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Autore: Jaredsveins    29/03/2016    8 recensioni
Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 1/? 
Words: 5312
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


Escape

Time to escape
the clutches of a name.
No this is not a game,
it's just a new beginning.

Escape - 30 Seconds to Mars

 

Si guardava attorno spaesato, tutto era spento e triste. Le pareti spoglie di quella cantina che ormai erano maledettamente familiari a lui lo facevano sentire fuori luogo, mai come in quel momento. Avrebbe voluto urlare ma non voleva e non poteva farlo.

Era rimasto da solo, un ragazzo di 22 anni che del mondo esterno non sapeva nulla. Un ragazzo che non conosceva, non sapeva e non comprendeva. Camminò attorno al tavolo e ci poggiò sopra la mano, per poi ritrarla subito quando ricordò quel che era spesso successo lì sopra. Guardò il frigo e inclinò il capo, andando poi ad aprirlo e sospirando quando non trovò nulla se non una bottiglia d’acqua mezza piena.

Ecco che la prima lacrima scese, ecco che comprese di esser rimasto solo per davvero.

Lui l’aveva trattato sempre male, come un oggetto fin da quando era un piccolo bambino di 6 anni, eppure adesso avrebbe pagato qualsiasi cosa pur di non essere rimasto senza nessuno. Ricordava il suo sguardo malizioso e cattivo, la sua camminata barcollante per via del troppo alcool mandato giù, i suoi vestiti malandati e sporchi di sangue per le risse o altro, la sua voce roca che gli dava sempre ordini. Adesso era perso e ignaro di tutto quel che accadeva all’esterno.

Era uscito due giorni prima dopo aver abusato nuovamente di lui e non era più tornato, facendo così nascere le prime domande nella testa di Castiel.

Non mangiava da quel giorno ormai. Pensò che potesse essere morto, che ci fosse rimasto secco durante una delle solite risse, sotto sotto ci sperò..ma da solo non sarebbe riuscito ad andare da nessuna parte. Sapeva di essere completamente estraneo a qualsiasi cosa esistesse in quel mondo. Ma nonostante ciò, sapeva che era inutile piangersi addosso e che, dopo moltissimi anni, sarebbe dovuto uscire fuori casa se voleva sopravvivere.

Tremò con forza a quella consapevolezza, non sapendo cosa aspettarsi una volta oltrepassata quella porta. Ma doveva farcela, quella era l'occasione giusta per scappare da quell'inferno cui era incatenato da ormai troppo tempo. Si alzò e si avvicinò a quel mucchietto di vestiti sporchi che aveva e si vestì. Alzò le braccia aprendo così l'accesso alla casa e salì, chiudendo poi la porta della cantina e prendendo un bel respiro appena il suo sguardo incontrò l'ingresso.

Poteva scappare, finalmente poteva farlo.

Girò la maniglia e fu catapultato nel mondo esterno, venendo travolto dal rumore cittadino che lo portò a tapparsi le orecchie, mordendosi il labbro e sentendo il cuore battere all'impazzata. Il vento lo colpì prepotente sul viso, facendolo tremare sul posto. Si sentiva così debole che temeva sarebbe volato via con niente. Fece dei passi esitanti e avanzò, allontanandosi di qualche metro da quella che era stata casa sua, non facendo caso a cosa o anzi a chi, si accorse di lui poco dopo.

Mary camminava tranquillamente con le buste della spesa in mano, gli occhiali da sole le coprivano gli occhi celesti e il suo solito sorriso sereno stampato sulle labbra. Stava pensando ai suoi figli, alla cenetta che gli aveva promesso. Con Dean non avrebbe dovuto farsi problemi, con Sam invece un po’ meno ma ormai dopo tanti anni era riuscita ad abituarsi alla sua alimentazione. Fece per attraversare la strada ma si fermò subito non appena vide una figura incappucciata che usciva da una casa malandata, Mary pensava addirittura che fosse abbandonata, invece a quanto pare non lo era affatto. Si tolse gli occhiali da sole e osservò curiosa il ragazzo che si guardava attorno smarrito, e le sembrò di scorgere anche molta esitazione nei suoi movimenti, come se fosse spaesato e non sapesse che cosa fare. Si accorse subito di quanto potesse essere trascurato. La maglietta poteva essere più grande di due taglie, lo stesso per i pantaloni e le scarpe erano piene di buchi, per non parlare poi del suo aspetto: i capelli, da quel che riusciva a vedere, erano lisci e neri, impastati tra loro. La cosa che la colpì però fu una cicatrice che squarciava il collo candido fin sotto la maglietta.

