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Autore: Crilu_98    06/04/2016    3 recensioni
"La prima cosa che noto è che cammina in modo strano: tiene le braccia larghe attorno a sé e procede lentamente, titubante. Le sue mani incontrano lo spigolo di uno dei banconi e mi chiedo perplesso perché abbia dovuto toccarlo, prima di aggirarlo. Poi, quando mi soffermo sui suoi occhi, spalancati e fissi su di noi, comprendo.
-Ma è cieca!- urlo, balzando in piedi. La ragazzina si ferma e fa una smorfia sorpresa, voltando il capo proprio verso di me."
Alexandra Jane Sorrentino: origini italiane, orgogliosa, razionale, talmente sicura di sé e delle sue capacità da iscriversi ad un concorso televisivo di cucina. Unico problema: un incidente l'ha resa cieca. Ed è questo che attrae e insieme spaventa Jake Moore, inflessibile e scontroso giudice del concorso: perché Alexandra è diversa, speciale... Ma è probabilmente anche l'unica in grado di capire il suo modo di fare cucina e, con esso, tutto ciò che ha tentato di dimenticare dietro di sé...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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P.O.V. Jake
 
Mi sono addormentato in cucina e stamattina ogni muscolo del mio corpo protestava per la posizione innaturale a cui l'avevo costretto, abbandonato sull'isola di marmo lucido. Sbatto le palpebre e riconosco di fronte a me la sagoma familiare di una bottiglia di birra vuota: ecco spiegato il cerchio alla testa.
Sotto la doccia rifletto su ciò che è accaduto ieri sera e mentre l'acqua scorre sui tatuaggi di cui il mio torace è ricoperto capisco che la ragazzina che mi ossessiona è paradossalmente l'unica via di salvezza per i miei nervi. Sì, perché lei è una ventata di novità, è imprevedibile e tenace: potrebbe essere davvero l'ultima possibilità per superare la crisi di creatività che mi ha colto da qualche mese a questa parte.
Con ancora questi pensieri in testa e armato di buoni propositi, arrivo agli studios con una nuova luce negli occhi e senza il mal di testa, relegato in un angolo della mente da una massiccia dose di analgesici.
La mia parvenza di buonumore viene subito incrinata da Elizaveta, che sorridendo mi annuncia che la sfida di oggi è a coppie, già estratte e preparate: scorro l'elenco con lo sguardo e noto con una smorfia che Alexandra è finita con il-ragazzo-dell'-hamburger... Richard Hamilton.
I due stanno chiacchierando fitto, allegri, mentre la marocchina sta cordialmente salutando il suo compagno di squadra.
-Allora, ragazzi!- esclama Juan, che per una volta prende il posto di Elizaveta -La prova di oggi non è facile: si tratta di unire le forze e combinare il vostro modo di cucinare con quello di uno sconosciuto per preparare un dolce. Dovrete usare due ingredienti principali, uno per ciascun concorrente: scegliete con cura sapori che si abbinino bene tra di loro, mi raccomando! Avete tre ore di tempo, a partire da ora!-
Le telecamere si muovono veloci ad inseguire i cuochi che corrono da una parte all'altra della cucina, bisticciando e discutendo su ingredienti, dosi, tipi di dolci, pasticceria...
Sorrentino bisbiglia qualcosa al ragazzo, che si illumina e le schiocca un bacio sulla guancia.
-Ma tu sei un genio!- esclama ridendo. Stringo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche, senza neanche sapere il perché:
-Cosa c'è, Jake?- chiede Elizaveta preoccupata, osservando la mia faccia contratta.
-Nulla, nulla. Sono solo... Un po' nervoso.- borbotto imponendomi di rilassarmi. Abbiamo appena finito il nostro solito giro tra i tavoli, più a beneficio del programma che dei concorrenti, ed ora tutti e tre stiamo aspettando pigramente che scadano le tre ore di tempo. Elizaveta si china verso di me sorridendo, sfiorandomi il collo con i lunghi capelli mentre mi sussurra all'orecchio:
-Ormai è passata più di una settimana dall'ultima volta che io e te abbiamo fatto l'amore, Jake... Sono sicura che saprei trovare un buon modo per farti rilassare!-
-Sesso!- esclamo, a voce troppo alta, tanto che i concorrenti delle prime file alzano lo sguardo, sbalorditi. Scrollo la testa: ero troppo impegnato a cercare di capire cosa stavano combinando Sorrentino ed Hamilton per curarmi di ciò che stavo realmente dicendo... Quando ero passato di lì avevo visto cioccolato bianco e nero in due ciotole...
-Come, scusa?-
La voce di Elizaveta è di un'ottava più alta rispetto al normale e vibra di indignazione, collera e delusione.
-Sesso, Elizaveta- mormoro, senza staccare gli occhi dai concorrenti -Io e te abbiamo fatto solo sesso, perché non riesci mai a ricordartelo?-
Il sorriso scompare dal suo volto, rimpiazzato da uno sguardo amaro:
-Stronzo!- sibila a mezza voce, prima di andarsene impettita. Juan mi squadra con aria di rimprovero ed io alzo le spalle: tutto ciò mi è indifferente.
 
