente.
 “Ti rendi conto di cosa sarebbe potuto accadere? Quell’umano avrebbe potuto vederti! Peggio, avrebbe potuto vederti uno della nostra razza!” esplose Mycroft. Il più giovane si scostò i capelli che fluttuavano intorno al suo viso con un gesto irritato “E allora?” chiese con noncuranza.

“Alcuni di noi sono stati banditi per molto meno. Senza contare che tu non sei esattamente amato dagli altri” rispose il tritone grigio come se si stesse rivolgendo ad un cucciolo appena uscito dall’uovo. Sherlock sorrise “Benissimo, così non sarei più costretto a sottostare alle vostre ridicole leggi, e poi che vuoi che me ne importi se un umano mi vede” disse irritante. “Hai messo in pericolo tutti gli altri dannazione! Forse a te può non interessare se il nostro popolo viene scoperto dopo secoli di faticossissimo anonimato, ma ci sono circa tremila sirene e tritoni che se sapessero quello che hai fatto ti legherebbero e ti getterebbero in mezzo ad un banco di squali martello affamati!”
Notando che le sue parole non sembravano avere effetto sul fratello, Mycroft si passò una mano palmata sugli occhi “Continueremo questa discussione più tardi. Vieni adesso, è meglio tornare indietro. Sta per scatenarsi una tempesta” disse il tritone allontandosi in direzione del villaggio.
Sherlock emise un verso contrariato mentre ubbidiva, ma non senza lanciare un’ultima occhiata di rimpianto alla barca che continuava a galleggiare indifferente.
 
*
 
Con un gesto nervoso John si tirò il cappuccio della vecchia cerata gialla, ereditata da suo padre, sul capo. Grosse nubi temporalesche si erano radunate sopra di lui, e alcune goccie avevano iniziato a cadere. Tuttavia il medico non aveva ancora intenzione di tornare alla spiaggia, dopotutto non aveva preso ancora nulla e oltre alla terribile cucina della signora Hudson, temeva anche le frecciatine che avrebbe ricevuto al pub quella sera se fosse tornato a casa a mani vuote. Già li sentiva ridacchiare e chiamarlo “tre oceani Watson”

Dopo l’ennesimo sguardo preoccupato alle nuvole scure decise di concentrarsi esclusivamente sulla pesca, dopotutto l’aveva detto lui stesso, qualche goccia non l’avrebbe di certo ucciso.
 
*
 
“Dannazione Sherlock, non potevi fare più attenzione?” sbottò Mycroft esasperato dal nuotare frenetico del fratello radente alla sabbia . “Di certo non l’avrei perso se qualcuno non mi avesse trascinato per tutto il fondale marino martellandomi sul fatto che ‘bla-bla-bla gli umani sono pericolosi bla-bla-bla non devi avvicinarti a loro bla-bla-bla la sicurezza della nostra razza viene prima di tutto bla-bla sono noioso bla’” ribattè acido il tritone mentre sollevava un sasso per vedere se il suoi preziosi ciondoli umani fossero finiti lì. Alla fine si fermò, guardando nella direzione da cui erano venuti.
“Non pensarci neanche, noi adesso torniamo alla colonia” disse Mycroft avvicinandosi al fratello con un rapido colpo di coda. Sherlock gli scoccò un’occhiataccia “Non se ne parla, hai idea di quanto ci ho messo a raccoglierli? Tu vai pure avanti, appena li trovo ti raggiungo”.

Notando l’espressione marmorea del più grande il tritone dalla coda azzurra allargò le braccia in uno di quei gesti plateali che tanto amava “Mycroft nel caso non te ne fossi accorto lassù si sta scatenando il peggiore ciclone degli ultimi dieci anni. Non potrei andare verso la costa neppure se lo desiderassi, e anche se riuscissi a non sfracellarmi contro gli scogli non vedrei un umano neanche a pagarlo”.

Dopo un lungo minuto di silenzio la voce minacciosa del maggiore risuonò nelle profondità oceaniche “Hai tre ore, se non torni entro il termine stabilito giuro che mobilito tutti i tritoni e le sirene abili alle armi, e appena ti trovano ti faccio sbattere agli arresti domiciliari per il resto dei tuoi giorni. Sono stato chiaro?”
“Trasparente” rispose Sherlock prima di fare una veloce inversione a U e iniziare a perlustrare velocemente il fondale sperando che le correnti non avessero ancora seppellito i suoi ciondoli sotto la sabbia.
Mycroft lo guardò sparire nell’acqua che si faceva sempre più scura per il progressivo svanire della luce del giorno “tre ore” ripetè, prima di voltarsi e nuotare verso la colonia.


Sono riuscita ad aggiornare più in fretta del previsto, anche se non so se in futuro riuscirò a tenere questo ritmo.
Grazie a tutti coloro che mi seguono e che hanno recensito la mia storia, vi sono davvero grata.
   
 
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