Mary era sconvolta.

Il giovane si fermò davanti un’automobile, la sfiorò con le dita e ritrasse subito la mano con un verso di sorpresa quando la misero in moto. Poi guardò in basso e inclinò il capo iniziando a studiare il marciapiedi con circospezione, come se avesse potuto fargli del male.

La donna allora decise di avvicinarsi cautamente al ragazzo e gli sorrise lievemente sussurrandogli un saluto, per evitare di farlo spaventare di più.

Castiel la guardò all'istante e fece dei passi indietro, rischiando di cadere. Era in preda al panico. E se gli avesse fatto del male? E se fosse stata cattiva proprio come Michael? Sapeva che si sarebbe pentito presto di quella bravata che aveva fatto uscendo da lì, non era ancora pronto ad affrontare il mondo da solo.

“Non voglio farti del male, stai tranquillo.” Fece il sorriso più rassicurante che poté e lo guardò negli occhi, cercando di coinvolgere anche questi nonostante fosse ancora confusa. “Ti serve aiuto?”

Lui negò con il capo e rimase immobile come una statua, non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto scappare, perché era davvero spaventato.

“Come ti chiami?”

Allora lui deglutì e negò con il capo, indicandosi la bocca con la mano tremante.

“Non parli?”

Castiel negò nuovamente con il capo, sorprendendosi di scorgere una vena di tristezza negli occhi della donna davanti a lui. Cosa voleva dire?

La donna stava provando della tenerezza immensa nei confronti di quel ragazzo, tanto che avrebbe desiderato portarlo con se. Per essere così disorientato e trascurato, doveva esserci qualcosa che non andava. Pensò forse a dei genitori divorziati, a una perdita che l’avesse potuto traumatizzare, alla rottura con la sua ragazza o il suo ragazzo ma tutto ciò non spiegava la sua paura delle cose materiali, come era successo con l’automobile. Sembrava uscito da un’altra dimensione, o come se non fosse mai uscito da quella casa. Mary era sempre stata una donna molto dolce e comprensiva, adorava fare del bene per la gente ma spesso e volentieri questo l'aveva portata ad avere dei problemi. Non era la prima volta che si preoccupava per qualcuno che a malapena conosceva, infatti quella era una cosa che spesso John le rimproverava. Ma il suo istinto materno prevalse e fece un passo leggero verso il ragazzo. “Vuoi venire a casa mia e ti offro qualcosa?”

Cas la guardò diffidente e spaventato, soprattutto quando Mary tese la mano verso lui. Non la conosceva nemmeno ed era la prima donna che vedeva dopo tantissimo tempo, e soprattutto la prima che gli dimostrava un po' di bontà. Avrebbe fatto bene a fidarsi di lei o no?

Castiel comunicava molto con lo sguardo, quindi cercò la risposta in quegli occhi, azzurri come i suoi e si sentì un po' meglio. Non riusciva a scorgere la cattiveria che vedeva in quelli di Michael. Era abituato a sguardi maligni e maliziosi, mentre quelle due pozze celesti erano come una doccia calda e decise di farsi trasportare. Quindi le prese esitante la mano.

“Bene, andiamo tesoro.”

 

Si fermarono davanti un edificio bianco, era molto grande e proprio davanti questo c’era un’altra automobile, che il ragazzo guardò con sospetto e fece attenzione a non toccare. Mary aprì la porta e gli fece cenno, sorridendogli sempre dolcemente con il suo fare rassicurante.

Castiel entrò e si guardò attorno sbarrando gli occhi, non aveva mai visto tanti oggetti dentro una sola stanza. Avanzò lentamente e aggrottò le sopracciglia, sfiorando i muri verniciati con cura. Casa sua non era mai stata pulita come quella. Casa sua era sempre stata una cantina.

Quando la donna gli fece cenno di sedersi sul divano, lui lo fece ma con diffidenza. Ma appena si fu seduto, si sorprese della morbidezza sotto sé e guardò Mary che lo osservava, sembrava quasi che lo stesse studiando.

Lei se ne rese conto e si riscosse, sperando di non aver allarmato il ragazzo con quel gesto. “Ti offro qualcosa. Un po’ di succo lo vuoi?”