Oliver Smith mi sta studiando con apparente indifferenza, ma dal movimento incessante dei suoi occhi intuisco il suo nervosismo. Sembro l'unico a nutrire una certa antipatia per il ragazzo: per i miei colleghi si tratta di un giovane cuoco molto dotato. Ovviamente, dato il mio carattere, nessuno dei due si stupisce più di tanto del mio giudizio tagliente; io e Smith ci guardiamo negli occhi, sfidandoci. Vorrei poterlo espellere, ma non ho la possibilità né una plausibile motivazione: se raccontassi la verità sarei tacciato di favoritismo nei confronti della ragazzina.
Elizaveta è una furia e i concorrenti sono sconcertati: dura, cattiva, quasi crudele nel denigrarli, sembra stia facendo a gara con me per il titolo di giudice più stronzo.
Abbiamo già individuato la prima coppia da inviare alla prova eliminatoria, quando mi viene presentato il piatto della ragazzina e del ragazzo-dell'-hamburger: un tortino dal cuore morbido, un dolce la cui unica difficoltà sta appunto nel mantenere caldo e fondente l'interno senza bruciare la parte esterna. La sua particolarità è che si tratta di un piatto diviso in due: metà bianca e metà nera, meticolosamente unite al centro.
Elizaveta assaggia con una smorfia e commenta:
-Cottura non proprio perfetta, l'esterno è troppo croccante, mentre nel cuore le due tipologie di cioccolato si mischiano e creano una disarmonia sgradevole. E poi le vedete tutte queste sbavature? Posso capire te, Alexandra, ma Richard, almeno tu! Buttaci un occhio!-
Hamilton sembra mortificato, mentre Sorrentino si morde a sangue le labbra: sono sicuro che lo stia facendo per non risponderle a tono.
Juan affonda il cucchiaino nel dolce con aria benevola, e il suo giudizio è come al solito rassicurante:
-Non è poi così male! Certo, non è perfetto nella presentazione, ma il cioccolato fondente, così amaro, contrasta in maniera efficace la dolcezza di quello bianco, altrimenti un po' stucchevole. E poi siete stati originali, questo va premiato!-
E' evidente che l'ago della bilancia sono io: la mia impressione su quel piatto ne decreterà il successo o la rovina. D'un tratto mi sento a disagio, sotto tutti quei riflettori: vorrei avere più tempo per pensare, per giudicare...
Al primo morso l'odore di cacao nero mi invade le narici, mentre rischio quasi di ustionarmi la lingua con il cuore bollente. Non trovo la mescolanza di sapori sgradevole, come ha affermato Elizaveta, anche se riconosco che è particolare e potrebbe non piacere a tutti. Piuttosto, la consistenza mi fa aggrottare la fronte, stranito: l'interno è quasi liquefatto e ustionante, mentre la crosta è tiepida e davvero troppo dura.
Alzo gli occhi su Hamilton, che mi fissa trepidante; Alexandra Sorrentino, accanto a lui, fissa invece la parete con la solita aria imperturbabile. Noto che il ragazzo la sorregge per un braccio e mi tornano alla mente spezzoni del discorso avuto ieri con Tyler:
"Stia lontano da lei: rischia di spezzare la grinta appena ritrovata di mia sorella... Alexandra ha talento: sia equo nel suo giudizio..."
Emetto un verso a metà tra un sospiro e un ringhio, frustrato: purtroppo so cosa sta per accadere. Devo essere equo e le altre coppie se la sono cavata tutte abbastanza bene...
-Elizaveta ha ragione: la consistenza proprio non va.- borbotto, omettendo il fatto che il sapore era buono.
Elizaveta solleva la testa, resa più sicura dalle mie parole, e decreta:
-Richard, Alexandra: andrete alle prove eliminatorie!-
 
