Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    04/04/2016    3 recensioni
{ Storia Interattiva/ad OC | Avventura, Sentimentale | Un po' tutti | Het, Slash, Femslash | post-Gea | molto probabilmente Angst | sospensione di giudizio sull'inserimento dell'avvertimento Violenza | Iscrizioni chiuse}
Dal testo:
"La giornata era iniziata come ogni altra al Campo Mezzosangue. Erano nel pieno dell’estate sotto il sole cocente di Luglio, il cielo di un intenso e brillante blu non aveva neanche una nuvola vacante. Il Campo era nel fiore delle sue attività pomeridiane e tra figli di Apollo al poligono, figli di Ares in arena e figli di Efesto alle fucine, nulla poteva risultare più tranquillo se non un sonoro bisticcio tra fidanzati."
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ade, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A voi che nonostante tutto, state ancora seguendo
cercherò di non deludervi.
Grazie, davvero, a te che stai leggendo.

 

 










Spencer

 
Spencer decisamente non aveva dormito quella notte. Gli era giunta quasi in tempo record la notizia che Ruby Shawn avrebbe preso il posto di Leo Valdez nell’impresa, e non ce l’aveva fatta a chiudere occhio nemmeno forzatamente. A volte aveva l’impressione che il Campo Mezzosangue fosse più bravo a spettegolare che combattere, ma subito metteva a tacere il pensiero: era la sua unica casa, e tutto ciò che era rimasto della sua famiglia era lì. Guardò Emily, che dormiva beatamente nel letto e si chiese cosa sarebbe successo se non fosse tornata. Certo, lei ne era sicura, sarebbe tornata, non poteva permettersi di cedere, ma nel remoto caso in cui non ci fosse riuscita?
Sospirò con fare stanco, strofinandosi i palmi sul viso e si scostò un ciuffo di capelli scuri via dall’occhio, quella faccenda stava già diventando uno stress, e pensare che era appena cominciata non faceva altro che farla innervosire. Non smetteva di rifletterci su mentre si rigirava più volte nel letto e, quando finalmente vide i primi raggi di luce farsi spazio quasi con timore attraverso le finestre sporche e piccole della Cabina di Ares, si sentì finalmente libera di alzarsi.
Non appena poggiò i piedi nudi sul pavimento si sentì subito meglio, una piacevole scossa fresca le attraverso il corpo magro, forse un po’ troppo rispetto agli standard delle sue sorelle. Scivolò silenziosamente nel bagno per farsi una doccia, e quella forse fu la cosa peggiore. Normalmente a Spencer piaceva farsi la doccia, la rilassava sentire l’acqua scivolarle addosso come niente mentre la mente virava sui pensieri più vasti e disparati, in genere quasi sempre piacevoli. Quella volta però l’acqua non lavò via quel dannatissimo chiodo fisso che ormai quella faccenda era diventato. Ancora migliaia di interrogativi le affollavano la mente, e nessuno aveva una risposta adatta, e Chirone si rifiutava di dirglielo.
Sapeva che il Centauro non poteva parlarne per volontà degli déi, sapeva che era non gli era concesso e difatti non era con lui che ce l’aveva, ma con gli déi. Quelli già non facevano niente dalla mattina alla sera, e adesso si mettevano pure a rendere loro la situazione più complicata di quanto avrebbe dovuto essere! Le salivano i nervi a fior di pelle al pensiero, non si era accorta di star mordendo furiosamente il suo stesso labbro finché non si ritrovò a stringere la bocca ed ad esalare un sospiro pesante per riprendere la calma. E magari anche per evitare qualche bestemmia che avrebbe potuto costarle molto caro, gli déi erano anche permalosetti. E dovevano, i signorini, sennò non erano contenti!
Per una misera frazione di secondo pensò persino che, forse, l’idea di liberarsi degli déi non era poi così male. Lei stessa non aveva mai parlato con Ares, non facevano assolutamente niente se non sfornare figli e copulare come conigli, e perlopiù non facevano che peggiorare tutte le situazioni in cui si ritrovavano coinvolti. Ma no, forse era meglio così. Almeno per adesso poteva garantire per Emily così, con Edipo chissà. Dopotutto non era molto intelligente la mossa di affidare a un rancoroso eroe cieco e millenario la cui ex-moglie era sua madre il controllo dell’umanità.
Bloccò il flusso d’acqua piacevolmente tiepida riluttante, e uscì dalla doccia avvolgendosi un asciugamano attorno al corpo. Si asciugò velocemente i capelli scuri e li legò in una coda alta, mentre batteva  le palpebre per districare le lunghe ciglia dei suoi occhi scuri, intrecciate dall’acqua. Finita la complicata azione, si vestì rapidamente e uscì dal bagno. Afferrò lo zaino e si soffermò per un momento davanti al letto di Emily.
Dormiva beata, i capelli lunghi più chiari dei suoi sparsi sul cuscino, l’espressione rilassata, la bocca schiusa e i respiri regolari che muovevano dolcemente le lenzuola, nonostante fosse caldo e non ce ne fosse bisogno.  Le accarezzò dolcemente la testa, mentre si chinava a darle un bacio sulla fronte. Si era mostrata preoccupata quando aveva saputo che sua sorella maggiore avrebbe preso parte al’impresa, ma da brava figlia di Ares qual’era aveva ostentato una forza che non aveva. E Spencer la capiva, dopo aver perso la loro madre adottiva, il padre e Caleb vedere anche lei andare via era dura, ma non aveva fare niente per impedirlo. Si era limitata a degli “Stai attenta”, “Vedi di tornare viva” e, prima di andare via, le aveva persino strappato un “Mi mancherai”. Sorrise vedendola fare una smorfia del sonno, le labbra di Spencer erano state così delicate nel posarsi che non se ne era neanche accorta.
<< Ti voglio bene >> mormorò appena, poi uscì, senza voltarsi indietro.
 
