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Autore: carmen16    05/04/2016    1 recensioni
E se Bella ricoprisse il ruolo del vampiro e Edward fosse il fragile umano? e se dovessero incontrarsi nel momento più sbagliato che il destino dovesse scegliere? se dovessero anche risultare nemici?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Buon pomeriggio. Rieccomi, mi scuso per non aver pubblicato prima, credevo di farcela prima di Pasqua ma ci sono stati alcuni impedimenti e sto pensando bene come costruire il resto della storia. Questa è solo la prima parte dell'incontro fra Bella ed Edward che vi avevo promesso che spero di pubblicare quanto prima. Scusatemi ancora. ~POV BELLA

Cos'aveva appena fatto?

Era del tutto incredula del suo stesso corpo che aveva scelto di agire autonomamente senza il controllo della mente. Ian l'aveva baciata, e lei per la sorpresa e lo stupore era rimasta del tutto immobile, anche se la dolcezza di lui la faceva sciogliere. Non aveva mai immaginato che in tutti questi anni di conoscenza lui provasse quei sentimenti e che crescessero in modo così forte e totalizzante. Quando un vampiro si innamora, cambia il suo intero mondo e modo di percepire e vedere le cose. Non le aveva mai dato motivo di comprendere l'esistenza di questo sentimento, o forse era lei ad essere stata cieca, aggrappandosi saldamente alla loro amicizia per non naufragare in quel mondo di scienza e violenza. Ritornando al bacio, era combattuta tra la scelta di respingerlo nel modo più delicato possibile oppure provare a rispondergli per la curiosità di scoprire cosa sarebbe avvenuto dopo oppure se lei avrebbe avvertito in sè lo stesso sentimento che sentiva dentro di lui. Era qualcosa di caldo e immenso, una visione vivace e tormentata perchè lui credeva che lei non lo ricambiasse. Un pò come trovarsi ai tropici in piena stagione, immaginava, si amava tutto ciò che si vedeva attorno ma l'unico pensiero era quello di trovare un luogo in ombra per avere un pò di refrigerio oppure bere un bicchiere d'acqua... Sebbene non ci fosse mai andata ai tropici, per ovvi motivi, sapeva come ci si doveva sentire perchè poteva fare un parallelo con la sete di sangue che provava quando si trovava in centri affollati e trafficati. Aveva imparato a controllarsi da tempo, ma vedere tutte quelle persone, sentire quei cuori battere la metteva fortemente a disagio, perciò anche se amava osservarle si sentiva molto più sollevata quando ne stava lontano. In quel momento non sapeva se desiderasse il caldo asfissiante dei tropici o l'acqua rinfrescante. Non avrebbe più saputo definire la relazione con Ian già da un pò. Non erano parenti e anche se inizialmente lui le aveva fatto da padre, negli anni si erano considerati come dei pari, quasi avessero la stessa età o esperienza. D'altronde lei aveva fatto carriera velocemente. Erano amici, ma anche molto di più di questo, ma il loro rapporto non era neanche fraterno... Non aveva una categoria o un modo per classificarlo e dapotutto prima di quel momento non si era mai preoccupata di dargli un nome perchè aveva sempre colto tutto ciò che lui le dava e ricambiato a sua volta senza preoccuparsi troppo. La sua mente era un groviglio di pensieri, il suo spirito talmente teso che non riusciva ad nterpretare obiettivamente le sue sensazioni. Le piaceva o no il tocco di lui? Qual'era la cosa migliore da fare? Respingerlo, in modo da allontanarlo e lasciare che quel discorso rimanesse in sospeso e lei pensasse continuamente ad un " e se" ? Oppure lasciarsi andare e vedere cosa succedeva, rischiando però di dargli una falsa illusione? Poi al centro del frastuono dei suoi pensieri sentì la sua voce calma e gentile che le suggeriva di stare tranquilla e di povare a sentire le sue emozioni. Le sue rassicurazioni l'aveva indotta a perdere il controllo per una volta nella sua vita e le sue mani avevano agito da sè, salendo ad accarezzargli il viso mentre lui l'avvicinava a sè e le comunicava tutta la gioia che che gli causava il venir ricambiato, che avesse vinto la lotta in quel momento. Quando l'aveva lasciata i suoi occhi brillavano di un azzurro talmente intenso che lei aveva sospettato che avesse rubato il cielo per tingersi del suo colore. L'aveva accarezzata con un sorriso a trentadue denti e le aveva lasciato un bacio sulla fronte.