Chefs funziona così: una volta ottenuti una ventina di concorrenti dopo la prima prova, si procede a fasi alterne. Una prova è generale, l'altra eliminatoria, fino a quando a sfidarsi non rimangono in due. I migliori, afferma l'entusiastica voce narrante; i meno peggio, penso io.
La prova eliminatoria non è a squadre, perciò Hamilton e Sorrentino concorreranno l'uno contro l'altro: la cosa, per qualche motivo, mi reca un'intima soddisfazione.
Dall'altro lato, però, mi dispiace di aver dovuto mettere a rischio la sua presenza qui, proprio ora che mi serviva più che mai la sua compagnia.
La trovo nel suo camerino mentre si prepara prima di andare in scena. Appoggiato alla porta, mi soffermo sulla meticolosità con cui si spazzola i capelli biondi.
-Cosa vuole?- chiede tagliente, senza staccare gli occhi dallo specchio. Tyler aveva detto che ha la vista offuscata: chissà che non riesca a cogliere la sua figura riflessa. Mi ritraggo sulla soglia, indeciso: perché di fronte a lei la mia parlantina viene a mancare?
-Io non la capisco!- sbotta ad un tratto, buttando la spazzola sul ripiano. Si alza in piedi lentamente, mentre io non ho il coraggio di muovere un muscolo.
-Non può comportarsi così!- continua, furiosa -Un giorno mostra una faccia e il giorno dopo un'altra. Cambia umore più velocemente di una donna incinta e noi tutti dobbiamo sottostare alla sua prepotenza: le pare un comportamento normale!?-
Faccio un passo avanti, infastidito:
-Se hai qualcosa da rimproverarmi, ragazzina, dillo chiaramente!-
-Il nostro dolce era buono, e lei lo sapeva! Ma è troppo preso da questa stupida sfida, dal dover per forza ostacolarmi e...-
D'improvviso perdo il controllo: è come se Alexandra avesse appena scoperchiato il mio personale vaso di Pandora e in un attimo tutto lo stress e la rabbia che covo dentro da giorni esplodono senza freni.
Con un grido di rabbia l'afferro per i polsi e la spingo contro il muro: i nostri visi sono così vicini che quasi si toccano e sebbene sia cieca posso vedere la paura nel suo sguardo.
-Tu non sai nulla di me!- ringhio, adirato. -Arrivi qui dal nulla e forte del tuo passato ti permetti di giudicare cose che non sai, cose di cui non hai esperienza! Sono un pessimo giudice, severo, stronzo, quello che vuoi... Ma non ho mai dato un giudizio che non rispecchiasse i miei pensieri!-
Abbasso la voce, vedendo le lacrime che iniziano a spuntare agli angoli dei suoi occhi, e contemporaneamente allento la presa sulle sue braccia.
-Credi davvero che ti abbia mandato alle eliminatorie per una sorta di gioco perverso? O perché ti voglio fuori da qui?-
Alexandra riprende a mordersi il labbro inferiore: lo fa quando è nervosa, ed è un tic che mi ossessiona.
-So riconoscere un bravo cuoco quando ne vedo uno e tu hai la stoffa per diventarlo, ma il dolce di oggi non andava bene: sei qui anche per migliorare, non lo avevi capito? "Chefs" è per tutti l'occasione di diventare una star, sì, ma anche la possibilità di crescere. Chi ti credi di essere, eh? Il mondo non gira attorno a te, Alexandra Jane Sorrentino... E smetti di morderti il labbro, dannazione!-
La ragazza sobbalza e rimane a bocca aperta:
-Scusi, io... Non pensavo le desse fastidio.- pigola. Mi passo una mano sulla fronte, allontanandomi da lei e vergognandomi di me stesso: non è da me scattare a questo modo. Non da sobrio, per lo meno. Ero venuto per parlarle, per migliorare almeno un poco il rapporto burrascoso che abbiamo, ma capisco che ormai è inutile: ogni volta che tento di rimediare ai casini che combino ne creo altri più grandi.
-Signor Moore?- domanda, timida. Io non rispondo, limitandomi a darle le spalle.
-Mi dispiace.- mormora -Non avrei dovuto dirle quelle cose, soprattutto perché ha ragione lei. E' solo che... Boh, forse sono così abituata ad essere trattata differentemente da tutti da non riuscire più ad accettare le critiche. Ho peccato di arroganza, temo.-
La sua sincerità mi fa sorridere, perciò mi riavvicino alla ragazzina e le do un buffetto sulla guancia: incredibile come poche parole abbiano sortito il magico effetto di risollevare il mio umore.
-Imparerai presto, ragazzina, che in questo campo l'arroganza non è un peccato.-
 