Erano le sei del mattino spaccate, aveva passato sotto la doccia più tempo di quanto pensasse. Il padiglione della mensa era praticamente deserto, eccezion fatta per i semidei che sarebbero stati i suoi compagni d’impresa. Non appena partì spedita a sedersi al tavolo della Cabina di Ares, tutti gli sguardi si posarono su di lei. Sedette incurante e si accorse solo allora di essere praticamente l’ultima. Probabilmente la doccia le aveva portato via più tempo di quanto immaginasse. Ignorò, e prese invece a trangugiare la colazione, sbirciando con la coda dell’occhio i suoi compagni.
Seduta solitaria al tavolo di Ade, Katarzyna McGallin punzecchiava svogliatamente l’uovo fritto che aveva nel piatto, con la testa bassa e i capelli che le nascondevano il volto. Era vestita completamente di nero, al solito, e Spencer si chiese mentalmente che bisogno c’era di esternare i proprio malumori attraverso il vestito. La guardò scettica per un momento, lei alzò lo sguardo non appena si rese conto di essere osservata e puntò i suoi occhi color pece in quelli poco più chiari di Spencer. Si fissarono per attimi che alla figlia di Ares sembrarono infiniti, mentre la sfidava con lo sguardo a dire qualsiasi cosa, ma la figlia di Ade riportò lo sguardo sul suo piatto a fissare l’uovo fritto. Spencer roteò gli occhi, tentando di non far caso allo snervante fare timido dell’altra.
Spostò poi la sua attenzione su un Ted Smith al quale la situazione non sembrava piacere neanche un po’, con quell’espressione ancor più inacidita del solito e il sopracciglio ironico che scattò in alto non appena si rese conto del suo sguardo.
<< Vuoi scattarmi anche una foto, già che ci sei? >> sbuffò al suo indirizzo.
Negli occhi azzurri e limpidi di Theodor non c’era la più pallida traccia del divertimento che avrebbe potuto portarla a pensare fosse una presa in giro, solo un muro di ghiaccio acido quanto i succhi gastrici. Represse un ringhio e strinse la forchetta che aveva in mano.
<< Non finché sei così brutto, romperesti la macchinetta >> sibilò.
Ted non sembrò essere particolarmente colpito dall’insulto, si limitò a roteare gli occhi annoiato e la liquidò con un’occhiata gelida, di quelle che si rifilano ai bambini quando dicono qualcosa di inappropriato.
<< Vi pare il momento di litigare? >> soffiò invece Allistor che, al tavolo di Nemesi, aveva appena fatto fuori il suo piatto. << Non stiamo giocando quindi vedete di crescere un po’ >>
<< Litigare >> ripeté Ted, scettico. << certo, ma infatti ero proprio io quello che fino a poco fa bestemmiava di gran carriera solo perché Amethyst gli è venuta a sbattere contro >>
<< Stima per il ghiacciolo mestruato >> intervenne Amethyst, china su un budino, puntando il cucchiaino in alto con aria saccente.
<< E chi è che non è mestruato qui? >> ridacchiò Arthur, prendendo un sorso di succo d’arancia.
<< Tu, per ora >> borbottò Ruby accanto a Rey, al tavolo d’Efesto, mentre entrambi lasciavano perdere le rispettiva colazioni.
<< E la parte migliore è che nessuno di loro è donna >>continuò imperterrito il figlio di Ecate, incurante del commento di Shawn.
Amethyst scoppiò a ridere, Spencer sbuffò: erano quelli i suoi compagni d’impresa? Davvero? E cosa avrebbe combinato con loro? Avrebbe spinto Edipo al suicidio a suon di sciocchezze? Ma andiamo! Si appuntò mentalmente di trovare dei compagni decenti appena possibile se ne avesse avuto l’occasione. Si stava giusto chiedendo sulla propria moralità quando Arthur trafugò ogni suo dubbio:
<< Aspetta un attimo… in che senso “per ora”? >> Guardò accigliato nella direzione di Ruby, che inarcò un sopracciglio portando lo sguardo al soffitto.
