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Autore: Jaredsveins    05/04/2016    5 recensioni
Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 2/? 
Words: 5832
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.
 

So blind stare the eyes in his head

To be damned to know hoping is dead
and you are doomed.
Then to scream out and nobody's there.

Little Susie – Michael Jackson

 

Lo fece sedere su uno sgabello e si sbracciò, mentre Castiel lo osservava in silenzio e iniziava già a pentirsi di aver accettato quel bagno. L’avrebbe visto nudo e la vergogna adesso superava qualsiasi altra cosa, insieme alla paura.

“Facciamola bella calda quest’acqua, un bagno è quel che ci vuole..vero?” Gli sorrise mentre iniziò a preparare il tutto.

Il ragazzo sorrise incerto e si strinse nelle spalle, rendendo palese la sua agitazione.

“Come ti senti?”

Castiel si toccò la fronte, per poi accennare una smorfia. Era il suo modo per dire ‘mi fa ancora un po’ male.’

“Vedrai, dopo questo ti sentirai molto meglio.” Aprì lo stipetto e tirò fuori balsamo, shampoo, una spugna e un pettine, sapeva già che per snodare quei capelli ci avrebbe messo un bel po’ di tempo. Lo guardò e inclinò poco il capo, rivolgendogli un sorriso lieve. “Se vuoi puoi iniziare a spogliarti e io mi giro, non guarderò niente.”

Castiel scattò e lo guardò, sentendo le guance diventare un fuoco e lo furono di più quando Dean gli scompigliò i capelli dolcemente, facendo attenzione a non osare troppo. “Stai tranquillo, fidati di me. Poi ti sentirai davvero meglio.”

‘Come se fosse facile.’ Pensò l'altro sospirando. Si alzò e guardò di sottecchi Dean che si mise di spalle, sentendosi comunque molto a disagio. Cosa avrebbe detto una volta che avrebbe visto il suo corpo martoriato? Avrebbe di certo provato ribrezzo, lo avrebbe guardato come faceva spesso Michael: come uno scherzo della natura.

Deglutì e guardò il pavimento, sbottonò i pantaloni e li tolse ancora esitante, lasciandoli cadere per terra. Successivamente passò alla maglietta e tolse anche quella. Quando fu la volta dell’intimò controllò ancora se Dean fosse di spalle e quando ne ebbe la conferma, lo tolse e lo scalciò via, incrociando le braccia contro il petto sentendosi davvero troppo esposto. Il fatto che l'altro fosse di spalle lo aiutò davvero molto.

Dean non disse nulla, semplicemente rimase paralizzato dal corpo dell'altro. Aveva osato sbirciare dallo specchio e si era paralizzato, era semplicemente sconvolto da quel che stava vedendo. Sulla schiena di Castiel c’erano numerosi lividi e graffi, arrossati ai lati. Era molto magro, per cui quei segni risaltavano moltissimo. Inoltre, come se non fosse abbastanza, aveva una scottatura sopra la natica destra…era possibile che un essere umano potesse arrivare davvero a tanto? Poi guardò le gambe e si sorprese del fatto che riuscisse a stare in piedi, erano paragonabili a due spaghetti da quanto fossero magre.

Castiel rimase di spalle e sospirò, guardando le sue ginocchia sbucciate che gli facevano ancora male. L'ultima volta che aveva visto Michael lo aveva spinto con talmente tanta forza da farlo cadere per terra. Non era la prima volta che succedeva. Ormai era quasi naturale per il ragazzo essere trattato in quel modo. Ebbe il coraggio di voltarsi e trovò davanti a sé la schiena di Dean che sembrava una statua, non si muoveva completamente.

Il ragazzo se ne accorse e distolse subito lo sguardo dallo specchio, riuscendo a vedere per quanto possibile altri segni di violenza sul petto di Castiel. “Visto che è tutto okay, ti lascio al tuo bagno. Io sono qui fuori, se dovessi avere bisogno..” Si bloccò, perché stava per dirgli di chiamarlo e si strinse nelle spalle, uscendo dalla stanza e socchiudendo la porta. Si poggiò alla parete con le spalle e chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo.

Ricapitolando: aveva portato a casa un perfetto sconosciuto che era instabile, con una vita di merda e un bastardo che abusava di lui da anni, e talmente traumatizzato da non riuscire più a parlare. La cosa assurda era che non riusciva a non essere dolce con lui, avrebbe solo voluto coccolarlo e abbracciarlo per ore ed ore. Odiava il pensiero che qualcuno potesse soffrire davvero in quel modo. E come se non bastasse, non sapeva come dirlo a Benny. Se Castiel avesse accettato di restare, cosa che gli sembrava improbabile data la sua paura, il suo ragazzo avrebbe dato di matto. Era talmente geloso che non sarebbe riuscito a passarci sopra. Dean ci teneva davvero ma aveva anche a cuore quel ragazzo che era nel suo bagno e che si stava godendo un po' di meritato relax, dopo anni di tempesta. Prese il cellulare e compose il numero di Benny, sentendo l'ansia crescere a ogni bip che si sentiva dall'altra parte.