P.O.V. Alexandra
 
Quando entro in cucina sono ancora in uno stato di trance. Le parole di Jake Moore mi hanno colpita e anche fatto provare un po' di vergogna:
"Sei voluta scappare dall'attenzione che i tuoi ti davano... E adesso ti lamenti se Moore ti rimette in riga come tutti gli altri? Hai qualche serio problema, Alex, qualcosa nel tuo piccolo encefalo non funziona a dovere!"
Più che ciò che ha detto, mi ha destabilizzato il suo comportamento: quando si vive completamente al buio, essere presi di sorpresa e sbattuti contro il muro non è affatto piacevole.
Ma se a farlo è un uomo dotato di un odore inebriante e di una voce terribilmente calda anche quando è furioso, e se poi quello stesso uomo vi accarezza la guancia, beh...
Freno i miei pensieri, a disagio, e cerco di concentrarmi su altro: Moore sembrava molto arrabbiato per la mia mancata fiducia nella sua obiettività. Però a mia discolpa posso dire che fino ad ora con me si è comportato in maniera alquanto bizzarra e non sempre giusta. Sento Robin raggiungermi col fiatone e poggiarmi una mano sul braccio.
-Fagliela vedere a tutti quanti!- mi mormora all'orecchio. -Ma per favore, cerca di risparmiare Richard!-
Ridacchio, divertita dalla cotta evidente della mia amica: mi dispiace solo che non sembra essere ricambiata.
-Non sta a me questo, Robin!-
-Già!- borbotta lei -Il compito spetta a Jake Moore e compagni!-
Il mio sorriso si spegne di botto:
-Non ti sta proprio simpatico, eh?-
-Perché, a te sì?-
Il richiamo dei cameraman mi solleva dal dover rispondere a quella spinosa domanda. 
 
