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Autore: agatha    06/04/2016    3 recensioni
L’idea di base di questa storia è una trilogia, che approfondisce il personaggio di Loki sotto diversi aspetti. Il primo è la figura di Loki in qualità di “figlio”, dove ho cercato di dare spazio al suo rapporto con Frigga. La storia inizia dopo gli eventi di “Thor 2: The Dark World” anche se ci saranno dei piccoli cambiamenti rispetto ai film Marvel. A causa di una promessa, Loki si ritrova su Midgard contro il suo volere, vittima dello stessa situazione in cui aveva incastrato suo fratello Thor tempo prima. Ho cercato di mantenere, come nei film Marvel, un po’ di drammaticità ma anche di momenti ironici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Beth aveva fatto in modo di restare fuori tutto il giorno. Non sapeva bene cosa aspettarsi da Loki, il suo atteggiamento così imperturbabile era difficile da interpretare e lei non voleva fare la figura della ragazzina appiccicosa che si aspettava qualcosa da lui. Poteva confessare, almeno a se stessa, che nelle sue fantasie le sarebbe piaciuto che lui ci provasse di nuovo, che volesse replicare quanto successo la notte precedente. Poteva essere spavalda e cinica ma l’unica cosa che non le riusciva era fare il primo passo con un uomo, nemmeno se era per qualcosa senza impegno. Quindi, per timore di vedere l’indifferenza di Loki, aveva calcolato di rientrare più tardi del solito, nell’orario in cui di solito si vedeva con Andy.
Quando passò davanti all’appartamento dell’amico, tese l’orecchio per sentire le voci dei due ma non sentì nulla. Aprì la porta di casa e accese la luce, lasciandosi sfuggire un gridolino quando vide Loki, in piedi, con le mani dietro la schiena, che fissava fuori dalla finestra, come la prima mattina dopo averlo ospitato.
“Sei impazzito?” sbottò, con una mano sul cuore.
“Per aver fatto cosa, se è lecito chiederlo?”
“Stare lì così, al buio”
“C’è forse una legge che lo vieta?”
Beth si morse il labbro. Quando Loki assumeva quell’atteggiamento così puntiglioso era meglio evitare di parlargli perché non si riusciva a scalfire in nessun modo la sua calma. Appoggiò la borsa e si tolse la giacca, mettendo il cellulare sotto carica. Fece tutti i gesti normali ignorandolo e poi si diresse verso la propria camera per andare a dormire.
“Dove vai?”
La voce incisiva di Loki la bloccò prima di completare la fuga. Non si voltò a guardarlo mentre rispondeva.
“A dormire. Sono stanca. Buonanotte” gli rispose, concentrata sul tono con cui stava parlando, perché fosse il più neutrale possibile, ma presa com’era aveva dimenticato i riflessi fulminei del suo ospite.
“Mi stai forse evitando?” le domandò in un sussurro, dopo esserle arrivato alle spalle, con il petto che le sfiorava appena la schiena. Nel frattempo aveva spento la luce.
Il suo corpo reagì facendole provare un brivido per quella vicinanza e le si mozzò il fiato.
“Perché dovrei?” fu la sua risposta, senza muovere un muscolo.
Lui le fece scorrere una mano sui capelli, avvolgendone una ciocca intorno all’indice.
“Magari sei confusa e ti stai chiedendo se voglio sedurti di nuovo oppure no”
Beth chiuse gli occhi. Il tono di voce roco che stava utilizzando era una tortura e la stava già seducendo solo con quello.
“Hai intenzione di farlo?”
“Lo vorresti?”
Loki distese le labbra in un sorriso pigro. Era già eccitato da tutta quella situazione. Essere lì in penombra, con la sola luce che filtrava dall’illuminazione fuori e la sua mortale che non voleva cedere nemmeno verbalmente a lui, anche se era impossibile batterlo su quel campo. Era curioso di scoprire come avrebbe risposto. Il silenzio fra di loro era palpabile e lui non si mosse, ascoltando il respiro irregolare di lei.
“Sì” rispose lei in un soffio, non sapendo più come ribattere e arrendendosi a quello che stava provando.
Il dio dell’inganno allungò le braccia, mettendogliene intorno alla vita e attirandola contro di sé.
“Ai tuoi ordini” sussurrò lui, come aveva già fatto la notte precedente.
 