Lui annuì e la donna sparì in un’altra stanza. Castiel notò subito l'odore di buono dentro quella stanza, era molto accogliente e lo faceva sentire un po' più al sicuro. Continuò a guardarsi attorno e i suoi occhi caddero su un cuscino. Curioso lo prese e ci affondò le mani, ripetendo quel gesto diverse volte e iniziando a ridere piano. Gli piaceva. Poi però la sua attenzione fu attratta da dei piedi davanti ai suoi, alzò lo sguardo e si ritrasse subito quando trovò due occhi verdi che lo fissavano confusi. Era un ragazzo.

“Ciao, tu sei?” Gli porse la mano e lui indietreggiò con la schiena facendosi piccolo piccolo contro il divano, desiderando che si allontanasse in un primo momento. “Ehi, non mordo mica. Io sono Dean.” Si poggiò una mano sul petto e fece un lieve sorriso.

Lo guardò spaventato.

“E’ tutto ok tesoro, è mio figlio.” Mary apparve vicino quel ragazzo che diceva di chiamarsi Dean e gli porse un bicchiere con del succo al suo interno.

Lo bevve tutto d'un fiato e trattenne un gemito deliziato, non aveva mai assaggiato nulla di più buono. Strinse il bicchiere tra le mani e guardò Mary meravigliato, quando gliene versò ancora un altro po'. Era davvero gentile e iniziava già a sentirsi meglio.

Mary si rese conto della sorpresa negli occhi del ragazzo e si trattenne dal chiedergli dove fosse la sua famiglia, perché già immaginava la risposta e non aveva voglia di sentirla. Si sarebbe rattristata e l'ultima cosa di cui la persona seduta sul suo divano aveva bisogno, era esser guardata come se fosse un animale abbandonato.

Castiel accennò un sorriso timido alla donna ma quello che ne uscì fu solo una smorfia ancora spaventata e piuttosto disorientata.

Dean alzò un sopracciglio e prese posto accanto al ragazzo e lo guardò, facendo per parlare ma si interruppe quando vide lo sguardo severo di Mary, che gli mimò un “è spaventato, sii gentile.” Sospirò e mise su un sorriso tranquillo, aveva capito subito che qualcosa lo turbava e che era diverso, la reazione di Mary gliene aveva dato la conferma. Doveva prenderlo con dolcezza..sembrava quasi un bambino. “Come ti chiami?”

Castiel abbassò lo sguardo e negò con il capo, poggiandosi una mano sulle labbra, come aveva fatto con Mary.

“Non parli?” Dean fece un'espressione dispiaciuta e inclinò poco il capo.

La risposta di Castiel fu solo un negare nuovamente con il capo.

“E come comunichi con gli altri?”

Il moro aprì il palmo di una mano e con l'altra fece finta di scriverci su, sperando che Mary e Dean lo capissero. E si sorprese quando si trovò in mano carta e penna, non riuscendo a trattenere un sorriso grande. Lo avevano capito. Si poggiò al bracciolo del divano e scrisse. ‘Mi chiamo Castiel.’

Dean fece un lieve sorriso e annuì. “Piacere di conoscerti Castiel.”

‘Ho 22 anni.’

Dean capì subito che il suo modo di comunicare era quello e andava bene. “Dove vivi?”

‘In un appartamento in periferia, tua madre credeva che fosse abbandonato.’ La donna glielo aveva detto mentre andavano a casa.

“Oh, credo di aver capito di quale parli..credevo anche io che lo fosse.”

‘Invece non lo è..vivevo lì con il mio padre adottivo.’ Castiel gli passò il foglio e lo guardò, era sorpreso del fatto che gli stesse parlando di sé così..ma sia lui che Mary gli stavano ispirando molta fiducia.

“E tu..stai bene?”

Il moro fece una smorfia e sospirò. ‘Non so cosa voglia dire stare bene.’

“Non vai d’accordo con i tuoi genitori adottivi forse? E’ per questo che non parli?” Dopo quella domanda si pentì subito, che diavolo gli aveva chiesto? Lui e il tatto non erano mai andati d'accordo.

‘Non parlo perché non voglio farlo. Non lo faccio da quando avevo 10 anni. La mia mamma è morta quando avevo 3 anni e sono rimasto con lui.’

Dean annuì ma ancora non riusciva a capire perché fosse così disorientato, come se non conoscesse niente del mondo. “Non sei di qui?”

‘Certo, sono di qui.’

“Allora perché sei così..disorientato?”

