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Autore: sissi149    05/04/2016    5 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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La strada più veloce che dalla Cittadella conduceva a Saitama non era certo quella che poteva definirsi una strada ben tenuta: negli ultimi chilometri pietre, sassi ed erbacce rendevano difficoltoso il transito a qualsiasi carro, motivo per cui negli ultimi anni le attività commerciali della città, erano andate sempre più scemando. O forse col diminuire dei traffici gli interventi di manutenzione si erano ridotti in conseguenza, in un continuo circolo vizioso, al punto che quella che una volta era una delle città più fiorenti del Principato si era ridotta alle dimensioni di un villaggio che a stento riusciva a mantenere tutti i suoi abitanti.

Koshi Kanda sapeva bene tutto questo e sapeva anche che quell'ormai sparuto gruppo di case era trattato con particolare riguardo dai Ribelli, motivo per cui quella mattina aveva deciso di inviare il Gruppo Speciale sul luogo per una “ricognizione preliminare”. E aveva anche trovato la scusa per tenere Wakabayashi impegnato alla Cittadella, assicurandosi che non ficcasse troppo il naso in quell'affare.

“Makoto, spero proprio che sia valsa la pena di scomodarci a fare tanta strada fino qui!” Esclamò Louis, a cui le continue correzioni all'andatura del cavallo, dovute alla strada malmessa, stavano cominciando a innervosire.

“Non preoccuparti, le missioni che ci affida Kanda si rivelano sempre fruttuose e divertenti.” Rispose il compagno, con una smorfia che voleva essere un sorriso.

“Forse un tempo, ma da quando è diventato signore e ci ha fatto entrare nella Guardia Reale le nostre scorribande si sono ridotte.”

“Ma capisci, ora abbiamo una facciata da mantenere, ciò non toglie che possiamo ancora divertirci.” L'espressione del Sicario divenne diabolica al ricordo dell'ultima notte nei quartieri bassi della cittadella, ma Napoleon lo guardò con un certo grado di disappunto:

“Ti sei rammollito vecchio mio, il massimo a cui aspiri in questo momento è una rissa in qualche bettola di periferia e sgozzare un paio di ubriachi. Forse dovremmo ritornare sui monti ad Azumachi.”

Soda sbuffò: era affezionato al luogo dove era cresciuto e dove aveva ricevuto tutti gli insegnamenti per diventare un Sicario, non poteva negarlo, ma la città fantasma gli era sempre stata un poco stretta, arroccata sulla montagna all'estremo Nord e priva di quelle comodità, quali un letto caldo, che col tempo aveva imparato a considerare normali. Solitamente i Sicari lasciavano Azumachi per brevi missioni sotto lauto compenso o alla ricerca di qualcuno da trasformare in nuovi spietati guerrieri, ma poi vi facevano subito ritorno, sparendo dalla circolazione come fantasmi, rapidi e precisi nelle loro mansioni. La città era quasi inaccessibile agli estranei, ma si diceva che chi avesse realmente avuto bisogno di uno o più uomini di quella pasta per sistemare i suoi affari, avrebbe trovato la via per giungere alla meta. Makoto Soda era stato il primo ad allontanarsi dalla città per un incarico di lunga durata: inizialmente quando era stato assoldato da Kanda si trattava di un unico lavoretto veloce, di eliminare un Vice Comandante, o qualcosa del genere, che stava ficcando il naso in affari che non lo riguardavano, ma l'allora Sovrintendente era rimasto talmente soddisfatto del suo operato da avergli proposto di diventare il suo uomo di fiducia per incarichi “speciali”. Inizialmente titubante, Makoto aveva scoperto che la vita in una cittadina normale offriva occasioni, e tentazioni, che ad Azumachi non ci si sognava nemmeno, o forse chi aveva fondato la città e la setta dei Sicari le aveva volutamente escluse dal loro mondo per addestrare individui duri e rozzi, senza alcuna pietà. Un Sicario non era abituato a domandare, prendeva quello che desiderava e lo faceva suo se riteneva che fosse un suo diritto, anche a scapito di un compagno di setta. Mano a mano che gli incarichi e le richieste di Kanda divenivano più grandi, Soda aveva deciso di coinvolgere i vecchi compagni nelle sue scorribande autorizzate.