Finalmente! Iniziavo a preoccuparmi, che fine avevi fatto?” Il suo tono non era per niente rassicurante.

“Scusami Ben ma è successa una..” Guardò la porta del bagno e strinse i denti. “cosa e dovevo sistemarla.”

Qualcosa di grave? Hai bisogno di aiuto piccolo?”

Il tono preoccupato lo fece sorridere e strinse il cellulare in mano. “Non è grave. E' solo incredibile..te ne parlerò presto.”

Ho tutto il tempo per parlare, quindi puoi anche dirmelo adesso.”

Dean sospirò sapendo di non avere scampo e allora gli disse tutto. Cercò di non scendere troppo nei dettagli, del tipo che provava davvero tenerezza verso quel ragazzo che avrebbe voluto coccolare praticamente in continuazione. Gli disse che sua madre aveva incontrato per strada Castiel e notando quanto fosse spaesato e impaurito aveva deciso di portarlo a casa. Lì si erano conosciuti e aggiunse che adesso era a casa sua.

Ah Mary, ha un grande cuore quella donna. E' incredibile.”

Dean annuì e non riuscì a trattenere un sorriso a quella frase, era proprio vero. Non aveva mai conosciuto una donna come sua madre ed era convinto che non ne esistessero altre al mondo. Mary Winchester era unica, in tutto e per tutto. E soprattutto dopo aver rischiato di perdere John, suo marito, era diventata ancora più propensa ad aiutare gli altri. Diceva che la faceva stare bene dare aiuto agli altri.

E questo ragazzo dove starà? Tornerà a casa sua?”

“Ne dubito.” Il biondo aveva omesso la storia di Castiel, non ne sapeva il motivo ma non voleva raccontarla a Benny. Sapeva quanto fosse paranoico e dopo averla saputa gli avrebbe fatto sicuramente quintali di problemi.

E allora andrà in un albergo?”

“Non ha soldi. Come fa?” Sbuffò.

Oh..è vero. E allora come fa?”

“Forsestaràdame.” Disse tutto d'un fiato, sentendo un peso all'altezza dello stomaco. Si stava già preparando psicologicamente alle urla del suo ragazzo.

Che cosa?!” Ecco, appunto.

Dean allontanò il cellulare dall'orecchio e sospirò esasperato. “Ben, non ha nessuno a quanto pare e non sa dove andare. Non ha soldi per permettersi una casa e di certo non lo lasceremo tornare da dove è venuto.”

E perché?”

“Perché no.” Il fatto di non avergli detto tutta la verità non aiutava proprio.

Dean!” Sbottò l'altro furente.

“Ora devo andare, mi faccio sentire io.” E prima che potesse ricevere risposta, riattaccò e portò il cellulare al petto, facendo un sospiro profondo ma non sentendosi comunque meglio. Già immaginava la mega litigata che gli aspettava e non ne aveva voglia. Perché Benny non poteva semplicemente capire? Stava aiutando qualcuno per l'amor di Dio, non se lo stava portando a letto!

Nel frattempo Castiel non si era accorto di niente, perché era rimasto troppo preso dalle bollicine nella vasca. C'era tantissima schiuma e si era divertito a scoppiare le bolle con le dita. Inoltre, il tepore dell'acqua lo aveva fatto rilassare ed era riuscito a sentire ogni singolo muscolo tendersi per via del relax che stava provando. Da quanto tempo non si sentiva così? E poi c'era tanta luce e buon odore, non poteva crederci. Ormai non sapeva nemmeno cosa volesse dire stare bene in quel modo e diamine, era solo uno stupidissimo bagno. Qualcosa di scontato per molta gente ma non per lui. Non faceva un bagno da fin troppo tempo e dovette quasi metterci forza nello strofinarsi i capelli. Per togliere l'appiccicume, ci aveva messo cinque minuti buoni perché non ricordava nemmeno quando fosse stata l'ultima volta in cui aveva fatto uno shampoo decente e se lo era davvero goduto. Adesso la sua pelle era liscia e profumava, era fantastico.

Si alzò e sorrise lievemente, guardando l'acqua scendere verso il basso e accarezzarlo, passando sulla sua pelle pallida che adesso era di un colore uniforme. Non vi era più alcuna macchia che la rovinava. Uscì dalla vasca e indossò l'accappatoio, stringendoselo addosso. Si avvicinò alla porta e l'aprì, sbirciando e sobbalzando quando trovò Dean poggiato alla parete. Non si era ancora accorto da lui, era assorto a fissare il soffitto. Andò da lui e bussò sulla sua spalla timidamente, stringendosi nelle spalle quando si girò verso lui e cambiò espressione, rivolgendogli un sorriso.