*
 
“No!”
Loki aveva urlato con quanto fiato aveva in corpo e, con uno scatto di reni, si era ritrovato seduto, con gli occhi spalancati e il cuore che gli martellava furiosamente nel petto. Anche Beth si era svegliata, spaventata da quel grido. Aveva acceso la luce e ora stava fissando un Loki completamente sconvolto. Gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla per cercare di rassicurarlo ma lui la scansò spostandosi. Beth non si lasciò scoraggiare e si avvicinò, mettendosi su letto davanti a lui. Lo afferrò per le braccia cercando di attirare la sua attenzione.
“Loki guardami. Sono io Beth”
Lui la fissò, cominciando a realizzare dove si trovava.
“Va tutto bene, sei qui con me”
Il dio dell’inganno rimase immobile ancora per un minuto, mentre il suo respiro andava regolarizzandosi e la sua mente tornava lucida. Realizzò che non era ad Asgard ma sul pianeta dei mortali.
“Puoi lasciarmi ora” le ordinò, alzando le braccia perché si allontanasse da lui.
“Hai avuto un incubo?”
Loki scosse il capo, cercando di negare ma era evidente, dal suo sguardo, che era ancora sconvolto.
“Guarda che non c’è niente di cui vergognarsi” continuò Beth in tono dolce.
“Sto benissimo” continuò ad insistere lui, che non voleva approfondire quanto successo.
“Non è vero – dichiarò lei spavalda – hai le mani strette a pugno, sei sconvolto da qualcosa che hai sognato. Forse, se ne parli…”
 
Prima che lui potesse negare di nuovo, Beth prese i cuscini e li alzò, per permettere ad entrambi di restare seduti e appoggiati. Poi, con la mano, batté sul cuscino.
“Mettiti qui. Gli incubi perdono forza se li racconti e non hanno più il potere di influenzarti. E’ successo anche a me dopo l’incidente sul bus, funziona davvero” cercò di rassicurarlo.
Loki soppesò quella proposta e infine decise che poteva fare un tentativo. Forse era la stanchezza o il tono rassicurante della mortale, ma si ritrovò ad accettare di parlarne con lei. Si appoggiò con la schiena al cuscino, piegando una gamba e restando con il ginocchio alzato.
“Ho sognato Frigga. Lei… Lei è mia madre. Non la mia vera madre”
Era difficile riuscire a seguire il discorso sconclusionato di Loki. Ma Beth aveva paura che, se lo avesse interrotto, non si sarebbe più confidato. Si era messa seduta, con le gambe rannicchiate contro il petto e le braccia strette intorno.
“Mi diceva che non aveva nessun obbligo verso di me, che non ero suo figlio e che non voleva avere niente a che fare con me, che ero un… mostro – Loki fece una pausa, aver detto ad alta voce quell’ultima parola era stata una stilettata nel cuore ma, per fortuna, la mortale non commentò in nessun modo – mi guardava come se fossi l’essere più ripugnante al mondo e quando mi sono avvicinato per prenderle una mano lei si è accasciata al suolo, morta” concluse, passandosi nervosamente una mano nei capelli, stringendoli poi nel pugno, con rabbia.
 