<< Nel senso che se non sanguinerai da solo ti costringeremo noi a forza >> sputò Allistor. Spencer lo valutò tra le persone irritanti ma utili.
<< Ma perché litigate? >> intervenne Celestia Hoodlake, fino ad allora rimasta in silenzio, mentre mordicchiava un cupcake distrattamente. << Dobbiamo andare d’accordo per vincere e lavorare insieme, rimandiamo i dispiaceri a dopo, dai >> insistette con un dolce sorriso.
Spencer non sapeva se sbattere la testa sul tavolo o scoppiare a ridere. Ma in che favola credeva di vivere? Già il fatto in sé che la figlia di Eos fosse dotata di capelli bianchi – bianchi! Neanche stessero in un cartone animato! – rendeva abbastanza difficile prenderle sul serio, se poi si metteva anche a fare discorsi da Dalai Lama non faceva altro che peggiorare la situazione! Più ridicola di così non poteva essere almeno, giusto? Si guardò scettica intorno, alla ricerca di sostegno per questa assurda situazione, e lo trovò nel viso assurdamente scettico di Michael Tall, il quale guardava la tredicenne come se fosse appena scesa da un unicorno. Ringraziò mentalmente il cielo per quel minimo di comprensione da parte del figlio di Zeus, poi decise di darci un taglio:
<< Sei già guarito? >> chiese, rivolta a Ruby.
Il figlio di Efesto sospirò, guardandola con sufficienza. << Sono qui, tu che dici? Piuttosto, sei sicura si tratti proprio del Mont McKinley? >>
<< E’ la montagna più alta degli USA >> ribatté Spencer, punta sul vivo. << ovvio che sono convinta >>
<< Se invece si trattasse del Mont Whitney? >> domandò Allistor. << magari l’Alaska non è inclusa >>
<< E perché non dovrebbe? >> domandò Spencer, scettica. << Credo che con “grande vetta” intendesse un po’ ovunque >>
<< Se intendesse un po’ ovunque >> esordì timidamente Felicity, mentre spalmava la Nutella su un pezzo di pane. << allora dovremmo considerare la montagna più alta della terra in generale >>
<< E vorreste andare sull’Everest? In Asia? >> Spencer rimarcò molto sulle ultime parole, come a sottolineare l’assurdità della cosa, e come darle torto?
<< Ma soprattutto, ci rendiamo conto che stiamo prendendo in considerazione l’idea di scalare l’Everest? >> Diede man forte Ted.
<< Tutto è possibile >> rispose Allistor. << dopotutto I Sette sono andati in Grecia. >>
<< Ma la Grecia è un altro discorso! E’ lì che sono nati i nostri genitori >> replicò Celestia.
<< Ma cosa c’è che non va? Dai, è forte andare da qualcuno e dirgli che sei stato sull’Everest. Tipo “Ehi, ieri ho fatto trekking e sono esausto!” e allora io “Oh, come ti capisco. Io sono stata sull’Everest, pensa un po’, a stento sono riuscita a tornare a casa!” >> Amethyst partì in quarta mentre addentava distrattamente la mela, dando sfogo alla sua naturale parlantina e ignorò bellamente le occhiatacce che Spencer e Allistor le rivolsero.
Arthur sembrò essere d’accordo. << Appunto, me teniamola come ultima risorsa. Sì che abbiamo la stufa umana >> e qui indicò Rey. << ma una cosa per volta >>
<< Io non ho bisogno di una stufa, tanto meno è un problema se rimaniamo con il Mont McKinley >> intervenne Ted. << In Alaska mi sarebbe anche più comodo >>
Arthur inarcò un sopracciglio: << Perché la cosa non mi sorprende? >>
John mugolò la sua disapprovazione strofinandosi le mani. << Ma se invece la grande vetta fosse soltanto una collinetta a caso da quattro soldi senza neve e tutta erba che non superi i mille metri dal mare? >> tentò speranzoso, rabbrividendo alla sola idea di tutto quel freddo, le rocce appuntite e spigolose se non di peggio. Tipo voragini. Spencer si prese la nota mentale di spingerlo dentro una a caso e fingere sia stato un incidente.
<< No >> ribatté Ted, secco.