“Louis – Makoto rispose a tono, seccato per i dubbi dell'amico – quando ti deciderai a capire che il mondo e la vita sono molto più vasti di Azumachi? Rintanarci in mezzo ai ghiacci perenni dopo ogni missione non fa di noi dei Sicari migliori.”

“C'è un motivo se i fondatori della setta hanno deciso così e dopo centinaia di anni ancora nessuno è riuscito a debellarci.”

“In centinaia di anni le cose possono anche cambiare, è tempo che si apra una nuova era per i Sicari!”

I due si stavano velocemente scaldando e innervosendo, tanto che per poco il destriero di Napoleon, privo della sua guida, rischiò di azzopparsi su di una pietra sporgente e di disarcionare il cavaliere.

Alle loro spalle la voce possente di Shunko Sho li ricondusse all'ordine:

“Insomma voi due, la smettete di battibeccare? Siamo quasi alla meta, volete che tutta Saitama ci senta arrivare, facendoci perdere metà del divertimento della razzia? Le questioni filosofiche lasciatele per dopo.”

I due abbassarono il capo per un istante, di tutti i Sicari più o meno loro coetanei, Sho era l'unico che poteva permettersi di contraddire entrambi allo stesso tempo ed uscire vincitore dalla probabilissima zuffa che ne sarebbe seguita.

Come annunciato da Sho le prime case apparvero davanti ai loro occhi, facendo aumentare lo stato di malumore di Louis:

“Tutto qui? Kanda ci ha fatto fare tutta questa strada per queste quattro misere baracche?”

Makoto gli lanciò un'occhiataccia, non disposto a tollerare altre lamentele: era pur sempre il leader del Gruppo Speciale e non intendeva perdere la sua autorità:

“Saranno anche solo delle baracche semi abbandonate, ma questa cittadina è un punto di riferimento per i Ribelli, troveremo di sicuro qualcosa di interessante e dell'ottimo svago con gli altri.”

Superarono delle abitazioni abbandonate da chissà quanto tempo: con la riduzione dei commerci e della popolazione, gli abitanti avevano lasciato le case di periferia e si erano tutti spostasti il più possibile verso il centro, per essere tutti più vicini e non lasciare nessuno isolato. Il gruppo impiegò un certo tempo a raggiungere quella che una volta era la piazza principale, a dimostrazione del fatto che nel suo periodo di gloria Saitama era una vera e propria città anche più grande e popolosa della stessa Cittadella e se la Casa Reale non aveva spostato lì la sua sede era quasi esclusivamente per la tradizione che la teneva legata alla Fortezza Musashi. Anche molti nobili in passato avevano risieduto nella città.

Al passaggio nelle strade del drappello, alcuni degli abitanti, i più ingenui, avevano mostrato una curiosità stupita, a parte per le visite dei Ribelli, erano anni che non giungevano gruppi di persone così numerosi, ma la maggior parte avevano intuito le reali intenzioni del gruppo ed avevano cercato riparo all'interno delle abitazioni o cercando di continuare con noncuranza a svolgere le proprie attività.

Soda ghignò al vedere tutte quelle inutili precauzioni:

“È ora di dare inizio allo spettacolo: Shunko, a te l'onore.”

Il Sicario non se lo fece ripetere e schiarì la voce raspando in gola:

“Per ordine di sua Signoria il Reggente Koshi Kanda, siamo qui per raccogliere informazioni sui Ribelli. Siete tutti inviati a raggiungere questa piazza e collaborare. Chi si mostrerà ostile e non risponderà con le necessarie accuratezza ed onestà alle nostre domande ne pagherà le conseguenze. Tutti ne pagheranno le conseguenze.”

Per un istante tutto si fermò, chi era sulla piazza smise di compiere le sue attività, mentre chi era in casa ed aveva udito cercava di fare il meno rumore possibile, nella speranza di venire ignorato. Tutto divenne silenzioso, ma pesante, come la calma che precede la tempesta. L'aria si fece gravida di attesa. Un qualsiasi suono, un qualsiasi movimento avrebbe potuto spezzare quel momento di sospensione.

Napoleon sputò per terra con disprezzo e il tempo ricominciò a scorrere:

“Allora cani, volete uscire dalle vostre tane e rispondere, o avete bisogno di un incoraggiamento?”

