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Autore: DelilahAndTheUnderdogs    04/04/2016    2 recensioni
Sono passati otto anni da quando Kibum ha lasciato la Corea per il Brasile e studiare lingue lì anziché a Seoul – pur di non avere altri guai.
Otto anni in cui G-Dragon la sogna e si interroga se ha fatto bene a lasciarsela scappare come se niente fosse, come una ladra che si dilegua con la refurtiva – il suo cuore.
Come reagiranno gli altri membri della band? E, soprattutto, riusciranno i due giovani a rivedersi?
***
Dal testo:
“La mente s’annebbia, perdi i sensi ma nel subconscio c’è lei – ci sarà sempre lei, anche quando non lo vorrai, quando farà abbastanza male da non reggerti in piedi, quando tutto sembra confuso e non desidererai essere in quella posizione.”
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Seungri, Taeyang, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Of Monsters and (Wo)Men'
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“Buon Natale, Missus Stein”
“Noi festeggiamo Hanukkah, ma grazie lo stesso, Miss Phelan”
- Kathryn Stockett, L’aiuto.

 

I.

Il primo giorno non si scorda mai – soprattutto se menti per metà: Kibum ha detto al suo capo di essere cresciuta fino all’età di tre anni in Brasile – con la madre e le due sorelle più piccole – ma che era nata a Itaewon e poi ritornata a Seoul per tutto il resto degli studi scolastici.
Ne hanno dedotto che fosse straniera, perché guardatela lo è, praticamente: è faticoso come impiego (barista, chi l’avrebbe mai detto!) … uomini di mezza età che la scrutano di sottecchi come se fosse una pietanza esotica, donne anziane che si complimentano della sua pronuncia – non lo sapranno mai, non lo sapranno mai.
Le mancano i ragazzi brasiliani che le fischiano per strada – magari facendole qualche apprezzamento spinto – i bambini di strada chiamarla ainocô, dire obrigada quando ringrazia chi l’aiuta o rivolgersi ai suoi amici con quel você srotolato come cioccolata che si scioglie in bocca.
Quel che non le manca di certo sono le percosse violente di João – ha paura che la trovi, ci riesce sempre.
Arrivano due ragazzi sulla ventina circa – o forse un po’ di più – e già sente che qualcosa non va – il tanfo di sakè e birra arriva fino al suo naso.
Anyoung haseyo” accenna un sorriso e fa un inchino profondo come la sua mamma le ha insegnato.
Uno dei due sussurra: “Scimmia”
“Prego, come m’ha chiamata?” reagisce educatamente Kibum – e dentro brucia cento soli.
Le si avvicina pericolosamente: “Dacci un tavolo per due e portaci da bere qualcosa di forte” e le allunga la carta di credito.
Non ha nemmeno il coraggio di guardare il nome di quel insolente barbagianni spennacchiato.
Lacrime trasparenti attraversano ogni fibra del suo corpo – ma i suoi occhi emanano tuoni e lampi incessanti.


 

II.

Il nome sul cartellino lo nota benissimo, il nostro caro, carissimo Taeyang – ma l’ha già dimenticato: i seni della ragazza sembrano colline morbide, invitanti e irrimediabilmente scuri.
È carina, anzi no: è mozzafiato – ha delle curve che, oh mio Dio, vorrebbe accarezzare e venerare. In realtà non la vede, la sua mente è annebbiata e gli tira di sicuro un brutto scherzo.
Cos’è che aveva detto Taeyeon su Alicia Keys, in quell’intervista?
Ah, sì: che è bella, per essere nera.
Ma lei, quella ragazzetta, rimane comunque una scimmia e questo non glielo toglie nessuno.
Li raggiunge col vassoio in mano e due gin a testa – quel posto è troppo sofisticato e dal sapore europeo, per i suoi gusti.
Kim Won-sik vomita sul pavimento e arriva di fretta e furia la ragazza – che Iddio ce ne salvi, Taeyang!
Guarda ipnotizzato gli oscillamenti del petto abbondante, stipato in un reggiseno  medico – la bava alla bocca per completare il quadro della situazione.
Continua a bere il suo gin e nulla traspare negli occhi castani di lei, bassi sul casino liquido di Won-sik.


