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Autore: tikei_chan    03/04/2009    3 recensioni
3° Capitolo
Cosa succede se il turco e la tedesca non si capiscono e non si vogliono capire, se si punzecchiano e si insultano, se lei non vuole implorare e lui non vuole perdonare?
Ora che Axel se n'è andato non dovrebbe essere tutto più semplice?
Evidentemente no, se si sta parlando di Cem e Lena.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

 

II. Promessa

 

“Ho vinto ancora io!” Dico a Costa, schernendolo, dopo l'ennesima partita che ha perso a Grand Theft.

B-basta c-ca-ambiamo gioco.”

“Aah, Costa, giocare con te non è divertente.”

N-non romp-pe-pere.”

Lancia il joystick in un angolo, buttandosi a sedere sul letto accanto a me.

D-dove s-sei a-a-a-a...

Uff! Non te lo dico dove sono andato oggi.”

Ah-ha! Un app-puntamento gaga-galante, e-eh?”

“Va a quel paese.”

Mi alzo e lo lascio lì, sdraiato sul mio letto con le patatine in bocca e la play-station accesa.

Non posso mica raccontargli che mi sono visto con Axel; altro che appuntamento galante!

Sarebbe addirittura capace di ricamarci su chissà quali storie schifose, con la sua fantasia da pervertito.

Mi dirigo al bagno, ma arrivato davanti alla porta mi rendo conto di aver fatto la strada sbagliata.

Sono di fronte alla camera di Lena, bloccato con la mano alzata a mezz'aria sopra la maniglia.

Riesco a sentire la sua voce giungere ovattata dalla stanza.

Senza neanche pensarci, accosto un orecchio al vetro che ci divide.

“Cathy, cos'ho fatto?”

È indubbiamente lei. Parla in modo incerto, tremante: si direbbe stia piangendo.

Fa una pausa, il fiato mozzato da ansimi convulsi.

“Sono un'idiota. Lui adesso mi odierà.”

Altri singhiozzi, poi un tonfo.

Il suo pianto arriva ora più lontano.

“Come farò senza di lui?”

Pietosa.

Non voglio ascoltare un secondo di più queste idiozie.

Scendo gli scalini a due a due, verso l'ingresso di casa. Prendo su il giubbotto e apro la porta.

Solo ora mi accorgo di non avere idea di dove andare.

In attesa di giungere ad una decisione mi siedo sulle scale davanti all'edificio; tanto è sicuramente meglio stare qui, che dentro quel manicomio.

Improvvisamente le parole di Axel mi tornano alla mente.

Ha detto di voler rinunciare a Lena.

Forse, se davvero ha intenzione di mantenere la promessa, dovrei approfittarne.

Forse è proprio il momento giusto; lei ora mi vuole.

Na, ma che pensieri stupidi mi vengono in mente? Con quella sgualdrina...puah.

Stare da solo non mi fa bene. Intenzionato a tornare da Costa – magari una bella partitina alla Play mi aiuterà a distrarmi – mi giro, ma non faccio in tempo a toccare il pomello della porta, che quella si apre da sola.

Stringe fra le mani un sacchetto dell'immondizia e lacrima silenziosa.

Mi vede e per un secondo si dà tregua, ferma il pianto. Poi, nuovamente in preda a spasmodici singhiozzi, mi oltrepassa e si allontana.

È pazza, incostante, imprevedibile -  ho già detto pazza? - e irascibile.

In due parole: Lena Schneider.

E io, stupido, ignorante, all'apparenza insensibile, muscoloso immigrato turco, la seguo.

Chiaro sintomo della mia idiozia.

La raggiungo quando già è arrivata al bidone, e ancora non ha smesso di lacrimare.

“Ehi Lena. Che fai piangi?”  Le dico, per farla reagire.

Lei mi tratta come se fossi invisibile, continuando a tentare invano di spingere il pesante sacco dentro il cestino stracolmo.

Ma non dovrei essere io quello arrabbiato? Non dovrei essere io ad ignorarla e trattarla male?

Certo che sarebbe più gentile sparare alla croce rossa, che offenderla in questo momento.

In effetti mi dispiace vederla così, ma solo perchè sono il suo fratello maggiore, sia chiaro.

“Guarda che è stata colpa tua. Non avresti dovuto andare a letto con Axel.”

Escono così, da sole, ma chissà perché le mie parole non sembrano confortarla.

Però almeno un effetto lo sortiscono; finalmente lei si gira e mi guarda in faccia.

“Se solo tu ti fossi deciso prima, e non avessi raccontato balle a tuo padre...” La sua voce, sebbene ancora incerta, riprende vigore nell'accusarmi.

“Andiamo Lena. Se mi amavi perché l'hai fatto?”

“Perché credevo che tu ci fossi andato con quella prostituta. Ma ti giuro che ti amo e che vorrei che con Axel non fosse mai successo niente. Cem, se potessi andare indietro nel tempo ti aspetterei.

Mi guarda, e a giudicare dai suoi occhi tristi e acquosi si direbbe che sia sincera.

Purtroppo questo non basta.

“Ma ormai l'hai fatto. Non posso fingere che non sia così.”

“Se mi ami puoi farlo, puoi passarci sopra.”

“Scordatelo.”

“Allora attenderò che tu mi perdoni. So che prima o poi tornerai da me.”

Sul suo viso, la tipica faccia di quando vuole sembrare sicura di sé, ma non crede neanche lei a quello che dice.

D'un tratto, non sopporto più la vista del suo labbro sporgente incurvato verso il basso, delle lacrime asciugate sulle guance e dei suoi occhi lucidi, supplicanti.

E in un secondo, eccomi varcare di nuovo la soglia dell'ingresso.

Non era male l'idea della partita alla play-station con Costa.

   
 
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