Detto questo si voltò e puntò verso una donna di mezza età che all'arrivo del gruppo era alla fontana e non aveva potuto trovare riparo altrove. Il Sicario fece impennare il cavallo e con le zampe anteriori colpì la donna violentemente, facendola cadere a terra in mezzo alla polvere.

“Questo è solo un assaggio di quello che vi potrà capitare se non risponderete. Anzi, cominciamo proprio da te: donna parla!”

La donna, sempre a terra, si voltò e lo guardò negli occhi fiera, non intenzionata a farsi intimidire da un bruto. Aveva visto troppe cose orribili a questo mondo per rintanarsi a piangere: aveva perso il marito da molti anni, il maggiore dei suoi figli se ne era andato per combattere la sua battaglia contro quegli uomini malvagi, mentre gli altri tre figli erano ancora con lei, doveva resistere anche per dar loro l'esempio da seguire.

“Non ho niente da dire a voi!”

“Non ti è bastato essere gettata a terra?” Louis fece impennare nuovamente l'animale per colpire quell'insolente, quando il grido di una giovane giunse strozzato da una porta appena spalancata.

“Mamma, noooo!!!!”

“Naoko, torna subito dentro, obbedisci!” Ordinò la donna in tono che non ammetteva repliche.

Ma la ragazza non ascoltò e si lanciò nella piazza per andare a soccorrere la madre: solo le braccia forti di un giovane uomo giunto dietro di lei la trattennero.

“Non fare sciocchezze.”

Naoko si divincolò.

“Takeru, lasciami, lasciami! Mamma è in pericolo.”

Napoleon rise divertito a quell'inaspettato dramma familiare che gli si era parato davanti, facendo posare gli zoccoli del cavallo al suolo e smontando per farsi più vicino alla madre.

“Suvvia donna, ti do un'altra possibilità, non vorrai far disperare tua figlia dalla paura che ti accada qualcosa di male.”

La donna lo guardò dritto negli occhi senza celare il suo disprezzo:

“Ho già detto che non ho nulla da dire.”

Quella volta l'uomo non si fermò, carico la mano destra e con tutta la sua forza diede un ceffone al volto della donna, per poi alzarsi e dirigersi verso i due giovani.

“Forse ho sbagliato tattica – disse con un sogghigno – magari potrebbe essere più utile picchiare tua figlia invece di te.”

“Sta lontano da mia sorella!”

Con un rapido movimento Takeru spostò Naoko dietro la propria schiena, tentando di darle riparo e preparandosi ad affrontare il Sicario.

“Oh! Abbiamo l'eroe della giornata, sto tremando di paura!” L'uomo si sistemò il ciuffo biondo, mentre continuava ad avanzare imperterrito.

Qualcun altro sulla piazza si mosse, un uomo che aveva deciso di non restare più in disparte, di non lasciare sola la moglie di un vecchio amico :

“Aspettate! Quello che ha detto la signora è vero: non abbiamo nulla da dire.”

Makoto cominciava a spazientirsi per quella faccenda che si stava trascinando per le lunghe, e si mosse irrequieto sulla sella, prima di controbattere ironico:

“Come no, vecchio! Vuoi dirmi che i Ribelli frequentano questo inutile ammasso di case senza che voi ve ne accorgiate? Capisco che non siate dei geni, ma mi sembra impossibile anche per voi non notare una cosa del genere.”

L'uomo deglutì, invocando l'aiuto della dea Machiko per non reagire in maniera sbagliata alla provocazione dell'inviato del Reggente.

“Certo che vediamo i Ribelli venire qui e portarci aiuti necessari, gli aiuti che ci vengono negati dalla Casa Reale, ma non sappiamo quando verranno la prossima volta, ne tanto meno dove sia il loro covo, per cui anche volendo nessuno di noi potrebbe dirvi nulla. Non possiamo inventarci le cose solo per fare contento il vostro signore.”

“Piccolo idiota! - Makoto sbraitò – Vedrai cosa succede a chi cerca di prenderci per fessi! Hai firmato la condanna di questo posto!”

Con un gesto il Sicario richiamò l'attenzione di tutti gli uomini del Gruppo Speciale, fermi in attesa di potersi finalmente divertire e sfogare, tenendo alta la nomea dei Sicari di Azumachi.

