Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    04/04/2016    3 recensioni
“Sono qui su incarico del capo della polizia. E’ venuto a conoscenza dell’incidente autostradale, tra l’altro mortale di cui lei è stato la causa. A suo carico verrà avviato un procedimento da parte del comando generale di polizia, questo significa che lei è stato sospeso dal servizio, appena potrà consegnerà al suo superiore, il commissario Kruger, il tesserino, l’arma d’ordinanza e la patente di guida” (…) Ben restò per un attimo come paralizzato. Non credeva alle sue orecchie. La Schrankmann lo aveva sospeso dal servizio…e per quanto tempo? E perché? Allibito cercò con lo sguardo il suo capo, come in cerca di un aiuto che però non arrivò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de ‘il poliziotto e la bambina’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Distrazioni pericolose

Semir rimase per alcuni secondi come stordito.
Tutto si sarebbe aspettato, ma non il nome del fisioterapista della clinica.
“Scusi ha detto il dottor Hermann?” chiese di nuovo il piccolo ispettore come per averne un’ulteriore conferma.
“Sì ha capito bene ispettore” ribadì tra le lacrime la signora Market.
“E come …” Semir non sapeva nemmeno cosa domandare, ma poi riprendendosi chiese:
“Vi contattò lui?”
“Ecco…” continuò la signora “Il dottor Hermann mi vide seduta su una panchina vicino al laghetto della clinica con accanto mio padre immobile sulla sedia a rotelle. Ero disperata piangevo inconsolabile. Lui mi si avvicinò sedendosi accanto. Gli chiesi consiglio, volevo che tutto finisse, tutta questa sofferenza mia e di mio padre”
La signora mentre parlava piangeva, il nipote le si avvicinò cingendole le spalle.
“Il dottor Hermann mi disse che mi avrebbe aiutato”
“E così lui in cambio di denaro l’ ha aiutata…” Semir avrebbe voluto dire ‘uccidendolo’, ma il termine gli sembrava duro, quasi orribile, quindi lasciò in sospeso la frase.
“Ispettore Gerkhan, lei insiste con la sua teoria, non ha voluto niente per sé, ha dato tutto alla clinica, disse che in questo modo avrebbe finanziato i progetti del dottor Raven. Il dottore aveva in mente di apportare alla struttura grandi innovazioni che avrebbero giovato ai pazienti con disturbi o patologie meno gravi di quella di mio padre, potevano guarire e uscire da quel posto. E  quanto al dottor Hermann posso assicurarle che è una brava persona e…”
Semir non ne poté più e letteralmente scoppiò.
“Una brava persona? Ma che sta dicendo? Quello che lei chiama ‘brava persona’ ha ucciso suo padre e sicuramente altre tre persone…molto probabilmente è malato quanto le persone di quella clinica!” replicò secco e furioso Semir, e nel contempo pensando a Ben. I loro sospetti erano tutti sul dottor Raven, se il colpevole era Hermann il suo partner era in pericolo, non sospettando il fisioterapista.

Intanto alla clinica Raven la dottoressa Zeller decise di recarsi nello studio del marito per metterlo al corrente dello strano colloquio a cui aveva involontariamente assistito la sera prima tra  Ben e Samantha.
Lo trovò seduto alla sua scrivania con le mani tra i capelli e visibilmente sconvolto. Per qualche minuto la dottoressa restò sull’uscio a guardarlo poi entrò.
“Caro che cos’hai? Mi sembri provato. Posso fare qualcosa per te?"
La moglie si avvicinò e affettuosamente gli mise le mani sulle spalle.
L’uomo mise le sue sopra quelle della moglie “Ho sbagliato tutto, Natalie, pensavo di fare come a Bochum…ho dato troppa fiducia e libertà ad alcuni pazienti, forse ho sulla coscienza la morte di Charlotte e senza l’intervento di Frederick…Robert  a momenti uccideva Benjamin…dovevo sorvegliarlo di più, meglio, verificare personalmente che prendesse i farmaci, non fidarmi della sua parola”
“Ben lo ha provocato, ha voluto a tutti i costi avvicinare Samantha, lo avevo avvisato, senza quel ragazzo Robert avrebbe continuato a prendere i farmaci”
“Benjamin non è responsabile delle azioni di Robert…mi spiace ammetterlo, ma ho fallito. Firmerò una richiesta affinché una struttura psichiatrica più adeguata lo abbia in carico…così non nuocerà più a se stesso e né a nessun altro…se si dovesse presentare in futuro un altro paziente che vuole avvicinare Samantha…in fondo la ragazza grazie a Benjamin si sta aprendo…” ma fu interrotto dalla moglie.
“A proposito del signor Beck” e la dottoressa gli raccontò dello strano siparietto a cui aveva assistito tra Ben e Samantha nella stanza di quest’ultima.
“Ma perché avrà detto una cosa simile” si chiese perplesso il dottor Raven.
“Non lo so” rispose la moglie “Comunque adesso sta arrivando anche il dottor Hermann rimanderemo la nostra solita programmazione, meglio risolvere subito la questione col signor Beck. Chiederò ad Ingo di accompagnarlo qui, faremo una bella chiacchierata con Benjamin, intanto prendo la sua cartella, vedo di contattare telefonicamente il suo medico curante, ti ricordi il nome?” chiese la moglie.
“Fraid, Freik…adesso mi sfugge, ricordo però che quando lessi la sua cartella notai che il nome non mi diceva niente a parte essere quasi omonimo di Freud…li per lì non ci feci caso, certo che se fosse …no impossibile” finì la frase scuotendo il capo, poi aprendo la cartella clinica di Ben “Ah ecco, si chiama Hartmut Freund…” e compose il numero.
Dopo qualche squillo:
“Pronto polizia scientifica sono Hartmut Freund…” rispose  senza guardare il display il giovane tecnico.
Il dottor Raven trasecolò, tutto si sarebbe aspettato, ma non che gli rispondesse la polizia scientifica.
Preso in contropiede il dottor Raven chiuse subito la comunicazione.
“Che c’è caro?” chiese quasi spaventata la dottoressa.
“Sono sicuro di non aver sbagliato nel comporre il numero…” le rispose allibito.
“Che vuoi dire? Chi ti ha risposto?”
“La polizia scientifica”
 