“Oh, adesso sì!” Gli scompigliò ancora una volta i capelli e lo portò in camera sua, dandogli dei vestiti che avevano appena trovato un nuovo proprietario. “Sono per te, indossali e poi torna qui. Io prendo un antidolorifico e vedo se ho qualche pomata di là.” Uscì dalla camera e scese di sotto, aprendo il cassetto in cui teneva le medicine e sorrise vittorioso quando ne trovò proprio una per i dolori. Fece le scale con calma, immaginando che Castiel si stesse ancora cambiando e si sorprese quando lo trovò già vestito. Era buffo però, i vestiti gli stavano davvero grandi e quei capelli spettinati gli davano tanto l'aria di un pulcino sperduto. Rise piano a quel pensiero e ignorò l'espressione confusa del ragazzo, porgendogli il medicinale. “Questa la metti questa sera prima di andare a letto, ti farà bene.”

Castiel la prese e negò con il capo, sbracciandosi e mettendola sulle braccia. Poi alzò la maglietta dando le spalle a Dean e si indicò la schiena, facendo capire di volerla spalmata. Non ci sarebbe potuto mai arrivare da solo ma ci teneva che i dolori passassero. Quindi strinse i denti e si lasciò aiutare.

Dean lo capì e senza dire nulla tenne la maglietta alzata con una mano, passando poi l'altra sulla pelle del ragazzo facendo attenzione a non fargli male e soprattutto cercando di evitare di soffermarsi troppo sui lividi ed i graffi. E ancora una volta sentì la voglia di abbracciarlo, perché era davvero troppo fragile ma ancora una volta si trattenne. Gli abbassò la maglietta e gli diede una leggera pacca sulla spalla. “Poi vedremo di comprare qualche vestito che ti stia bene. Adesso invece asciughiamo i capelli, altrimenti ti prenderai un raffreddore.” Si rese conto di avergli appena parlato con un tono troppo dolce ma Castiel sembrò non farci nemmeno caso. Dean tirò fuori il phon e una spazzola, facendo sedere l'altro sullo sgabello dopo essere tornato in bagno. “Vedrai, sarai davvero come nuovo.” Accese il phon e gli asciugò i capelli con cura, spazzolandoli e incontrando ancora qualche nodo. Avrebbe potuto lasciarlo fare a Castiel ma non ci pensò, volle farlo lui e fu sollevato dal fatto che l'altro non si lamentò e non disse niente.

Il ragazzo chiuse gli occhi e chinò poco il capo, godendosi quelle attenzioni che mai nessuno gli aveva dato nella sua vita.

Dean continuò ad asciugargli i capelli e quando ebbe finito lo fece alzare. Lo guardò per intero e sorrise soddisfatto, alzando i pollici in alto. “Oh, adesso sì! Però manca ancora una cosa.”

Castiel aggrottò le sopracciglia e quando Dean gli pizzico la barba abbastanza lunga arricciò il naso.

“Però, se non ti dispiace, te la faccio io.” Non gli diede il tempo di obiettare che già aveva preso la lametta e la schiuma da barba. C'era un motivo per cui aveva preso quella decisione: e se avesse avuto problemi di autolesionismo? Aveva visto i tagli ai polsi. E dargli una lametta non gli sembrava una buona idea. Ma per fortuna l'altro non ribatté, sedendosi e lasciando che lui lo radesse con cura e, dopo più di un quarto d'ora, ebbe finito. E fu stupito dal fatto che sembrava esser ringiovanito di almeno dieci anni. Prima non sembrava affatto un ventiduenne, adesso sì. Un po' deperito ma pur sempre un ventiduenne. “Finito. Vuoi vederti adesso?”

Il ragazzo annuì con il cuore in gola e prese un bel respiro prima di guardarsi allo specchio. E appena lo fece, sbarrò gli occhi. Una folta chioma nera si sposava perfettamente con la sua pelle chiara, era abbastanza lunga da arrivargli alle orecchie. Gli occhi azzurri sembravano quasi più lucenti e le sue labbra si piegarono inevitabilmente all'insù, non più circondate dalla barba. Non ci pensò due volte e per la gioia abbracciò forte Dean, facendolo barcollare in un primo momento. Non se lo era aspettato. Lo strinse più forte che poté e per la prima volta, scoppiò a piangere per la gioia e non per la tristezza. Era felice, come non lo era da fin troppo tempo. Non poteva credere ai suoi occhi. Avrebbe tanto voluto urlargli un enorme grazie, quindi sperò di trasmettergli tutto attraverso quel gesto che fu ricambiato con davvero tanta gioia.

Dean rise e lo strinse subito ma cercò di non farlo troppo forte per non fargli male. Era felice che anche lui lo fosse. Gli accarezzò la schiena, sentiva il cuore pieno di gioia. “Sei contento eh?” Sorrise e gli asciugò le lacrime, portandolo poi al piano di sotto e facendolo sedere sul divano. “Come ti senti adesso?”