“Ragazzi, fate quanti più danni possibili, se trovate qualcosa di vostro gradimento potete portarvelo a casa. In quanto a te Louis, sei libero di procedere come più ti aggrada con le tue vittime.” Così dicendo Soda spronò il suo destriero per investire l'uomo che aveva osato prendersi gioco della sua autorità e del suo potere.

Napoleon si scrocchiò le nocche delle mani, pronto a sfidare il suo oppositore, non senza aver fatto sapere la sua all'amico:

“Makoto, non ho certo bisogno che tu mi dica cosa posso o non posso fare!” e cominciò a prendere a pugni Takeru, che tentava inutilmente di resistere contro un avversario più forte ed addestrato di lui. Si era gettato tra la sorella ed il Sicario per istinto, per cercare di evitare le botte a lei ed adempiere al suo compito di fratello maggiore, ma non era veramente preparato a combattere, lui era solo un contadino, dall'indole pacifica, quello che sapeva usare le armi, quello che aveva un carattere più infiammabile, in famiglia, era un altro. Sperava che Naoko avesse avuto il buon senso di allontanarsi e cercare un riparo, invece la giovane era ancora dietro di lui, pietrificata per lo spavento.

“Tutto qui quello che sai fare, pivello? - Napoleon assestò un ultimo colpo violento allo stomaco di Takeru, facendolo cadere quasi esanime al suolo – E ora veniamo a noi fanciulla. Sai che sei proprio carina? Sei sprecata in un posto del genere, il tuo posto ideale sarebbe in uno dei bordelli della Cittadella!”

All'udire quelle parole Naoko sentì il sangue gelare, intuendo quale trattamento l'uomo avesse intenzione di riservarle.

“Pezzente.” Riuscì a sibilare Takeru a mezza voce, ma sufficiente ad essere udito dell'uomo del nord che prontamente gli assestò un calcio.

“Nessuno ha chiesto la tua opinione.”

Nel frattempo tutta città era messa a soqquadro dall'intero Gruppo Speciale: porte e finestre venivano sfondate, le abitazioni spogliate dei pochi beni rimasti agli abitanti. Chi cercava di opporre una minima resistenza riceveva in cambio botte e pure chi tentava di farsi da parte, ormai rassegnato, spesso veniva spintonato o travolto dai cavalli dei Sicari che nella loro foga non prestavano troppa attenzione a dove dirigevano gli animali. Soda aveva appena passato da parte a parte un paio di cani che si erano lanciati nell'estrema difesa della famiglia dei loro padroni, mentre Sho aveva abbattuto quasi a mani nude un porticato in legno. L'unica cosa che i Sicari non avevano fatto era tentare di appiccare il fuoco: essendo stata in passato una delle città più importanti, a differenza di molti villaggi in cui avevano fatto razzia, le case del centro di Saitama, anche se variamente malmesse, erano pressoché tutte in muratura, per cui un incendio avrebbe causato danni relativi ed avrebbe avuto una diffusione più lenta di quanto avrebbe fatto in un abitato di capanne di legno.

Un gruppo di ragazzini che si era allontanato dalla città all'insaputa degli adulti per cercare un paio di ore di svago poco distante, fece ritorno e si trovò nel mezzo della devastazione: solo il grido di uno di loro e i riflessi allenati grazie alla giovane età e alle continua attuazione di marachelle gli permisero di disperdersi ed evitare di venire travolti anch'essi.

Dopo essere rotolato in mezzo alla polvere, il più piccolo si rialzò ed osservò meglio la terribile scena: nel caos riuscì ad identificare sua madre con gli abiti logori presso la fontana, suo fratello a terra sanguinante e sua sorella che stava per essere aggredita da un uomo. Si chinò, raccolse una pietra e caricò la piccola fionda che portava sempre con sé, colpendo il Sicario biondo ad una spalla, costringendolo a voltarsi nella sua direzione.

“Abbiamo un'altra pulce che tenta di fare l'eroe?”

“Non faccio l'eroe, difendo solo la mia famiglia.” Ribatté il ragazzino orgoglioso.

“Oh, devo dire che spuntate come funghi infestanti. Ma guardati bene intorno, cosa pensi di fare da solo contro tutto questo.” Napoleon si mise a ridere sguaiatamente, mentre alle sue spalle Makoto lo raggiungeva per unirsi anche a lui al momento ironico.