Quando Hartmut sentì sbattere letteralmente il telefono, lo assalì un enorme dubbio. Immediatamente cercò sul data base il numero a cui apparteneva la chiamata appena ricevuta e quando vide che proveniva dalla clinica in cui avevano infiltrato Ben cominciò a sudare freddo.
Non gli restò atro da fare che chiamare il commissario Kruger.
“Mi dica Hartmut” rispose il commissario appena le fu passata la telefonata.
“Capo…abbiamo un problema” disse quasi sottovoce Hartmut.
“Che genere di problema ? Si spieghi Hartmut” e il tono del commissario si fece severo.
“Ecco stavo elaborando un nuovo sistema di localizzazione ed ero concentrato sul mio lavoro…” balbettò il tecnico.
“Maledizione Hartmut così mi fa impazzire, arrivi al sodo” il tono della Kruger divenne  quasi furioso.
“Ho ricevuto una telefonata e non sono stato attento…”
E al povero tecnico non restò che spiegare quanto era successo pochi minuti prima.
Dopo le spiegazioni Kim Kruger chiamò subito Susanne.
“Mi dica capo” rispose l’efficiente segretaria.
“Contatti subito Gerkhan, abbiamo un grosso problema” ordinò risoluta il commissario.
 
Intanto nello studio del dottor Raven i due medici stavano visionando la cartella clinica di Ben e in quel momento sulla soglia dell’ufficio fece la comparsa il dottor Hermann.
“Qui non mi pare ci sia nulla di strano…a parte il numero…potrebbe essere stato trascritto male” concluse il dottor Raven dopo aver visionato la cartella di Ben.
“Ma un paziente per quanto malato sia…può inventarsi una storia simile? Raccontare e farsi spacciare per un poliziotto?” chiese perplessa la dottoressa, poi continuò “Sai cosa penso? Penso che il signor Beck non sia quello che dice di essere…e se fosse davvero un poliziotto?”
“E’ assurdo? “ sbottò il dottore “E poi perché? Cosa cerca qui?”
“Ti ricordi quell’agente che faceva la guardia notturna alla nostra struttura qualche anno fa, se non sbaglio ora lavora nella polizia criminale, potrei chiedergli di fare qualche ricerca, sai in fondo lui è in debito con noi, se sua madre è ancora viva lo deve a noi…” disse con fare quasi diabolico la dottoressa.
“A volte mi fai paura cara” disse quasi spaventato il dottor Raven.
“E’ vero caro, ma un poliziotto, ammesso che lo sia, nella nostra struttura non mi piace” poi la donna si avviò verso il suo studio per fare la telefonata.
Fu solo allora che il dottor Raven e la moglie si accorsero del dottor Hermann fermo sulla soglia.
“Ah dottor Hermann, avevo giusto bisogno di lei” esordì Raven “Cortesemente può dire al signor Beck di venire subito, nel mio ufficio?”
“Dottor Raven…qualcosa non va?” chiese con noncuranza il fisioterapista.
“Sì” rispose alquanto alterato il dottore “La prego faccia venire qui il signor Beck” ribadì secco il dottore.
“Ma dottor Raven, a quest’ora i pazienti stanno andando a pranzo” lo informò il fisioterapista guardando l’orologio.
“E’ vero” rispose il dottor Raven quasi sconsolato.
“Se per lei va bene gli dico di venire dopo, sarà qui fra un’ora, forse meno…il tempo di pranzare”
“D’accordo faremo così, grazie, ora può andare”
Il fisioterapista uscì dallo studio del dottor Raven, ma non si diresse subito nella sala da pranzo, entrò in una stanza di cui lui e pochi altri possedeva la chiave.
Nel locale vi erano conservati tutti i medicinali in uso nella struttura.
Senza che nessuno lo vedesse il dottor Herman entrò nella stanza , aprì un armadietto dove erano custodite diverse boccette di medicinali e ne prese una. Poi si avviò verso il refettorio.
 
