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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    05/04/2016    2 recensioni
Non sempre il cuore risponde agli ordini del cervello. A volte decide diversamente. Con Mycroft è successo.
E’ da anni che tenta di combattere il proprio cuore. Ma è inutile, perché basta guardarlo per ricaderci inevitabilmente.
Ogni cellula si ritrova attirata dal problema, per quanto la logica gli impedirebbe di accettarlo.
Nessuno deve venirlo a scoprire, nemmeno suo fratello per non permettere che l’Inghilterra vada in rovina. E’ una regola d’oro ben impressa nella mente del maggiore degli Holmes.
Ma il suo cuore non intende rimanersene buono, no. Vuole essere visto, mostrarsi al mondo, le conseguenze non lo spaventano.
E’ dura per Mycroft ricacciarlo indietro, rinchiuderlo in un angolo della propria mente. E’ dura non tentare di trattenerlo al proprio fianco. E’ dura scegliere di non essere felice e mandarlo via. E’ dura doverlo combattere ogni giorno.
Perché il suo peccato è il male e lui, Mycroft, è il bene. Non è come Sherrinford che se ne frega delle conseguenze. Perché lui è Mr. Governo Britannico e non può proprio lasciarsi andare alle proprie debolezze.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Capitolo 4 – La giusta dose di divertimento per rompere la noia
 
E’ passata una settimana da quando ha minacciato Mycroft. Lo sapeva che alla fin fine le cose si sarebbero rimesse apposto. Quella sera è stato lui a dover essere calmato ed è stato divertente. Quando è con Mycroft le cose non vanno sempre come sperato, non che l’altro sia meno noioso, ma deve ammettere che quando il suo “Ombrellaio”, come lo chiama lui, è arrabbiato le scopate che fanno sono sicuramente le migliori della sua vita. La maniera in cui l’altro lo spinge verso il muro, sbattendocelo poi contro, la maniera in cui a volte lo minacci, lo fanno impazzire. Sono quasi pareggiabili solo a quando Mycroft lo prende con forza o lo costringa a prenderglielo tutto in bocca. Forse è per questo che adora farlo incazzare, crede davvero che sia l’unico modo, è questo che non l’ha mai annoiato del tutto in Holmes. A differenza del fratello i suoi pensieri sono sempre pesanti e… noiosi. Ma Moriarty può reggerla un po’ di noia se quello che ottiene in cambio è qualcosa di davvero gustoso e quel corpo a cui ad una prima occhiata non avrebbe dato neanche un penny è sicuramente la cosa che lo riesce a mandare in visibilio maggiormente. Questo può essere anche  dimostrato dalla mano che si è, quasi di propria volontà, andata a posare fra le proprie gambe al solo pensiero di cosa arrivi a fare un uomo freddo come Mycroft Holmes quando arrabbiato. La loro storia è iniziata molto tempo prima che uno dei due divenisse ciò che erano in quel momento. Quanto avevano? Venti… diciotto anni? Forse erano ancora più piccoli, ma a Moriarty non interessa, non in quel momento mentre digita con divertimento una risposta a quell’ottuso di Sherlock. A volte nemmeno il consulente investigativo è divertente. Noia, noia, noia. A volte l’unica cosa che può fare per calmarsi è distruggere tutto. Sente un bip, quindi raccoglie uno dei suoi cellulari e lo osserva. Mycroft. Sbuffa, cos’è che vuole ora?
 
Che diamine ci fa il corpo di una donna appesa per le budella fuori dal mio ufficio? – M.H.
 
Sorride, divertito. Oh, sì. Quel regalino. Gliel’ha fatto mettere davanti appositamente e non è ancora finita. Risponde.
 
Un regalo per la nostra notte insieme. – J.M.
 