“Forse io da solo non potrò fare molto, ma appena mio fratello Kojiro verrà a sapere quello che avete fatto a Saitama ve la farà pagare coi suoi uomini.”

Takeru, che aveva assistito a tutta la scena, emise un rantolo:

“Masaru, stai zitto.”

Ma era troppo tardi, Soda aveva inteso il nome odiato:

“Nanerottolo, intendi dire che tu sei fratello del capo di quella feccia dei Ribelli? Questo cambia tutto! - con un rapido gesto l'uomo girò il cavallo e sbraitò il suo ordine – Catturateli subito tutti e tre, il nanerottolo, l'eroe e la ragazza. Li porteremo al cospetto di Kanda e lui deciderà cosa farne. La madre potete lasciarla qui a piangere e a disperarsi di aver perso tutti i suoi preziosi figli in un colpo solo.”

In men che non si dica tutti i Sicari furono addosso ai tre giovani Hyuga, che non poterono opporre alcun tipo di resistenza e vennero catturati. Solo Louis guardava sconcertato l'amico:

“Ti sei decisamente rammollito, una volta non ti saresti accontentato di farli prigionieri per aspettare che sia un altro uomo a dirti cosa fare, avresti fatto quello che serviva all'istante e da solo.”

 

 

 

 

 

 

 

Koshi Kanda sedeva presso il piccolo tavolo della sua stanza, esaminando distrattamente le scartoffie consegnategli dal contabile, annoiato da tutta quella burocrazia. Normalmente avrebbe lasciato nello studio al piano inferiore quell'ammasso di carta e numeri, ma mentre rientrava alla Torre del Sovrintendente coi documenti aveva incontrato una distrazione, a causa della quale era salito direttamente all'ultimo piano. Strinse la cintura della vestaglia di seta leggera che indossava e si voltò a guardare verso il letto: la massa scompigliata di capelli castani e la bianca schiena di Kumi emergevano dai cuscini e dalle lenzuola color mattone. Come d'abitudine, avevano soddisfatto i loro appetiti molto voracemente ed ora Lady Sugimoto dormiva, o almeno così pareva, con quella Strega non si poteva mai sapere.

Il Reggente si versò del vino rosso in una coppa, la vendemmia di due anni prima a Kobe era stata ottima, forse la migliore annata dell'ultimo decennio, mentre invece quell'autunno i grappoli sarebbero stati pessimi, a causa della siccità che aveva colpito l'intero Principato. Sorseggiando lentamente, l'uomo si alzò e si avvicinò alla finestra, rimirando con uno sguardo smanioso la Torre Centrale, dove si sarebbe già trasferito da un po' se non fosse stato per Kumi che l'aveva convinto a mantenere ancora per poco tempo una parvenza di rispetto per la Casa Reale, almeno finché non fosse trascorso un periodo ragionevole dal momento in cui avevano finto di inviare un uomo sulle tracce di Tsubasa per convincerlo a rientrare, e far credere a tutti che il Principe Legittimo risulti disperso. Solo allora Kanda avrebbe potuto rimuovere gli stemmi della famiglia Ozora ed innalzare il suo vessillo sulla Fortezza e su tutta la Cittadella. Di scattò strinse la mano sinistra a pugno: odiava quello stato di limbo e di inattività, voleva proclamarsi subito sovrano assoluto e indiscusso del Principato, ormai avrebbe dovuto poterselo permettere, ma Kumi gli ricordava di continuo come ci fossero ancora troppe persone fedeli agli Ozora in posizioni di potere strategiche, a cominciare da quel parassita di un Capitano della Guardia Reale. Forse avrebbe dovuto usare contro di lui qualcuna delle scorribande di Makoto e compagni, farle passare come suoi ordini ed avere una scusa plausibile agli occhi di tutti per sbarazzarsene, magari poteva già sfruttare l'uscita a Saitama del Gruppo Speciale quel giorno stesso. Ormai il tramonto era prossimo e gli uomini non dovevano essere molto distanti.

Un borbottio proveniente dal letto lo fece voltare e gli permise di constatare che la Lady si era svegliata e lo stava osservando, puntellata su un gomito:

“Fammi indovinare – disse la donna – stai pensando a come eliminare Wakabayashi?”