Una decina di minuti dopo la dottoressa Zeller fece ritorno nello studio del dottor Raven.
“Allora?” esordì il dottor Raven.
“Ho telefonato a quell’agente di cui ti parlavo, alla polizia scientifica di Colonia lavora un certo Hartmut Freund, potrebbe essere una coincidenza, ma se non fosse così…” e lasciò cadere il discorso, non trovando le parole adatte.
Fu il dottor Raven a continuare per lei:
“Ma se il signor Beck fosse veramente un poliziotto, cosa è venuto a fare qui? Cosa cerca?” il dottore stava visibilmente alterandosi “Che sia qui…come dicono…ah sì sotto copertura? Non credo che se fosse affetto da qualche patologia…e poi dalla scheda risulta un ex insegnante…forse non sta usando nemmeno il suo vero nome”
“Questo dovremmo chiederlo all’interessato” replicò acida la dottoressa.
Il dottor Raven guardò l’orologio “Ora sta pranzando, ma fra poco sarà qui e il signor Beck o chi per esso dovrà darci molte risposte e diverse spiegazioni”
 
Era quasi ora di pranzo e Semir aveva appena ricevuto la telefonata dalla  dottoressa Kladden che lo aveva rassicurato che non ci sarebbero state conseguenze per la ‘momentanea’ fuga di Livyana e di fatto la copertura del suo collega era ancora al sicuro.
Il piccolo ispettore quindi decise di passare per casa per l’ora di pranzo, avrebbe rassicurato Livyana e avrebbe rivisto, seppur per poco la sua famiglia.
Nel pomeriggio con una scusa sarebbe andato alla clinica Raven per avvisare Ben che ora anche il dottor Hermann era fortemente sospettato.
 
Nel frattempo alla clinica Raven i pazienti stavano pranzando.
Ben, si attardò nello scegliere cosa mangiare. Voleva sedersi vicino a Samantha, conquistare ulteriormente la fiducia della ragazza e di fatto continuare la sua indagine.
Non appena la vide sedersi ad un tavolo, il giovane finì di prendersi da mangiare e si avvicinò al tavolo dove si era appena accomodata la ragazza.
“Ciao Samantha” la salutò Ben sfoderando un magnifico sorriso.
La ragazza ricambiò il saluto sorridendogli e Ben per un attimo ebbe un tuffo al cuore. La ragazza era molto bella e quando sorrideva lo era di più. Si ripromise che, quando sarebbe uscito da quella struttura l’avrebbe seguita e aiutata per quanto fosse stato possibile.
“Che hai preso di buono? Fammi vedere…” chiese curioso sbirciando nel suo vassoio
La ragazza gli mostrò ciò che aveva scelto.
“Ah però…vedo che hai già mangiato il dolce e prima di tutto…”
Samantha gli rispose di sì con un cenno della testa, sorridendogli di nuovo.
“Guarda l’ho preso anche io…anzi sai che faccio ti do anche il mio se ti va…”
La ragazza annuì soddisfatta e prese il dessert dalle mani di Ben.
“Senti dopo pranzo, ti andrebbe di fare una passeggiata nel parco, l’aria è tiepida, c’è il sole…”
Samantha annuì ancora sempre sorridendogli.
Ben a quell’ennesimo sorriso pensò a Livyana, Samantha in un certo senso gliela rammentava, quanto le mancava la sua piccola bambina.
Ma presto l’avrebbe rivista, era sicuro che sarebbe riuscito a trovare le risposte nei ‘silenzi’ e nei cenni del capo di Samantha.
Sentiva di essere sulla buona strada e vicino alla soluzione del caso.
Ben stava facendo queste considerazioni quando tra di loro, alle loro spalle comparve il dottor Hermann.
“Vedo con piacere che state facendo amicizia, direi che cominciate ad essere inseparabili…”
“E’ un problema per lei dottore? La cosa la disturba?” rispose spavaldo Ben, recitando la sua parte.
“No tutt’altro Ben…ah a proposito il dottor Raven ti vuole vedere dopo pranzo” poi cambiando decisamente discorso e guardando nel vassoio di Samantha la riprese.
“Samantha mangi troppi dolci e mangi poca verdura, anzi vedo che non hai mangiato l’insalata…guarda qua cosa ti ho portato”
E il dottor Hermann mise nel vassoio di Samantha un bicchiere di succo di frutta.
“So che il succo di frutta alla pesca ti piace molto…facciamo così, tu mangi l’insalata e poi puoi bere il succo di frutta , ok?”
Detto questo il dottore si accomiatò dai due giovani.
Samantha guardò schifata l’insalata e poi guardò Ben.
Il ragazzo allora decise di cogliere l’occasione per aumentare la fiducia che iniziava ad avere Samantha nei suoi confronti.
“Senti facciamo un patto” propose parlandole piano, sottovoce in maniera che nessuno lo potesse sentire “Io mangio l’insalata al posto tuo, e poi tu mi racconti dei tuoi amici…”
La ragazza si rabbuiò, e al contempo guardò disgustata la sua insalata.
“Dai dammi qua, senza che ci veda il dottor Hermann…”
La ragazza si illuminò e consegnò la terrina a Ben.
Poi vedendo che il ragazzo la mangiava al posto suo, gli avvicinò il bicchiere di succo di frutta che le aveva portato il fisioterapista.
“Vuoi che lo beva io?” chiese Ben.
Samantha annuì.
Ben l’accontentò e bevve anche il succo di frutta.
 
