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Autore: purpleblow    03/04/2009    3 recensioni
"In realtà al giovane erede dei Malfoy non importava niente di Voldemort, dei Mangiamorte, tanto meno di Potter. Avrebbe voluto stare più lontano possibile da quella faccenda, ma no, lui non poteva fare come voleva, non poteva permettersi di dire la sua."
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'agonia nel cuore



Draco Malfoy si trovava seduto sul grande letto a baldacchino della sua stanza nel dormitorio di Serpeverde. Era il figlio del grande Lucius Malfoy, uno dei più fedeli fra i Mangiamorte al seguito di Lord Voldemort. Lo stesso uomo che aveva sempre programmato la vita del figlio sin dalla nascita, lo stesso che probabilmente non l'aveva mai amato.
Erano rare le volte in cui il biondo principe delle serpi si ritrovava seduto su quel letto, con una sigaretta tra le labbra a pensare alla sua vita -se di vita si poteva parlare. Erano poche le volte in cui il ragazzo si soffermava a riflettere su ciò che gli stava accadendo, sull'odio che provava verso quei genitori che gli avevano progettato l'esistenza. Un odio che mascherava con una grande devozione.
Quando mai gli avevano chiesto un parere? Quando mai sua madre o suo padre avevano pensato a cosa volesse davvero?
No, loro erano sempre stati del parere che Draco dovesse seguire le loro orme con fierezza e con grande dedizione verso il Lord Oscuro, il bastardo a cui doveva fare da burattino.
Questo non lo accettava, anche se mai avrebbe avuto le palle per imporlo ai suoi, mai. Perchè in fondo Draco era un debole, o meglio... aveva paura e questo lo portava alla debolezza.
In realtà al giovane erede dei Malfoy non importava niente di Voldemort, dei Mangiamorte, tanto meno di Potter. Avrebbe voluto stare più lontano possibile da quella faccenda, ma lui non poteva fare come desiderava, non poteva permettersi di dire la sua.
Con stizza spense la cicca premendo la punta contro la parete, fregandosene del segno nero che ora spiccava a contrasto col candore dell'intonaco. Aveva ben altro a cui pensare, non gli importava affatto di quello stupido muro.
Sì, aveva ben altro... che però si fermava nella sua testa e mai sarebbe uscito dalle sue labbra.
Si sdraiò sul letto, fissando il soffitto come faceva da piccolo quando era in punizione e non sapeva che altro fare. Bei tempi quelli! Nessuna bega, nessun pensiero. Adesso invece guardava il biano intonaco solo per evitare di voltarsi di lato e vedere il suo riflesso in quel dannato specchio fissato accanto al letto; non voleva posare gli occhi sulla sua pallida faccia smunta. Erano giorni che mangiava il minimo indispensabile, non aveva appetito. Il suo stomaco era chiuso da tempo, più o meno da quando era finalmente -a detta di suo padre- entrato nelle fila dei Mangiamorte e da quando quell'orrendo segno nero figurava sul suo braccio sinistro.
Un teschio nero con una serpe del medesimo colore che gli usciva dalla bocca. L'orrendo marchio che rappresentava l'Oscuro Signore.
Che si fottesse! pensò il ragazzo strizzando le palpebre con rabbia, stringendo anche i pugni e graffiandosi quasi i palmi con le unghie.
Forse tutto sarebbe finito con la sua morte, ma in ogni caso Draco non aveva il coraggio di ammazzarsi, troppo debole pure per fare un'avventatezza simile, anche se forse sarebbe stata la sua unica via di fuga. Fuga da un mondo che non era il suo.
Chiunque l'avesse guardato in quel momento non avrebbe visto il solito Draco Malfoy, l'altezzoso principe di Serpeverde, ma solo un ragazzo disperato e stanco della vita... o meglio non-vita.