E glielo chiedeva? Diamine, avrebbe potuto colorare il mondo solo con tutta la felicità che stava provando in quel momento. Ma si limitò a sorridere e alzò il pollice della mano sinistra, mimando un “ok” con le labbra. Poi poggiò la schiena sul divano e guardò davanti a se, notando una fotografia in cui riconobbe Dean con altre due persone e la indicò curioso.

“Quelli sono Jessica e Sam. Sam è mio fratello.” Spiegò e prese la fotografia, porgendola a Castiel perché potesse guardarla meglio.

Castiel la prese e la studiò, Sam non sembrava affatto il fratello di Dean. I suoi lineamenti erano più dolci, mentre quelli del ragazzo accanto a lui erano più virili. Anche la statura era diversa, Sam era decisamente più alto di suo fratello. Però c'era qualcosa che non quadrava perché somigliava tremendamente a qualcuno ma non riuscì a capirlo a primo impatto. Poi però ci arrivò e d'istinto sbarrò gli occhi e buttò la fotografia per terra, rannicchiandosi su se stesso e respirando velocemente per il terrore che l’aveva in un attimo assalito, divorandolo nuovamente.

Dean temette che gli stesse venendo un attacco di panico e dopo esser rimasto immobile per un attimo, avvolse Castiel in un abbraccio e lo guardò preoccupato. Lo era davvero. “Calma Cas..che succede?” La sua voce traspariva una nota ansiosa e confusa, sembrava non importargli proprio della cornice andata in mille pezzi. Se lo avesse fatto qualcun altro si sarebbe arrabbiato davvero da morire ma non poteva con lui. Sembrava davvero scosso e quel cambio improvviso di umore lo aveva colto di sorpresa.

Castiel si morse forte il labbro e spaventato si accoccolò contro Dean che gli passò immediatamente carta e penna. ‘Ha il suo stesso corpo. E' simile a lui, mi farà del male..’

Dean sgranò gli occhi e trattenne un attimo il respiro. Oh, questa pure ci mancava! I problemi sembravano non finire più. “Oh no Cas, Sam non ti farebbe mai del male. Non ha mai alzato un dito a nessuno. E' buono, fin troppo. Puoi stare tranquillo. Dico davvero.”

L'altro negò con il capo e si rannicchiò di più, scrivendo. ‘Anche lui sembrava buono all’inizio.’

“Se vuoi te lo faccio conoscere e giudichi tu..mh?”

Negò ancora una volta con il capo e strinse i pugni, accartocciando la carta tra le mani, sentendosi quasi arrabbiato con Dean che stava cercando di insistere. Si sentì osservato e gli diede le spalle, coprendosi il viso con le mani e trattenendo il respiro al solo pensiero di Michael. Chi gli assicurava che Dean avesse ragione? Avrebbe pur sempre potuto sbagliarsi.

“Fidati di me, okay?” L’abbracciò nonostante la posizione del ragazzo e lo tenne stretto a se. Ci teneva davvero a farlo tranquillizzare, soprattutto essendo a conoscenza del motivo dell'ansia di Castiel. Era assurdo. Era talmente terrorizzato che lo vedeva nel volto di suo fratello. Quel figlio di puttana, se solo lo avesse avuto tra le mani lo avrebbe ucciso a pugni e calci.

Castiel non gli rispose e si sentì improvvisamente esausto. Era solo tardo pomeriggio ma era davvero troppo stanco per tenere ancora gli occhi aperti. Le lacrime gli facevano bruciare gli occhi e quel bagno lo aveva rilassato fin troppo. Non se la sentiva di vedere Sam, sapeva bene che non fosse Michael ma glielo ricordava troppo e nonostante le parole di Dean, non riusciva a fidarsi del tutto. Si scansò e poggiò la testa sulla spalla di Dean, guardandolo supplicante negli occhi.

Il ragazzo sospirò e annuì, decidendo che sarebbe tornato nella faccenda più avanti. Quindi stette in silenzio e osservò Castiel che si addormentò poco dopo, russando leggermente a labbra schiuse.

 

Dean si svegliò infastidito dai rumori che provenivano dalla strada e spostò lo sguardo sull’orologio digitale che segnava le sei del mattino. Fece per stiracchiarsi ma sentì un peso sul petto e appena ricordò, sorrise e strinse a sé il ragazzo che si era appena accoccolato percependo i suoi movimenti. La sera prima, Castiel era crollato dopo quello sfogo e lui si era addormentato, era davvero stanco e ricordava che non ebbe voglia di alzarsi, per evitare di svegliare l'altro che finalmente sembrava più sereno, almeno nel sonno. Si sorprese ad osservarlo e gli mise una ciocca dietro l’orecchio, scoprendo così la cicatrice sul collo. Non riuscì a trattenere un sospiro e la sfiorò con le dita. Avrebbe tanto voluto farla sparire, come il resto dei segni che sfregiavano il corpo di Castiel. Ma nonostante tutto, era bellissimo comunque.