 

III.

“Sono a casa!” urla Kiunseo entrando velocemente nell’appartamento.
Kibum è in cucina che traffica col pentolame presente nei scafali immacolati.
“Cosa prepari?” la più piccola annusa l’aria come a captare qualche profumo particolare.
“Ramen e acarajè” Kibum è talmente indaffarata che non presta dovuta attenzione alla sorellina – sorellina per modo di dire, eh – “com’è andata oggi a lavoro?”
“Mah, non si trovava più un cantante: alla fine era a casa di sua madre, si sentiva poco bene”
“Ma la casa discografica per cui lavori, tipo, non è una specie di Hunger Games?”
“No, quella è la SMTOWN. Ah, quindi hai visto il film?”
“Beh, veramente ho letto i libri” risponde piccata la riccia.
“Okay, okay. Cos’hai?”
“Solo … niente, lascia perdere” e inizia a servire la cena a tavola.
“No, ora mi dici cos’è successo, Kibum-ssi!”
“Nah, non importa” Kiunseo la guarda caustica, non le crede “sul serio” asserisce Kibum, sostenuta.
“Se la metti su questo piano, va bene. Ah, ho i biglietti per il MAMA”
“Tu cosa? Oddio, Kiunseo-ssi, sto andando in iperventilazione” la sua contraddizione sono i MAMA: li adora come una matta.
La musica è live, per i colori e per le persone non asiatiche che vi partecipano (specialmente se erano ballerine e ballerini) ma soprattutto per Hyolin, la sua celebrity crush per eccellenza ma purtroppo declassata al secondo posto da Avi Kaplan dei Pentatonix: Clara, la ragazza del negozio di fiori dall’altra parte della strada, glieli aveva fatti ascoltare due settimane prima e le fatto vedere un paio di video musicali e si era subito innamorata di loro cinque (anzi, ha perduto la testa per uno in particolare … un tizio che porta la barba, i beanies e ha la voce profonda).
“Allora, ci vuoi venire o no?” il tono di Kiunseo è ridanciano.
“E me lo chiedi? Non vedo l’ora!” dice Kibum con altrettanta verve.

 

IV.

“Pronto per il grande giorno?” ti chiede T.O.P con un filo di voce.
Ovviamente si riferisce ai MAMA, a cos’altro sennò?
Aspiri la sigaretta e sai che la tua ossessione per lei, invece di diminuire, è aumentata drasticamente.
Ti passi una mano fra i capelli, tra l’altro tinti di un colore assurdo: rosso sangue.
“Sì” rispondi con un tono altrettanto basso.
“A cosa pensi?”
“A come dev’essere il cielo in Brasile, in questo momento” espiri il fumo, una nuvola bianca avvolge l’aria fredda – una serata qualunque, passata su un tetto qualunque di un qualunque edificio (se non fosse per il fatto che quel edificio non è altri che la casa discografica di cui fai parte con altri quattro ragazzi, ora amici tuoi).
“Io e Seungri abbiamo deciso che dobbiamo ritrovarla e farvi incontrare di nuovo”
“Tu e Seungri? Davvero?” chiedi sarcastico al tuo migliore amico “Non avete pensato che è forse meglio che vi facciate una spaghettata di cazzi vostri?”
“Se fosse per te, non la cercheresti neanche!” ti accusa con veemenza.
“C’ho provato ma ha fatto perdere le tracce. Furba la ragazza, anche troppo” lo guardi con vergogna “in poche parole, ho gettato la spugna Seung-hyun”
“Quale momento migliore di questo? Potrai fare un appello ai MAMA!”
“Magari neanche li segue” sbuffi con impazienza.
“Bah, tentar non nuoce”
“Sai una cosa?”
“Dimmi”
“Fottiti” e ridete come due dodicenni – ma son ben otto anni che il tuo cuore si sente preadolescente al solo pensiero di lei, della tua Kibum.

 

   
 
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