Aveva tentato di prendere la parola, dirgli qualcosa ma lui l'aveva preceduta dicendole:

- Shh. Non parlare. So come ti senti, siamo ancora in contatto telepaticamente e capisco che questo bacio non è nè una conferma e nè un rifiuto. Non so ancora cos'accadrà ma per favore non avere paura di perdermi. Lotterò per averti, su questo non c'è dubbio ma per adesso devo andare. Tu promettimi solo di pensarci, va bene? Quando tornerò mi darai una risposta. In ogni caso non mi pento affatto di averlo fatto e ti ringrazio per avermi dato almeno per un breve attimo la possibilità di vedere come sarebbe davvero -

Dopo averle sfiorato le labbra con il pollice, se n'era andato senza voltarsi indietro.

In poche ore erano cambiate molte cose e tantissime altre di lì a poco non sarebbero state più le stesse. Era ora di riflettere a lungo e di prendere delle decisioni, trovare risposte e riflettere attentamente. Molte questioni restavano ancora in sospeso ma in quel momento doveva sciogliere un nodo alla volta. Avrebbe elaborato un piano e ce l'avrebbe fatta senza coinvolgere nessun'altro, sperava. In tutto ciò però restava una persona a cui aveva promesso di rispondere e che meritava di sapere. Edward. Le sue riflessioni avrebbero dovuto aspettare ancora un pò. Dopo avergli parlato sarebbe sparita per un pò per meditare in pace. Rimanere così a lungo in quel posto stava diventando sempre più rischioso ma aveva ancora dei conti da chiudere con il passato e tutto era iniziato proprio da lì in quella piovosa cittadina.
Ricacciò tutte le sue sensazioni, preoccupazioni oltre al ricordo del bacio con Ian, in un angolo della sua mente. Adesso doveva concentrarsi su ciò che avrebbe dovuto spiegare o raccontare a Edward cercando di non mentirgli ma neanche di dirgli tutta la verità. Non avrebbe potuto, per il suo bene.
Era giunto il momento di prendere in mano le cose e iniziare a lottare. In quegli anni aveva imparato a non smettere mai di combattere finchè era possibile. Aveva una tempra forte forgiata dalle esperienze del passato e gliel'avrebbe mostrato a tutti, anche ad Aro Volturi.
Non avrebbe più cercato di sfuggire o cambiare il destino, vi si sarebbe semplicemente corsa incontro.

Uscì dalla casa e scese nel garage sollevando il telone dalla sua moto. Era proprio quello che le ci voleva, una corsa a tutta velocità con il vento fra i capelli. Andare in moto era quasi come correre nella foresta a velocità vampirica, oppure saltare a svariati metri d'altezza superando anche le cime degli alberi più alti e librarsi nel vuoto. Un'esperienza inebriante e elettrizzante, non importava che l'avesse sempre fatto.
Accelerò il più possibile prendendo il sentiero principale in modo da non incappare in radici, alberi caduti e sterpaglie varie. La strada era ricca di curve e tornanti perchè la sua famiglia aveva pensato bene anche di rendere difficile da trovare la casa, anche se per un vampiro non era un problema. Bastava seguire le tracce e il loro odore se sapevano dove cercare. Era una giornata nuvolosa, ma presto il sole avrebbe finito di giocare a nascondino dietro le nuvole e avrebbe illuminato ogni cosa dopo la pioggia di quei giorni. Il bosco era uno spettacolo meraviglioso quando smetteva di piovere e la rugiada veniva baciata dal sole. Avere il dono di una vista ancora più potente di un essere umano era una grazia. In quei momenti non rimpiangeva di essere un vampiro, una creatura oscura e pericolosa. Non quando aveva la possibilità di ammirare la bellezza del mondo, farne parte e osservarla senza limiti o impedimenti. Anche se forse non ne aveva il diritto perchè lei era morta a tutti gli effetti e ciò che è morto ha concluso il proprio ciclo vitale, non esiste più. In fin dei conti, quindi lei non apparteneva a quel mondo, era ciò che era contrario alla vita e alla natura. Forse se avesse potuto parlare si sarebbe presa beffe di lei, l'avrebbe aborrita e scacciata.
Con questi pensieri era giunta nel punto prefissato per l'appuntamento, notando con piacere che Edward era già lì che l'aspettava. Un punto in più per la puntualità. Era appoggiato con la schiena ad un albero e si passava nervosamente le dita fra i capelli. Sembrava preoccupato per qualcosa ed era molto teso. Immaginava che stesse pensando a cosa dirle o chiederle. Appena lei si fermò poggiando un piede a terra lui venne verso di lei facendole un sorriso che aumentava di larghezza ad ogni passo. Bella tentò davvero con tutte le forze che aveva di distogliere lo sguardo da quegli occhi che l'attiravano ma non ci riuscì. Si sentiva quasi estranea a se stessa, fuori dal suo corpo. Più la distanza fra di loro diminuiva e più il suo corpo si immobilizzava e si appesantiva sul posto, come un blocco di pietra. Faceva un effetto strano su di lei e quel suo profumo di cannella la incantava. Avrebbe voluto avvicinarsi ai suoi capelli o il suo collo per respirarlo ancora meglio, farsene avvolgere completamente ma non avrebbe potuto, anche solo per non rischiare di morderlo. Sebbene si fosse nutrita da pochi giorni aveva un profumo delizioso e non poteva negare che scatenava i suoi peggiori istinti che riusciva a domare solo grazie ad una ferrea volontà e anni di addestramento.
L'ultima cosa che avrebbe voluto al mondo era quella di nutrirsi da lui. Sarebbe morta dentro.
Quegli occhi verdi smeraldo sembravano due pietre o biglie che brillavano di vita propria vivaci e calde, abbracciando qualsiasi cosa. Bella temeva di annegare in quel calore che le impediva di mantenere la giusta distanza o freddezza. Sarebbe stata un'uscita molto complessa. Giunto a pochi centrimetri da lei la salutò accarezzandole una guancia e sorridendo sereno.
Notò che lui prese un lungo respiro per poi dirle:

- Ciao. Come sai dobbiamo parlare di alcune cose e devo chiedertene altre ma non sono sicuro di riuscire a esporti ciò che penso come vorrei in questo momento. Hai una pelle così liscia ma anche fredda, dovresti riscaldarti... E già che ci sono, dov'è il casco? Potresti farti male sai? Sono contento di poterti toccare senza altri impedimenti però la sicurezza è più importante. -

Le veniva da ridere per come lui si preoccupasse per lei. Non aveva la minima idea che non aveva affatto bisogno di un casco e che in caso di incidente, una possibilità molto lontana dato i suoi sensi sviluppati, quelli che si sarebbero fatti male sarebbero stati gli ostacoli sul suo cammino e non lei. Non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata di cuore mentre lui assumeva un'espressione imbronciata come un bambino. Intenerita, per un attimo cedette e gli accarezzò la ruga che gli si era formata fra le sopracciglia, per distenderla. Quasi immendiatamente lui tornò a sorriderle e qualcosa nei suoi occhi si sciolse. Chissà se stava succedendo la stessa cosa a lei? Dal momento che non aveva più un motivo per toccarlo stava già abbassando la mano quando lui la anticipò e fermandola, appoggiò il suo palmo sulla guancia. Bella lo lasciò fare perchè il calore della sua pelle era confortante.
Temeva che ne sarebbe diventata dipendente.
Per spezzare l'atmosfera elettrica che si stava intensificando sempre di più gli chiese:

- Non ti infastidisce che sono fredda? Ad ogni modo non preoccuparti abbiamo tutto il tempo e prenditene quanto vuoi per pensare. Vorrei portarti in un posto se non ti dispiace e poi ti avevo promesso un giro in moto quindi non puoi rifiutarti. Riguardo il casco, che dittatore che sei! Devi sapere che sono una pilota eccellente perciò non ne ho bisogno tranquillo-

Percepiva sotto le dita le sue espressioni facciali e le sue reazioni, la pelle che si distendeva e contraeva e la mascella che si muoveva mentre le rispondeva:

- Ah, ma che gradassa che c'è qui! Credi che le leggi stradali non valgano anche per te? Sai, non sono sicuro di fidarmi abbastanza da venire in moto con te dato che non porti neanche il casco e da come sei arrivata credevo che tu fossi una delle frecce nere di cui parla Stevenson in un suo libro. Il freddo ad ogni modo non mi dispiace affatto. Vivendo in un paese come Forks ci fai l'abitudine, ma tu dovresti riscaldarti. Dico sul serio. Non usi dei guanti da motociclista?-

Lei alzò gli occhi al cielo. Quel ragazzo era incredibile. Le veniva quasi voglia di fargli una linguaccia ma era più matura di così, perciò si limitò a ribattere:

- Sono anni che guido la moto, ahimè, senza casco e non ho mai fatto un incidente o provocato ma ne ho portato uno per te. Vuoi fare il giro in moto oppure no? Temo che dovrai fidarti e non voglio altri commenti sul mio stile di guida. -

 Il ragazzo allora fingendo un'espressione esasperata lasciò che la mano di lei scivolasse dal suo viso e si avvicinò sul retro della moto. Bella, cercando di trattenere un sorriso, prese il casco da sotto il sedile e glielo porse facendogli spazio in modo che potesse salire dietro di lei. A nessuno dei due sfuggì che le loro posizioni di norma avrebbero dovuto essere invertite, ma in loro c'era ben poco di tradizionale. Accese il motore che si avviò facendo le fusa. Diede subito gas però cercò di controllare la velocità in modo che Edward non si spaventasse troppo, ma notò lo stesso che lui le strinse la vita, circondandola con entrambe le braccia. Fortuna che la meta che aveva in mente fosse un pò distante da lì perchè l'aveva destabilizzata non poco quell'abbraccio e non era pronta a lasciarlo andare. Ma cosa stava pensando?
 
   
 
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