“Dannazione Dean, ti sei rammollito.” Sussurrò appena quando non riuscì ad resistere all'impulso di sfiorarla ancora con le dita, solleticando il ragazzo che si mosse nel sonno. Il biondo si immobilizzò, dandosi immediatamente dell’idiota e irresponsabile. Se se ne fosse accorto sarebbe stata la fine, avrebbe pensato che lo stesse aiutando solo per abusare del suo corpo anche lui e non voleva. Il suo unico obiettivo era proteggerlo e non farlo più stare male. E sapeva che fosse assurdo. Chiunque altro, al suo posto, lo avrebbe al massimo aiutato con un pasto. Invece lui gli aveva proposto di restare a casa con lui, fin quando non avrebbe trovato una sistemazione. Che diavolo gli passava per la testa? E la cosa peggiore, era che in poco tempo si era già affezionato a quel ragazzo fragile. Dal primo momento, in cui aveva incontrato i suoi occhi, era rimasto davvero folgorato da tutto quello che due semplici iridi erano state in grado di comunicargli. Gli aveva chiesto di non fargli del male silenziosamente, gli aveva chiesto di essere buono e di non aggredirlo. Era solo e indifeso e lui non era riuscito a fare finta di niente.

Dannazione a Mary e alla sua infinita bontà.

I suoi pensieri furono interrotti dal braccio destro che era bloccato sotto la schiena di Castiel, stava urlando pietà perché iniziava a farli male. Quindi si mosse più piano possibile e senza pensarci due volte lo prese in braccio, salì le scale e l’adagiò delicatamente sul materasso. Prese le coperte e lo coprì cercando ancora di non svegliarlo. Lo osservò per un altro lungo minuto e poi scese di sotto. Ormai sapeva che non sarebbe più riuscito a prendere sonno. Afferrò il cellulare intenzionato a scrivere un sms a Benny e strinse i denti quando trovò cinque chiamate di Sam. Aveva tentato a contattarlo fino a dieci minuti prima. Era strano che Sam lo chiamasse così presto, sapeva che Dean non era un tipo mattiniero. Doveva essere urgente, quindi decise di chiamarlo.

Alla buon’ora!” Esclamò il fratello con uno sbuffo.

“Ehi Sammy, che c’è? Sono le sei del mattino!”

Non so, forse hai dimenticato che dovevamo vederci alle undici di ieri sera?”

Il più grande si batté una mano sulla fronte e fece un verso colpevole. “Perdonami bro! L’ho dimenticato..”

Oh! Ma non di dire!” Dean poté quasi immaginare l'espressione esasperata di Sam e non riuscì a trattenere un sorriso. “Ma lasciando perdere questo..che è successo? Ho fatto mille chiamate! Ho chiesto a mamma e ha detto che hai portato a casa un ragazzo. Benny non ne sarà felice..lo sai vero?”

Dean volle urlare ma si trattenne, quindi si limitò a sbuffare sonoramente. “Vieni da me per mezzogiorno e te lo faccio conoscere.” E nello stesso momento in cui lo disse se ne pentì, pensando a quel che gli aveva detto Castiel la sera prima su suo fratello. Avrebbe dato di matto appena lo avrebbe visto. Dio, che casino.

Va bene. Devo preoccuparmi?”

“No Sammy.” Mentì e si diede dell'idiota, per l'ennesima volta. “Solo, non fare le tue solite espressioni da idiota quando conosci qualcuno di particolare.”

Ma io non..” Il più piccolo decise di lasciar perdere e sbuffò. “Va bene. Adesso vado dai, vado a correre. Ciao bro.”

“Ci vediamo Sammy.” Riattaccò e buttò il cellulare sul divano, pensando subito dopo alle conseguenze cui avrebbe portato l’arrivo di suo fratello, data la reazione di Castiel dopo averlo visto solo per foto.

“Sono fottuto.”

 

Passarono due ore, adesso erano le otto e lui era rimasto su quel divano tentando, invano, di prendere sonno. Era una rottura perché sapeva che giornata piena lo aspettava. Voleva portare Castiel a comprare qualcosa da mettere, poi voleva portarlo al parco per fargli conoscere qualcosa della città e farlo sentire più a suo agio con il mondo esterno. Il problema vero e proprio era che quella sera aveva il turno al bar dalle otto alle quattro, quindi avrebbe dovuto lasciare Castiel da solo e la cosa non lo confortava per niente. Difatti, pensò di accompagnarlo da Mary dato che la conosceva e sua madre avrebbe sicuramente fatto di tutto per farlo stare a suo agio.

