Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rumyantsev    05/04/2016    0 recensioni
Dietro di lei qualcuno si ferma, e Hanji per convenzione si volta ma sa già che il suo spettatore altri non è che Rivaille-del-piano-superiore, nonché unico inquilino di quel condominio che sarebbe stato fermo a guardarla anziché muovere le chiappe e prenderle le buste di mano.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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On the Morning Dew
 
Hanji stringe una busta della spesa sotto il braccio destro, e l’altra la tiene in precario equilibrio sul sinistro mentre, rovistando alla cieca nelle tasche dei jeans, cerca le chiavi di casa tentando disperatamente, nel mentre, di non far rotolare tutta la roba che ha comprato giù per le scale. Impreca sonoramente quando una mela cade e le finisce dritta sul piede – non perché le abbia fatto male, ma perché, ehi, l’ha pagata quella mela! Sente il portone principale aprirsi e dentro di sé prega che il nuovo arrivato sia la signora gentile che abita al sesto piano che l’aiuta ogni giorno a fare la spesa, a portarla in casa e a disporla in cucina. Ma, ovviamente, i Numi quel giorno le sono avversi, e per le scale non sente il rumore inconfondibile di tacchi che cozzano contro il marmo, ma lo strisciare fastidioso delle suole di plastica bagnate dalla pioggia.
Dietro di lei qualcuno si ferma, e Hanji per convenzione si volta ma sa già che il suo spettatore altri non è che Rivaille-del-piano-superiore, nonché unico inquilino di quel condominio che sarebbe stato fermo a guardarla anziché muovere le chiappe e prenderle le buste di mano. Ma Hanji non se la prende, anzi. Gli rivolge uno di quei suoi sorrisi raggianti – che Rivaille è solito definire tra sé da maniaca omicida – e riprende ad agitarsi come un’ossessa nel tentativo di recuperare la chiave.
“Professore Rivaille-kun!” saluta gioiosa, mentre l’ennesima mela decide di suicidarsi e cozza contro lo stivale di Rivaille, il quale nel frattempo ha incrociato le braccia per godersi comodo lo spettacolo.
“Hanji” risponde, atono.
Hanji, senza motivo, scoppia a ridere, e tra i suoi sussulti un’altra mela cade a terra.
“Sto cercando le mie chiavi” gli fa sapere, tra una risata e l’altra, rovistandosi nelle tasche della giacca. Niente neanche lì. Comincia a pensare d’averle seriamente dimenticate nel proprio appartamento. Il pensiero le provoca un altro fiotto di risate e la caduta di qualche altro prodotto alimentare dalla busta.
Rivaille, dietro di lei, crede solo che Hanji sia uno di quei casi umani ormai irrecuperabili, da stenderci un velo pietoso e lasciarli a se stessi. Calcia via la mela accanto al proprio piede e si avvicina alla donna, per estrarre la chiave dalla sua tasca posteriore e gettarla a terra poco lontano, in modo che lei la veda. Poi se ne va, in silenzio, mentre Hanji gli strilla dietro “Grazie, professore Rivaille-kun!” tutta contenta.
 
***
 
Hanji pensa che i film horror non abbiano il minimo senso se non li guardi di notte, al buio, con il volume al massimo e una busta maxi di popcorn sotto il braccio. Rivaille, invece, pensa che i film horror non abbiano senso. Punto.
E non lo sa, non ha la minima idea del perché adesso si trovi sul divano di Hanji, con una busta maxi di popcorn puzzolenti sotto il naso a farsi spaccare i timpani dagli strilli della protagonista super stereotipata del film. O forse sì, un’idea ce l’ha. È che Hanji lo ha impietosamente costretto ad entrare in casa dopo che era sceso a chiederle gentilmente – minacciando di prenderla a calci sui denti – di abbassare il volume del televisore perché erano le fottute due di notte!  e lui il giorno dopo aveva una lezione da tenere all’Università. Lei lo aveva fatto accomodare sul divano – Rivaille lo aveva coperto con un fazzoletto, prima di sedervi su. Non aveva idea di cosa Hanji facesse in quell’immondezzaio che chiamava casa e, nello specifico, su quel divano pieno di briciole di patatine e macchie lasciate da bevande non classificabili – ed aveva fatto ripartire il video, blaterando cose che Rivaille non aveva neanche fatto finta d’ascoltare.
Mentre un ragazzo con gli occhiali di una stupidità che spicca tra quelle degli altri personaggi viene mutilato, Rivaille si accorge che il chiacchiericcio di Hanji è cessato da un po’. Si è addormentata con la testa sul bracciolo del divano, i capelli sparsi disordinatamente sul viso e gli occhiali storti che le perforano la tempia. Allora lui spegne la televisione e si piega su di lei. Se non fosse che gli ha fatto venire un mal di testa da paura e un principio di ulcera, probabilmente la troverebbe quasi un essere umano accettabile. Le scosta una ciocca dal viso, incastrandogliela dietro l’orecchio, e le toglie gli occhiali, riponendoli sul tavolino. Si alza, fa per andarsene ma ci ripensa e prende in mano la busta di popcorn.
Tanto la topaia è sua, si dice, facendo spallucce, mentre gliela vuota in testa.
 