<< Wow, ti ha freddato! >> esclamò pungente Amehtyst, ridacchiando neanche tanto velatamente.
<< Beh John, se proprio vuoi dell’erba ho qualche amico… >> iniziò Arthur, ma venne bruscamente interrotto dallo sbuffò impaziente di Spencer.
<< Okay okay, abbiamo capito. Forse potremmo dividerci e analizzar- >>
<< Quindi vorresti mandare alcuni di noi in Asia? >> domandò Micheal, inarcando un sopracciglio. << Io non sono una cima in geografia, ma non è un poco troppo lontanuccia per i nostri standard? >>
Allistor sbuffò. << Non vedo dove sia il problema. Sei figlio di Zeus, hai il paparino che è il Re degli déi, non dovrebbe essere difficile per uno come te >>
Micheal lo guardò incredulo. << Ma cosa diamine dici? >>
<< Un mucchio di cazzate >> tagliò corto Spencer, liquidando con un’occhiataccia il figlio di Nemesi.
<< Secondo me dovremmo organizzarci meglio >> intervenne Rey, incerto. << mentre noi parliamo Demetra sta facendo appassire il mondo, la furia di Ade aumenta e Persefone rischia sempre di più. Quindi dobbiamo essere veloci e non abbiamo tempo per analizzarli tutti, né tantomeno possiamo dividerci perché la profezia altrimenti non ci sarebbe >>
<< E’ la profezia stesse a dividerci >> ribatté Amethyst.
<< Non in quel modo però >> disse Celestia. << Secondo la profezia ci saranno un figlio di Efesto, uno di Ecate e uno di Chione che impediranno a Demetra di far appassire il mondo, quindi… >>
<< Probabilmente Arthur, Ted e Rey dovranno convincere Demetra a smetterla >> propose Micheal. << Mentre io, John, Ruby e Allistor dovremmo salvare Prsefone sul Monte Whitney >>
<< Mont McKinley >> corresse Katarzyna.
Il figlio di Zeus agitò la mano con noncuranza. << Sì, quello. >>
<< Secondo me dovrebbe essere Ruby a venire con noi e Rey con voi >> rifletté Arthur.
<< Artie, apprezziamo i tuoi tentativi di flirt verso Shawn che, come figlia di Eros, apprezzo molto anche in momenti critici come questo, ma ora come ora devi pensare con la testa e non con l’amichetto che hai in mezzo alle gambe >> replicò Amethyst, sorridendo all’espressione indignata del figlio di Ecate.
<< Per tua informazione, anche il mio amichetto lì ha un cervello, e forse è anche più intelligente di me >> esordì lui, punto sul vivo, ovviamente ignorando il commento di Ruby (<< Spiegami cosa non è più intelligente di te >>). << ma non era quello che intendevo. Rey ha il dono del fuoco e su una montagna come Mont McKinley mi pare cento volte più utile di Ruby, senza contare che nella prima parte nomina il martello rovente e nella seconda il fuoco in sé e a meno che non mi sfugga qualcosa, Shawn non ha il dono del fuoco.>>
Ruby annuì stancamente. << Sì, presumo abbia ragione. Almeno chi va a monte ha una stufa >> e indicò Rey con il pollice.
<< M-ma io non so controllare… >> esordì Ruby, ma fu interrotto da Spencer.
<< Parker, noi non staremo a correre dietro alle tua stupide insicurezze adolescenziali, chiaro? Imparerai sul campo. >> Spencer aveva usato un tono molto più brusco di quanto volesse, e lo capì da come Rey abbassò lo sguardo, ma non si abbandonò troppo ai dispiaceri, si limitò a darsi un contengo più ragionevole: dopotutto Sel da una parte aveva ragione, almeno per gli inizi di quell’impresa dovevano andare d’accordo. << Fidati, non c’è modo migliore che fare pratica per imparare. Sul serio. >>
Rey annuì, poco convinto. Spencer pensò fosse solo questione di tempo: non poteva certo rimanere così incapace per sempre. Si mordicchiò il labbro, pensierosa. Doveva seriamente pensare a come trasformare quei patetici cocci in un bel vaso o non avrebbero mai avuto successo, e lei non ci stava proprio a farcela per un misero pelo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 