Si massaggiò le tempie con un sospiro profondo, sentiva la testa scoppiare e avrebbe voluto dormire per due giorni interi. La preoccupazione per il ragazzo al piano di sopra e per Benny che era arrabbiato con lui, lo disturbavano da morire.

I suoi pensieri furono interrotti improvvisamente da un rumore che sembrava provenire dalla camera di Castiel: qualcosa di vetro era caduta a terra e si era rotta. Dean sgranò gli occhi e prima che potesse pensare salì le scale tre a tre e appena vide la scena che si presentò davanti i suoi occhi, trattene il respiro.

Castiel era rannicchiato in un angolo del bagno e tremava forte, sembrava in uno stato di trance. Le sue braccia sanguinavano e il suo volto era inondato da lacrime. Il sangue aveva macchiato il pavimento ed i vestiti che aveva addosso. Un disastro. Poco dopo si riprese dal suo stato di shock e si precipitò dal ragazzo, prendendogli il viso. Era pallidissimo e il suo sguardo era altrove, come assente. Aveva perso troppo sangue e cazzo, avrebbe voluto urlare di frustrazione. Non ce l'avrebbe fatta, quel ragazzo aveva davvero bisogno d'aiuto. “Cas, mi senti?” Non rispondeva. Allora gli diede uno schiaffo sul viso non troppo forte e lo vide sussultare. “Cas, dannazione..” Lo fece alzare e lo bloccò tra il lavandino e il suo corpo, cercando di non farsi prendere troppo dal panico. Aprì l'acqua e mise le braccia del ragazzo sotto il gettito freddo, ignorando il fatto che stesse cercando inconsciamente di sfuggire alla sua presa. Appena le braccia si ripulirono della maggior parte di sangue, lo fece sedere per terra e gli tamponò le ferite con un asciugamano.

Adesso Castiel lo stava guardando negli occhi e tremava ancora tantissimo, non riusciva a smettere di piangere. Si sentiva in colpa, poteva sentire tutta la preoccupazione di Dean entrargli dentro. Era tutta colpa sua, era un completo disastro. Avrebbe voluto dirgli quanto gli dispiacesse ma aveva paura che anche con un semplice abbraccio lo avrebbe fatto infuriare ancora di più. E poi non ne aveva nemmeno la forza in quel momento.

Il biondo prese delle garze e del disinfettante e medicò meglio che poté le braccia del ragazzo che avevano smesso di sanguinare copiosamente come prima. Appena ebbe finito gli mise le mani sulle spalle e sospirò, cercando di mantenere la calma perché l'odore di sangue lo stava per far vomitare. “Mi senti? Mi vedi?”

Castiel annuì appena e si morse il labbro iniziando a singhiozzare. Era una nullità, non meritava nemmeno di vivere.

“Non fare mai più una cosa del genere. Sono stato chiaro?” Gli strinse le spalle per rimarcare il messaggio e quando lo vide abbassare lo sguardo non poté fare altro che abbracciarlo e farlo poggiare a se. Non sapeva cos'altro fare, non si era mai trovato in una situazione del genere. E pensare che aveva voluto fargli lui la barba proprio per evitare episodi come quello. Che idiota era stato a lasciarlo da solo.

Castiel non riuscì a smettere di piangere e si accoccolò al suo petto, trattenendo il respiro quando Dean iniziò ad accarezzargli la schiena, sussurrandogli parole rassicuranti. Era un rifiuto, allora perché si ostinava a prendersi così tanto cura di lui? Cosa vedeva in lui?

“Mi hai fatto prendere un colpo Cas, non farlo mai più.” Ripeté, sorprendendosi quando l'altro ricambiò e lo strinse debolmente, negando con il capo e poggiando la guancia sulla sua spalla. Dean poteva ancora sentire il suo respiro uscire a scatti e il petto alzarsi e abbassarsi ad un ritmo quasi anormale. “Ehi, adesso calmati però..non è successo niente.” Si pentì di quel che disse e si diede dell'idiota mentalmente. Eccome se era successo qualcosa ma cos'altro poteva dirgli? La situazione era talmente surreale da sembrargli impossibile. Gli accarezzò i capelli e sospirò, quel ragazzo era davvero troppo instabile e si sentiva inutile, più che lasciarlo sfogare non poteva fare.

Castiel si scansò poco dopo e si asciugò gli occhi, alzandosi lentamente rimanendo poggiato al muro con la schiena, per evitare di perdere l'equilibro. Sentiva la testa nel pallone ma desiderava solo raggiungere il letto e riprendere a dormire perché altrimenti sarebbe svenuto lì, sul pavimento. Senza pensare prese la mano di Dean e lo guardò supplicante, facendogli capire di non lasciarlo da solo. Fece un leggero cenno verso la camera da letto e accompagnato dall'altro, si stese sul letto e sospirò di sollievo quando si stese anche lui accanto a lui. Si avvicinò e poggiò la guancia sul petto di Dean, sentendo il battito del suo cuore che a differenza del suo, era decisamente più stabile. Non seppe il motivo ma sentire il battito del suo cuore gli dava sicurezza. Chiuse gli occhi e infilò una mano sotto la maglietta di Dean, poggiandola proprio all'altezza del cuore dell'altro, rannicchiandosi di più contro il suo corpo.