Si rizzò a sedere cercando il pacchetto di sigarette abbandonato alla sua sinistra e ne estrasse una cicca che portò avidamente alle labbra, accendendola, credendo e sperando che gli calmasse un po' i nervi. Purtroppo non fece altro che aumentare la sua tensione.
Aveva sempre detto di odiare mezzosangue e Babbani, ma la verità era che da qualche tempo non gliene importava un accidente nè di loro, nè di nessun altro. Ciò che gli importava era scappare e questa era una delle cose che non avrebbe mai fatto.
Da una parte invidiava Potter e la sua combriccola. Certo il ragazzino sopravvissuto non brillava per un bel passato, ma almeno lui era libero, non doveva eseguire gli ordini di nessuno e oltretutto non era solo.
Sì, lo invidiava per questo. Draco Malfoy per la prima volta aveva ammesso di sentirsi solo. Nessuno con cui sfogare la sua rabbia come facevano le persone "normali", lui purtroppo finiva per prendersela con chiunque gli capitasse a tiro, soprattutto se questo si chiamava Potter e aveva una cicatrice sulla fronte.
Se la rifaceva con lui, perché, che colpa aveva? Ne aveva eccome, ma a Draco questo non interessava. Se quel pazzo di Lord Voldemort non avesse una certa ossessione per quel deficiente a quest'ora lui non si troverebbe in queste condizioni.
Odiava Potter perchè era il bersaglio del Signore Oscuro, l'odiava perchè lui era coinvolto in quella dannata fisima del suo padrone.
Si fottessero tutti quanti! gridò nella sua testa tirando un calcio all'armadio di mogano, imprecando contro tutto e tutti, persino se stesso. Un ghigno uscì dalle sue labbra rompendo il silenzio nella stanza, rideva di se stesso.
Si era tanto vantato di essere un Malfoy in passato- senza sapere quale fardello portasse il suo nome e adesso rideva perchè quel vanto lo riteneva stupido.
Il suo nome era una rovina, essere un Malfoy era una disgrazia. Suo padre però sembrava pensarla diversamente, dato che a lui piaceva essere un cagnolino del più potente mago oscuro.
Lentamente alzò la manica della maglia scoprendo il marchio, schifandosi per quella visione con l'altra mano affondò le unghie nella carne, graffiando quel maledetto segno. Il sangue scorreva lento sul suo polso.
Draco voleva cancellarlo, non voleva più vederlo.
Osservava il liquido scarlatto colare dai graffi, detestandone la purezza. Quel maledetto sangue che aveva fatto di lui un Mangiamorte, un maledetto purosangue costretto a vivere in gabbia.
Cadde in ginocchio tenendosi l'arto ferito con l'altra mano, soffocando un gemito di dolore. Un male che proveniva dal cuore e che era costretto a mascherare agli occhi di tutti. Per orgoglio, perchè Draco non voleva mostrare le sue debolezze a nessuno. Le sue iridi però parevano contrastare quella maschera che portava da sempre, quelle iridi grige e... vuote.
Nemmeno il disprezzo per la sua famiglia, l'odio o la rabbia si vedevano in esse. Solo tristezza.
Era stanco di tutto, aveva le membra deboli e a pezzi. Chiuse gli occhi, lasciando che stanchezza lo cogliesse. Non sentiva neppure il freddo del pavimento di pietra nelle ossa, ormai Draco Malfoy non sentiva più niente.
Finalmente si addormentò, anche se purtroppo non avrebbe mai avuto pace, perché al suo risveglio tutto sarebbe ricominciato.


Note dell'autrice:
Rippublicata dopo averla riveduta e corretta.
Ringrazio infinitamente Arwen88 per la recensione, facendomi notare e(o)rrori che non avevo notato. Errori che sciupavano la lettura.
Spero di aver corretto tutto ciò che c'era da correggere, in tal caso vi prego di farmi notare se c'è ancora qualcosa che non va. Io apprezzo molto le critiche costruttive dato che mi aiutano a crescere e migliorare.
   
 
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