***
 
La pioggia le scorre ovunque, attaccandole i vestiti alla pelle e provocando brividi freddi lungo la sua spina dorsale. Tiene la cartella sulla testa, tentando inutilmente di non inzupparsi ulteriormente, mentre corre a più non posso verso casa, con la sgradevolissima sensazione di avere un acquario nelle scarpe. Le automobili le passano accanto spruzzandole l’acqua delle pozzanghere sulle gambe e ormai ha anche smesso di imprecarci contro, tanto nessuno si ferma a chiederle scusa. Sorride di se stessa, dandosi mentalmente dell’idiota per essersi dimenticata come al solito l’ombrello a casa.
Una delle automobili sembra rallentare, e Hanji si volta a guardarla incuriosita. Dopo un attimo di smarrimento, nel grigiore di quella giornata piovosa riconosce la figura austera di Rivaille al volante. Agita le mani, per salutarlo visto che già la sta fissando. La sua espressione è a metà tra la rassegnazione e l’irritazione, quasi come se fosse estremamente tentato di lasciarla lì a prendere acqua ma non riuscisse a farlo sul serio. Hanji sorride, ancora una volta, e Rivaille non riesce fisicamente a non aprirle la portiera dell’auto per permetterle di inzuppargli gli interni immacolati.
“Professore Rivaille-kun! Grazie mille!” esclama, sedendosi. I suoi vestiti grondano acqua e a Rivaille viene un tic all’occhio mentre cerca con tutte le proprie forze di non implodere per il nervoso. Hanji scoppia a ridere – lo fa sempre senza un vero motivo – ed agita le braccia convulsamente mentre enuncia una ad una tutte le parti del corpo che si è bagnata e si strizza i vestiti sul suo sedile.
Lui rimette in moto l’auto, brusco. Tra sé e sé si domanda come diavolo abbia fatto un’idiota del genere a diventare microbiologa.
“Ho lasciato l’ombrello a casa” sospira lei, improvvisamente mesta. Si scioglie i capelli – strizza pure quelli sul suo sedile – e si toglie gli occhiali, ché tanto ormai sono inutili, totalmente appannati e bagnati.
“Immaginavo” risponde, sarcastico.
Hanji lo fissa in silenzio, con quei suoi occhi da pazza, e poi, senza alcun preavviso, poggia una mano sulla sua spalla.
“Tranquillo, Rivaille, te la pulisco io la macchina” assicura, solenne. Rivaille sbuffa, ma ha notato il fatto che lei ha usato solamente il suo nome, senza il solito professore e senza suffisso. Non sa se sia una cosa buona o meno, che lei si prenda tanta confidenza…
“E comunque, sai, mi devi dei popcorn!” lo spintona e scoppia a ridere.
 
***
 
Hanji a letto si agita come una dannata. Tira gomitate, spallate, calci, parla nel sonno, invade la sua parte di letto e gli dorme addosso, ruba le coperte o scalcia finché non rotolano giù dal materasso. Se Rivaille ha due occhiaie nere come la pece è in parte colpa sua.
Quella sera, ovviamente, non riesce a prendere sonno mentre la donna gli stritola un braccio con entrambe le mani e continua a blaterare parole senza senso o nesso logico.
“Sonny… il Wall Maria… Idiota… Eren!... voglio toccarlo…”
Rivaille tiene gli occhi serrati e la testa sotto il cuscino, nel disperato tentativo di non ascoltare le sue ciance. Sinceramente non ci tiene per nulla a sapere cosa sogna quella svampita.
“Tenente… squadra di ricognizione… Bean…”
Hanji conficca le unghie nel suo braccio e prende a tremare. Rivaille apre gli occhi e si alza puntellandosi sul gomito per guardarla. Alla luce della luna vede le lacrime brillare sulle sue guance e scorrere incontrollabili. Tutto il suo viso è piegato in un’espressione di dolore terribile che in tre anni di convivenza non le ha mai visto addosso. Geme piano, disperata, e Rivaille comincia a scuoterla.
“Hanji” la chiama.
Lei apre gli occhi, spaesata, e li punta su di lui.
“Rivaille?” domanda, con la voce impastata dal sonno. Poi il ricordo del sogno fa breccia nella sua mente e l’altro può vederlo nelle sue pupille, un dolore quasi fisico che le fa rotolare altre lacrime già dalle guancie.
“Ah” sussurra, quasi a se stessa, posandosi una mano sul viso “Stavo sognando”.
“Cosa sognavi?”.
Hanji lo studia in silenzio per qualche secondo, per riordinare i pensieri.
“È stato strano, un incubo. Gli umani erano stati decimati da questi mostri enormi e la gente rimasta si era rintanata dentro mura ancora più giganti e…”
Rivaille la interrompe “Solo i bambini piangono per gli incubi. E solo una cretina come te potrebbe avere un incubo simile”. Non vuole essere una consolazione, ma Hanji ormai è abituata ai suoi modi, al suo sguardo crucciato, alla sua indole brusca e si sente meglio.
“Ad ogni modo… non pensarci, uh?” aggiunge l’altro, in un maldestro e del tutto inaspettato tentativo di essere gentile.
Hanji, per tutta risposta, gli sorride.
Pazza maniaca. 
   
 
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