A quel punto il ragazzo non seppe cosa fare e posò il foglio, si prese la testa tra le mani e si impegnò con tutto sé stesso per non scoppiare a piangere. Dean era la prima persona con cui stava parlando davvero in tutta la sua vita, l’unica che non gli dava l'impressione di cattiva persona oltre Mary. Ma era ingenuo e lo sapeva, quindi non era convinto se dirgli la verità o meno.

“Tutto ok?”

Castiel alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Dean che lo guardavano comprensivi, e credette di potercisi perdere. E si sentì talmente ipnotizzato che decise si sarebbe smarrito volentieri in quel verde, quindi iniziò nuovamente a scrivere. ‘Io non uscivo da casa da quando ho smesso di parlare..’

Dean lo guardò sconvolto. “Quindi tu non esci da-da quando avevi 10 anni?”

Castiel annuì piano.

“Perché?”

‘Promettimi che non proverai pena per me.’

Il ragazzo lo guardò negli occhi e annuì. “Promesso.”

Castiel prese un bel respiro e iniziò a scrivere. ‘E’ iniziato quando avevo 3 anni, non ricordo molto. Mia mamma era una donna dolce e mi adorava. Ogni Domenica mi portava al parco per giocare, per stare un po’ insieme e per farmi divertire..mi manca tanto. Mi manca perché non c'è più..è morta per colpa di un infarto e io sono rimasto con lui. All’inizio si comportava bene, era un buon papà..ma poi, giorno dopo giorno, la situazione peggiorava..spesso tornava a casa ubriaco. Ha iniziato a trattarmi male, ad urlare cose orribili. Io ero solo un bambino. Poi la situazione è peggiorata. Un giorno è tornato a casa con una mazza, è salito in camera e ha iniziato a picchiarmi. Mi ha rotto un braccio e una costola, sono stato fermo per moltissimo tempo. Ho avuto così tanta paura..' Gli occhi del ragazzo si inumidirono di lacrime e se li asciugò subito. ‘Ma quello era solo l’inizio di quel che avrei dovuto sopportare. Mi vietò di uscire di casa, non ho mai potuto avere un amico con cui giocare. Però aveva preso un professore per insegnarmi a leggere e scrivere. Ha fatto solo questo per me. Io non vidi più la luce del sole, ero estraneo a tutto, fino ad oggi. Poi è successo quel che mi ha traumatizzato e portato al non parlare. Stavo dormendo e lui è entrato nella mia stanza, mi ha insultato e poi mi ha strappato tutti i vestiti di dosso. Mi ha costretto a fare delle cose contro la mia volontà.’ A quel punto non resistette più e iniziò a piangere, mentre era scosso da piccoli singhiozzi. ‘Non ho più parlato dopo quel giorno, mai più. E non ha smesso di farmi del male perché lo fa ancora. Solo che è scomparso da un paio di giorni, avevo fame e quindi ho deciso di uscire. Lui non c'era. Non so nulla del mondo esterno..non so niente.’ Finì e gli passò il foglio, mentre si rannicchiò e abbracciò le sue stesse ginocchia.

Dean lesse ad un ritmo frenetico, i suoi occhi si sbarravano poco a poco e la bocca si apriva per lo stupore. Era sconvolto e indignato. Purtroppo gente come quella era ancora in circolazione e nessuno faceva nulla. Sapeva solo che stava provando tanta rabbia verso colui che aveva fatto questo a Castiel. Lo guardò esitante e gli occhi dell'altro erano velati di tristezza. Provò così tanta pena che non ci pensò due volte nel tirarlo a sé e stringerlo forte.

Castiel ne fu sorpreso e rimase fermo, non sapendo esattamente come reagire.

“Questo è il momento in cui ti lasci consolare e ricambi l'abbraccio.”

Il ragazzo sussultò sentendo la voce dell'altro ed esitando ricambiò quel gesto di affetto e ci si crogiolò, cercando di azzerare l'ansia che galoppava in se.

 

Dieci minuto dopo Dean lo teneva ancora stretto a se, come se volesse condividere con lui i suoi dolori. Era davvero scosso da quel che aveva appena saputo e non riusciva a smettere di accarezzargli delicatamente i capelli, cullandolo piano. “Non preoccuparti, ci sono io.” Quasi se ne sorprese, era raro che dicesse quelle parole a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno lo conosceva da minuti. Eppure quel ragazzo si era già aperto con lui e gli aveva raccontato come si sentiva, cosa gli era successo e stava piangendo tra le sue braccia. Come avrebbe potuto rimanere indifferente? Solo guardandolo gli faceva una tenerezza immensa e, dentro se, sentiva di doverlo proteggere da ogni male perché era davvero troppo fragile. Era come una piuma spettinata che stava volando via con il vento, e in quel caso il vento era il suo passato.