 

Katty

 
 
Katarzyna non se l’era proprio sentita di spiccicar parola durante tutto il discorso. Si era limitata ad annuire ogni tanto, ma se non correggere Micheal Tall non aveva detto nulla. Le sue ipotesi non erano tanto diverse dalle loro, qualsiasi cosa volesse dire gli altri si erano già espressi al suo posto, quindi perché sforzarsi? Era sempre stata abbastanza taciturna, quindi nessuno si era particolarmente stupito del suo silenzio.
Ma la verità era che non smetteva di pensare a quella strana sensazione che non riusciva a scrollarsi di dosso sin da quando si era svegliata nell’infermeria. In un primo momento aveva attribuito tutto al malessere o a una strana influenza esercitata da Edipo o Persefone, ma troppo tardi si era resa conto che quelle sensazione era una sorta di attrazione. Non avrebbe saputo spiegarlo a parole nemmeno volendo, ma era come se una parte di lei fosse strettamente richiamata da una presenza invisibile. Non sapeva bene dove, o come, da chi o da cosa, ma aveva questa voglia, questa smania che le faceva contorcere lo stomaco ogni volta che sapeva di non poter accontentare l’istinto, quel senso d’angoscia e quel blocco d’ansia… e lei odiava sentirsi così, ma non poteva farci proprio niente: sebbene volesse accontentarsi non sapeva proprio come fare. Non aveva idea di dove andare o di cosa fare, e il suo istinto non era affatto d’aiuto. Tuttavia aveva il presentimento non fosse una buona cosa, né un giochetto.
Non era riuscita a mandare giù neanche un boccone a colazione, le si era chiuso lo stomaco e anche il solo pensare di mangiare con quel pressante blocco al petto era impensabile: le faceva venire la nausea. Aveva notato l’occhiata di Spencer poco prima, e a dire il vero non aveva proprio voglia di fissare gli occhi scuri dell’altra. Sapeva che Spencer era una ragazza intelligente, e non voleva correre il rischio di farle intendere che nascondesse qualcosa perché sì, non aveva la minima intenzione di parlare a qualcuno di quella sensazione. La fiducia non era una sua gran virtù, non si era mai fidata tanto della gente, abituata com’era a ritagliarsi uno spazio di solitudine forse più presente di quanto volesse ammettere.
Per questo forse, non si accorse che, persa com’era nei suoi pensieri, Celestia Hoodlake le si era avvicinata.
<< Buongiorno! >> esclamò allegra la più piccola, facendola sobbalzare.
Katty la guardò, sorpresa, ma riuscì comunque a ricambiare il saluto: << Ehi… >>
La figlia di Eos non si lasciò scoraggiare dal saluto abbastanza piatto, al contrario sorrise dolcemente a Katarzyna che, da parte sua, non poté evitare di lasciarsi sfuggire una stirata di labbra a sua volta. Celestia le era sempre piaciuta, era appena una ragazzina ma sapeva bene come farsi amare. Con quei capelli color neve le dava quasi l’idea dell’immagine stessa della purezza, e quasi le pareva strano che avesse un fidanzato come Austin, ma sinceramente non la sorprendeva: con quel sorriso che si ritrovava, Katty era certa che tra qualche anno avrebbe fatto strage di ragazzi.
<< Come va? >> domandò piano la figlia di Eos, fissandola con quei suoi grandi e particolari occhi.
Male. Malissimo. Ho la nausea, non so cosa fare ma so che devo fare qualcosa, non riesco a mangiare e ho ridato la vista a un semicieco. Ma a parte questo, sono solo un po’ stanca, tu?
Katty si morse il labbro, rifiutandosi categoricamente di rivelare tutto ciò alla tredicenne, e sforzò un sorriso raggiante, di quelli che solo la figlia di Eos e qualcun altro avevano visto sul suo visto.
<< Bene. Anche se potrebbe andare meglio, ma credo sia solo un po’ d’ansia, sai, stiamo partendo per un’impresa >>
Il suo sorriso dapprima finto, prese una piega decisamente più naturale quando Celestia ridacchiò e le si avvicinò nel percorso che portava al furgone del Campo, lasciando sfiorare le loro spalle.
<< Potrebbe andare meglio >> concordò, annuendo. << però, sai, mi fa piacere tu stia bene. Mi sono preoccupata quando ho sentito quello che è successo… >>
E alla figlia di Ade in quel momento dispiacque terribilmente per lei: era una ragazzina così dolce, come ci era finita là in mezzo? Era una delle poche persone che Katty poteva dire davvero di conoscere e dalla quale si era lasciata esplorare nei lati più reconditi del suo carattere. Una delle poche che davvero aveva avuto il privilegio di vedere la sua parte più solare e reattiva, una delle poche che poteva dire di conoscere davvero Katarzyna McGallin, la ragazza spensierata che era stata stroncata dalla morta prematura della madre.
Le si strinse il cuore al pensiero: Krystyna era decisamente troppo giovane per morire, eppure un incidente d’auto se l’era portata via indifferente alla sua storia, a ciò che aveva passato, al fatto che lasciava alle sue spalle una figlia troppo piccola per rimanere da sola. La morte. Proprio il suo elemento, proprio ciò con cui suo padre era più affine, gli aveva portato via la sua infanzia, il suo sorriso, la vera lei. Gli aveva portato via tutto, senza che lei potesse protestare, lasciandola da sola e in balia di un orfanotrofio. La morte l’aveva tradita, suo padre l’aveva tradita, sua madre l’aveva abbandonata, la vita delusa. E Katty sapeva che non era giusto dare la colpa ad Ade di tutto ciò… ma non poteva proprio farne a meno. Aveva sedotto sua madre, l’aveva abbandonata, le aveva rovinato la vita e, infine, se l’era portata via nel peggiore dei modi… e se non si poteva fidare di un uomo che avrebbe dovuto essere suo padre – un padre che non aveva mai incontrato, con cui non aveva mai parlato e da cui a stento era stata riconosciuta – di chi altri poteva fidarsi davvero? Se lo chiedeva, spesso. E si dava sempre la stessa risposta:
Nessuno.
Non poteva fidarsi di nessuno. Lei, che era sempre stata quella bambina spensierata, giocosa e solare con un bel futuro roseo davanti a sé, adesso altro non era che la dark di turno. L’unica cosa che ci si poteva aspettare da una figlia di Ade, eppure non le importava davvero di questo.  Semmai avesse avuto l’occasione di liberarsi dei ricordi, di liberarsi di quell’aura oscura che le alleggiava intorno, l’avrebbe fatto. Davvero. Ma se ciò comportava dimenticarsi di sua madre allora preferiva rimanere la tenebrosa dark che vedevano tutti. Era la difesa migliore che conoscesse, l’unica maniera che le impedisse di ferire ed essere ferita a sua volta, l’unica finestra per poter respirare aria buona senza soccombere all’odore di sangue che avrebbe sprigionato il suo cuore ad ogni tradimento. Se fidarsi significava semplicemente questo, allora preferiva rimanere sola.
Meglio soli che mal accompagnati.
Aveva pensato, all’inizio. Eppure quando un raggio di sole – o meglio, una vera e propria aurora boreale – si era scontrata con il suo mondo di tenebre aveva iniziato a dubitarne. Ha solo tredici anni, si diceva, crescerà. E quando lo farà ti ferirà anche lei, eppure le sembrava così dannatamente… difficile. Celestia era l’emblema dell’innocenza, le pareva quasi impossibile la sola idea che potesse far del male a qualcuno… ma le persone cambiano. Spesso in modo radicale, come lei.
Tuttavia alla fin fine, si sa, dopo aver assaggiato un po’ di luce si cade in dipendenza, e figuriamoci se era un’aurora. Ancora peggio. E almeno per questo, Katarzyna aveva deciso di rischiare. Aveva deciso di riporre una parte di lei nelle mani di una ragazzina e non ne aveva nemmeno paura. Quando  sarebbe cresciuta al punto da non essere più così… Sel, se ne sarebbe riappropriata. Per ora però si era concessa il lusso – che stava a poco a poco prendendo le sembianze di vizio – di affidarsi a lei. Dopotutto era per metà umana, per la miseria!
Tra un pensiero e l’altro erano arrivati al minibus del Campo Mezzosangue. Sel e Katarzyna furono le ultime ad arrivare, trovando ad accoglierle un silenzio piuttosto insolito.
<< Che succede? >> domandò Sel, rivolta a Felicity.
La figlia di Dioniso prese a torturarsi una ciocca di capelli distrattamente e fece una smorfia: << Qualcuno deve guidare >> disse, come se quello spiegasse tutto.
Accanto a lei, Rey annuì, e fu quel gesto che scoppiò il caso perché Amethyst sembrò accorgersi di lui solo in quel momento, e gli puntò il dito contro, determinata.
<< Rey! >> esclamò, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. << E’ vero che preferiresti che guidassi io piuttosto che il nostro Ginger Snaps* qui accanto? >>
Rey arrossì di botto e abbassò deciso il capo, borbottando cose non bene identificabili per poi sfociare solo nella frase << Per me è la stessa cosa… >>
<< E’ un sì! >> trillò la figlia di Eros, incurante.
<< Cotton, lui non ha detto assolutamente niente, e adesso togliti di mezzo, guido io. >> Allistor sembrava davvero sul punto di perdere una volta per tutte la pazienza, dato come stringeva convulsamente la mano attorno all’elsa della spada.
Amethyst però sembrava tutt’altro che intimorita, al contrario sorrise. << No. Non sei certo l’unico ad avere diciotto anni Al, cosa credi? >>
<< Non chiamarmi Al >> sputò il figlio di Nemesi, minaccioso. << Potresti anche essere un pilota di formula uno ma non ho la minima intenzione di entrare in macchina con te alla guida. >>
La bionda mise su un cipiglio severo e portò le mani sui fianchi: << Sei un bambino cattivo, Al, non si dicono queste- >>
<< Guida Loganach >>
Una voce decisamente irritata interrupe la lite che sicuramente sarebbe sfociata nel finire nei peggiori dei modi, e tutti si voltarono verso Ted, che si stava stringendo la radice del naso tra le dita.
<< E perché lui? >> Ma la figlia di Eors ovviamente non si decise a demordere.
Ted le rifilò un’occhiata piena di stizza, irritazione, esasperazione: << Perché sì. Adesso, di grazie, porta il tuo culo sul furgone e dà le chiavi a Loganach. >>
<< Altrimenti? >>
<< Altrimenti vi mando a letto senza cena >> sbottò il figlio di Chione, sarcastico. << Basta! Avete rotto, salite e stop, non me ne frega niente di chi guida perché se crepo la prima cosa di cui mi pentirò sarà aver assistito a questa scena al posto di salvarmi il culo da solo. >>
Katarzyna in quel momento fu certa che nonostante tutto quello che dicevano di lei, nonostante il fatto che l’immagine che gli restituiva lo specchio era quella di una emo a cui non fregava più nulla di niente e di nessuno, nonostante tutto, fu sicura che lei e Ted non sarebbero mai potuti essere amici. Nel suo tono c’era così tanto veleno che persino lei aveva sentito un sapore acido in bocca. Sel non sembrò averlo notato, sorrise dolcemente e la invito con un cenno della testa a salire. Beata lei che aveva mille altri pensieri in testa.
<< Dai ragazzi non fate quelle facce lunghe >> esclamò Arthur allegro. << infondo è solo un viaggio in macchina, che può succedere? >>
 
