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Autore: Giulz95    05/04/2016    0 recensioni
“Tu non sai un cazzo di me.” Sostengo il suo sguardo alzandomi sulle punte e abbasso la voce ad un sussurro. “Quello che è successo al CCM non mi rende automaticamente una tua responsabilità e non ti da il diritto di prendere le mie scelte.”
Daryl risponde con altrettanta rabbia.
“Credi che l’abbia fatto per te?!” Faccio un passo indietro per impedirgli di avvicinarsi. “Non l’ho fatto per te!”
“No, l’hai fatto per te stesso, perché sei un egoista bastardo, e non ti rendi conto di quello che mi hai tolto!” Lo spingo all’indietro, e devo controllarmi per non urlare.
“Stai dando a me dell’egoista quando eri quella che voleva abbandonarci tutti per farti saltare in aria! Non hai pensato a quello che avresti lasciato indietro?!”
“Non avrei lasciato indietro niente, perché voi non siete niente! Ti comporti come se stessimo giocando all’allegra famigliola in vacanza, quando queste sono le stesse persone che hanno fatto uccidere tuo fratello!”.
“Chi cazzo se ne frega di loro?! Me! Avresti lasciato indietro me!”

Seconda stagione e seguito di Tell it to the frohs
Enjoy!
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Devil's backbone'
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Scendo dal Winnebago dopo Glenn e l’intero gruppo ci raggiunge. Shane si avvicina a Dale, rivolgendoglisi senza guardarlo.
 
“Problemi, Dale?”
 
“Solo il piccolo imprevisto di rimanere in mezzo al nulla senza speranza di…” L’uomo si interrompe voltandosi verso Daryl, che improvvisamente inizia a rovistare nel bagagliaio della macchina più vicina. “Ok, è una stupidaggine.”
 
“Figurati se non trovi un radiatore qui.” Il cacciatore non si volta. “Possiamo trovare un sacco di roba.”
 
“Sifonare un po’ di benzina.”
 
“Magari dell’acqua.”
 
“O del cibo.”
 
“Questo è un cimitero!” Lori interrompe la scia di voci speranzose e tutti si voltano verso di lei ripensandoci.
 
“Ai morti non serve niente di queste cose.” La donna si volta verso di me. “A noi sì invece.”
 
“D’accordo, facciamo in fretta.” T-Dog fa il giro del camper per recuperare le taniche di benzina. “Forza, gente. Prendiamo quello che riusciamo a trovare e andiamocene.”
 
Il gruppo si sparpaglia. Lori, Carol e i bambini in una direzione, Daryl e T-Dog in un’altra, Glenn e Dale iniziano a lavorare sul radiatore del camper mentre Andrea e Rick rimangono vicini al veicolo fumante. Io non mi muovo. Non riesco a distogliere gli occhi da quello che speravo di non dover rivedere mai più. Salgo sul camper recuperando l’arco e scendo di nuovo attraversando la striscia di verde che separa le due carreggiate. Più mi avvicino più una parte di me stessa mi urla di girare i tacchi e allontanarmi, ma devo farlo. Se nessuno è entrato dopo di noi ci sono delle cose che possono servirci. Acqua, cibo, medicine. Devo farlo.
 
La porta laterale è spalancata, così come l’avevamo lasciata durante la fuga. I lati del bus sono sporchi di sangue secco, incrostato sulla vernice nera. Fisso l’arco sulle spalle ed impugno il coltello prima di salire lentamente gli scalini ed entrare nella lounge principale del veicolo. L’odore di morte è quasi insopportabile, e quando mi volto verso la cabina di guida capisco da dove viene. È rimasto poco di Jenevieve, la ragazza che aveva guidato questo bestione per tutti quegli anni, non abbastanza per permetterle di rialzarsi ed attaccarmi. Distolgo lo sguardo, sedendomi sul divanetto di fronte a me e abbassare il viso per iniziare a piangere silenziosamente tra le mie mani.
 
I ricordi sono troppi da controllare e passano veloci nella mia mente. Risate, feste improvvisate, musica, voci. Baci strappati nelle cuccette della zona notte, coperti dalla tendina nera che Avriel aveva fissato con dei ganci per tenere chiusa. Sospiri trattenuti nella doccia in bagno, quando nessun altro era sul bus oltre a noi due e l’ansia di venire scoperti ci faceva sentire due ragazzini. Venire qua è stata una pessima idea.
 
I miei singhiozzi vengono interrotti dal colpo secco proveniente dalla porta del bagno. Mi volto di scatto, presa alla sprovvista. La porta è chiusa, ma si muove appena con intervalli regolari. Un lamento flebile proviene dall’interno. No, ti prego, questo no.
 
Mi alzo avvicinandomi ad essa, e i versi dell’essere al suo interno diventano più rumorosi, impazienti di affondare i denti nella mia carne.
Chiunque sia qui dentro, non è mai uscito. La porta si apre e si chiude soltanto dall’interno, e nessun putrefatto è abbastanza intelligente da girare il pomello e sganciare la serratura.
 
