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Autore: LeMuseInquietanti    03/04/2009    2 recensioni
Asfittici sentori che gli causavano astio verso il mondo mascherato. Dannati i sorrisi finti. Avrebbe voluto far tramontare le stelle, e perdersi nel buio di una notte senza tempo. Ma quella notte sarebbe trascorsa, ed un giorno, sarebbe ripiombato in quel circolo vizioso in cui diveniva vittima e carnefice. Tre lunghi anni, e non aver dimenticato.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori Rotta

Prologo.
{Foglie Morte}


[ E ora viaggi, ridi, vivi, e sei perduta.
De Andrè. Hotel Supramonte ]



La stanza era zeppa di luci.
Tremule, sgargianti, intermittenti, erano i riflessi degli abiti sontuosi che si rispecchiavano nei gioielli replicando echi di bagliori verso le candele accese e i grossi lampadari dorati appartenuti probabilmente al ceppo più atavico della dinastia.
Visi, sorrisi, sguardi evanescenti si rincorrevano, foresta di simboli dai significati ambivalenti, come una staffetta quelle espressioni saltavano di occhio in occhio infuocando i discorsi di appetitosi pettegolezzi, le solite cattiverie e di speranze illusorie.
Il salone ospitava un buon ventaglio di personaggi, era un grosso palcoscenico su cui esibire il peggio di sé. Già, quella non era semplicemente una festa, era un grosso evento teatrale in cui sfilavano contemporaneamente il probo e il corrotto, il vate e il maledetto.
Qualcuno osservava la scena sorseggiando del buon vino, meditabondo. Un giovane uomo lo raggiunse. Si sorrisero, il primo gli offerse quanto rimaneva nel suo bicchiere.
“Quanti debuttanti questa sera! È la loro prima commedia?” chiese il nuovo venuto, trincando d’un sorso “Invece io sono arrivato alla frutta. Dovrò metter su famiglia, se non voglio che mio padre lasci tutto al suo Cavallo”. Osservava la società con una buffa espressione impigliata alle labbra. “Amico, fammi un favore, non ti sposare. Appena un uomo prende moglie, inizia ad invecchiare”
L’altro si stiracchiò appena, nel proferire queste parole rimase imperturbabile, gli occhi persi da qualche parte in quella Babele di danzatori e cospiratori baldanzosi.
Colli bianchi e morbidi sorreggevano acconciature vaporose, fili fulgidi in cui il sole delle stagioni passate era rimasto intrappolato, bocche su cui nascevano le sterpi delle congiure ora erano imbellettate, mascherate come gli occhi, parte integrante di un camuffamento metafisico da grande artista con ambizioni filosofiche.
Le donne ballavano e si scambiavano le notizie del momento. Gli uomini invece discutevano di politica e delle serate all’Opera, trascorse in compagnie di una bagascia vestita a festa o di una insopportabile signorina perbene, inesperta della vita e noiosa come la morte, ma dotata di un seducente lascito da parte di qualche vecchio zio morto probabilmente di crepacuore dopo un incontro ravvicinato con la terribile nipote.
“Il mio matrimonio era stato stipulato da anni. Ho avuto il tempo di abituarmi all’idea. Comunque, non credo sia l’atto civile a implicare un impoverimento della giovinezza in un uomo, quanto la sua emotività. Basta non innamorarsi, non darsi pena, e anche le peggiori succhiasangue della terra non potranno strappare la dignità al loro marito ufficiale. E poi, ho intenzione di non rompere con Brett. Credo che le farò visita anche questa sera, tranne nell’eventualità che non appena io abbia sceso queste scale, non venga costretto a prender parte alla rappresentazione nel ruolo del Seduttore. L’unico che mi calzi a pennello.”