 
 
Mezz’ora di macchina dopo, il minibus era fuori strada, incastrato in un fosso e pericolosamente incrinato. Se la testa di Katty non si era spaccata sul cruscotto nell’impatto, lo doveva solo al corpo di una ringhiante Spencer che aveva attutito la caduta.
<< Dicevi, Jennings? >> chiese retorico Micheal, ancora appeso al sedile per la cintura.
<< La prossima volta non dire niente, Arthur, per favore >> borbottò Felicity, strisciando fuori aiutata da Rey, che per metà era già fuori e le teneva la mano. Come ci fosse arrivato Katty non lo aveva visto, forse era caracollato giù quando si era aperto il portellone.
Arthur ridacchiò nervosamente, ignorando gli sguardi omicidi di molti dei presenti e si limitò a cercare una via d’uscita. Sfortunatamente, o forse no, l’unica via era passare sopra a Ruby, incastrato tra il finestrino, Sel e Allistor ammucchiati. Quest’ultimo teneva lo sguardo basso, Katarzyna pensò che stesse solo cercando di controllare la rabbia, cosa non biasimabile, soprattutto per un tipo come lui; e il calcio che Arthur gli aveva quasi tirato non sembrò aiutarlo, dato che inspirò forte dal naso. Nel mentre il figlio di Ecate, incurante, strisciò letteralmente addosso a Ruby e tentò di uscire dal finestrino, il minibus si piegò pericolosamente in avanti e Ruby imprecò in greco antico.
<< Sta attento, genio! Non lo vedi che stiamo pendendo? >>
<< No >> rispose Arthur con fare ovvio, Ruby aveva il suo bacino praticamente in faccia. << da questa posizione proprio no. Tu che vedi? >>
La faccia di Ruby assunse un'espressione funerea, mentre gettava un'occhiata rassegnata alla braghetta dei jeans del rosso. << Mezzo centimetro >> rispose lapidario.
Amethyst scoppiò a ridere, scatenando una volta per tutte l’irritazione di Allistor. << Basta con questi giochetti scemi e uscite! Lentamente >> sibilò.
All’improvviso, Katty sentì una voce di sottofondo costante che non accennava a smettere, agitata, impaurita e ripetitiva come una preghiera, come un mantra, che ripeteva le stesse cose all’infinito. Aggrottò le sopracciglia, cercando di identificare il rumore.
<< Sta zitto Greenwood! >> sbottò allora Michael, impegnato in una lita con la cintura.
La figlia di Ade allora lo riconobbe: John continuava a cantilenare parole che identificò come: << Moriemotuttimoriremotuttimoriremotuttimoriremotutti >> e ciò non era neanche lontanamente rassicurante, non come avrebbe voluto.
Francamente, Katarzyna avrebbe ardentemente preferito che tacesse, per fortuna c’era Ted, che lo afferrò per il collo della maglia, tentando si seguire Felicity fuori dal portello.
<< Chiudi la bocca, non potremmo morire neanche per sbaglio con una caduta del genere >> sospirò, non sortendo l’effetto voluto su John, che continuava a mormorare fissando amareggiato il ginocchio sbuffato. Certo che i figli di Afrodite erano dei veri pezzi di cristallo…
<< McGallin, potresti gentilmente toglierti di dosso? >>
Il grugnito sarcastico di Spencer, ancora schiacciata tra lei e il cruscotto, la riportò alla realtà, ma la sua mente non ci mise molto a riperdersi in un bicchier d’acqua andando alla deriva con ben altri pensieri, diversi dal fatto che la sua scarpa era incastrata sotto il sedile.
<< Usciamo e lasciamo qua il minibus? >>
Spencer fece una smorfia. << Non abbiamo molta scelta >> sospirò. << hai idee migliori? >>
Katarzyna la fissò pensierosa per diversi secondi, poi annuì. Si sistemo meglio in equilibrio e, scostandosi una ciocca di capelli, prese a concentrarsi escludendo tutti i rumori esterni. Una forte fitta le stava artigliando lo stomaco, un crampo doloroso ma sopportabile, si concentrò sulla terra. Pensò a suo padre, pensò a sua madre, pensò a quanti ci erano rimasti in situazioni peggiori della loro, pensò alla morte. Avvertiva il sudore renderle la schiena appiccicaticcia e la fatica prendere a gravarle addosso, ma non demorse.
Lentamente, molto lentamente, il furgone si mosse e tutti si zittirono. Sel si affacciò al finestrino e sbarrò gli occhi, Allistor la imitò, ma invece si voltò a guardarla. Rey e Felicity, ormai fuori, indietreggiarono mentre i restanti rimasero semplicemente immobili, in attesa. Una forte scossa li percorse, poi il minibus prese a risalire fino ad esser del tutto fuori dalla fossa, quanto bastava ad Allistor per fare manovra.
Cadaveri putrefatti privi d’occhi attorniavano il furgone, erano qualcosa come una decina, se non di più. Erano sporchi di terra e portavano vesti rinascimentali, si chiese se fosse stato scomodo per loro riaffiorare dal terreno per uno stupido incidente stradale.
Lasciarono cadere con dolcezza il furgone e presero a radunarsi fronte alla macchina con una velocità sorprendente, per essere zombie. Con un inchino formale a Katarzyna, si allontanarono e vennero inghiottiti dalla terra con rapidità impressionante, come se non fossero mai esistiti. Unica testimonianza i segni di pneumatici sul terreno.
Tutti si voltarono a fissarla, Felicity e Rey addirittura tornarono dentro per assicurarsi fosse tutto okay, cadde il silenzio generale. Katarzyna avrebbe voluto dicessero qualcosa, qualsiasi cosa. Non voleva avessero paura di lei, si voltò agitata verso Sel, e fu felice di vedere in lei non paura, ma meraviglia. Difatti, fu lai a rompere l’atmosfera battendo le mani entusiasta:
<< E’ stato fantastico Katty, sul serio! Abbiamo iniziato il viaggio da nemmeno mezz’ora e ci hai già salvati tutti! >>
Accennò ad un sorriso, lei non era come gli altri. Sel era diversa, Sel era sua amica. Poi, vinta dalla stanchezza, cadde e perse i sensi.

