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Autore: Heart    07/04/2016    1 recensioni
-Vieni qua, piccola. Sei al sicuro adesso. -Mormorò sottovoce. Era palese che la piccola era in stato di shock. Di sicuro quei maledetti la tenevano prigioniera e la picchiavano. La piccola era esitante, ma dopo concesse la mano scheletrica.
Fiction ispirata ad una storia vera.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La vita matrimoniale non era come se l’era immaginata.
Kagome si era ritrovata in un mondo non suo, dove persisteva l’arroganza.
Quando lei e Ban era arrivata a casa loro, un piccolo monolocale si era subito resa conto che tutto si sarebbe sgretolato al primo soffio di vento.
Quel mini appartamento era costituito da un bagno piccolissimo, una camera che sembrava per lo più un ripostiglio e un cucinino. Kagome ogni giorno doveva fare salti mortali per preparare i tre pasti della giornata; tuttavia cercava di sorridere e di non scoraggiarsi, quando suo marito ritornava e si buttava a peso morto sul divano. Il ragazzo che aveva incontrato tutto premuroso e gentile era sparito lasciando solo un guscio vuoto. Ban si stava dimostrando antipatico e viziato, non alzava un dito. Kagome non gli chiedeva di attribuire alle faccende domestiche, ma almeno di portare qualche soldo a casa. Lei era la sostenitrice di tutte le spese.
Era stanca ed erano solo passati due mesi da quel matrimonio furtivo, dove la sua vita era cambiata dal meglio al peggio, poi ciò che la infastidiva maggiormente era di non poter vedere la sua famiglia.
<< Tesoro io vado a lavorare. >> Gli disse gridando. Lo vide scuotere la mano per farla tacere e ingozzarsi di birra. Non la calcolava proprio. Kagome sospirò e s’incamminò verso il posto di lavoro, l’unico luogo dove riteneva ancora suo.
Le piccole testoline le andarono subito alla riscossa, cercando attenzione. Lì si sentiva amata. Passò tutto il suo tempo con loro, giocando e insegnando per poi salutarli. Guardò l’orologio ed era ancora presto per rincasare, così decise di passare finalmente dai suoi genitori. Aveva tanto bisogno di sostegno. Prese la macchina e dopo un paio di chilometri si ritrovò in quello spaziale che l’aveva vista crescere. Una lacrima le scivolò dalla guancia, ma non era il momento di versarli, si apprestò a suonare il campanello. La donna che l’aveva cresciuta e amata più di chiunque altro rimase con la bocca spalancata per poi abbracciarla…la sua piccola Kagome era ritornata.
Le due donne rimasero in quell’abbraccio per minuti interminabili, dove Kagome stanca di reprimere la sua tristezza iniziò a sfogarsi e fu consolata dalla sua adorata mamma.
<< Piccola mia, che cosa è successo? >>Chiese con calma, dandole il tempo di riprendersi. La vedeva dimagrita e i suoi occhi blu stavano diventando vitrei.
<< Sto bene mamma e solo che è un periodo nero. >>Affermò. Ma la donna la conosceva fin troppo bene, era solito dire così quando andava male.
<< Amore mio. Lo sai che non hai bisogno di mentire con me. Questa casa sarà sempre un rifugio per te, sentiti libera di venire quando vuoi. Noi saremo sempre la tua roccia. >> Parlò asciugandole le lacrime che scivolavano senza sosta.
<< Non capisco più nulla, mamma. Credevo di aver fatto le scelte giuste, lui era così gentile, fiducioso e adesso mi ritrovo nulla. E poi la notte non riesco a dormire ho degli strani incubi che mi tormentano… >>Confessò. La donna si allarmò. Forse era giunto il momento di rivelarle quel passato ostico? La fece alzare dal pavimento e l’aiutò a mettersi vicino a lei sul divano.
<< Kagome c’è qualcosa che io e tuo padre ti abbiamo nascosto >>iniziò. La ragazza la guardò e cercò di essere forte, sapeva fin da bambina che loro non erano i suoi veri genitori, ma non credeva che ci fosse dell’altro.
<< La tua infanzia non è stata come tutti gli altri bambini, non mi sto rivolgendo per gli orfanotrofi. La tua giovane vita è stata caratterizzata da …abusi. >> Disse indecisa nel continuare, Kagome aveva gli occhi spalancati. << L’ispettore Izumi ha indagato sul tuo passato, ma non ha trovato mai nulla. Ti trovò anni orsono in un appartamento mal ridotto in uno stato disumano, ti tenevano rinchiusa in armadio-baule. Abbiamo subito immaginato lo scopo di quel posto. Quando arrivasti da noi eri muta, non parlavi e i tuoi occhi erano spenti. Credevamo che tu non potessi mai riprenderti da quel trauma, ma avvenne un miracolo. Una mattina ci fu un piccolo incidente, quando ti sei risvegliata non ricordavi più nulla…dall’allora la tua vita è cambiata. >>Terminò la donna mentre si premeva il fazzoletto sull’occhio destro per asciugarsi le lacrime.  << È stato un vero miracolo che ti ha permesso di crescere come tutti gli altri bambini. Ma sapevamo che un giorno i fantasmi del passato sarebbero ritornati e abbiamo promesso che quando sarebbe accaduto te lo avremmo detto. >>
Kagome era senza fiato. Ecco che cosa le mancava, era un pezzo fondamentale della sua infanzia, si era sempre sentita diversa dagli altri. Rimase a fissa la donna che l’aveva cresciuta fino a che il telefonino non le squillò.
Lo cercò nella borsa e trovò il nome del marito sul display. Non aveva voglia di sentirlo e così riattaccò.
<< Adesso devo andare >>sussurrò piano. La donna annuii e la lasciò andare senza prima riferirle quelle piccole parole << Ti vogliamo bene. >>
Kagome ritornò a casa come se fosse un corpo senza anima, non fece la differenza se Ban le urlò contro perché lo aveva lasciato senza mangiare. Quell’uomo era per lo più paragonabile a un bambino viziato. Lo lasciò nel soggiorno a mangiare come un maiale e lei si ritrovò nel bagno. La doccia fu come uno sfogo, quell’uomo che aveva accanto non meritava nulla, purtroppo lo aveva scoperto dopo. Con forza si rialzò da quel baratro, sarebbe andata meglio.
 