“Adesso leggi anche nel pensiero?”

“Può darsi, i miei poteri sono più di quelli che pensi. Ora ho la gola secca!” Lo disse quasi come un ordine, con la sua solita impertinenza: Kanda a volte pensava che avrebbe dovuto liberarsi anche di lei e restare il solo signore incontrastato del regno invece di dividere il potere, tuttavia si avvicinò alla donna e si sedette sul bordo del letto, offrendole la sua stessa coppa. La Strega bevve avidamente un lungo sorso.

“Buono. Kobe?”

“Certamente, solo il meglio per noi.” Le sorrise riprendendosi la coppa e svuotandola.

Kumi si stiracchiò, per poi protendersi in avanti e baciarlo sulla bocca, in un ultimo residuo di desiderio.

L'uomo non si scompose più di tanto e ribatté:

“Pensavo che per oggi avessi già dato tutto. Ora dimmi – fissò il suo sguardo indagatore su di lei – sapresti darmi qualche particolare in più sull'incidente avuto questa mattina da Lady Honma?”

La donna si strinse nelle spalle:

“Cosa vuoi che ti dica, quella bisbetica è caduta dalla scalinata.”

“La stessa cosa che hanno detto le altre dame di corte che erano presso di lei, eppure la Lady asserisce di avere sentito come una forza spingerla.”

La Strega, che nel frattempo si era alzata, sbuffò raccogliendo la sottoveste nera:

“Se non fosse andata in giro a spettegolare con le sue compagne galline di presunti rapporti indecorosi ed inopportuni tra noi due, non le sarebbe successo nulla.” Infilò la sottoveste ed andò alla ricerca delle restanti parti del suo abbigliamento.

“Quindi sei stata tu!” Kanda sorrise compiaciuto.

“Una cosa da nulla, mi è bastato schioccare le dita e se si azzarderà a dire ancora qualcosa che non mi garba, non mi limiterò a farla ruzzolare dalle scale.”

L'uomo si alzò in piedi, ridendo di gusto per la prima volta in quel giorno:

“Lady Kumi Sugimoto, la paladina contro le male lingue!”

La donna si voltò di scatto, le mani sui fianchi e lo sguardo minaccioso, con gli occhi fiammeggianti di rabbia magica.

“Koshi, se non la smetti di fare il cretino potrei usare i miei poteri contro di te.”

“Non ti scaldare! – alzò le mani in segno di resa – Però devi ammettere che queste voci hanno un loro fondamento. Certo, se ti decidessi ad accettare di diventare ufficialmente la mia compagna e moglie il problema si risolverebbe.”

“Non vedo cosa ci guadagnerei, se non il dover diventare prigioniera dell'etichetta!”

“Ragiona! Potremmo regnare insieme apertamente e prima o poi avrò bisogno di un erede – mentre parlava le si era avvicinato e ora l'aveva afferrata per i fianchi sottili – o hai paura che una gravidanza ti rovini il fisico?”

“Idiota! - sibilò lei di rimando, liberandosi dalla presa e recuperando finalmente il proprio vestito – Io non ti darò mai un figlio, ficcatelo bene in testa, il mio grembo è sterile!”

Il Reggente era rimasto di sasso a quella rivelazione, o forse era più il modo in cui lei lo aveva detto, come se non si curasse per nulla della cosa, anzi, quasi la considerasse un privilegio.

“Ma... ma...”

Kumi si guardava nello specchio e si acconciava i lunghi capelli:

“Davvero non avrai creduto che una Strega Nera, votata al Signore del Caos potesse contribuire alla presenza di una nuova vita nel mondo? Quanto sei ingenuo! Noi siamo portatrici di morte.”

E con queste parola la donna considerò chiuso l'argomento, facendo calare nella stanza un silenzio gelido, a dispetto del calore estivo ancora presente.

Furono i colpi alla porta a riscuotere Kanda, che si affrettò a stringere il nodo allentato della cintura della vestaglia.

“Chi è?” Chiese con tono burbero, sperando non fosse nulla di importante: dopo la discussione appena avuta non voleva che si potessero alimentare i pettegolezzi sul suo rapporto con la Lady trovandola nella sua stanza privata.