Il suo interlocutore si portò i capelli appena lunghi, indietro. La luce li rifletteva, colorandoli di piccole biglie pallide. “I balli di società sono fiori notturni che sbocciano in pieno inverno.-continuò il primo, ignorando il tedio diffuso in ogni gesto del suo pubblico - Devo ammettere che questa sera vi sono persone che potrebbero rivelarsi interessanti. Sarà piacevole indagare. E magari, tentare di risparmiare la capatina al solito pub. So che troverei Brett già stordita da qualche bicchiere di assenzio. Le dico sempre che così non arriverà ai trenta.”
“ Blaise, perdonami. Ho bisogno di aria”
Blaise fissò negli occhi l’amico. Fosse stato un bravo osservatore, avrebbe potuto leggervi una fretta vibrante che si stava impossessando della sua intera persona, eppure vide solo quell’espressione smorta, un tentativo estremo di apparire piattamente tranquillo. “Diavolo Draco. Dopotutto sei l’ospite d’onore, e cosa fai? Ti vieni a nascondere dietro il sipario, ed ora cerchi di filartela. Per tutti gli dei maledetti, cosa ti prende?”
Draco Malfoy lo fulminò con lo sguardo. Non aveva voglia di parlare, ancor meno con lui. A volte si era illuso che il tempo avrebbe cambiato l’amico della sua infanzia, rendendolo una persona appena migliore. Invece le storie d’amore licenziose, i balli, gli studi, lo avevano imbruttito in maniera spaventosa, ed ora di lui Draco non sopportava nemmeno l’odore, quasi i suoi sensi fossero da rapace e potesse percepire l’essenza corrotta e priva di senso anche attraverso le narici.
Lo licenziò muovendo annoiato il braccio, a mo’ di saluto, poi si lasciò trasportare dalle scale verso la sala zeppa di gente, divenendo per un momento anche lui parte integrante di un organismo dalle mille teste. Un Cerbero venduto e cornuto.
Mosse schivando le coppie danzanti, abbassò il capo, sentendosi osservato.
Ci ripensò. Non poteva mostrarsi debole. E così rialzò la testa, muovendo gli occhi grigi intorno sfidando chiunque avesse voglia di paragonarsi a lui.
Era un Malfoy, non doveva temere nemmeno la Morte.
Era certo che, una volta giunta la resa dei conti, non avrebbe dovuto lavare i piatti.
Solo che quella sera, qualcosa pareva affliggerlo. Nonostante avesse i suoi abiti nuovi, ed avesse da poco firmato un dispendioso contratto con cui si aggiudicava il possesso di una abitazione fosca quasi gotica, dove pensare ai suoi casi, una sensazione tetra gli appesantiva l’animo.
Da una settimana, il tempo stabilito era scaduto.
Fremiti neri gli percorrevano la pelle, insinuandosi sotto le sue convinzioni di superpotenza.
Dentro quasi tremava.
Erano passati tre anni. Tre lunghi anni.
Tutto doveva essere cambiato.
Eppure, qualcosa gli diceva di starsi mentendo.
Asfittici sentori che gli causavano astio verso il mondo mascherato. Dannati i sorrisi finti.
Avrebbe voluto far tramontare le stelle, e perdersi nel buio di una notte senza tempo.
Ma quella notte sarebbe trascorsa, ed un giorno, sarebbe ripiombato in quel circolo vizioso in cui diveniva vittima e carnefice.
Tre lunghi anni, e non aver dimenticato.
Tre lunghi anni di morte apparente.
Aveva paura. Una paura irreale e tangibile. Le foglie scivolavano dagli alberi, frusciando nel cielo di fine settembre come un monito. Cambiava la stagione, sorgeva un lungo autunno. E tutto era destinato a collassare.
Draco Malfoy aveva paura.
Il terrore non stava nel sentirsi morto, ma nell’essere costretto a vivere.
“Tre anni” mormorò alla notte “Tre anni”.

Continua.


Piccolo spazio per la democratica Captatio Benevolentiae.

U_U spero che il prologo vi sia piaciuto.
Spero che mi facciate sapere se la storia vi interessa, mi piacerebbe continuarla, mi sento motivata. *_* sarebbe superlativo ricevere le vostre impressioni, anche negative.
Grazie per l’attenzione >,< e dopo aver incastrato le solite faccine, posso salutarvi sventolando un fazzoletto nel vento.
A presto. M//
    

  
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