Adesso sì che le cose si muoveranno, magari, con un po’ di fortuna riuscirà a rompere la noia della giornata. Non riceve una risposta, sa che Mycroft non è tanto stupido da chiedergli come abbia fatto a mettere su una scena del genere. Sa che alla fine troveranno una risoluzione al caso. Magari entro la sera, pensa. Ogni giorno c’è un caso abbastanza complesso, ma non troppo. Non vuole che Mycroft resti fuori fino a sera tarda, in particolare dato che si è infine deciso ad accettare di dormire sempre con lui. C’è un caso principale, un caso fatto di piccoli segni che ha messo su per Sherlock Holmes. Non vede l’ora che giunga alla soluzione, nel frattempo si gode le attenzioni di Mycroft e i piccoli gesti che compie ogni giorno. In quel momento è seduto sul divano ad ascoltare musica. Ama ascoltare musica e presto uscirà, gli va di pranzare fuori. Immagina di poter girare per la città e scegliere quale persona far uccidere e quale mantenere in vita, alla luce del sole. Sarebbe divertente vedere l’espressione terrorizzata sul volto della gente… almeno per i primi dieci minuti.
Ogni tanto uno dei suoi cellulari vibra e lui si appresta a rispondere. E’ duro come lavoro, quello. Soprattutto se si stanno confondendo le acque a Sherlock Holmes. Dover cercare di parlare amichevolmente con il più giovane degli Holmes è fastidioso oltre che un incredibile noia.
Ha iniziato a massaggiare con lui da qualche giorno, facendosi scambiare per una ragazza che ha sbagliato numero.
L’intento è fin troppo semplice, quasi ovvio. Vuole vedere la sua reazione quando giungerà alla fine del caso principale. La sola immagine di quale sia lo fa sorridere.
Rivolge un ennesimo sguardo ad un ennesimo cellulare, il terzo, quello con il quale lavora, quello più protetto. Sta aspettando una telefonata, un messaggio, insomma qualcosa. Quanto diamine ci mette quel mentecatto a rispondergli? Non è da lui fargli perdere così tanto la pazienza, quindi cosa diamine può essergli mai successo?
Il bip che aspettava lo fa sorridere, la luce che illumina il cellulare.
 
Tutto apposto. Ora, come hai passato la serata ieri sera, caro cognatino?
 
Non c’è bisogno di una firma, sanno entrambi chi è l’altro. Oh, il suo prediletto, che naturalmente continua ogni volta a deriderlo per la sua situazione con Mycroft. Uno dei pochi fidati a sapere. La loro amicizia è sempre stata strana. All’inizio si odiavano, entrambi ben decisi ad accaparrarsi il pezzo migliore della mafia mondiale, si combattevano ed in alcuni stati aiutavano, persino, clan rivali a combattersi fra loro. Poi le cose erano iniziate a cambiare ed infine erano finiti con l’allearsi fra loro. Era stato da lui che si era nascosto per quei tre anni. Il giorno nel suo giardino, la notte nel suo letto. Non gli aveva fatto mancare la compagnia, assolutamente, anzi a volte si chiedeva se fosse stata davvero una buona idea quella di tornare a mostrarsi, ma non poteva sicuramente restare lì, per quanto potesse far piacere ad entrambi. Non dopo che il più piccolo degli Holmes aveva tentato di eliminare la sua rete mafiosa in Serbia. Per fortuna lo avevano controllato, rendendogli le cose più impegnative del solito ed insieme erano riusciti a creare una rete sottostante a quella che avevano lasciato distruggere ad Holmes. Un’idea geniale, insomma.
E’ sogghignando che si appresta a rispondere al suo alleato.
 
Insufficiente, direi.
 