“Soda, mio signore.”

Il Reggente parve sollevato e concesse al Sicario il permesso di entrare. Questi aprì la porta e si inchinò al cospetto del padrone:

“Mio signore, Lady Sugimoto – aggiunse poi notando la presenza della donna – l'uscita del Gruppo Speciale a Saitama si è conclusa con una piacevole scoperta e tre piccoli regali per voi.”

“Vieni al sodo, Makoto. Non ho tempo da perdere con qualche stupido giochetto!” Kanda, notoriamente un uomo poco paziente, quando era già innervosito da altre questioni abbassava il suo livello di tolleranza quasi a raggiungere lo zero.

“Abbiamo portato tre prigionieri.”

Koshi sbatté violentemente un pugno sul tavolo:

“Per Gamo, cosa vi è saltato in mente? Mi pare di essere stato fin troppo chiaro nei miei ordini: non voglio che ritorniate dalle vostre scorribande con dei prigionieri al seguito, è troppo pericoloso. Insomma, siete Sicari, non penso che abbiate bisogno di lezioni su come trattare individui indesiderati!”

Il Reggente schiumava di rabbia, ci mancava solo quella grana da sistemare e per giunta quegli idioti non gli avevano portato un prigioniero, ma ben tre persone che potevano mettersi a raccontare in giro del trattamento ricevuto dalla loro città senza alcun apparente motivo. Doveva sbrigarsi ad eliminare Wakabayashi e far diventare il proprio potere assoluto.

Soda parve sorpreso dalla reazione eccessivamente violenta del padrone, ma quale Sicario non era disposto a farsi intimidire.

“Signore, aspettate almeno di sapere chi vi abbiamo condotto e per quale motivo.”

Kanda stava per replicare con ancora più rabbia, quando una mano si posò sulla sua spalla, invitandolo a calmarsi:

“Koshi, lascia che Soda spieghi il suo modo avventato di agire, magari ha qualche ragione – Kumi usò il suo tono più dolce e persuasivo e per completare la frase si alzò sulle punte dei piedi e gli sussurrò nell'orecchio – se questa non ti soddisferà, sarà più divertente punirlo.”

Kanda si girò a guardare la Strega e vide un lampo di perfidia e complicità balenare nei suoi occhi, sufficiente a farlo calmare un poco.

“Bene, illuminami Makoto!”

Annunciò ironicamente, versandosi dell'altro vino nella coppa.

“Nella nostra azione abbiamo scoperto che Saitama è la città dove risiede la famiglia di colui che abbiamo individuato come il capo di quella feccia che sono i Ribelli.”

Il Reggente abbassò di scatto la coppa, concedendo la sua piena attenzione al Sicario.

“Signore, oggi vi abbiamo portato i tre fratelli minori di Kojiro Hyuga. Se lo desiderate posso farveli conoscere.” Soda terminò il discorso con un ghigno malefico.

Alla notizia l'umore di Kanda virò decisamente verso la soddisfazione: finalmente aveva tra le mani qualcosa per spingere allo scoperto quel ratto di Hyuga.

“Portali alla mia presenza, immediatamente.”

Lo stesso lampo di perfidia che era passato negli occhi di Lady Sugimoto ora brillava in quelli dell'uomo, la cui mente stava già elaborando un piano per raggiungere il suo scopo, dimenticandosi di essere in vestaglia. Anche la Strega pareva incuriosita da quell'inaspettata evoluzione della vicenda.

Il Sicario aprì la porta e fece cenno al compagno Louis di entrare insieme ai tre ragazzi Hyuga. Napoleon spinse brutalmente i prigionieri all'interno della camera, accomodandosi poi su una vecchia sedia, senza aspettare di aver ottenuto il permesso del signore, guadagnandosi in quel modo un'occhiataccia dalla Lady.

Kanda squadrò i nuovi arrivati: un giovane uomo dall'aspetto non troppo minaccioso, una ragazza di qualche anno più giovane e tutto sommato dotata di una certa grazia, per concludere con uno scontroso ragazzino imbronciato.

“E così questi sarebbero i fratelli del prode Kojiro Hyuga? - esordì senza celare tutto il disprezzo che nutriva per il Ribelle - Non sembrate per nulla una minaccia come quel cane che guida quella banda di miserabili fuorilegge.”