Castiel si crogiolò in quella stretta forte e sicura, si rifugiò e buttò via tutte le lacrime che teneva dentro sé da fin troppo tempo e strinse forte la maglietta di Dean nei pugni, affondandoci il viso. A lui non sembrava importare se adesso era un miscuglio tra lacrime e asciutto, quindi non si trattenne e lo strinse fortissimo a se. Era incredibile ma sentiva protetto tra le braccia di Dean.

“Shh, va tutto bene.”

Il moro alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso tiratissimo, gli era difficile fare delle espressioni che trasmettessero allegria, perché lui non ne aveva mai provata. Non sorrideva da ormai troppo tempo, ormai non faceva altro che piangere e nel corso della sua vita erano state poche le volte, se non inesistenti, in cui aveva potuto sorridere per qualcosa di bello. Eppure negli ultimi venti minuti lo aveva fatto anche più di una volta, grazie a Dean e Mary.

“Vuoi venire a casa mia?” Gli diede una pacca dietro la schiena e la accarezzò poi, guardandolo come si poteva guardare un bambino da proteggere ma a lui non sembrava dare fastidio. “Così fai un bel bagno e hai un posto dove stare, che ne dici?”

Castiel schiuse le labbra sorpreso. Esisteva davvero gente così buona al mondo? Non sapeva che fare, alla fine lo conosceva da qualche minuto..avrebbe potuto fidarsi a tal punto da andare lui e riposare? E si odiò, perché si era appena sfogato e aveva quei dubbi stupidi. Sarebbe stato ingiusto rifiutare, lo sapeva bene. Perché per una volta che gli accadeva qualcosa di bello, doveva avere dubbi? Quindi lo guardò negli occhi e non ci lesse nulla di negativo ma lui era tanto ingenuo e non riusciva mai a prendere le decisioni giuste, aveva davvero paura di sbagliare. Ma per quella volta, decise di fidarsi ancora e annuì, prendendo il foglio e scrivendoci sopra. ‘Tu non mi farai del male, vero?’

Dean lesse e gli sorrise dolcemente, anche se avrebbe solo voluto sospirare e spaccare la faccia a chiunque avesse trattato quel ragazzo in quel modo. Era un animale e non meritava nemmeno di vivere. “Voglio solo aiutarti, credimi.”

Allora Castiel lo abbracciò nuovamente e chiuse gli occhi, respirando contro il suo petto e sentì il suo profumo. Sapeva di buono, non credeva che un ragazzo potesse essere così gentile con lui. Si chiese disperatamente perché anche Michael non potesse esser stato così, come lui. Ripensò ai suoi occhi che lo guardavano con disprezzo, alla parola ‘puttana’ che gli ripeteva sempre, alla sua voce stonata e alle sue mani forti che, invece di stringerlo come avrebbero dovuto, si impegnavano a strappargli i vestiti di dosso e picchiarlo.

Dean lo strinse forte e gli accarezzò la schiena, mentre continuò a guardarlo. “Allora, vieni?”

Castiel annuì e aprì gli occhi, tentando di nuovo di sorridere ma quella volta fu più facile. Era più rilassato.

“Bene, poi ti preparo qualcosa. Sarai affamato.” Si alzò e gli scompigliò i capelli, cogliendolo di sorpresa ma il ragazzo si alzò e nascose una smorfia imbarazzata.

“Mamma?”

Mary sbucò fuori dalla cucina e andò da loro, sempre con quel gentile sorriso sulle labbra. “Dimmi.”

“Io e Castiel andiamo a casa.”

“Castiel..” La donna sussurrò il suo nome e gli sorrise, facendogli una carezza sui capelli. “Ci vediamo presto e stai tranquillo. Sei in buone mani.”

Il ragazzo riuscì a liberare un sorriso e annuì mentre Dean lo portò fuori. Non appena furono all’esterno, un'auto passò a grande velocità e istintivamente Castiel prese la mano di Dean, stringendogliela con forza. Le automobili gli mettevano paura, facevano un brutto rumore e non era per niente rassicurante vederne così tante. Ma vide anche della gente, tanta gente che al loro interno guidava tranquilla, non spaventandosi come lui.