Peccato che le sue preghiere non furono esaudite. Quel “meglio” fu una vera condanna. Poiché lei sola non riusciva a sostenere la loro abitazione e tutto il resto, si trovarono costretti ad andare a vivere in casa dei genitori di Ban: Kagome le rivoltava lo stomaco ogni volta che vedeva i suoi suoceri. La madre di Ban era altezzosa come una pernacchia si comportava come una dittatrice, suo marito spesso s’isolava e si rifugiava nel suo piccolo salotto a leggere in santa pace. Si chiedeva come fosse possibile che quei due si fossero sposati avendo due carattere ben diversi. Le giornate nella nuova tenuta non era migliorata, infatti era un metafora.
Ban pendeva dalle labbra di sua madre e Kagome era costretta a fare la schiava.
La signora le aveva ordinato di chiamarla con il “lei”, e aveva espresso il suo disgusto sul fatto che il figlio l’aveva scelto, i suoi occhi era fin troppo chiari per lei e le aveva ordinato di scurirli con delle lenti a contatto.
Non solo quello, ma di fare la Cenerentola in quella grandissima casa.
Kagome era stanca di quella vita assurda, la trattavano malissimo, le facevano fare il doppio dei lavori.
<< Kagome che cos’è questa schifezza? >> Disse la Signora.
La ragazza si avvicinò con il grembiule tutto unto e rispose << pancake allo sciroppo di fragole. >> Era uno dei suoi piatti preferiti.
Con un solo gesto la Signora lo gettò sul pavimento.
<< Ma perché? >> Chiese spiegazioni, mentre le lacrime le riempivano gli occhi.
<< Fa schifo! È tutto molliccio! Buono per i maiali. >> Rise suo marito dando man forte a sua madre. Kagome si sentiva umiliata, dov’erano finiti i suoi diritti? La sua felicità?
<< Ripulisci e poi vai a fare la spesa. >> Disse gelida la Signora.
<< Ma devo andare a lavoro >>, rispose velocemente la ragazza disperata.
<< Lavoro? No mia cara, tu da oggi in poi non lavorerai più. Non un lavoro adatto per te! >>Disse sorridendole.
<< E quale sarebbe il lavoro adatto per me?! >> Domandò Kagome alzandosi con forza e fronteggiandola.
<< Pulire. Ti meriti solo questo. >> Iniziando a irritarsi per quel carattere battagliero.
<< Non sono la vostra schiavetta, ho una dignità da mantenere. Voi non mi potete comandare! Amo il mio lavoro… >> le sue parole furono spezzatati da uno schiaffo da parte di Ban.
<< Non rivolgerti in questa maniera a mia madre insetto, porta rispetto per colei che ti dà vitta e alloggi! >>
Kagome si massaggiò la parte lessa e lo guardò con sgomento. Era quell’uomo che aveva sposato? Era un mostro senza riguardi. La sua vita stava prendendo una brutta via, doveva andarsene prima che non potesse far più nulla, si alzò barcollando e si avvicinò alla porta di casa, ma non arrivò mai. Ban la colpì alla testa e svenne.
<< Brutta mocciosa, t’insegno io l’educazione! >> L’apostrofò la Signora.
 