Ogni qualvolta ho pensato alle prove eliminatorie mi sono chiesta con un brivido quali complicatissime richieste avremmo dovuto soddisfare per rimanere in gara. Invece la sfida di oggi è relativamente semplice: rivisitare una cotoletta.
So già che Richard punterà sui suoi amati hamburger: anche se è vegetariano, ama ideare panini sfiziosi. Posso quasi sentire le battute di Moore sull'argomento...
"E ci risiamo!" penso con una punta di fastidio. Quell'uomo deve uscire dai miei pensieri, ora!
Rifletto un attimo sul mio piatto e un'idea inizia a prendere forma: spero solo non sia troppo banale per i giudici. Mi muovo lungo il bancone, fino a raggiungere la minidispensa fornita degli ingredienti più vari: so come muovermi, la regia mi ha concesso del tempo per abituarmi agli spazi ristretti della cucina di "Chefs". Trovo a tentoni il cassetto della frutta secca e dei semi e inizio ad analizzare gli ingredienti, toccandoli ed portandomeli al naso; separo ordinatamente nocciole, semi di sesamo, mandorle e noci in vari mucchietti sul tavolo.
Ho già sbattuto l'uovo e preparato la farina quando sento vicino a me un profumo ormai familiare.
Non ci rivolgiamo la parola, ma so che sta studiando me e il mio lavoro: anche se non si ferma mai accanto al mio bancone, limitandosi a passeggiare in su e in giù, non si allontana mai troppo, e avverto la sua attenzione catalizzata dalle mie mani che sgusciano le noci. Trito finemente quest'ultime, le nocciole e le mandorle e poi passo ad impanare le tre fettine. Un filo d'olio, poi in forno... Non appena imposto il timer mi sento più leggera, e più vicina alla vittoria.
Ed è allora che Jake Moore si avvicina a me.
-Già finito?- chiede. Nella sua voce non c'è traccia dell'usuale scherno o della rabbia di prima. Sembra solo sinceramente curioso.
-Sì.- mormoro a testa bassa. Lo sento accucciarsi ad osservare le fettine e rimango in piedi accanto a lui, impacciata.
-Non c'è bisogno di essere così remissivi, Sorrentino...- mormora a voce bassa, in modo che possa sentirlo solo io.
-Non sarò mai remissiva, signor Moore!- rispondo con un sorriso astuto -Sto solo cercando di capire come mi devo comportare con lei!-
-Siamo in due allora.-
Questa frase mi lascia senza parole: sotto l'indifferenza si percepisce un disperato bisogno di vicinanza. Quello che non capisco è perché, tra tutte le persone che conosce, Jake Moore si sia intestardito ad instaurare un rapporto con me, che dovrei evitarlo come la peste: le insinuazioni di Oliver mi bruciano ancora nella testa.
Non poteva, che so, decidere di passare del tempo con Elizaveta Hobbes? Da quanto i miei occhi - cioè Robin e Richard - raccontano, lei vorrebbe mangiarselo come uno di quei minuscoli antipasti che prepara nel suo ristorante.
-Lei è libero di fare ciò che vuole... Io un po' meno!- affermo coraggiosamente. Dovrei interrompere al più presto questo contatto, ma il timore delle telecamere non è abbastanza per chetare la mia voglia di prolungare la conversazione con Moore.
Lo sento sospirare:
-Sorrentino, puoi anche insultarmi, se ti va, puoi vomitarmi addosso tutto ciò che pensi di me: la tua posizione in questa cucina non ne risentirebbe!-
-E perché?-
-Perché sono abbastanza intelligente da separare il lavoro dalle mie impressioni personali: giudicherò sempre e solo i tuoi piatti, non la tua persona.-
-Forse è l'immagine che vorrebbe dare di sé, perché la prima volta che ci siamo incontrati non sembrava così imparziale...-
-Riconosco il mio atteggiamento... Poco sensibile nei confronti di tutti voi, ma ho mai dato un giudizio veramente ingiusto, secondo te?-
Mi mordo il labbro, ma smetto subito, ricordando il tono quasi sofferente con cui mi aveva imposto di smetterla, un'ora fa. Purtroppo sono costretta ad ammettere che sotto l'arroganza e l'insensibilità si nasconde un giudice obiettivo, ma non per questo smetto di provocarlo:
-Peccato poi che rovini la sua rettitudine con un così pessimo carattere... E per la cronaca, la smetta di chiamarmi Sorrentino, mi fa sentire vecchia!-
Moore accenna una risata:
-Ti offendi se ti apostrofo ragazzina, ma il tuo cognome ti fa sentire vecchia... Come vuoi che ti chiami?-
-Ho un nome, sa? I suoi colleghi lo conoscono...-
-Ma io non sono i miei colleghi!-
-Me ne sono accorta!- ribadisco, per metà esasperata e per metà sinceramente divertita.
Il timer suona e l'incanto si interrompe.
-Allora... Buona fortuna, Alexandra Jane- replica beffardo, calcando l'accento su ogni sillaba del mio nome.
Poi se ne va, richiamato da Martinez, e io mi sbrigo a preparare il piatto: ogni traccia della mia precedente insicurezza sembra svanita, sostituita da un'impagabile sensazione di leggerezza che non provavo da troppo tempo.
 
Sono passata. Ho superato la prova e ancora non ci credo. Presa da un improvviso slancio di felicità e colma di una sorta di senso di rivalsa, chiamo mia madre. Questa mattina aveva accolto quasi con gioia il mio rischio di essere eliminata, sicura che una volta uscita di lì sarei tornata al sicuro tra le quattro pareti di casa mia... A scivolare piano piano nell'oblio.
-Mi dispiace, mamma: sono passata!- esclamo trionfante. La sento sospirare:
-Beh, non avevo dubbi. Sei brava, Alex, lo sappiamo tutti... Ciò non toglie che non vorrei saperti lì!-
Mi mordo il labbro, confusa: non era questa la reazione che mi aspettavo.
 
 
Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
So che normalmente posto di domenica, ma visto che il capitolo era pronto e io non avevo la pazienza di aspettare, eccolo qua!
Sono felicissima delle persone che seguono/preferiscono/recensiscono questa storia e che mi spronano così a continuarla!
Per quanto le intenzioni di Jake sono buone, non trovano un riscontro sul piano pratico e i due non fanno altro che litigare... Cosa ne pensate di ciò che si sono detti?
 
Crilu 
   
 
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