Dean ci rimase davvero per quel gesto ma poi sorrise e non lo lasciò andare. Si mise a camminare verso la sua adorata impala e sentì la mano di Castiel lasciarlo subito, come se avesse preso la scossa. “Hai paura?”

Castiel tremò leggermente perché al pensiero di entrarci era terrorizzato. Annuì leggermente e guardò lui con il panico negli occhi.

A Dean venne un'idea che sperò funzionasse. Andare a piedi fino a casa sua gli sarebbe costato un'ora se non di più. “Ti faccio vedere una cosa.” Tirò fuori la chiave, aprì lo sportello ed entrò dentro, stiracchiandosi e spaparanzandosi sul sedile, facendo un verso rilassato. “Visto? Non c’è alcun pericolo.”

Castiel sgranò gli occhi sorpreso, inizialmente perché temeva fosse successo qualcosa a Dean. Ma vedendo quanto fosse tranquillo e a suo agio, si ritrovò a sorridere senza rendersene conto e annuì, avvicinandosi all’auto. Fece il giro quando Dean aprì lo sportello dall’interno. Prese un respirò ed entrò poi, sorridendo lievemente all'altro quando chiuse lo sportello e mise in moto.

“Tutto ok?”

Castiel annuì e si guardò attorno con sospetto.

Allora Dean mise in moto e uscì dal parcheggio. “Non sei mai stato su un’automobile?”

Il moro si strinse nelle spalle e negò con il capo, non aveva alcun ricordo dentro un affare come quello, come l’aveva chiamata? Automobile. Ecco cosa erano quei veicoli a quattro ruote che vedeva nei libri. Si guardò attorno e fissò tutto quel che i suoi occhi vedevano: bambini che correvano al parco, donne indaffarate, altre impegnate al cellulare, oggetto che per lui era solo un affare che tenevano vicino l’orecchio, anche quando lo vedeva usare a Michael. Poi però si soffermò su una scena: una bambina in braccio a un uomo che la stringeva e le dava un bacio sulla guancia. La bambina era bionda e la sua pelle era candida, il padre poté etichettarlo come un brav'uomo.

“Questa città è sempre viva, poi un giorno te la mostrerò.”

Si girò verso Dean e lo guardò annuendo, nonostante lui non lo stesse guardando dato che i suoi occhi erano puntati sulla strada.

“Solo se tu lo vorrai, ovviamente, potrò aiutarti. Potresti stare da me..”

Castiel sbarrò gli occhi e deglutì, distogliendo lo sguardo, intrecciò le dita tra loro e si morse il labbro valutando quella proposta. Andare a vivere da Dean? Ok accettare la proposta di andare da lui per riposare ma non credeva per viverci. Sarebbe stato sicuro? E come avrebbe fatto con tutte le sue cose? Poteva fidarsi a tal punto? Sarebbe stato dolce sempre oppure no? Lo guardò di sottecchi e gli vennero gli occhi lucidi..e se lo stesse aiutando solo per averlo sotto il suo tetto e usarlo come quel mostro aveva fatto? E se avesse voluto uscire di casa, avrebbe potuto? Non era troppo presto? La sua mente era piena di domande ma non aveva alcuna risposta, solo gli occhi di Dean puntati addosso dopo essersi fermato. Castiel sospirò e riprese a piangere, stava succedendo tutto troppo in fretta e lui era troppo insicuro e spaventato. Voleva solo addormentarsi e non svegliarsi più, mentre Dean sospirò e lo tirò a sé abbracciandolo ancora una volta.

“Scusami, non volevo essere troppo diretto..io vorrei solo aiutarti. Te lo giuro.” Gli prese il viso esitando e asciugò le lacrime con i pollici.

Il ragazzo continuò a piangere e negò con il capo.

“No? Non vuoi?”

Negò ancora con il capo e Dean gli accarezzò i capelli con la mano delicatamente, sorridendogli lievemente e rassicurante. “Va bene Cas, ora però andiamo dentro.” Scese dall’auto e sospirò. Non voleva che rimanesse per forza ma voleva saperlo al sicuro. ‘Lo conosci da un attimo e già gli chiedi di vivere con te..sei impazzito?’ Pensò, mentre gli aprì lo sportello e l’aiutò a scendere, prendendogli la mano nel farlo. 'Benny ti ucciderà.' Pensò ancora, dirigendosi verso la porta di casa.