Il biondo rimase senza parole ma non si scompose e non si mosse. Si limitò a mettere una mano sulla sua sopra la stoffa della maglietta e osservò Castiel in silenzio, che sembrava essersi già calmato un po’.

Castiel si stava comportando così perché aveva bisogno di qualcuno accanto, aveva bisogno di sentire il battito del suo cuore per mantenere la calma. C'era qualcuno accanto a lui, calmo e rilassato che era disposto ad aiutarlo. Aveva fatto un grave errore facendosi del male, lo aveva fatto spaventare davvero molto e si sentì ancora in colpa ma la stanchezza lo stava già assalendo. Quindi si rilassò sotto il tocco delicato di Dean che gli stava accarezzando i capelli e si lasciò abbracciare da Morfeo, sperando che i suoi incubi non venissero ancora una volta a fargli visita. Affondò il viso nell'incavo del collo dell'altro e ci respirò sopra, sentendo il suo profumo invaderlo e si addormentò.

Fu lui il primo a svegliarsi e sorrise appena trovando ancora Dean accanto a lui. Non riuscì a non notare le occhiaie che gli contornavano gli occhi e ci passò le dita sopra. Era talmente rilassato nel suo sonno che nemmeno si mosse. Castiel si accoccolò al suo petto, chiudendo gli occhi e ascoltando il battito regolare del suo cuore ancora una volta. Non era mai stato così vicino a qualcuno. E la vicinanza di Dean non lo spaventava minimamente adesso, anzi, lo faceva sentire protetto. Poi però sospirò e negò con il capo tra sé e sé, stava correndo troppo. Lo conosceva da poco e non avrebbe mai dovuto trovarsi lì, soprattutto con un uomo..dopo tutto quel che aveva passato e avrebbe passato poi, non era sicuro che fosse un bene. Perché sapeva che quell’incubo sarebbe tornato nuovamente da lui, pronto per abusare del suo corpo martoriato e per picchiarlo ancora, urlandogli cose orribili e facendolo sentire un errore, nonostante lui di sbagliato non avesse nulla. Ma ormai, ai suoi occhi, solo la propria presenza al mondo era uno sbaglio.

Dean aprì gli occhi e sbadigliò. Sentiva qualcosa muoversi sopra lui e le sue domande ebbero delle risposte appena vide Castiel che muoveva la mano sul suo petto, accarezzandolo ma con gli occhi chiusi. Gli scompigliò i capelli e sorrise. “Buongiorno.”

Castiel sbarrò gli occhi e si scansò, le sue guance si colorarono subito di rosso, colto in fallo.

“Vieni qua.” Lui rise e lo tirò a se, facendolo poggiare alla sua spalla. “Come ti senti?”

Il ragazzo gli sorrise e alzò un pollice in su. Era ancora un po' debole ma stava decisamente meglio.

“Perfetto, perché oggi sarà una giornata lunga e ho dei programmi.”

Castiel arricciò il naso e lo guardò curioso.

“Avevo pensato che potremmo uscire e comprare qualcosa per te da mettere, non credo che tu sia comodo con i miei vestiti enormi addosso.”

Cas valutò la proposta e sospirò, facendogli poi capire di volere carta e penna.

Dean infilò le mani sotto il letto e ne tirò fuori quel che serviva e glieli porse.

‘Va bene ma tu non lasciarmi solo nemmeno un momento..per favore?’

Dean sorrise e negò con il capo, poggiandosi una mano sul petto. “Non lo farò, sarò la tua ombra.”

Castiel sorrise e lo abbracciò ancora una volta, schioccandogli poi un bacione sulla guancia che fece capire al biondo quanto lui si trovasse bene con lui, e questo lo tranquillizzò.

 

“Questi ti piacciono?” Gli mostrò un paio di jeans rossi.

Cas negò con il capo e si morse il labbro, erano troppo colorati per i suoi gusti. Ne adocchiò un paio neri e li prese subito, sorridendogli e porgendoglieli.

Dean fece uno sbuffo contrariato e lo guardò con rimprovero. “Cas, amico, abbiamo comprato tutto nero. Magliette nere, pantaloni neri, intimo, un po’ di colore..no?”

Il ragazzo storse il naso e negò con il capo, portandosi i jeans al petto e abbracciandoli.

Lui sospirò rassegnato e prese il capo nero, l’ennesimo, e lo portò in camerino. “Forza, provali adesso.”