Nel frattempo mentre i due ragazzi pranzavano Semir era seduto sul divano di casa che stava parlando con Livyana.
La vedeva triste e sicuramente le mancava da morire Ben diventato ormai per lei una sorta di ancora di salvezza, il suo punto di riferimento dopo la perdita dei genitori.
“Ben quando tornerà mi farà una predica coi fiocchi” disse mogia la piccola.
“Beh non avrebbe tutti i torti. Per prima cosa non dovevi rompere il naso al tuo compagno, secondo scappare” replicò Semir.
“Non gli ho rotto il naso…” sbottò la piccola puntando gli occhi su quelli di Semir e aggrottando la fronte.
“Livyana per favore, non rimbeccare sempre, mi sembri Ben…” ma questa volta la sua ramanzina fu interrotta dal cellulare.
Prima di rispondere Semir diede un’occhiata veloce al display.
“Continuiamo dopo il discorso…” e alzandosi andò in cucina, non facendo caso allo sguardo sospettoso di Livyana.
“Dimmi Susanne” iniziò la conversazione Semir.
“Ti passo il commissario Kruger deve urgentemente parlarti” replicò seria la segretaria.
“Certo passamela”
Il commissario Kruger mise subito al corrente il suo sottoposto del madornale errore che aveva fatto Hartmut.
“Mapporcamiseria” esclamò Semir e l’espressione attirò l’attenzione di Livyana che stava passando vicino alla porta della cucina, ma di lei Semir non se ne accorse perché le voltava le spalle.
“Quel ragazzo sarà anche un genio, ma la sua sbadataggine potrebbe compromettere l’operazione…potrebbe mettere in serio pericolo la copertura di Ben…”
“Cosa pensa di fare Gerkhan?” chiese il commissario.
“Devo andare alla clinica, devo avvisare Ben, potrebbe essere scoperto, deve stare attento…anzi è meglio che lo convinca a venirne fuori, risolveremo il suo caso in un altro modo” disse chiudendo la chiamata.
Il piccolo ispettore uscì dalla cucina e velocemente mise al corrente la moglie, senza che le piccole potessero sentirlo, dopo di che salì velocemente sulla sua BMW e si diresse verso la clinica Raven.
Sperando che non fosse troppo tardi.

Angolino musicale: Paura per Ben? Al posto vostro ne avrei anche io! Canzone ispirata dai silenzi di Samantha:
Simon & Garfunkel ‘The sound of silence’(il suono del silenzio)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=4zLfCnGVeL4
Ciao, oscurità, mia vecchia amica Sono di nuovo qui per parlarti ancora Perché una visione, arrampicandosi dolcemente. Ha lasciato i suoi semi mentre stavo dormendo E la visione Che si è piantata nella mia mente Ancor rimane Dentro il suono del silenzio Nei sogni inquieti camminavo solo Vicoli stretti di acciottolati Sotto il cerchio di luce di un lampione Alzai il mio bavaro per il freddo e l'umidità Quando i miei occhi furono accecati Dal lampo di una luce al neon Che spezzò la notte E toccò il suono del silenzio E nella nuda luce vidi Diecimila persone, forse più Gente che comunicava senza parlare Gente che sentiva, senza ascoltare Gente che scriveva canzoni che le voci non potevano condividere E nessuno che osi Di disturbare il suono del silenzio…
 
  
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