Manda il messaggio, senza firmarlo, non ce n’è bisogno, poi volge lo sguardo verso gli schermi che ha davanti agli occhi. I suoi schermi privati, solitamente non li guarda di giorno, non quando la casa è vuota. Non sono interessanti a quelle ore, a parte uno, su cui punta lo sguardo.
Un microchip che nessuno sa trovarsi in quel punto di quell’ufficio, nemmeno i suoi uomini. Solo lui è consapevole della cosa, ce l’ha messo un giorno che è andato a trovare il padrone dell’ufficio.
L’uomo è al momento seduto composto, come sempre, alla scrivania. Parla con la propria assistente, Anthea, se non ricorda male. Aveva pensato di metterlo in un punto più vicino per riuscire ad udire cosa si dicessero le persone lì dentro, ma sarebbe stata troppo in vista e Mycroft non è stupido. Troppo intelligente per non farla fuori se solo l’avesse trovata, per quanto tenesse ancora accese quelle che aveva impostato nella sua abitazione seppur ben sapesse che ne conosceva non solo l’esistenza, ma anche la posizione. Aveva, così, dovuto accettare di perdere la possibilità di sentire qualcosa, ma aveva guadagnato di non far trovare quell’unico microchip e di avere una buona visuale della stanza.
La donna, Anthea, esce in quel momento dall’ufficio con delle carte in mano ed entra un uomo.
Ha già visto quell’uomo prima d’ora con quei capelli castani e quell’aria da bravo ragazzo che lo fa tanto innervosire. Oh, lo conosce bene, chiede spesso aiuto a Sherlock per i suoi casi. L’ispettore Lestrade. Se non fosse per il proprio autocontrollo Moriarty in quel momento starebbe stringendo i pugni e digrignando i denti perché Mycroft è di sua proprietà, nessuno lo può toccare o guardare se non lui. Nessuno, per lo meno, che non abbia avuto il suo permesso prima.
Sicuramente quell’ispettore di polizia non ce l’ha avuto e, sicuramente, non gli è stato permesso di guardarlo in quel modo o di piegarsi in quella maniera verso l’altro.
Un bip lo distrae dai suoi pensieri. Prende il cellulare, sicuro che sia la risposta al suo ultimo messaggio, solo per accorgersi che il suono arriva da un altro cellulare. Mycroft? Cosa diamine vuole adesso? Non gli basta di stare così vicino a quel morto vivente, perché è ovvio che se quell’ispettore oserà toccare il suo Mycroft sarà ucciso non appena uscirà da quell’edificio.
 
Si sente fino a qui la puzza di gelosia, smettila di guardarmi. M.H.
 
Per poco non sobbalza, come diamine è riuscito a capire… Beh, è anche vero che a volte dimentica che Mycroft non è un “pesciolino rosso” come direbbe il diretto interessato. Sorride, inconsapevolmente.
 
Fai sparire quel goldfish poi ne riparleremo. J.M.
 
Manda il messaggio, mentire con Mycorft sarebbe inutile. Si conoscono così bene che riconoscerebbero una menzogna anche attraverso un SMS.
Attenderà la sera per farla pagare ad entrambi e a quel punto, oh come sarà divertente!
 