Alzò le spalle e sgranò poco gli occhi appena vide quel buco, doveva infilarsi là dentro? Deglutì a vuoto e fece un passo indietro, quella cabina era troppo stretta.

“E’ solo un camerino, io sto qui fuori con te, tranquillo.” Lo esortò ma il ragazzo non ammetteva repliche, allora entrò e tirò anche Dean.

“Vuoi che stia qui con te mentre li provi?” Sapeva che la gente avrebbe fatto brutti pensieri ma non gliene importava nulla e decise di assecondarlo. Prese il cellulare dandogli le spalle, per lasciargli comunque un po' di privacy e rilesse l'sms che aveva ricevuto da Sam.

Bro, non posso più passare da te. Jess ha bisogno di aiuto per una cosa ma presto mi farò vivo.” Dire che ne era stato sollevato era poco. Dato quel che era successo il giorno prima, sarebbe stato un enorme errore far conoscere suo fratello e Castiel. Ancora c'era tempo.

Castiel gli bussò sulla spalla con un dito e appena si voltò aprì le braccia di lato, facendo poi un giro su se stesso come per chiedergli se stesse bene o meno.

Dean notò che i jeans gli stavano davvero bene ma le magliette erano fin troppo strette, risaltavano fin troppo il suo essere magro e Castiel sembrò leggergli nel pensiero quando gli fece capire di volere la taglia più grande. Quindi annuì e contento della sua scelta, andò alla cassa.

Il ragazzo lo raggiunse poco dopo e si illuminò quando Dean gli disse che stava per portarlo in un posto cui lui andava spesso per rilassarsi quando aveva una brutta giornata. Uscirono dal negozio e nascose un sorriso quando vide Cas entrare in macchina senza problemi, ormai non più impaurito come il giorno prima. Certamente era ancora diffidente ma non troppo. Iniziò a guidare e poi si fermò davanti il parco, era sicuro che l'altro si sarebbe trovato benissimo. Scese dall'auto con lui e sorrise radioso. “Pronto? Adesso vedrai tante cose bellissime.”

Cas annuì e gli prese la mano senza pensarci due volte e Dean sembrò non farne una piega. Il più giovane iniziò subito a guardarsi attorno e si ritrasse quando vide quante le persone ci fossero lì dentro: bambini, donne, uomini, anziani. I più piccoli scivolavano su una costruzione di plastica e Cas riconobbe cosa fosse, lasciandosi avvolgere da una malinconia improvvisa. Quello era uno scivolo e ricordava quando ci giocava con sua madre.

Lo tirò per la mano e lo portò lì ma il suo sorriso si spense appena vide che era troppo grande per salirci su e sospirò.

Dean scoppiò a ridere. “Dai, vieni con me..ti faccio vedere una cosa.” Lo fece camminare un po’ attorno al parco, mostrandogli gli animali e ridendo ogni volta, vedendo le espressioni di Castiel che si appiccicava al suo braccio ogni qualvolta che un animale facesse versi. Poi si fermò davanti il laghetto e indicò un albero. “Ecco, siamo arrivati.”

Cas aggrottò le sopracciglia e non capì, era quello il bellissimo posto?

Dean gli lasciò la mano e fece un salto arrampicandosi a un ramo abbastanza grosso, sedendosi poi su questo e tendendo le braccia verso il ragazzo. “Sali.”

Allora lui si aggrappò e si fece tirare su, per poi sgranare gli occhi appena vide il panorama. Da lassù poteva osservare i bambini giocare, le coppiette scambiarsi effusioni amorose e i vecchietti chiacchierare sulle panchine. Un sorriso gli si dipinse in volto, alla loro destra c’era un grande lago in cui nuotavano dei pennuti e li indicò.

“Quelle sono delle anatre.”

Castiel annuì e si sporse, tenendosi al braccio di Dean e riprendendo ad osservare tutto quel che lo circondava..possibile che si fosse perso quella meraviglia tutta la sua vita? Nel giro di ventiquattro ore, aveva riscoperto cosa volesse dire vivere. Ancora avrebbe avuto molta strada da fare ma non gli importava. Doveva lavorarci molto, soprattutto per scacciare il pensiero dalla sua mente. Ma sentiva che con una persona come Dean al suo fianco ce l'avrebbe fatta. Per una volta, cercò di essere davvero positivo.



Note: E come promesso, eccomi con un nuovo capitolo che spero abbiate gradito come il precedente. Non mi aspettavo che avesse questo successo, quindi vi ringrazio davvero tanto e spero che continuiate a seguire la mia storia fino alla fine. Questo capitolo è stato impegnativo da scrivere e immagino anche da leggere, ma spero davvero non vi abbia annoiato.
E ringrazio in particolare la mia beta, HowlingFang che mi supporta con tanta pazienza. UU
Beh smetto di dilungarmi, a martedì!
-Feffe

  
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