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Autore: Thomaseyes    05/04/2016    0 recensioni
Avril Grant è una liceale dalla vita monotona, abita a Londra con i genitori e i suoi tre fratelli più piccoli.
L'estate sta per finire e Avril deve cominciare il secondo anno scolastico alla Highlands Insitute, dove ha conosciuto i suoi migliori amici Billie e Eleanor. La sua vita, secondo lei troppo noiosa, si rivelerá tale fino al suo incontro con Thomas, un semplice ragazzo che vive nella sua stessa città e che riserva tante sorprese, anche se da fuori non sembra.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Non appena apro gli occhi, vedo che ore sono. 10:56. Nonostante abbia dormito sia oggi che ieri più del solito, mi sento stanchissima. Oddio! Stasera c'è la cena! E allora? Dov'è il problema? Incontrerò Thomas! E quindi? E quindi un bel niente. Ma quante volte devo ripetermi che non c'è niente da sperare? Sicuramente lui avrà anche una ragazza, degli amici, sarà popolare.... E io resto comunque un bel niente. Ma sono comunque ansiosa. E non capisco perché. Mi alzo dal letto e mi avvicino all'armadio assonnata. Prendo una maglietta e dei leggins a caso e vado in bagno a lavarmi. Riesco a ragionare solo dopo aver fatto una lunga doccia ed essermi spazzolata i capelli. Lancio il pigiama sul letto, indosso un paio di pantofole e scendo in cucina. La casa è silenziosa. Mamma e papà sono entrambi a lavoro, Edith è dalla sua migliore amica, Alex, e Ann è da nonna Jules. Quindi sono da sola con mio fratello Luke. Prendo delle gocciole dalla dispensa, le inzuppo nel latte e spazzolo il tutto in poco tempo. Decido di uscire a fare una passeggiata. Salgo in camera e mi do un'occhiata allo specchio. Non sono un granché. Sono alta, per la mia età, ho i capelli lunghi e castano dorati che scendono fino al petto e gli occhi castano chiaro. Non ho un fisico slanciato come quello di Eleanor, ma non credo di essere tanto grassa. Mamma dice che sono giusta, anche se mi sento profondamente inadeguata per la mia sproporzionata altezza. Ho solo quindici anni e sono alta un metro e settantasette centimetri. Ci sono persone che darebbero qualsiasi cosa per essere alte come me, ma non io. Ho sempre odiato la mia altezza. Non so perché, ma ho sempre pensato che il mio ragazzo dovesse sempre essere più alto di me. E ho paura di non riuscire a trovarne uno. Non apporto alcuna modifica al mio look mattutino, se non una lieve passata di matita e di mascara. Ora va già un pó meglio. Prendo le chiavi, le cuffie e il telefono, dopodiché scendo e mi affaccio sul corridoio. «Luke, io esco!» Nessuna risposta. «Luke!» Silenzio. «LUKE!» «Cosa strilli, che sono le undici di mattina!» La sua faccia assonnata fa capolino dalla soglia della sua stanza. «Io esco!» «Dove vai?» «Ma cosa ti importa? Sono qui solo per dirti che sto uscendo.» rispondo seccata. Non si fa mai gli affari suoi, questo. «Okay, a dopo.» «Ciao!» Chiudo la porta di casa e percorro il vialetto di casa mia, mentre infilo le cuffie nel telefono e metto On Top of the World degli Imagine Dragons. Adesso mi sento meglio rispetto a quando mi sono svegliata, mi sento più arzilla. Prendo la stradina pedonale a sinistra, che porta al parco principale di Greenwich. Dieci minuti dopo sono arrivata. Il parco è molto grande, e a quest'ora non c'è quasi nessuno, giusto qualche anziana signora che annaffia volontariamente i fiori o che porta a spasso il cane. Dopotutto, oggi è lunedì e quasi tutti sono al lavoro. Se fosse stata domenica, il parco sarebbe pieno di gente. Mi avvicino a un'altalena e mi siedo a pensare. Intanto nelle mie cuffie scorre Ink dei Coldplay. Mi guardo un pò in giro e, infondo al parco, riconosco Mrs. Maggie, che sta annaffiando le primule. Forse sono i fiori che preferisce, perchè a quanto vedo gli sta parlando