***
 
Quando Moriarty apre la porta resta perplesso. Che abbia sbagliato abitazione o data ed ora? No, questo è impossibile per lo meno per lui. L’unica risposta è una sola. Mycroft è rientrato prima, come sembrano segnalare le luci accese nell’abitazione.
- La prossima volta dovrò rendere il mio regalino più interessante a quanto pare. – Sogghigna, facendo il primo passo nell’abitazione e parlando alla stanza che a quanto pare è ancora vuota.
- Non scherzerei se fossi in te. Per colpa tua ho perso un’ora del mio tempo. – Risponde freddamente una voce alle sue spalle, mentre la porta si chiude dietro di lui. Mycorft, a quanto pare è irritato con lui seppur riesca ancora a tenere bassa la voce. Oh, adora quando è in certe situazioni. Mycorft arrabbiato è tutto ciò che desidera.
- Non ti facevo uomo che si lamenta per il tempo perso quando ha davanti a se la magnifica visione del mio amore per lui.- Dice, ancora senza voltarsi. Cala il silenzio, quasi l’altro stia prendendo fiato.
- UNA DONNA APPESA PER IL SOFFITTO DAVANTI AL MIO STUDIO, MA TI E’ ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO?- Eccola lì, pronta su un piatto d’argento tutta per lui, l’ira di Mycorft.
Sbuffa, incamminandosi verso la cucina.
- Noioso.- Dice, quasi fra i denti, senza degnare l’altro di ulteriore attenzione.
- NO… Mi HAI FATTO PERDERE UN ORA A SPIEGARE CHE NO, TU ED IO NON ABBIAMO NIENTE A CHE SPARTIRE. UN’ORA, MORIARTY!-
Questa volta si volge a guardarlo. Ha il collo e il volto arrossati dalla rabbia e dallo sforzo di gridare.
- Un’ora sprecata, quindi.- dice, tranquillo. Se fosse qualcun altro probabilmente avrebbe già dovuto iniziare a scontare la sua pena, ma Mycroft è diverso. Adora tirare le redine nell’ombra e se non è davvero irritato non si sporca mai le mani colpendoti. – Dev’essere ben chiaro a tutti che cosa succederà a chiunque osi toccarti senza il mio permesso. Sia per te che per quell’idiota del tuo ex.- Storge le labbra, mentre dice l’ultima parola ed eccolo senza fiato.
Il colpo alla parete che gli ha fatto avere Mycroft è stata ben più preavvisa del solito.
- Quante volte ti ho detto di non OSARE minacciarmi?- Chiede, l’ira impressa in ogni movimento di labbra.
Moriarty digrigna i denti, le loro labbra che quasi si sfiorano, quasi a percepire l’uno l’odore e il sapore dell’altro.
- Sarai costretto a ripetermelo tante altre volte, allora. Fino a quando non ti sarai scollato di dosso tutti gli altri, per lo meno. – Risponde, con altrettanta rabbia o, per lo meno, è quella che mostra esteriormente dato che è troppo eccitato per rendersene davvero conto.
Per un attimo cala il silenzio, la presa che si fa sempre più forte sulle sue spalle.
- Geloso, Jim?- Riceve di tutta risposta, gli occhi di Mycroft ben incollati nei suoi.
Sogghigna:- Assolutamente.-
Le labbra di Mycroft che si impossessano delle sue è forse fra le cose più eccitanti che Moriarty conosca, ben consapevole di cosa avverrà più avanti.
Come volevasi dimostrare, infatti, quello è il primo dei mille se non di più di baci che iniziano a scambiarsi. Più che baci, in realtà sono uno scambio reciproco di morsi quasi a voler marchiare il corpo dell’altro, ma d’altronde non si scambiano mai baci loro due, se non quando sono davvero tanto irritati l’un l’altro e Moriarty è molto bravo nell’irritare Mycroft, è forse il suo passatempo preferito dopo tentare di uccidere Sherlock.
Ah, gli Holmes, che creature fantastiche! Ma non è a questo che pensa, mentre strappa letteralmente di dosso gli abiti a Mycroft e lascia che l’altro faccia lo stesso vinti entrambi dal piacere e dal desiderio di avere il corpo dell’altro fra le proprie grinfie.
Sono i pantaloni gli ultimi a lasciare il loro posto, seguendo le camicie e le scarpe dei due.
Restano in cravatta, o almeno Mycroft l’indossa, ad osservarsi con il fiatone, quasi avessero appena finito una gara di corsa, si osservano, sfidando con gli occhi l’altro a fare il primo passo.
E’ Jim a tirare il politico per la cravatta e a portarlo senza nemmeno chiederglielo in un nuovo travolgente bacio, che questa volta finirà a letto a lottare su quale dei due debba avere la predominanza sull’altro questa volta.
Sarà Mycroft a vincere, sarà lui a penetrare nel criminale con un gesto solo, incurante del dolore prodotto, sarà lui a fare piangere l’altro come un bambino scopandolo, lasciando che sia solamente il sangue a farne da lubrificante nelle sue spinte, sarà solo lui a possedere l’altro per tutta la notte, lasciandosi alla fine sfinito fra le braccia di quello che dovrebbe essere un suo nemico, quello che ha osato minacciare e tentare l’assassino di suo fratello Sherlock. Si addormenterà, senza nemmeno scivolare fuori dall’antrio caldo del suo psicopatico preferito.
Moriarty lo sa, mentre fa vincere Mycroft, lo sa e già ne gode.
 
   
 
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