Il più piccolo del gruppo scattò punto nell'orgoglio:

“Nostro fratello non è un cane, è un grande uomo che aiuta le persone in difficoltà e lotta contro le ingiustizie!”

“Che ingenuo – Kanda rispose pacato con una smorfia – credi davvero a tutte le favole che ti raccontano? Se tuo fratello fosse davvero questo uomo perfetto, perché i soldati di tutto il Regno gli darebbero la caccia? Perché sarebbe costretto a vivere nascosto chissà dove nella foresta?”

“Perché in realtà i cattivi siete voi e il vostro padrone il Principe!”

L'uomo dovette trattenersi dalla voglia di mollare un ceffone al ragazzino, non tanto per essere stato definito cattivo, ma per essere stato apostrofato come servo di qualcuno.

“Risposta sbagliata! Tanto per chiarire il vero signore del Principato sono io e nessun altro, ma non credo che ormai per voi farà molta differenza: la vostra sorte e decisa.”

Così dicendo fece qualche passo nella stanza, avvicinandosi anche agli altri due: la ragazza tremava come una foglia e si stringeva al fratello maggiore, il quale osservava tutto in silenzio, ma con sguardo deciso.

“È venuto il momento di costringere quel topo di latrina di Hyuga ad uscire allo scoperto e cosa c'è di meglio che mettere in palio la vita dei suoi preziosissimi fratelli? Napoleon, conducili alle celle sotto il castello e assicurati che abbiano la più fredda ed umida, poi fai venire Hito al mio cospetto per domani mattina. Soda, invece tu convocherai Wakabayashi, sempre domani in mattinata: entrambi verranno informati che tra tre giorni avrà luogo un'esecuzione nella piazza principale della Cittadella. Quasi dimenticavo, come premio per i servigi tu potrai giustiziare il nostro amichetto dalla lingua lunga. E ora andate entrambi!”

Solo a quel punto il più grande dei fratelli Hyuga sembrò uscire dal suo mutismo:

“Maledetto! Maledetto! La Dea non ti perdonerà mai questo affronto!”

“Ma fatelo tacere!” Così dicendo il Reggente voltò le spalle alla porta, mentre i due Sicari partivano per eseguire i loro compiti e le proteste dei giovani Hyuga si perdevano nei corridoi vuoti della torre.

Rimasti da soli Kanda e Kumi scoppiarono a ridere pieni di malvagità.

“Devo dire che mi hai sorpresa – esordì la donna – non ti credevo capace di raggiungere una simile vetta di crudeltà!”

“E aspetta di vedere il ruolo che ho riservato al nostro prode Wakabayashi in tutta questa vicenda!”

Kanda rise nuovamente, mentre la sera calava su quella giornata per lui quasi perfetta: aveva per le mani la chiave per schiacciare definitivamente i Ribelli, probabilmente sbarazzarsi del Capitano della Guardia e rendere ancora più solida la sua posizione sul trono.



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E Kanda ha fatto la prima mossa per scuotere in maniera decisa gli equilibri che si erano creati. Come reagirà Kojiro quado verrà a sapere dei piani del Reggente? E Wakabayashi?

Nonostante io abbia giocato un po' con le età dei nostri protagoisti, per i fratelli di Kojiro ho deciso di mantenere gli stessi rapporti d'età esistenti nel manga, per cui il più piccolo dovrebbe avere circa nove anni in meno di Kojiro.

Qui inoltre veniamo a conoscenza di un'altra grande differenza tra le Streghe Bianche e Nere: se la maggior parte delle prime ereditano i loro poteri dalle madri, le seconde non possono procreare, nel momento in cui giurano fedeltà a Gamo diventano sterili. Quindi Streghe Nere non si nasce, si diventa: la maggior parte di esse sono Grigi che hanno scelto la via del male, ma esiste anche una piccola parte di Streghe Bianche che hanno abbandonato la Dea dell'Armonia e sono state corrotte dal signore del Caos. (Il contrario è quasi impossibile, non tanto per l'impossibilità di un malvagio di redimersi, anche se in una Strega Nera il male è completamente radicato, quanto più che altro per il fatto che il caro Gamo non si faccia molti problemi ad eliminare una Strega che tenta di rinnegare i suoi giuramenti.)
  
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