“Era solo un incubo, non era reale” cercò di rassicurarlo Beth.
Il dio dell’inganno scosse il capo.
“Purtroppo non è così, è tutto vero. Lei ha fatto finta che le importasse qualcosa di me, mi ha cresciuto nella menzogna e mi ha guardato negli occhi, ogni volta, senza mai dirmi la verità, cioè che non ero niente per lei”
Beth deglutì, non sapendo bene cosa dire. Non era facile intuire cos’era successo e lei non se la sentiva di fare troppe domande perché rischiava che Loki si chiudesse in se stesso, escludendola.
“Ti ha trattato male quand’eri piccolo?”
“No, anzi. Lei riusciva a capirmi solo con uno sguardo, mi ha insegnato l’amore per i libri e come la conoscenza fosse una grande forza, ha sempre preso le mie parti con Odino”
“Perché dici che non è tua madre?”
Loki si girò a guardare la mortale, con uno sguardo ferito e gli occhi tristi.
“Non lo è mai stata. Mi ha sempre mentito e… è stata tutta una finzione. In tutti gli anni in cui sono stato con lei, è sempre stato tutto falso”
“Ripeto la domanda, perché proprio non capisco”
“Non sono suo figlio! Ha continuato a chiamarmi in quel modo anche se sapeva che era una menzogna, mi guardava negli occhi e non ha mai avuto il coraggio di essere sincera” sbottò lui con rabbia mentre, con la mano, aveva artigliato il lenzuolo e lo teneva stretto fra le dita.
Beth lo guardò, cercando di trovare le parole giuste per far breccia nell’animo tormentato di Loki, avere l’esempio negativo della propria famiglia le era, ironicamente, di aiuto. Gli appoggiò la mano sopra la sua, che ancora stringeva la stoffa.
“Una madre non è la persona che ti partorisce. Una madre è colei che ti vuole bene, che ti aiuta a crescere, ti insegna quello che sa e ti sta accanto, nel bene e nel male. Mi pare, da quello che mi hai detto, che Frigga ha fatto tutto questo. Quindi lei è tua madre, a tutti gli effetti. Non puoi rinnegarla solo perché non lo è biologicamente. Ha fatto anche di più, accettando un bambino che non aveva vincoli di sangue con lei, che non era tenuta ad amare o a crescere. Invece ti ha voluto bene e l’ha fatto spontaneamente, perché se lo sentiva. Non avrebbe potuto dimostrarti di più il suo amore” concluse sinceramente.
 
A quel punto Loki aprì la bocca, per ribadire di nuovo il suo pensiero, ma nessun suono gli uscì. D’improvviso tutte le sue convinzioni sembravano svanite, non sapeva come ribattere a quel discorso. Nella sua mente passarono tutti i momenti vissuti con Frigga, il modo in cui gli carezzava la testa da piccolo, i libri che gli forniva da leggere, le spiegazioni per imparare l’arte della magia e come lo avesse sempre incoraggiato e gratificato per i progressi fatti. Li aveva classificati tutti come inganni, come menzogne nei suoi confronti, come infinite coltellate nel cuore ma ora si sta facendo strada, in lui, un punto di vista differente da cui considerare tutto. Per la prima volta, si permise di credere che Frigga gli volesse bene. Aveva sempre negato quel sentimento, forse perché era quello di cui aveva disperatamente bisogno e, per paura di soffrire nel sapere che sua madre non lo amava, aveva negato lui per primo quel sentimento, giocando d’anticipo nella speranza che fosse meno doloroso. Ma forse non era così. Era molto cauto nel valutare questo nuovo punto di vista. Per lui era come camminare sul ciglio di un burrone, era pericoloso lasciar entrare la speranza nella sua testa. Ma era una cosa così allettante che ne era attratto, voleva correre il rischio di pensarci, anche solo per un attimo.
 
Beth era rimasta a fissarlo in silenzio, interrompendo il contatto fisico fra di loro togliendo la propria mano. Era palese che le sue parole sincere avevano aperto una breccia nei pensieri di Loki, che finalmente stava riconsiderando le proprie idee. Anche se non si faceva illusioni sul risultato. Fra qualche ora avrebbe eretto di nuovo i muri che difendevano i suoi sentimenti, rinnegando tutto. La sua speranza era che, anche se non voleva mostrarlo agli altri, qualcosa era cambiato nella sua testa.
“Vorrei dormire, sono stanco” fu l’unica cosa che disse e lei capì che aveva innalzato di nuovo le sue barriere difensive.
Rimise giù il proprio cuscino e si limitò ad annuire, spegnendo la luce e sdraiandosi. Aveva chiuso gli occhi quando si sentì sfiorare la guancia per un attimo e capì che era stato Loki. Sorrise nel buio, rincuorata da quel gesto e da quello che sperava significasse: che aveva apprezzato il suo discorso.
  
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