Prendo un respiro stringendo l’impugnatura del coltello nella mano destra, mentre la sinistra si alza verso la maniglia rimanendo su essa per qualche secondo. Apro la porta con uno scatto, scostandomi subito dopo per permettere allo zombie di uscire.
 
Jake, o quello che ne resta, si volta verso di me digrignando i denti e facendo scattare la mascella. Un solo morso, sulla spalla. Si è chiuso dentro il bagno prima di trasformarsi, e non ha avuto possibilità di nutrirsi fino a quel momento. Questo è un bene, perché ciò deve averlo reso debole. Indietreggio lentamente uscendo dal veicolo, attirandolo sulla strada e solo quando siamo a qualche metro dall’entrata lo sbilancio con un calcio prima di piantare con forza la lama nella sua tempia. Rimango per qualche secondo a guardarlo, le lacrime minacciano di rigarmi di nuovo le guance.
 
“Mi dispiace…” Sussurro. “Mi dispiace, Jake.”
 
Torno sul veicolo aprendo il piccolo frigobar al suo interno, nel quale trovo un intero stock di acqua minerale.
 
“Sono un cantante, okay? Queste corde vocali valgono la mia carriera e devo mantenerle idratate e scintillanti, tesoro!”
 
Sorrido leggermente al ricordo di Mitch e la sua sfacciataggine, mentre riempio il mio zaino con le bottigliette d’acqua e gli snack trovati negli armadietti della zona giorno, un’altra cosa essenziale per il benessere del gruppo.
 
Dopo aver trovato il cassetto delle medicine e aver buttato nella tasca laterale dello zaino tutto il suo contenuto, scendo dal tour bus e scorgendo il resto del gruppo in lontananza torno verso di loro.
 
Sono quasi accanto a Carol quando qualcuno afferra la mia spalla tirandomi indietro. Mi volto di scatto e Daryl mi sta fissando negli occhi. Mi scosto dalla sua presa mantenendo il suo sguardo.
 
“Ti serve qualcosa?” Chiedo con asprezza.
 
“Sei sporca di sangue.”
 
“Perspicace.” Mi volto di nuovo ma quando sento le parole che pronuncia subito dopo mi volto di scatto.
 
“Dopo averti salvato la pelle mi sarei aspettato come minimo un grazie.”
 
Lo guardo per un attimo, incredula, prima di avvicinarmi a passi larghi ad un centimetro da lui.
 
“Tu non hai salvato la pelle di nessuno, io ho salvato la tua. Io sarei dovuta rimanere là dentro con Jacqui e Jenner.”.
 
“Non dire stronzate. Tu non sei debole come loro.”.
 
“Tu non sai un cazzo di me.” Sostengo il suo sguardo alzandomi sulle punte e abbasso la voce ad un sussurro. “Quello che è successo al CCM non mi rende automaticamente una tua responsabilità e non ti da il diritto di prendere le mie scelte.”
 
Daryl risponde con altrettanta rabbia.
 
“Credi che l’abbia fatto per te?!” Faccio un passo indietro per impedirgli di avvicinarsi. “Non l’ho fatto per te!”
 
“No, l’hai fatto per te stesso, perché sei un egoista bastardo, e non ti rendi conto di quello che mi hai tolto!” Lo spingo all’indietro, e devo controllarmi per non urlare.
 
“Stai dando a me dell’egoista quando eri quella che voleva mollare tutti per farti saltare in aria! Non hai pensato a quello che avresti lasciato indietro?!”
 
“E cosa avrei lasciato indietro, sentiamo? Ti comporti come se stessimo giocando all’allegra famigliola in vacanza, quando queste sono le stesse persone che hanno fatto uccidere tuo fratello!”.
 
“Chi cazzo se ne frega di loro?! Me! Avresti lasciato indietro me!”
 
Lo guardo per un secondo. Siamo abbastanza isolati dagli altri, ma le nostre voci devono essersi alzate abbastanza, dato che Carol si è voltata dalla nostra parte, chiari segni di preoccupazione sul suo volto. Torno a guardare Daryl negli occhi. Le sue parole sembrano non aver avuto l’effetto desiderato, visto che tra i due sembra essere lui quello più ferito nell’orgoglio. Scommetto che non ha nemmeno pensato a quello che stava dicendo. Abbasso lo sguardo prima di prendere un respiro per calmarmi.
 
“Daryl…”
 
“Va’ al diavolo!” Si gira di scatto allontanandosi per poi mormorare qualcosa sotto il fiato. Rimango ferma per qualche secondo, come intontita dalle sue parole, che probabilmente hanno avuto lo stesso effetto su di lui.
 
Mi volto camminando verso Carol e Lori, aiutandole a riempire i cestini di oggetti utili da riportare sul camper. La madre di Sophia mi guarda per un attimo prima di parlare prendendomi alla sprovvista.
 