 
Qualche ora più tardi Kagome si risvegliò in un angolo buio. Aveva la testa che le martellava con forza e si ritrovò legata come un salame. Iniziò a gridare ma era invano, si trovava in soffitta.
<< Perché! Che cosa ho fatto di male per meritarmi questo? >> Urlò senza ritegno, mentre le lacrime bagnavano il suo viso pallido. Perché si erano dimenticati di lei, anche lei era una figlia del cielo.
Fu in quel momento che Kagome avvertì qualcosa di strano, un rumore stridulo. C’era qualcuno che graffiava il legno. Si girò con gli occhi terrorizzati e fissò un angolo. Il suo volto divenne bianco e il suo urlo si dissipò fino a rompere quella fragile barriera che la proteggeva dal male.
 
I suoi occhi fissavano quell’angolo con terrore. Un piccolo corpo ciondolava avanti e indietro ad un ritmo snevante e graffiava il legno, il suo corpo era ricoperto da escoriazione violacee, sulle piccole manine erano appesi due chiodi lunghi che perforavano ambi i lati. Il sangue macchiava quelle piccole dita, lasciando la loro impronta, che sarebbe stata eterna.
Quella bambina pelle ossa con i capelli tagliati a casaccio, con i vestiti logori di sangue era lei. La Kagome picchiata selvaggiamente. Era lei.
Lei con gli occhi vuoti, senza anima. Lei che desiderava la morte una parola che ancora non riusciva a comprendere bene. Lei che era stanca. Lei che ormai non le rimaneva nulla. Lei che aveva pianto assiduamente ma non era mai stata salvata. Lei che dopo anni di felicità aveva riaperto quelle porte dove il male la stavano invadendo. Abbandonò la sua luce per l’oscurità dell’obblio.
I fantasmi del passato la inghiottirono.
 
 
 
 
*
*
*
Salve.
Sono indecisa se scrivere qualcosa o meno. Diciamo che sono scossa anch’io per ciò che ho scritto, nella mia testa sto ridisegnando quelle tappe …
Come avete letto Kagome scopre il suo passato ed entra nel limbo del male. Le cose peggioreranno ancora. La signora del C**** non la posso vedere, la ucciderei seduta istante, ma ella ha un ruolo importante. Abbiamo capito chi è realmente Ban e presto anche il padre. Tutto si è sgretolato per Kagome che dovrà pagare le pene dell’inferno se vorrà riavrei la sua adorata luce. C’è la farà?
Alla prossima. Spero di non aver deluso nessuno.
Heart
 
  
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