Benny era il suo ragazzo e stavano insieme da sei mesi, era un ragazzo molto geloso e ogni volta glielo dimostrava con delle scenate. Si trovava bene con lui, si vedeva che ci teneva e lui ne era stato lusingato nei primi tempi ma ultimamente quell'atteggiamento non stava portando ad altro che litigi. Cosa avrebbe detto a Benny quando avrebbe conosciuto Castiel? In quel momento in realtà non voleva pensarci più di tanto, piuttosto voleva dedicarsi a quel ragazzo che aveva bisogno di lui. Però era inevitabile.

Castiel si guardò attorno e smise di piangere, era tutto molto grande e vide una grande vasca piena d’acqua. Aggrottò le sopracciglia la indicò a Dean, inclinando il capo confuso.

“Quella è una piscina, puoi farci un bagno per rilassarti.” Gli sorrise e aprì poi la porta di casa entrando.

La casa era enorme, le porte scorrevoli erano in vetro e dei pilastri partivano dal soffitto e finivano sul pavimento. Castiel si avvicinò e si specchiò su. Poté vedere i capelli appiccicati tra loro e i suoi vestiti stracciati, insieme al proprio viso pallido e gli occhi spenti.

“Questo è il soggiorno.” Spiegò il ragazzo e gli indicò una serie di cose mentre Castiel lo ascoltava interessato. “Quello è il televisore, quello il divano, quella la libreria, quella la finestra e quello il tavolo.”

Lui si fece sfuggire un sorriso e annuì avvicinandosi al tavolo, lo sfiorò con il palmo e lo esaminò. Era di legno bianco e liscio, non c’era neanche un graffio e nessun buco, a differenza di quello che aveva a casa sua. Sospirò e guardò Dean che gli porse un bicchiere d’acqua, non si era nemmeno accorto che fosse andato in un’altra stanza. Gli sorrise lievemente e lo prese bevendone un sorso ma in quel momento avrebbe voluto scolarselo senza fare complimenti e infatti così fece poi, mandando giù tutta l’acqua con un sorso, rischiando addirittura di farsela andare di traverso.

Dean rise e gli fece cenno di aspettare, andò nella stanza accanto e tornò con carta e penna, porgendoglieli. “Vieni, siediti sul divano con me.”

Castiel fece come disse e si sedé insieme a lui.

“Allora, posso sapere perché non vuoi rimanere qui? Non mi offendo, tranquillo.”

Il ragazzo sospirò e scrisse. ‘Non so se posso fidarmi, ma vorrei..’

Dean se lo aspettava e lo guardò stringendosi nelle spalle. “Beh, è normale questo..ma ti assicuro che non sono quel tipo di persona e che voglio aiutarti. E poi un po’ vorresti, no? Se non dovessi trovarti bene cercheremo una soluzione.”

‘Sei gentile tu..’

Lo guardò e osò di nuovo, poggiando una mano sulla sua. “Sento che devo proteggerti.”

Castiel lo guardò sorpreso e scrisse subito. ‘Perché?’

“Ormai che so di te sarei un’egoista se ti lasciassi da solo e poi, non so..ci tengo ad aiutarti. Non devi rimanere qui per sempre, attenzione, solo il tempo di farti conoscere il posto, farti..” Fece una smorfia e, dato che non trovò altro termine migliore, proseguì. “crescere e trovare magari una casa decente con un lavoro.”

‘E io dove dormo?’

Dean notò le sue guance che si fecero rossissime e non riuscì a trattenere una risatina, era talmente tenero da farlo addolcire a tal punto. “Ho tanti letti.”

‘Quindi non dormo con te?’

“No.” Sorrise.

Lui si sentì subito meglio e iniziò a rivalutare la sua proposta. ‘Va bene.’ Posò la penna e si accorse che la sua mano sinistra tremava, così la nascose subito dietro la schiena e iniziò a girargli forte la testa, tanto da doversi poggiare su Dean chiudendo gli occhi. Gli capitava troppo spesso.

“Che succede?”

Si portò una mano sulla fronte e sospirò, aprì gli occhi e vide tutto girare, quindi li chiuse immediatamente.

“Ti fa male la testa?”

Negò con il capo e mise un indice in alto ruotandolo, sperando capisse.

“Oh..ti gira la testa?”

Castiel annuì e si portò le gambe al petto, poggiando la fronte sulle ginocchia e desiderando che quel malore svanisse presto.