 
 
 












*= Ginger Snaps, conosciuti in Italia come biscotti allo zenzero. Il perché Amy soprannomina Allistor in quel modo nasce dal termine inglese ginger per definire i ragazzi dai capelli rossi, e beh… Allistor ha i capelli rossi.











 
Angolo Autrice
Ehilà! Sì, forse voi non ci credevate più, ma invece eccomi qua!
Chiedo venia, ma tra dipendenze, scuola, problemi familiari, scuola,
famiglia in generale, scuola, malattia e scuola Enapay è letteralmente scesa livello rasoterra :/
Ma come vedete non vi ho abbandonato, ed ecco qua un altro capitolo!
lo so, il finale fa alquanto cagare ma lo scritto tuttto oggi ^^"
Spero di aver approfondito almeno un po' queisti due OC :3
Quello di Katty è più narrativo, e soprattutto questo capitolo è molto... frastornato.
Niente di inquietnate o misterioso... solo un inizio.
Una scenata a dir poco ridicola, lo so...
Ma ha un suo perché, ve lo assicuro.
E' un capitolo più o meno di transazione,
dal prossimo cominceremo ad approfondire i pensieri,
e forse se riesco pure un po' d'azione...
Ma per ora è una camomillata... I'm sorry per avervi presentato questo cagata.
Spero comunque abbiate apprezzato lo sforzo, l'ho fatto un po' più lungo apposta per questo.
Mi scuso poi per gli errori perché il capitolo non è stato betato, causa pigrizia ^^"
e, ultima scusa e poi vi lascio in pace, giuro: scusate se non ho risposto alle recensioni.
Vi assicuro che alle prossime risponderò :3
Se ci saranno, obv. Spero di sì ^^"
Okay, ora vi libero dalla mia insistente presenza e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate :3
I prossimi POV saranno di.... *rullo di tamburi*
Arthur Allistor!
Due dei personaggi più influenti insomma :3
Fatemi sapere, alla prossima, che purtroppo non sarà tra breve.
Grazie ancora per il sostegno e per non avermi abbandonata <3



 
Baci
Konan
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Sabaku No Konan Inuzuka