e sono gli unici che annaffia. Mi viene da sorridere. Poco dopo spunta un ragazzo dall'altro lato della strada. Mi sembra di averlo già visto a scuola, se non mi sbaglio è di quarto anno. È alto e muscoloso, occhi e capelli castani. Indossa una felpa dei Green Day con il cappuccio che gli copre tutta la testa tranne un ciuffo sulla fronte e dei jeans blu scuro. Ai piedi ha un paio di Vans nere. È davvero bello. Si ferma un momento sul marciapiede e squadra tutta la zona circostante. Noto che ha uno sguardo profondo e indagatorio, come se qualcuno gli avesse fatto un torto. Sembra preoccupato. Tira fuori dalla tasca un Iphone 6 uguale al mio e compone un numero. Dopodiché lo chiama. Abbasso la musica nelle cuffie così da poter sentire la sua voce. Riesco a sentirla, ed è bella e profonda, ma non capisco cosa dice. Poi è mio fratello l'impiccione. La telefonata è breve. Riattacca, evidentemente sollevato dalla notizia appena datagli, e si appoggia al palo del cartello stradale che indica che la strada è a senso unico. Si riguarda intorno come prima, finché il suo sguardo si posa su di me. Smetto immediatamente di fissarlo e mi sento a disagio. Mi alzo dall'altalena e mi dirigo verso casa, gli lancio un'ultima occhiata giusto in tempo per vedere un altro ragazzo camminargli incontro. Non riesco a vederlo in faccia, dato che mi da le spalle, riesco solo a intravedere dei capelli biondi e una giacca di pelle. Arrivata a casa mi lancio sul letto e metto Diamonds di Rihanna con l'amplificatore e controllo che ore sono. 11:45. Canto insieme a Rihanna e mi esercito con gli acuti, frequento una scuola di canto e devo mantenere la voce attiva. Dopo un'esibizione da sballo, ci prendo la mano e continuo così per altre tre canzoni, finché la voce non mi si indebolisce. Menomale che dovevo mantenerla attiva. Spengo la musica e mi rimetto a leggere Shadowhunters: Città di Ossa fino all'ora di pranzo, quando papà arriva a casa. È davvero stanco, si vede. Ha lavorato persino di domenica, questa settimana. Alle 16:52 chiudo il libro, accorgendomi solo in quel momento che ho saltato il pranzo per leggere. Almeno, a differenza di ieri sera, sono riuscita a concentrarmi su qualcosa. Prendo il telefono e compongo il numero di mia madre. Squilla per un pò di tempo, poi finalmente lei risponde. «Ciao, tesoro! Tutto bene?» «Ciao mamma, sì, va tutto bene. Volevo solo chiederti una cosa.» «Dimmi» «A che ora arrivano?» «Alle sette.» «Okay, grazie mille e scusa il disturbo. Ci vediamo dopo, mamma.» «A dopo, tesoro.» Chiudo la telefonata e mi siedo sul letto. Saranno qui tra un paio d'ore. Bene. Cosa mi metto? Un vestito? No, troppo esagerato. Una gonna? No, nemmeno. Andranno bene un paio di jeans e un maglioncino leggero, con sotto una canottiera. Mi piazzo davanti all'armadio, in cerca di qualcosa di adeguato da indossare. Infine prendo dei jeans aderenti con un risvolto, un maglioncino bucherellato nero e una canottiera bianca. Ai piedi le vans blu scuro sfumato di bianco, le mie preferite. Decido di lasciarmi i capelli sciolti. Mi do una rinfrescata nel bagno e indosso il tutto, con una spallina del maglioncino che scende da una parte e perfeziono il trucco avanzato da stamattina. Ma che ore sono? Cavolo, ancora le 17:25. Cosa faccio tutto questo tempo? Scendo di sotto nello stesso momento in cui nonna Jules ha riaccompagnato a casa Ann e Edith, che è passata a prendere a casa di Alex. Mamma e papà saranno qui a momenti. Nel frattempo si aggiunge anche Luke. Ci mettiamo tutti e tre a guardare qualche stupido programma in televisione, giusto per distrarci, visto che Edith è l'unica oltre a me interessata a cambiarsi e nonna Jules rimane a casa finché non arrivano anche Helen e Maverick. Alle sette in punto suona il campanello.
   
 
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