Dean pensò che era sicuramente dovuto alla debolezza, non mangiava da un giorno intero e immaginava sentisse un buco allo stomaco. “Ti preparo subito qualcosa da mangiare e poi fai un bel bagno..va bene?” Gli sorrise lievemente e si alzò, facendolo alzare cautamente e facendo sì che si appoggiasse su di lui, portandolo in cucina per farlo sedere a tavola. Camminarono piano, non voleva che Castiel si sentisse peggio. Lo fece sedere e andò al frigo e lo aprì prendendo la carne che aveva uscito per la sera, per prepararla a lui.

Mentre Castiel lo osservò tutto il tempo, fino a quando non gli servì un piatto fumante di carne e non se lo fece dire di volte, iniziando a mangiare con gusto. Era la cosa più buona che avesse mai mangiato, non ricordava di aver mai avuto l'onore di assaggiare qualcosa di così delizioso. Si gustò ogni forchettata e si sentì subito meglio dopo aver finito, guardando Dean con gli occhi che luccicavano dalla commozione, sperando di inviargli così tutta la sua gratitudine.

“Era buona?” Chiese, sapendo già la risposta. Ma voleva comunicare con lui per farlo sentire sempre più a suo agio, alla fine lo conosceva da pochissimo e si stava fidando davvero molto. Appena Castiel alzò un pollice in alto in risposta, si alzò e posò i piatti sporchi sul lavello. Li lavò e poi si voltò verso il moro, vedendolo ancora un po' pallido. Temeva sarebbe svenuto da un momento all'altro e se fosse successo voleva essere pronto per aiutarlo.

Infatti appena Castiel si alzò, barcollò e cadde subito indietro ma fu sorretto prontamente da Dean che lo prese all’istante.

Al suo naso arrivò un odore sgradevole ma fece finta di nulla, non era nessuno per giudicare e sarebbe stato il colmo data la situazione. Continuò a sorreggerlo e lo osservò premuroso, strofinandogli la schiena con la mano. “Vuoi fare un bagno?”

Castiel annuì ma si sentiva ancora troppo debole e glielo fece capire con qualche gesto, sperando ancora una volta che lo comprendesse. Era frustrante comunicare in quel modo ma si rifiutava di spiccicare una qualsiasi parola da molto tempo. E ci certo non avrebbe ripreso di punto in bianco, come se niente fosse successo. Ma fu ciò che disse successivamente Dean a lasciarlo senza parole.

“Beh, se vuoi..posso aiutarti io. Posso restare vicino al bagno e ti do una mano se hai bisogno.” Dean si rese conto troppo tardi di essere stato diretto ed era certo che Castiel sarebbe scappato a gambe levate, per quanto gli fosse possibile data la sua debolezza. Invece non riuscì a nascondere un'espressione sorpresa quando il ragazzo lo guardò di sottecchi e annuì.

Era davvero un grandissimo passo avanti quello ma il desiderio di sentirsi pulito e non con la puzza di Michael addosso, aveva superato tutto. E poi non doveva lavarlo lui, gli aveva solo proposto di aiutarlo se non si fosse ripreso del tutto. Voleva profumare, sentiva il bisogno fisico e psicologico di mandare via il brutto odore di quel mostro da se.

Dean allora lo prese sottobraccio facendo attenzione e gli sorrise titubante un attimo, per poi riacquistare sicurezza. “Prometto che non farò nulla, andiamo adesso.”



NOTE: E sono tornata dopo qualche mesetto di pausa. Vi sono mancata? No, okay. Ma voi lettori siete mancati tanto a me, visto che mi avete sostenuta nelle storie precedenti e mi auguro che continuiate a farlo anche in questa.
Visto che allegria? Io scrivo sempre cose così allegre da far tornare il sorriso a tutti. (EEEEH)
Questa storia la iniziai circa due anni fa, però con dei personaggi diversi e qualche mese fa mi sono detta "e se la trasformassi in una Destiel?" ed eccoci qui. Come avete potuto notare, Dean è piuttosto OOC ma a ciò c'è una spiegazione che scoprirete solo leggendo, nei capitoli. Ho anche cercato di scrivere dei capitoli più lunghi, sperando di non annoiarvi.
Spero davvero con tutto il cuore che abbiate gradito questo primo capitolo. uu Lasciate una recensione, fate un fischio, qualsiasi cosa!
Alla prossima! (cercherò di aggiornare una volta a settimana)
La vostra Feffe

  
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