“Va tutto bene?” La donna sembra preoccupata. “Tu e Daryl stavate discutendo?”
 
“Va tutto bene, Carol.” Rispondo dopo un attimo.
 
“Hai trovato un bel po’ di roba.” Lori mi sorride accennando al mio zaino, piuttosto pieno.
 
“Acqua, medicine e qualche schifezza che sono sicura piacerà ai bambini. A proposito,” Mi volto cercando Sophia e Carl con lo sguardo. “Se siete d’accordo vorrei dare loro qualcosa. Se ho capito bene sono entrambi affamati.”
 
“Sì, certamente.”


“Mi faresti un gran favore.” Lori annuisce.
 
“Ok.” Mi congedo dalle due donne prima che possano fare altre domande e mi dirigo verso i due ragazzini, aprendo lo zaino e tirando fuori da esso due barrette al cioccolato. “Ehi, voi due!” Carl e Sophia si voltano all’unisono e quando vedono cosa ho in mano i loro volti sembrano illuminarsi. “Ho trovato il tesoro dei pirati e mi sento generosa.” Sorrido porgendogli i dolci.
 
“Whoa, Sneaker’s!” Carl sembra illuminarsi prendendo la cioccolata dalle mie mani, mentre Sophia mi sorride in segno di ringraziamento.
 
Quando alzo lo sguardo Rick ci sta correndo incontro. I miei muscoli si tendono all’istante guardando la sua espressione. Qualcosa non va.
 
“Rick?”
 
“Sssh!” Si volta verso di noi dopo aver parlato a Lori dicendole di nascondersi sotto un auto. “Julie, giù! A terra! Tieni i bambini!”
 
Mi volto spingendo i due ragazzini verso due auto abbastanza vicine da permettermi di tenerli d’occhio entrambi.
 
“Sophia, vai! Sotto!” Sussurro. La bambina si abbassa strisciando sotto l’auto più vicina al guard-rail, mentre Carl e io rotoliamo sotto la prima auto, immediatamente affianco ad essa.
 
Mi volto per vedere Rick sotto il veicolo appena di fronte al nostro. Decido di tenere Carl dal lato esterno, direttamente sotto lo sguardo di suo padre e di mettermi tra i due bambini, in modo da poter agire in entrambe le direzioni e avere l’occhio di Rick vigile su suo figlio. Metto una mano sulla bocca di Carl, impedendogli di fare rumore, e trattengo il fiato.
 
Centinaia di piedi putrefatti zoppicano nella stessa direzione ai lati delle due macchine. Porca puttana. Mi volto verso Sophia per vederla sforzarsi di trattenere le lacrime. I suoi occhi trovano i miei e alzo l’indice di fronte alla mia bocca, per dirle di stare in silenzio, muovendo le mie labbra.
 
“Andrà tutto bene.” Sta tremando, la paura di rimanere da sola nei suoi occhi. “Rimani lì, ok? Andrà tutto bene.”
 
Sophie annuisce dopo qualche secondo, prima di chiudere gli occhi stringendo la sua bambola.
 
Sento della commozione provenire dall’interno del camper, seguita dalle urla di Andrea. Mi volto di scatto verso Rick, anche lui allarmato. Mi guarda per qualche secondo, facendomi segno di no con la testa. Cazzo. Ha ragione, non possiamo lasciare i due bambini, e anche se fosse, l’orda mi ucciderebbe prima che io possa arrivare da lei. Non possiamo fare altro che aspettare, e sperare che nessuno faccia altro rumore.
 
Dopo qualche minuto lungo un’eternità, i passi trascinati sembrano essere sempre più sporadici, fino a scomparire del tutto. L’orda è passata, ma è ancora presto per cantar vittoria. Carl sembra stare bene. Sposto la mia mano dal suo viso e lui si volta verso suo padre sorridendo. Quando mi volto verso Sophia, però, il cuore mi sale in gola.
 
“Sophie, no!” La bambina sta cercando di strisciare verso di me, ma non appena il suo braccio spunta da sotto la macchina un gruppo di putrefatti rimasti indietro le si avvicina ringhiando. Devono essere almeno tre o quattro. Uno di essi si abbassa davanti a me e tende le braccia sotto l’auto, cercando di raggiungerla.
 
Sophia ricomincia a piangere strisciando dall’altro lato mentre io mi volto in modo da fare da scudo a Carl ed estraggo il coltello dalla mia cintura. Striscio velocemente verso lo zombie e quando è abbastanza vicino e distratto dalla bambina lo afferro per la camicia, tirandolo verso la lama del coltello alzata davanti a me, che fa a conficcarsi in mezzo ai suoi occhi fino al manico. Quando mi rendo conto di non riuscire a sfilarla spingo il cadavere lontano con i piedi ed esco velocemente da sotto l’auto correndo verso Sophia, che intanto ha scavalcato il guard-rail e sta scivolando verso il bosco, inseguita dagli altri tre. Rick mi raggiunge, e insieme ci lanciamo all’inseguimento.
  
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